Mi sono accorto di avere paura del mondo
Salve. Ho un po’ più di 20 anni e mi sento come "una foglia al vento". Mi sono accorto di avere paura del mondo: non sento stimoli per fare (viaggi, interessi, cultura..) e quando faccio qualcosa è perchè seguo gli altri. Non mi sento in armonia col mondo. Faccio fatica a instaurare rapporti sociali, soprattutto con le donne. In una prima fase risulto molto simpatico, poi, man a mano che si approfondisce la conoscenza, non racconto niente di me, non propongo argomenti e inizio a chiudermi. Questa modalità di "approccio" ad altri l'ho vissuta all'università (non ho creato amicizie), e per due volte in luoghi di lavoro. La mia storia brevemente: ero un bambino molto aperto. alle elementari mi sentivo già in disagio con gli altri, ero grasso e goffo. evitavo di svolgere le lezioni di ginnastica. alle medie pensavo che gli altri mi parlassero alle spalle e mi dicessero che puzzassi. ho passato momenti veramente brutti. Intanto venivo anche preso in giro e non reagivo. Ricordo comunque che ero un bambino allegro. Alle superiori ancora peggio, ogni giorno me ne facevano una e io non reagivo. ho iniziato a non raccontare niente a casa.Mi sono iscritto all'università per "continuare a passeggiare" nella mia vita. ho studiato e ho preso una laurea in 5 anni senza troppo impegno...ma non ci credevo veramente. quando vi era da far pratica, in laboratorio, mi sentivo osservato e cercavo di sfuggire a tutti i lavori manuali. intanto a casa gli amici diventavano sempre meno. a volte inventavo anche scuse per non uscire. Spesso quando uscivo mi sentivo a disagio in mezzo gli altri. Stavo bene in casa, chiuso nel mio mondo. I miei genitori: li vedo diversi. Mio padre è chiuso, ansioso, estremamente organizzato. Non riesce a farmi battute ma sempre le stesse frasi di circostanza. Non conosce i miei amici. Ultimamente penso che i miei problemi derivino da lui, magari il mio inconscio gli vuole assomigliare ma fuori vivo in un mondo diverso. Mia madre è una che deve piacere sempre agli altri. Abbastanza chiusa. Ultimamente l'abbraccerei di continuo. Ho capito tutto questo nell'ultimo anno. Sono stato con una ragazza, tra alti e bassi. lei era il contrario di me. decisa,forte e sapeva cosa vuole andarsi a prendere dal mondo la fuori. stando con lei mi sentivo forte anch'io...ma non poteva funzionare. So che non l'amavo ma ero dipendente. è diventata la mia vita, quella che mi son accorto di non avere. Ora mi chiedo il perchè. il perchè non sento stimoli di fare, di essere, di vivere. Ci siamo lasciati da un pò. ho perso alcuni chili, non ho appetito, ho pensieri suicidi e non ho voglia di fare. in più ho appena iniziato un lavoro in cui risulto poco deciso, impacciato e non ho la giusta concentrazione. Mi mette molto in crisi. Starei a letto dal mattino alla sera. volevo chiedere consigli. Esistono casi di depersonalizzazione??Non mi sento forte e maturo per la mia età, giocherei e farei attività non responsabilizzanti tutto il giorno!!Mi sento in un incubo.
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Caro ragazzo, ciò che lei racconta evidenzia una probabile problematica legata all'autostima con la conseguente reazione alle sue convinzioni di non farcela sulle cose della vita, e ciò la indurrebbe verso attegiamenti di rinuncia con i relativi sentimenti depressivi (non c'entra nulla la depersonalizzazione che è una reazione psicopatologica che non sembra avere nulla a che fare con ciò che scrive). Forse è il momento di cominciare un percorso di psicoterapia orientato alla rielaborazione dei suoi vissuti e la messa in atto di atteggiamenti più funzionali.
cordialmente
cordialmente
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Utente
Grazie della tempestiva risposta!è 1 anno e 3 mesi che sono in terapia. Non mi sembra di avere avuto dei benefici. Mi accorgo della mia bassa autostima e di voler incosciamente cercarmi negli altri, ma, forse perchè ho poca "forza", non riesco a reagire. la verità è che in questo anno e tre mesi i periodi che stavo con la mia ragazza stavo bene (era la mia "stampella"..che brutto!). I momenti che ero da solo (perchè inizialmente ci prendavamo e lasciavamo) stavo male. Ho anche iniziato una cura (entact e depakim) ma poi l'ho abbandonata spontaneamente (facendo un grosso errore) dopo una vacanza che mi ha fatto star meglio e dopo aver frequentato altre ragazze (ora non voglio "illudermi" frequentandone altre, ma voglio prima prender in mano la mia vita). Ora penso di aver bisogno di riniziare una terapia anche di tipo farmacologico, e di cercare anche un altro psicoterapeuta (accetto anche consigli su quale tipo farebbe più al mio caso).
Ringrazio anticipatamente tutti quelli che mi daranno un consiglio sul mio problema. Mi sento davvero compromesso
Ringrazio anticipatamente tutti quelli che mi daranno un consiglio sul mio problema. Mi sento davvero compromesso
[#3]
se ha preso le medicine di cui parla le saranno state prescritte da uno psichiatra giusto? Bene allora deve innanzitutto tornarci per riprendere la cura che ha interrotto arbitrariamente. Inoltre che tipo di psicoterapia ha portato avanti in questo anno? di tipo analitico?
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Psicologo
Gentile utente purtroppo a volte ci si rivolge alla persona sbagliata(non la persona in sè ma il metodo). Probabilmente l'approccio terapeutico usato non l'aiuta perchè non adatto a lei. Inoltre, per quanto riguarda i farmaci, le suggerisco di decidere quali priorità dare alla cura di se stesso: prima la psicoterapia o prima gli psicofarmaci? Se ha intenzione di cambiare terapeuta ne parli con il nuovo prima di ricominciare con i farmaci. E tenga sempre presente che cambiare terapia più volte o prendere e lasciare gli psicofarmaci a piacimento crea più danni che benefici.
[#5]
Gentile ragazzo, dalla sua descrizione traspare l'immagine di una persona sensibile, capace di rilevare facilmente le sfumature caratteriali delle persone vicine. E come spesso accade, la sensibilità va di pari passo con l'introversione e la riflessione. Forse proprio a causa della sua sensibilità, ancora non sembra aver raggiunto quella sicurezza e quella capacità che le dovrebbe permettere di stare in mezzo alla gente senza soffrire troppo, in particolare fra le ragazze, se non ho capito male. La cosa che mi ha colpito di più nel suo racconto è la mancanza di senso dell'umorismo da parte di suo padre, di cui credo debba essere stato difficile farsi una ragione.
Concordo con il collega De Vincentiis che la difficoltà a essere pienamente funzionale in un campo importante come quello delle relazioni possa aver prodotto, nel tempo, un atteggiamento di rinuncia e di abbandono, che però ovviamente non risolve il problema. Quindi, è probabile che la sua migliore opzione possa consistere in una psicoterapia per risolvere prima la sua situazione "abbattuta" e di umore depresso, e subito dopo più sul versante consultivo, per insegnarle le abilità relazionali che evidentemente ancora le mancano. I farmaci potrebbero essere utili per aiutarla a recuperare velocemente uno stato d'umore accettabile.
Tutte queste valutazioni dovrebbero però essere fatte attraverso dei consulti di persona, presso specialisti come lo psicoterapeuta e lo psichiatra. Se ha già una psicoterapia in corso della quale è rimasto meno che soddisfatto, potrebbe essere il momento di riportare i suoi dubbi al terapeuta, ed eventualmente di cambiare.
Può leggere questi articoli, che trattano proprio di questo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/374-sull-efficacia-della-psicoterapia-parte-ii.html
Le suggerisco d'informarsi presso un terapeuta specializzato in una terapia di tipo breve e focale, come quella strategica o cognitivo-comportamentale.
Cordiali saluti
Concordo con il collega De Vincentiis che la difficoltà a essere pienamente funzionale in un campo importante come quello delle relazioni possa aver prodotto, nel tempo, un atteggiamento di rinuncia e di abbandono, che però ovviamente non risolve il problema. Quindi, è probabile che la sua migliore opzione possa consistere in una psicoterapia per risolvere prima la sua situazione "abbattuta" e di umore depresso, e subito dopo più sul versante consultivo, per insegnarle le abilità relazionali che evidentemente ancora le mancano. I farmaci potrebbero essere utili per aiutarla a recuperare velocemente uno stato d'umore accettabile.
Tutte queste valutazioni dovrebbero però essere fatte attraverso dei consulti di persona, presso specialisti come lo psicoterapeuta e lo psichiatra. Se ha già una psicoterapia in corso della quale è rimasto meno che soddisfatto, potrebbe essere il momento di riportare i suoi dubbi al terapeuta, ed eventualmente di cambiare.
Può leggere questi articoli, che trattano proprio di questo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/374-sull-efficacia-della-psicoterapia-parte-ii.html
Le suggerisco d'informarsi presso un terapeuta specializzato in una terapia di tipo breve e focale, come quella strategica o cognitivo-comportamentale.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#7]
Utente
Grazie delle risposte. Dunque, la cura l'ha prescritta lo psichiatra e nel corso di questo anno ho seguito una terapia cognitivo-comportamentale. Il Dr. Santonocito ha pienamente colto nel segno: Si, sono una persona molto sensibile, come mio padre. e si, sento molto la mancanza di spirito e di forza di mio papà (non è un papà da "bar" che scherza con gli amici. è una persona più "formale". I miei genitori hanno pochi amici). Ricordo che da piccolo era sempre allegro (come d'altronde ora sul lavoro) e giocavamo molto. Poi forse la mia introversione anche in casa, e il mio comportamento "cattivo" e schivo nei suoi confronti, gli ha fatto perdere serenità. I toni in casa mia sono spesso seri e non si esce praticamente mai dagli schemi. ricordo che solo 1 anno fa mio padre riusciva a farmi sentire in colpa se io ero in camera mia e lui da solo sul divano. è una persona che si lamenta molto. Spesso "scarico" la colpa sulla mia famiglia. Ma so che sono più fattori a creare una situazione. Preciso che in famiglia mia zia e mia nonna hanno sofferto di depressione, quindi penso ci sia anche un fattore genetico o un "condizionamento" famigliare di qualche tipo. quello che non sopporto è che non ho niente di fisico che non va, ho tutte le carte in regola per vivere bene. mi ritengo bello e intelligente. Però questo blocco mi tiene fermo, e più andiamo avanti con gli anni, più sento i miei coetanei che crescono e il gap che aumenta.Voglio solo la mia vita in fondo!!
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 7.2k visite dal 23/03/2009.
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