Problemi con la terapeuta
Buonasera.
Ormai da Dicembre, ho iniziato un percorso psicoterapeutico, a seguito di problemi relativi alla difficoltà di addormentarmi perché mi sembrava di morire, a seguito di un'anestesia emotiva che mi era diventata lacerante.
Mi sentivo confusa, fuori dal mondo, con intensi e frequenti mal di testa dovuti ad un periodo di stress notevole, causatomi- a sua volta- dal ricovero di una mia cara amica in una clinica per disturbi alimentari.
Mi sono rivolta ad una psicoterapeuta che mi ha consigliato di intraprendere un percorso insieme.
L'approccio è stato quello dell'EMDR, ma lei è formata in psicoterapia della Gestalt.
(Approccio che io non amo).
Le sedute continuano.
Il mio rapporto con lei è altalenante.
Non mi fido abbastanza, non la ritengo abbastanza competente ma mi terrorizza l'idea che da un momento all'altro lei possa smettere di vedermi o rifiutarsi di avermi come paziente.
Che mi lasci lì, in balia dei miei problemi perché semplicemente la relazione non funziona.
Io non funziono nella relazione.
Ci sono periodi in cui sento un forte bisogno di andare in terapia.
Sono i giorni in cui mi sento sprofondare ed ho bisogno di un contenimento, ho bisogno di mettere in ordine la confusione che provo ed ho bisogno di far smettere quello stato.
Altri periodi, accompagnati dal mio umore alto, in cui non credo di avere un problema, non credo di aver bisogno di lei e non credo che lei sia abbastanza preparata.
O che possa capirmi.
La paura di non essere compresa, molto spesso, mi spinge a non aprirmi totalmente.
Gli alti e bassi emotivi, nella mia vita, sono sempre stati una costante.
Pian piano si erano assopiti e neutralizzati nel periodo in cui mi sono sentita estremamente fuori dal mondo.
Come se fossi vuota io e vuoti fossero tutti.
Mia madre, mio padre... faticavo a riconoscerli.
Mi sono sentita disappartenere.
Ammetto che con la terapia, questa sensazione, è sparita almeno in parte.
Ma il mio problema adesso è relativo alla mia terapeuta.
Non mi ha fornito una diagnosi, non so se io abbia un problema, non so che nome dargli e ne avrei davvero bisogno.
Ho bisogno di capire se sto male, perché spesso faccio fatica.
Perché non mi metto a fuoco, penso di fingere.
Se non altro, mi aiuterebbe a fare chiarezza.
Per rassicurare mia madre, che continua a chiedermi se "la mia cosa" abbia un nome o meno.
Viviamo in due città diverse, capisco la sua preoccupazione, e la sua preoccupazione incontra la mia incertezza.
Chiedo a voi: la diagnosi è un passo importante della terapia?
E se lei non me ne ha fornita una, come posso orientarmi?
Dovrei valutare l'idea di cambiare professionista?
Con lei non ho mai discusso questa particolare dinamica, abbiamo però parlato delle nostre dinamiche relazionali.
Gli alti e i bassi che mi fanno stare benissimo o malissimo a seconda dell'umore.
Vi ringrazio in anticipo e spero di non avervi annoiati.
Ormai da Dicembre, ho iniziato un percorso psicoterapeutico, a seguito di problemi relativi alla difficoltà di addormentarmi perché mi sembrava di morire, a seguito di un'anestesia emotiva che mi era diventata lacerante.
Mi sentivo confusa, fuori dal mondo, con intensi e frequenti mal di testa dovuti ad un periodo di stress notevole, causatomi- a sua volta- dal ricovero di una mia cara amica in una clinica per disturbi alimentari.
Mi sono rivolta ad una psicoterapeuta che mi ha consigliato di intraprendere un percorso insieme.
L'approccio è stato quello dell'EMDR, ma lei è formata in psicoterapia della Gestalt.
(Approccio che io non amo).
Le sedute continuano.
Il mio rapporto con lei è altalenante.
Non mi fido abbastanza, non la ritengo abbastanza competente ma mi terrorizza l'idea che da un momento all'altro lei possa smettere di vedermi o rifiutarsi di avermi come paziente.
Che mi lasci lì, in balia dei miei problemi perché semplicemente la relazione non funziona.
Io non funziono nella relazione.
Ci sono periodi in cui sento un forte bisogno di andare in terapia.
Sono i giorni in cui mi sento sprofondare ed ho bisogno di un contenimento, ho bisogno di mettere in ordine la confusione che provo ed ho bisogno di far smettere quello stato.
Altri periodi, accompagnati dal mio umore alto, in cui non credo di avere un problema, non credo di aver bisogno di lei e non credo che lei sia abbastanza preparata.
O che possa capirmi.
La paura di non essere compresa, molto spesso, mi spinge a non aprirmi totalmente.
Gli alti e bassi emotivi, nella mia vita, sono sempre stati una costante.
Pian piano si erano assopiti e neutralizzati nel periodo in cui mi sono sentita estremamente fuori dal mondo.
Come se fossi vuota io e vuoti fossero tutti.
Mia madre, mio padre... faticavo a riconoscerli.
Mi sono sentita disappartenere.
Ammetto che con la terapia, questa sensazione, è sparita almeno in parte.
Ma il mio problema adesso è relativo alla mia terapeuta.
Non mi ha fornito una diagnosi, non so se io abbia un problema, non so che nome dargli e ne avrei davvero bisogno.
Ho bisogno di capire se sto male, perché spesso faccio fatica.
Perché non mi metto a fuoco, penso di fingere.
Se non altro, mi aiuterebbe a fare chiarezza.
Per rassicurare mia madre, che continua a chiedermi se "la mia cosa" abbia un nome o meno.
Viviamo in due città diverse, capisco la sua preoccupazione, e la sua preoccupazione incontra la mia incertezza.
Chiedo a voi: la diagnosi è un passo importante della terapia?
E se lei non me ne ha fornita una, come posso orientarmi?
Dovrei valutare l'idea di cambiare professionista?
Con lei non ho mai discusso questa particolare dinamica, abbiamo però parlato delle nostre dinamiche relazionali.
Gli alti e i bassi che mi fanno stare benissimo o malissimo a seconda dell'umore.
Vi ringrazio in anticipo e spero di non avervi annoiati.
[#1]
Gentile ragazza,
Lei conclude, dicendo: "...Con lei non ho mai discusso questa particolare dinamica, abbiamo però parlato delle nostre dinamiche relazionali.
Gli alti e i bassi che mi fanno stare benissimo o malissimo a seconda dell'umore..."
Intanto ha fatto bene a discutere con la terapeuta di questo aspetto relazionale che, in una psicoterapia, è centrale. Tuttavia, ritengo sia molto utile chiarire anche il resto con la psicoterapeuta, in quanto alimentare questi dubbi non solo non ha senso, ma addirittura potrebbe inficiare la riuscita della terapia.
Per rispondere alle altre domande:
" la diagnosi è un passo importante della terapia?
E se lei non me ne ha fornita una, come posso orientarmi?
Dovrei valutare l'idea di cambiare professionista?"
La diagnosi è basilare, da essa si parte per impostare un trattamento terapeutico. Ad esempio, la scelta di applicare una determinata tecnica, quale l'EMDR, dipende dalla diagnosi. Ora, non so quale risposta le abbia fornito la Collega sulla diagnosi, ma dovrebbe discuterne con lei, che sa ciò che fa. Prima di pensare di cambiare terapeuta e non vedere i risultati di questo percorso, ne parli con la terapeuta.
Poi mi faccia sapere.
Cordiali saluti,
Lei conclude, dicendo: "...Con lei non ho mai discusso questa particolare dinamica, abbiamo però parlato delle nostre dinamiche relazionali.
Gli alti e i bassi che mi fanno stare benissimo o malissimo a seconda dell'umore..."
Intanto ha fatto bene a discutere con la terapeuta di questo aspetto relazionale che, in una psicoterapia, è centrale. Tuttavia, ritengo sia molto utile chiarire anche il resto con la psicoterapeuta, in quanto alimentare questi dubbi non solo non ha senso, ma addirittura potrebbe inficiare la riuscita della terapia.
Per rispondere alle altre domande:
" la diagnosi è un passo importante della terapia?
E se lei non me ne ha fornita una, come posso orientarmi?
Dovrei valutare l'idea di cambiare professionista?"
La diagnosi è basilare, da essa si parte per impostare un trattamento terapeutico. Ad esempio, la scelta di applicare una determinata tecnica, quale l'EMDR, dipende dalla diagnosi. Ora, non so quale risposta le abbia fornito la Collega sulla diagnosi, ma dovrebbe discuterne con lei, che sa ciò che fa. Prima di pensare di cambiare terapeuta e non vedere i risultati di questo percorso, ne parli con la terapeuta.
Poi mi faccia sapere.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 733 visite dal 23/03/2020.
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