Esiste l’insulto sano?
Cari Medici, è da quasi un anno che ho una relazione con un uomo.
Lui ha studiato psicologia clinica in una prestigiosa università americana, non ha mai praticato però come professione.
In generale è molto gentile ed attento con me, e mi fa sentire amata.
Il mio dilemma nasce dalle litigate.
Lui è molto suscettibile, una frase detta male, una parola di troppo e scattano parole pesanti: put***na, scimmia, fallita... e chi più ne ha più ne metta.
La colpa è sempre e solo mia, l’offesa è sempre fatta con intenzione perché a quanto dice lui sono una persona abusiva, egoista.
Non è il mio comportamento sbagliato, sono io.
Ogni litigata minaccia di lasciarmi.
E questo per esempio, per aver commentato la scelta di cancellare una foto su un sito perché aveva pochi like.
Io capisco che è giusto mettere dei paletti agli altri se qualcosa ci ferisce, esprimere il disagio a parole di critica.
Capisco la reazione, ma anche dopo l’iniziale rabbia, non essere capaci di esprimersi civilmente, con rispetto.
Lui dice che è sopravvivenza.
Ma veramente una reazione del genere è sana?
Ed è sano chiedere al partner di non parlare, di non esprimere la propria opinione, di non difendersi dalle offese?
Mi sento molto confusa: non riterrei il suo comportamento sano, se non fosse per la sua conoscenza in campo psicologico.
Sono veramente io sempre in fallo e meritevole di tale trattamento?
Lui dice che ha avuto una madre manipolatrice ed abusiva.
E che lo era anche la ex moglie.
Capisco essere particolarmente sensibili alla mia poca capacità di esprimermi con tatto.
Ma quando una risposta diventa veramente eccessiva?
Grazie mille per la gentile attenzione.
Spero possiate aiutarmi.
Lui ha studiato psicologia clinica in una prestigiosa università americana, non ha mai praticato però come professione.
In generale è molto gentile ed attento con me, e mi fa sentire amata.
Il mio dilemma nasce dalle litigate.
Lui è molto suscettibile, una frase detta male, una parola di troppo e scattano parole pesanti: put***na, scimmia, fallita... e chi più ne ha più ne metta.
La colpa è sempre e solo mia, l’offesa è sempre fatta con intenzione perché a quanto dice lui sono una persona abusiva, egoista.
Non è il mio comportamento sbagliato, sono io.
Ogni litigata minaccia di lasciarmi.
E questo per esempio, per aver commentato la scelta di cancellare una foto su un sito perché aveva pochi like.
Io capisco che è giusto mettere dei paletti agli altri se qualcosa ci ferisce, esprimere il disagio a parole di critica.
Capisco la reazione, ma anche dopo l’iniziale rabbia, non essere capaci di esprimersi civilmente, con rispetto.
Lui dice che è sopravvivenza.
Ma veramente una reazione del genere è sana?
Ed è sano chiedere al partner di non parlare, di non esprimere la propria opinione, di non difendersi dalle offese?
Mi sento molto confusa: non riterrei il suo comportamento sano, se non fosse per la sua conoscenza in campo psicologico.
Sono veramente io sempre in fallo e meritevole di tale trattamento?
Lui dice che ha avuto una madre manipolatrice ed abusiva.
E che lo era anche la ex moglie.
Capisco essere particolarmente sensibili alla mia poca capacità di esprimermi con tatto.
Ma quando una risposta diventa veramente eccessiva?
Grazie mille per la gentile attenzione.
Spero possiate aiutarmi.
[#1]
Gentile utente,
ci sono coppie o persone per le quali l'insulto o l'aggressione fisica (dallo spintone fino alla coltellata) sono frutto di psicosi o di educazione familiare socioculturalmente deprivata.
Se queste caratteristiche sono della coppia, la relazione è turbolenta, talvolta fino all'omicidio, ma nessuno dei due scrive a Medicitalia, cioè non si rivolge allo psicologo.
Se invece uno solo ha queste caratteristiche, l'altro ne soffre, ci scrive, ma spesso -specie se si tratta della donna- continua a non vedere l'evidenza, nemmeno davanti a prove tangibili, e si arrampica sugli specchi per trovare giustificazioni al comportamento del partner.
Lei infatti scrive: "non riterrei il suo comportamento sano, se non fosse per la sua conoscenza in campo psicologico".
Se la semplice conoscenza teorica della psicologia rendesse tutti sani, avremmo trovato la cura definitiva per le malattie mentali.
E bisogna anche vedere se il suo partner, nella "prestigiosa università americana", ha davvero studiato per anni, fino alla laurea, o se ha frequentato un semplice corso estivo: infatti non esercita in questo campo.
Di seguito lei gli trova un'altra giustificazione, che vista da un'angolatura meno indulgente è invece un indice di sofferenza psicologica: "Lui dice che ha avuto una madre manipolatrice ed abusiva. E che lo era anche la ex moglie. Capisco essere particolarmente sensibili alla mia poca capacità di esprimermi con tatto".
A parte l'uso improprio del termine "abusivo" riferito a persona, il suo partner ha avuto rapporti difficili con le figure femminili fondamentali, madre e moglie, e secondo lei questo giustifica i suoi pesanti insulti a lei stessa perché si esprime con poco tatto?
Ovviamente da qui non possiamo far nulla per lui, ma inviterei lei a guardare dentro di sé per valutare qualche punto essenziale: 1) si trova bene in questa situazione? 2)Gli insulti non scavano solchi nella sua autostima, e nella certezza di essere amata? 3)Tutto torna sereno dopo la lite, e voi siete di nuovo affettuosi, allegri, positivi?
Se la risposta è sì, non si vede perché ci ha scritto. Per una diagnosi sul suo partner non credo, da qui sarebbe impossibile, e poi francamente quale sarebbe la differenza? Che sia frutto di malattia mentale o di cattiva educazione, per lei cosa cambia? A lei piace questa situazione, oppure no.
Auguri.
ci sono coppie o persone per le quali l'insulto o l'aggressione fisica (dallo spintone fino alla coltellata) sono frutto di psicosi o di educazione familiare socioculturalmente deprivata.
Se queste caratteristiche sono della coppia, la relazione è turbolenta, talvolta fino all'omicidio, ma nessuno dei due scrive a Medicitalia, cioè non si rivolge allo psicologo.
Se invece uno solo ha queste caratteristiche, l'altro ne soffre, ci scrive, ma spesso -specie se si tratta della donna- continua a non vedere l'evidenza, nemmeno davanti a prove tangibili, e si arrampica sugli specchi per trovare giustificazioni al comportamento del partner.
Lei infatti scrive: "non riterrei il suo comportamento sano, se non fosse per la sua conoscenza in campo psicologico".
Se la semplice conoscenza teorica della psicologia rendesse tutti sani, avremmo trovato la cura definitiva per le malattie mentali.
E bisogna anche vedere se il suo partner, nella "prestigiosa università americana", ha davvero studiato per anni, fino alla laurea, o se ha frequentato un semplice corso estivo: infatti non esercita in questo campo.
Di seguito lei gli trova un'altra giustificazione, che vista da un'angolatura meno indulgente è invece un indice di sofferenza psicologica: "Lui dice che ha avuto una madre manipolatrice ed abusiva. E che lo era anche la ex moglie. Capisco essere particolarmente sensibili alla mia poca capacità di esprimermi con tatto".
A parte l'uso improprio del termine "abusivo" riferito a persona, il suo partner ha avuto rapporti difficili con le figure femminili fondamentali, madre e moglie, e secondo lei questo giustifica i suoi pesanti insulti a lei stessa perché si esprime con poco tatto?
Ovviamente da qui non possiamo far nulla per lui, ma inviterei lei a guardare dentro di sé per valutare qualche punto essenziale: 1) si trova bene in questa situazione? 2)Gli insulti non scavano solchi nella sua autostima, e nella certezza di essere amata? 3)Tutto torna sereno dopo la lite, e voi siete di nuovo affettuosi, allegri, positivi?
Se la risposta è sì, non si vede perché ci ha scritto. Per una diagnosi sul suo partner non credo, da qui sarebbe impossibile, e poi francamente quale sarebbe la differenza? Che sia frutto di malattia mentale o di cattiva educazione, per lei cosa cambia? A lei piace questa situazione, oppure no.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Grazie dottoressa per la gentile risposta.
Quest’uomo è americano, viene da una famiglia per bene ed è laureato a Yale. Non pratica perché lavora presso l’università delle città in cui vivo come ricercatore.
Giustamente come lei scrive conoscere la teoria non cura nessun disturbo. Ma penso sia comprensibile la mia impasse. Come fa a non notare il danno che causa con le sue azioni? Come spiega a se stesso i risultati a cui portano?
Le discussioni con lui sono impossibili. L’ultima è nata perché sono arrivata in ritardo ad un appuntamento: ho perso la cognizione del tempo chiacchierando con un amica. Capisco il disappunto, però si è rifiutato di vedermi per un mese, ha cominciato a darmi della bugiarda. Quando chiedo quali bugie ho detto, lui mi risponde che è una domanda atta a contraddirlo. Se gli chiedo cosa hanno causato queste bugie (di cui solo lui è a conoscenza) mi risponde che è solo un trucco manipolatorio per metterlo sulla difensiva. Qualsiasi cosa dico è al fine di deviare il suo discorso. Ho chiesto scusa per il mio errore, ma le scuse non sono state accettate perché ho mentito su 15’ in meno di attesa. Solo se lo ascolterò senza parlare potrà darmi il perdono. Mi sono detta pronta ad ascoltare, solo e solamente se è un discorso privo di offese. Lui ha risposto che dato che l’errore è mio, devo accettare tutto anche le offese.
Mi sono rifiutata di ascoltare.
Se le offese sono più importanti di me può starsene nel suo bel regno dell’illogicità da solo.
Sento il bisogno di sapere che non sono la carnefice di questa situazione, perché è quello che lui continua a ripetere.
Le sue parole mi danno coraggio. Grazie mille.
Quest’uomo è americano, viene da una famiglia per bene ed è laureato a Yale. Non pratica perché lavora presso l’università delle città in cui vivo come ricercatore.
Giustamente come lei scrive conoscere la teoria non cura nessun disturbo. Ma penso sia comprensibile la mia impasse. Come fa a non notare il danno che causa con le sue azioni? Come spiega a se stesso i risultati a cui portano?
Le discussioni con lui sono impossibili. L’ultima è nata perché sono arrivata in ritardo ad un appuntamento: ho perso la cognizione del tempo chiacchierando con un amica. Capisco il disappunto, però si è rifiutato di vedermi per un mese, ha cominciato a darmi della bugiarda. Quando chiedo quali bugie ho detto, lui mi risponde che è una domanda atta a contraddirlo. Se gli chiedo cosa hanno causato queste bugie (di cui solo lui è a conoscenza) mi risponde che è solo un trucco manipolatorio per metterlo sulla difensiva. Qualsiasi cosa dico è al fine di deviare il suo discorso. Ho chiesto scusa per il mio errore, ma le scuse non sono state accettate perché ho mentito su 15’ in meno di attesa. Solo se lo ascolterò senza parlare potrà darmi il perdono. Mi sono detta pronta ad ascoltare, solo e solamente se è un discorso privo di offese. Lui ha risposto che dato che l’errore è mio, devo accettare tutto anche le offese.
Mi sono rifiutata di ascoltare.
Se le offese sono più importanti di me può starsene nel suo bel regno dell’illogicità da solo.
Sento il bisogno di sapere che non sono la carnefice di questa situazione, perché è quello che lui continua a ripetere.
Le sue parole mi danno coraggio. Grazie mille.
[#3]
Gentile utente,
a quanto lei scrive, il suo partner (forse se ne è liberata, e dovrei dire ex?) è uno di quelli che usano certe grossolane tecniche psicologiche per ferire gli altri e soprattutto per confonderli, infatti lei scrive: "Sento il bisogno di sapere che non sono la carnefice di questa situazione, perché è quello che lui continua a ripetere".
Il dramma dei maltrattamenti è sempre quello del far credere alla vittima che li merita, creando in essa una dissonanza cognitiva. Questa è una vera crudeltà.
Non vorrei che il suo ex la stesse usando proprio come cavia della ricerca che conduce...
Eviti di esporsi ancora a tutto questo male. Ci scriva quando le occorre. Tanti auguri.
a quanto lei scrive, il suo partner (forse se ne è liberata, e dovrei dire ex?) è uno di quelli che usano certe grossolane tecniche psicologiche per ferire gli altri e soprattutto per confonderli, infatti lei scrive: "Sento il bisogno di sapere che non sono la carnefice di questa situazione, perché è quello che lui continua a ripetere".
Il dramma dei maltrattamenti è sempre quello del far credere alla vittima che li merita, creando in essa una dissonanza cognitiva. Questa è una vera crudeltà.
Non vorrei che il suo ex la stesse usando proprio come cavia della ricerca che conduce...
Eviti di esporsi ancora a tutto questo male. Ci scriva quando le occorre. Tanti auguri.
[#5]
Cara utente,
certamente non è facile interrompere una storia d'amore.
Forse possono aiutarla due considerazioni da richiamare alla mente nei momenti inevitabili di nostalgia, quelli che generano il dubbio insidioso ma ingannevole di aver fatto male a chiudere.
La prima riguarda lei stessa. Si chieda se migliora la sua autostima esporsi agli insulti, o se invece può e deve offrire qualcosa di meglio a sé stessa.
La seconda riguarda lui. Lei ha scritto: "Come fa a non notare il danno che causa con le sue azioni? Come spiega a se stesso i risultati a cui portano?".
Infatti, quest'uomo fa male alla partner e anche a sé stesso, condannandosi alla solitudine. Ha alle spalle un matrimonio finito male, e malgrado questo è tuttora incapace di trattare con affetto e rispetto la propria compagna.
Esporgli con calma queste considerazioni è un aiuto generoso che lei gli può offrire.
Devo raccomandarle la cautela, perché chi insulta è tendenzialmente un violento e un vendicativo.
Se si trattasse poi di un narcisista (speriamo di no, io non posso saperlo) tenterà di riconquistarla utilizzando doti impensabili di dolcezza e di seduttività, l'offerta di cambiare, perfino pianti e suppliche, a cui seguiranno, se lei cede, atteggiamenti ancora più sadici degli attuali.
Auguri di cuore. Abbia cura di sé stessa.
certamente non è facile interrompere una storia d'amore.
Forse possono aiutarla due considerazioni da richiamare alla mente nei momenti inevitabili di nostalgia, quelli che generano il dubbio insidioso ma ingannevole di aver fatto male a chiudere.
La prima riguarda lei stessa. Si chieda se migliora la sua autostima esporsi agli insulti, o se invece può e deve offrire qualcosa di meglio a sé stessa.
La seconda riguarda lui. Lei ha scritto: "Come fa a non notare il danno che causa con le sue azioni? Come spiega a se stesso i risultati a cui portano?".
Infatti, quest'uomo fa male alla partner e anche a sé stesso, condannandosi alla solitudine. Ha alle spalle un matrimonio finito male, e malgrado questo è tuttora incapace di trattare con affetto e rispetto la propria compagna.
Esporgli con calma queste considerazioni è un aiuto generoso che lei gli può offrire.
Devo raccomandarle la cautela, perché chi insulta è tendenzialmente un violento e un vendicativo.
Se si trattasse poi di un narcisista (speriamo di no, io non posso saperlo) tenterà di riconquistarla utilizzando doti impensabili di dolcezza e di seduttività, l'offerta di cambiare, perfino pianti e suppliche, a cui seguiranno, se lei cede, atteggiamenti ancora più sadici degli attuali.
Auguri di cuore. Abbia cura di sé stessa.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.4k visite dal 14/03/2020.
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