Qual è il percorso di psicoterapia più adeguato ai miei disturbi?
Sono una ragazza di 23 anni, vi scrivo in quanto, in questi giorni difficili per tutti, sento più che mai il peso delle problematiche che da tempo mi affliggono.
Ho sofferto in passato di attacchi di panico (parzialmente risolti con l'aiuto di Xanax) e disturbi alimentari lievi e periodici.
Mi rivolsi inoltre ad uno psichiatra il quale mi prescrisse lamotrigina (usato per il disturbo bipolare, di cui non ho mai avuto diagnosi), psicofarmaco che però ho sempre avuto paura di prendere, quindi di fatto, mai preso, con psicoterapia conclusa quasi subito.
Sono passati circa tre anni dai sintomi a cui mi riferisco, la mia salute è nel complesso migliorata (il disturbo alimentare è sopito) ma sono sorte nuove problematiche.
Da sei mesi soffro di una generalizzata anedonia: non provo piacere, nemmeno sessuale (pur essendo indubbiamente innamorata del compagno con cui vivo una serena relazione da due anni).
La mancanza di appetito sessuale, in particolare è una cosa di cui non ho mai sofferto, ma anzi, soffrivo probabilmente di un rapporto "bulimico" col sesso (oltre che col cibo), situazione che andata via via ribaltandosi fino al completo opposto.
L'unico piacere che provo è quello dello studio, è quello di ottenere voti soddisfacenti, è tutto ciò che mi rende davvero felice, pur ritenendomi una persona curiosa verso il mondo, che coltiva diverse passioni (anche se, da quando è iniziata la mia anedonia, più sporadicamente).
Un altro problema che mi affligge sono i pensieri intrusivi: ci sono circostanze in cui temo che gli altri possano scoprire i miei pensieri indicibili e quindi inizio ad arrossire di imbarazzo, ma più arrossisco più mi imbarazzo.
Per mascherare questo problema fingo di tossire copiosamente, giustificando il mio arrossire.
Altre volte, ma più raramente mi capita la tipica ossessione di controllare le cose, dettate da varie paure (il tipico esempio: controllare se ho chiuso la porta di casa a chiave).
Talvolta sono ossessionata dal pensiero che i miei cari possano morire, e a volte immagino che loro subiscano delle torture, la cosa mi disturba moltissimo. Mi è capitato, inoltre, dopo periodi stressanti, di avere vere e proprie allucinazioni visive (vissute come deja vu), come se mi fosse proiettato un film davanti agli occhi di immagini prive di senso.
Causa pandemia globale, come tutti, sono costretta alla convivenza forzata con una famiglia totalmente disfunzionale, da cui cerco di evadere.
Inoltre, è venuta in me la paura di ingrassare e mi costringo a intense sedute di palestra il pomeriggio, quasi tutti i giorni, per placare quella che riconosco essere un'ossessione.
Questi giorni, in sintesi, sono dettati dai sentimenti negativi da me descritti, fasi depressive in cui voglio star sola, alternati a manie di onnipotenza, di controllo, di pensieri veloci (a volte il tutto avviene nella stessa giornata).
Tendo ad essere irascibile.
Normalmente, la mia relazione con l'esterno e col mio fidanzato è tutto sommato serena: ho una buona sfera di amicizie e non litigo mai con nessuno.
Arrivo al quesito: qual è il tipo di psicoterapeuta indicato per la problematica di cui soffro?
Quale percorso è più adatto?
Ringrazio in anticipo.
Ho sofferto in passato di attacchi di panico (parzialmente risolti con l'aiuto di Xanax) e disturbi alimentari lievi e periodici.
Mi rivolsi inoltre ad uno psichiatra il quale mi prescrisse lamotrigina (usato per il disturbo bipolare, di cui non ho mai avuto diagnosi), psicofarmaco che però ho sempre avuto paura di prendere, quindi di fatto, mai preso, con psicoterapia conclusa quasi subito.
Sono passati circa tre anni dai sintomi a cui mi riferisco, la mia salute è nel complesso migliorata (il disturbo alimentare è sopito) ma sono sorte nuove problematiche.
Da sei mesi soffro di una generalizzata anedonia: non provo piacere, nemmeno sessuale (pur essendo indubbiamente innamorata del compagno con cui vivo una serena relazione da due anni).
La mancanza di appetito sessuale, in particolare è una cosa di cui non ho mai sofferto, ma anzi, soffrivo probabilmente di un rapporto "bulimico" col sesso (oltre che col cibo), situazione che andata via via ribaltandosi fino al completo opposto.
L'unico piacere che provo è quello dello studio, è quello di ottenere voti soddisfacenti, è tutto ciò che mi rende davvero felice, pur ritenendomi una persona curiosa verso il mondo, che coltiva diverse passioni (anche se, da quando è iniziata la mia anedonia, più sporadicamente).
Un altro problema che mi affligge sono i pensieri intrusivi: ci sono circostanze in cui temo che gli altri possano scoprire i miei pensieri indicibili e quindi inizio ad arrossire di imbarazzo, ma più arrossisco più mi imbarazzo.
Per mascherare questo problema fingo di tossire copiosamente, giustificando il mio arrossire.
Altre volte, ma più raramente mi capita la tipica ossessione di controllare le cose, dettate da varie paure (il tipico esempio: controllare se ho chiuso la porta di casa a chiave).
Talvolta sono ossessionata dal pensiero che i miei cari possano morire, e a volte immagino che loro subiscano delle torture, la cosa mi disturba moltissimo. Mi è capitato, inoltre, dopo periodi stressanti, di avere vere e proprie allucinazioni visive (vissute come deja vu), come se mi fosse proiettato un film davanti agli occhi di immagini prive di senso.
Causa pandemia globale, come tutti, sono costretta alla convivenza forzata con una famiglia totalmente disfunzionale, da cui cerco di evadere.
Inoltre, è venuta in me la paura di ingrassare e mi costringo a intense sedute di palestra il pomeriggio, quasi tutti i giorni, per placare quella che riconosco essere un'ossessione.
Questi giorni, in sintesi, sono dettati dai sentimenti negativi da me descritti, fasi depressive in cui voglio star sola, alternati a manie di onnipotenza, di controllo, di pensieri veloci (a volte il tutto avviene nella stessa giornata).
Tendo ad essere irascibile.
Normalmente, la mia relazione con l'esterno e col mio fidanzato è tutto sommato serena: ho una buona sfera di amicizie e non litigo mai con nessuno.
Arrivo al quesito: qual è il tipo di psicoterapeuta indicato per la problematica di cui soffro?
Quale percorso è più adatto?
Ringrazio in anticipo.
[#1]
Buonasera,
dal momento che mi pare di capire che il problema sia il disturbo alimentare, una coterapia (psicologo psicoterapeuta, psichiatra, nutrizionista, ecc...) credo sia l'approccio più indicato.
Perchè non ne discute con lo psichiatra che già che La conosce, in modo che possa indirizzarLa ad un centro specifico e a professionisti della Sua zona?
Cordiali saluti,
dal momento che mi pare di capire che il problema sia il disturbo alimentare, una coterapia (psicologo psicoterapeuta, psichiatra, nutrizionista, ecc...) credo sia l'approccio più indicato.
Perchè non ne discute con lo psichiatra che già che La conosce, in modo che possa indirizzarLa ad un centro specifico e a professionisti della Sua zona?
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Cara ragazza, nel suo raccontarsi ci sono a mio parere molti spunti da approfondire.
Mi soffermo su ciò che ritengo siano le sue risorse:
le buone relazioni di amicizie e sentimentali, la gestione di vari suoi disturbi nel passato (come gli attacchi di panico, il disturbo alimentare) e la buona consapevolezza nel definire i suoi disagi. Ora si trova in una condizione di forte stimolo psicologico, costretta in ambiente con una famiglia, che definisce disfunzionale (altro aspetto che sarebbe da approfondire) e incontrollabile (siamo tutti "appesi" in questa condizione di pandemia). E' comprensibile che possano emergere disagi e normalmente ciò che emerge è ciò per cui siamo più vulnerabili.
Per rispondere alla sua richiesta, più che un modello terapeutico le indicherei un percorso di terapia misto, che si avvalga di un percorso di psicoterapia, trovando uno psicoterapeuta con cui sente di poter instaurare una buona alleanza terapeutica e un supporto psichiatrico (con uno specialista che possa seguire la parte farmacologica) per un sostegno farmacologico. Ci sono anche psicoterapeuti psichiatri o medici che possono fare entrambe le cose. L'importante è che lei senta di potersi affidare.
Mi soffermo su ciò che ritengo siano le sue risorse:
le buone relazioni di amicizie e sentimentali, la gestione di vari suoi disturbi nel passato (come gli attacchi di panico, il disturbo alimentare) e la buona consapevolezza nel definire i suoi disagi. Ora si trova in una condizione di forte stimolo psicologico, costretta in ambiente con una famiglia, che definisce disfunzionale (altro aspetto che sarebbe da approfondire) e incontrollabile (siamo tutti "appesi" in questa condizione di pandemia). E' comprensibile che possano emergere disagi e normalmente ciò che emerge è ciò per cui siamo più vulnerabili.
Per rispondere alla sua richiesta, più che un modello terapeutico le indicherei un percorso di terapia misto, che si avvalga di un percorso di psicoterapia, trovando uno psicoterapeuta con cui sente di poter instaurare una buona alleanza terapeutica e un supporto psichiatrico (con uno specialista che possa seguire la parte farmacologica) per un sostegno farmacologico. Ci sono anche psicoterapeuti psichiatri o medici che possono fare entrambe le cose. L'importante è che lei senta di potersi affidare.
Dr.ssa Lara Catanese
Psicologa-Psicoterapeuta
https://www.centro-io.it/ https://www.loanopsicologia.it/
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 898 visite dal 26/03/2020.
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