Fobia di svenire

Buonasera dottori,
Premetto che sono una ragazza abbastanza ipocondriaca e ansiosa, ma prima di questo fatto, agli svenimenti, non ci avevo mai pensato.

Verso l’inizio di Marzo, ero uscita con un’amica a farci uno spritz e subito dopo abbiamo iniziato a camminare per la città finchè non siamo entrate in un negozio, lì il mio cuore ha iniziato a battere fortissimo, la testa ha iniziato a girare, non vedevo e non sentivo più niente e ho veramente pensato che sarei svenuta, fino a che non sono uscita e prendendo una boccata d’aria sono stata meglio.

Non ho mai capito cosa mi abbia fatto avere quel mancamento, se l’alcool bevuto prima, il fatto che nel negozio facesse caldo, o l’ansia per il coronavirus che aveva da poco iniziato a girare... fatto sta che da quel momento mi sono segregata in casa, circa 3 giorni prima che iniziasse l’isolamento.

Non volevo più uscire perché avevo paura di entrare da qualche parte e svenire e tutt’ora, quando i miei genitori mi chiedono di andare a fare la spesa o di andare dal tabacchino, mi rifiuto perché ho paura di avere un mancamento e se solo penso a quando finirà questa quarantena ho già paura al solo pensiero di mettere piede in un negozio, io so che la mia ansia mi farà questo scherzo e puntualmente inizierò a star male.

Io non voglio che succeda che una cosa del genere, non voglio non poter più entrare nei negozi o nei locali per questa paura, perché io so che appena entrerò in uno di questi luoghi inizierò a pensare a quella volta che ho rischiato di svenire e rischierò di nuovo.

So che quell’episodio mi ha traumatizzata e so che mi torturerà per un bel po’, ma io vorrei tornare a vivere una vita tranquilla quando finirà questa storia della pandemia, ma so già che non riuscirò perché avrò paura ad entrare in ogni singolo negozio.

Vi scrivo questo messaggio a mezzanotte e mezza perchè questo pensiero mi sta mettendo così tanta paura che non riesco a dormire.
[#1]
Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Gentile utente,

noto dal suo storico che si è rivolta a noi parecchie volte, per consulti di diversa natura. E' ipotizzabile, quindi, che in lei siano attive delle tematiche di malattia abbastanza pronunciate.
Questa cosa non le sta facendo bene. Dal suo consulto emergono visibilmente ansia, sconforto per la situazione, rimuginio, evitamenti di situazioni potenzialmente pericolose.
Il tutto crea un quadro di disagio probabilmente notevole.

"Io non voglio che succeda che una cosa del genere, non voglio non poter più entrare nei negozi o nei locali per questa paura,"
In realtà, è quello che sta già succedendo. Purtroppo, l'evitamento si configura come una modalità di soluzione del problema che però porta solo a conseguenze disfunzionali e poco utili (non mi confronto con la situazione temuta, quindi si abbassa l'ansia che mi crea, ma dall'altra parte aumenta il pensiero che la situazione potrebbe essere veramente pericolosa).
Da un punto di vista cognitivo, quanto ci scrive rappresenta un caso di disturbo da attacchi di panico con agorafobia da manuale. Ovviamente, ne parlo solo in linea teorica, poichè mancano molti altri aspetti e criteri che solo una visita diretta potrebbe approfondire.
Visto il momento di difficoltà, spero che lei decida di prendere in mano il problema e risolverlo, consultando un professionista direttamente. Come vede, in questa sede possiamo fungere da contenitore delle sue ansie e rispondere a dubbi sulla sua salute, ma tutto ciò non le fa bene. Anzi, aumenta l'intensità del circolo vizioso in cui sembra essere caduta.
Lo spiego meglio in questo articolo, che le suggerisco di leggere:

https://www.psicologobs.it/diagnosi/cose-lipocondria-sintomi-e-meccanismi/

Inoltre, per il panico le chiedo di leggere qui:

https://www.psicologobs.it/diagnosi/attacchi-di-panico-cosa-sono-e-come-di-manifestano/

Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it

[#2]
Attivo dal 2019 al 2022
Ex utente
Grazie mille dottore per la risposta.
Sono consapevole di quello che lei dice, il mio problema è nato questa estate dopo un’infezione ai reni che non mi è stata subito diagnosticata dai medici perché all’inizio sembrava solo un mal di schiena e sono stata un mese convinta di avere solo uno strappo alla schiena (così mi avevano detto i medici). Non curandomi mi sono venuti fuori dei calcoli renali scoperti solo perché sono stata trasporta in ospedale con 41 di febbre e senza forze neanche per stare in piedi.
In quel momento sono partite le mie paranoie, perché ho visto sulla mia pelle cosa può succedere quando qualcosa non viene diagnosticato subito, di conseguenza, è diventato per me un rito dover subito capire a cosa posso andare incontro per evitare un’altra situazione del genere.
Sono stata male un’estate intera, ho dovuto prendere antibiotici per 3 mesi, ho perso circa 15 kili in pochi mesi il che mi ha buttato giù il mio sistema immunitario e subito dopo ho avuto una tonsillite fortissima di 2 settimane e un’influenza intestinale di 10 giorni.
Diciamo che le mie ansia sono nate dal mio stare molto male in poco tempo, mi sono convinta di essere debole e di rischiare molto in qualsiasi situazioni.
Ero già seguita da una psicologa per via di ansia scolastiche, avevo avuto un periodo in cui non andavo volentieri a scuola e andavo anche molto male che era una conseguenza del mio stare male fisicamente.
Il mio percorso si è interrotto in 2 anni perché sembrava ci fosse un miglioramento.
[#3]
Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
"mi sono convinta di essere debole e di rischiare molto in qualsiasi situazioni."

A parte gli evidenti sintomi fisici e, ahimé, la sfortuna che ha avuto nel contrarre determinate patologie, il punto fondamentale è questo che ci racconta e che ho riportato. Su questo dovrebbe soffermarsi l'intervento psicoterapeutico che le consiglio di riprendere.
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