Lasciare il marito
Buongiorno,
Ho 44 anni, convivo da 16 anni con un uomo padre dei miei 2 figli di 9 e 4 anni.
Da diversi anni il nostro rapporto è in crisi, freddezza assenza di dialogo, scatti di rabbia da parte di lui, si fa quasi fatica a sedersi intorno allo stesso tavolo.
Sento da diverso tempo questa profonda insoddisfazione, addirittura pensavo ad un terzo figlio, per circondarmi di un amore che da lui non ricevevo più.
La mia vita si è ribaltata quando 5 mesi fa inizio a frequentare un uomo di 61 anni che già conoscevo da anni e che stimavo molto.
È nato un amore inaspettato, un'affinita profonda, due anime gemelle.
Non c'è voluto molto per capire che il nostro destino era di stare insieme.
Lui ha già messo al corrente la moglie la quale non pare ostacolare la separazione.
I suoi figli sono adulti quindi grossi ostacoli non ne ha.
Il problema è mio.
Già da un po' cerco di spiegare al mio compagno che è finita ma non ne vuole sapere.
Il fatto è che abitiamo a casa mia, io non me ne posso andare, se no lo farei.
Il clima in casa si è progressivamente inasprito e i bimbi subiscono tutto.
Non posso "buttarlo fuori", ma lui si è impuntato, mi sento con le spalle al muro.
La situazione è ulteriormente degenerata quando lui, per una mia imprudenza (forse inconsciamente cercata), ha scoperto della mia relazione.
Mi ha telefonato in presenza dell' altro, piangendo e supplicandomi in tono disperato in nome della famiglia e dei bambini e questo con mio grande stupore (dato che i suoi comportamenti con noi dicevano tutt' altro).
Purtroppo il tutto è stato ascoltato dal mio nuovo amore il quale mi ha subissato di domande: era rimasto al fatto che la mia unione fosse già finita e il pianto del mio compagno lo ha spiazzato.
Cerco di farla breve.
Ho chiesto al mio amante di lasciarmi tranquilla per qualche tempo, lui ha accettato perché in nessun modo vuole sentirsi la causa diretta di una famiglia distrutta (anche perché loro si conoscono).
Mi ha detto che quando ho sistemato le cose con il mio compagno ci rivedremo come prima e quando sarò libera lui verrà da me, quindi quando la mia situazione sarà a posto.
Io continuo a pensarci e sono sicura che per me e i bimbi sia la scelta giusta.
La mia domanda è come fare a convincere il mio compagno ad andare (la situazione ora è quasi drammatica)...e poi chiedo anche un'opinione da parte di voi esperti sulla situazione in generale e sui comportamenti di ognuno.
Ha senso la pausa che ho chiesto all' amante?
Grazie mille.
Ho 44 anni, convivo da 16 anni con un uomo padre dei miei 2 figli di 9 e 4 anni.
Da diversi anni il nostro rapporto è in crisi, freddezza assenza di dialogo, scatti di rabbia da parte di lui, si fa quasi fatica a sedersi intorno allo stesso tavolo.
Sento da diverso tempo questa profonda insoddisfazione, addirittura pensavo ad un terzo figlio, per circondarmi di un amore che da lui non ricevevo più.
La mia vita si è ribaltata quando 5 mesi fa inizio a frequentare un uomo di 61 anni che già conoscevo da anni e che stimavo molto.
È nato un amore inaspettato, un'affinita profonda, due anime gemelle.
Non c'è voluto molto per capire che il nostro destino era di stare insieme.
Lui ha già messo al corrente la moglie la quale non pare ostacolare la separazione.
I suoi figli sono adulti quindi grossi ostacoli non ne ha.
Il problema è mio.
Già da un po' cerco di spiegare al mio compagno che è finita ma non ne vuole sapere.
Il fatto è che abitiamo a casa mia, io non me ne posso andare, se no lo farei.
Il clima in casa si è progressivamente inasprito e i bimbi subiscono tutto.
Non posso "buttarlo fuori", ma lui si è impuntato, mi sento con le spalle al muro.
La situazione è ulteriormente degenerata quando lui, per una mia imprudenza (forse inconsciamente cercata), ha scoperto della mia relazione.
Mi ha telefonato in presenza dell' altro, piangendo e supplicandomi in tono disperato in nome della famiglia e dei bambini e questo con mio grande stupore (dato che i suoi comportamenti con noi dicevano tutt' altro).
Purtroppo il tutto è stato ascoltato dal mio nuovo amore il quale mi ha subissato di domande: era rimasto al fatto che la mia unione fosse già finita e il pianto del mio compagno lo ha spiazzato.
Cerco di farla breve.
Ho chiesto al mio amante di lasciarmi tranquilla per qualche tempo, lui ha accettato perché in nessun modo vuole sentirsi la causa diretta di una famiglia distrutta (anche perché loro si conoscono).
Mi ha detto che quando ho sistemato le cose con il mio compagno ci rivedremo come prima e quando sarò libera lui verrà da me, quindi quando la mia situazione sarà a posto.
Io continuo a pensarci e sono sicura che per me e i bimbi sia la scelta giusta.
La mia domanda è come fare a convincere il mio compagno ad andare (la situazione ora è quasi drammatica)...e poi chiedo anche un'opinione da parte di voi esperti sulla situazione in generale e sui comportamenti di ognuno.
Ha senso la pausa che ho chiesto all' amante?
Grazie mille.
[#1]
Gentile utente,
si può avere l'impressione, leggendo tutte le lettere che ci ha inviato, che lei si lasci un po' dominare dalla fantasia e non sempre valuti le situazioni e le persone con l'opportuno realismo.
Dico questo per la serie di ragioni che le elenco.
Ha avuto timori di malattie inesistenti, per sé e per i suoi familiari. Afferma con sicurezza che non solo per lei, ma per i suoi figli, interrompere la convivenza col loro padre e iniziarla con un estraneo sia "la scelta giusta". Scrive, a proposito della relazione col suo convivente: "Da diversi anni il nostro rapporto è in crisi, freddezza assenza di dialogo, scatti di rabbia da parte di lui, si fa quasi fatica a sedersi intorno allo stesso tavolo", e tuttavia in questa situazione non ha chiesto un consulto per migliorare la sua vita di coppia. Ha scritto a Medicitalia, invece, perché cercava una terza gravidanza, e ora precisa: "per circondarmi di un amore che da lui non ricevevo più".
Da chi voleva questo amore che non riusciva a trovare nel partner e a quanto pare nemmeno nei figli, signora? Da un lattante?
Infine, inizia una relazione adulterina, in soli cinque mesi pensa di trasformarla in una convivenza, e prova "grande stupore" quando il partner resiste addirittura piangendo alla prospettiva di essere allontanato di colpo da lei, dalla casa in cui vive da sedici anni, dai propri figli piccoli.
Conclude la sua lettera con tre domande non molto congruenti tra loro; tuttavia, dove è possibile cercherò di rispondere.
La prima è "come fare a convincere il mio compagno ad andare". Uno psicologo specialista della coppia può aiutarvi a valutare se e quanto il vostro rapporto è compromesso al punto da imporre una separazione.
Seconda domanda: "chiedo anche un'opinione da parte di voi esperti sulla situazione in generale e sui comportamenti di ognuno". La situazione in generale è quella di una madre di figli piccoli che forse annoiata e un po' depressa (non ci ha detto tra l'altro se lavora, se è economicamente indipendente, etc.) non ha tentato di vivificare la propria vita di coppia, ma ha preferito cercare fuori un diversivo, e subito ha spinto fino al punto da prospettare un addio al partner e una nuova convivenza, a pochi mesi di distanza da quando col partner cercava il terzo figlio.
Sugli altri due protagonisti non posso pronunciarmi; non li conosco che attraverso lei, signora. Posso dire che in generale non mi stupisco che un convivente dimostri "freddezza, assenza di dialogo, scatti di rabbia" nel periodo in cui la compagna, tutta presa da un'altra storia d'amore, certo non è prodiga di attenzioni e tenerezza per lui.
Il "nuovo amore" se è rimasto spiazzato dalla sofferenza palese del suo partner si sarà sentito anche ingannato da lei, che gli aveva detto che la sua storia precedente era finita. Del resto sembra strano che un uomo ultrasessantenne pensi di trasferirsi da un momento all'altro dal proprio domicilio coniugale a quello di un conoscente appena sbattuto fuori, in compagnia dei figli piccoli di lui.
Ma è davvero possibile credere che il rapporto adulterino possa trasformarsi in un lampo in una relazione coniugale, e addirittura in una convivenza coi figlioletti di un altro?
Ripeto, sembra che il principio di realtà sia in lei alquanto debole, signora. Forse anche nel suo partner, per quanto maturo.
Pensi ad una consulenza di coppia col padre dei suoi figli.
La saluto.
si può avere l'impressione, leggendo tutte le lettere che ci ha inviato, che lei si lasci un po' dominare dalla fantasia e non sempre valuti le situazioni e le persone con l'opportuno realismo.
Dico questo per la serie di ragioni che le elenco.
Ha avuto timori di malattie inesistenti, per sé e per i suoi familiari. Afferma con sicurezza che non solo per lei, ma per i suoi figli, interrompere la convivenza col loro padre e iniziarla con un estraneo sia "la scelta giusta". Scrive, a proposito della relazione col suo convivente: "Da diversi anni il nostro rapporto è in crisi, freddezza assenza di dialogo, scatti di rabbia da parte di lui, si fa quasi fatica a sedersi intorno allo stesso tavolo", e tuttavia in questa situazione non ha chiesto un consulto per migliorare la sua vita di coppia. Ha scritto a Medicitalia, invece, perché cercava una terza gravidanza, e ora precisa: "per circondarmi di un amore che da lui non ricevevo più".
Da chi voleva questo amore che non riusciva a trovare nel partner e a quanto pare nemmeno nei figli, signora? Da un lattante?
Infine, inizia una relazione adulterina, in soli cinque mesi pensa di trasformarla in una convivenza, e prova "grande stupore" quando il partner resiste addirittura piangendo alla prospettiva di essere allontanato di colpo da lei, dalla casa in cui vive da sedici anni, dai propri figli piccoli.
Conclude la sua lettera con tre domande non molto congruenti tra loro; tuttavia, dove è possibile cercherò di rispondere.
La prima è "come fare a convincere il mio compagno ad andare". Uno psicologo specialista della coppia può aiutarvi a valutare se e quanto il vostro rapporto è compromesso al punto da imporre una separazione.
Seconda domanda: "chiedo anche un'opinione da parte di voi esperti sulla situazione in generale e sui comportamenti di ognuno". La situazione in generale è quella di una madre di figli piccoli che forse annoiata e un po' depressa (non ci ha detto tra l'altro se lavora, se è economicamente indipendente, etc.) non ha tentato di vivificare la propria vita di coppia, ma ha preferito cercare fuori un diversivo, e subito ha spinto fino al punto da prospettare un addio al partner e una nuova convivenza, a pochi mesi di distanza da quando col partner cercava il terzo figlio.
Sugli altri due protagonisti non posso pronunciarmi; non li conosco che attraverso lei, signora. Posso dire che in generale non mi stupisco che un convivente dimostri "freddezza, assenza di dialogo, scatti di rabbia" nel periodo in cui la compagna, tutta presa da un'altra storia d'amore, certo non è prodiga di attenzioni e tenerezza per lui.
Il "nuovo amore" se è rimasto spiazzato dalla sofferenza palese del suo partner si sarà sentito anche ingannato da lei, che gli aveva detto che la sua storia precedente era finita. Del resto sembra strano che un uomo ultrasessantenne pensi di trasferirsi da un momento all'altro dal proprio domicilio coniugale a quello di un conoscente appena sbattuto fuori, in compagnia dei figli piccoli di lui.
Ma è davvero possibile credere che il rapporto adulterino possa trasformarsi in un lampo in una relazione coniugale, e addirittura in una convivenza coi figlioletti di un altro?
Ripeto, sembra che il principio di realtà sia in lei alquanto debole, signora. Forse anche nel suo partner, per quanto maturo.
Pensi ad una consulenza di coppia col padre dei suoi figli.
La saluto.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa,
La ringrazio per la sua risposta articolata ed abbastanza esaustiva. Riconosco la mia volubilita'. La mia insoddisfazione dura da mesi, forse anni. Non sapevo a cosa ricondurla, desideravo l'amore di un altro figlio per colmare il vuoto coniugale.
La mia visione ora è chiara. Non è una leggerezza. Conosco questa nuova persona da anni. Tra noi è nato il grande amore e lo abbiamo riconusciuto subito. Che poi debba passare un tempo fisiologico di adattamento per tutti, sono perfettamente d'accordo. Sono indipendente economicamente. Sono figlia di genitori separati. Mia madre si è rifatta una vita con un altro uomo, una bravissima persona per il quale io e mio fratello siamo stati come dei figli.
Spero che il mio compagno accetti la situazione che non è frutto di una leggerezza, ma forse di un disagio covato dentro di me troppo a lungo.
La ringrazio tantissimo per il tempo che Lei mi ha dedicato.
La ringrazio per la sua risposta articolata ed abbastanza esaustiva. Riconosco la mia volubilita'. La mia insoddisfazione dura da mesi, forse anni. Non sapevo a cosa ricondurla, desideravo l'amore di un altro figlio per colmare il vuoto coniugale.
La mia visione ora è chiara. Non è una leggerezza. Conosco questa nuova persona da anni. Tra noi è nato il grande amore e lo abbiamo riconusciuto subito. Che poi debba passare un tempo fisiologico di adattamento per tutti, sono perfettamente d'accordo. Sono indipendente economicamente. Sono figlia di genitori separati. Mia madre si è rifatta una vita con un altro uomo, una bravissima persona per il quale io e mio fratello siamo stati come dei figli.
Spero che il mio compagno accetti la situazione che non è frutto di una leggerezza, ma forse di un disagio covato dentro di me troppo a lungo.
La ringrazio tantissimo per il tempo che Lei mi ha dedicato.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 5.2k visite dal 11/03/2020.
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