Fidanzata "che porta i pantaloni" nella coppia

Buongiorno,
sono una donna di 28 anni e convivo da due anni con il mio fidanzato di 29.
La nostra bellissima relazione è nata 5 anni fa mentre studiavamo all'università.
Rapporto sano, basato sul rispetto, fiducia, positività, valori comuni e voglia di costruire una vita insieme.
Riguardo la sfera sessuale siamo entrambi soddisfati.

Perché vi scrivo allora?
Da quando viviamo insieme ci siamo scontrati con i problemi della quotidianità: gli impegni della casa, del lavoro e gli impegni extra in alcuni periodi ci hanno sopraffatto.
Io sono organizzata, fisso gli appuntamenti in agenda, mi occupo praticamente di tutto in casa, penso a tutto io.
Io lavoro mezza giornata e lui invece full-time, quindi capisco che le incombenze non possano essere suddivise 50-50 ma debba fare più io, ma qui mi sembra si sia sfociato in un rapporto in cui lui fa solo ciò che gli dico (e se glielo dico), altrimenti resta sul divano tutta la sera.

Questo atteggiamento è strettamente collegato al fatto che oltre al lavoro ha solo me come unico pensiero.
Non ha passioni se non quella di guardare partite di calcio (fino a qualche anno fa era un bravissimo calciatore, poi si è rotto i legamenti delle caviglie, ha anche allenato per anni ma a causa del lavoro attuale ha smesso pure quello).
Devo dire tuttavia che lui si è impegnato molto per migliorare, ha avuto dei periodi in cui faceva almeno quelle due-tre cose che gli competono... ma poi arriva ciclicamente il periodo di stress lavorativo e torna tutto come prima.
Non ha intraprendenza, sembra che non senta la casa come "sua".
Io mi sento l'unica in grado di "tener su la baracca": risolvo io i piccoli problemi informatici, mi accorgo io delle cose che devono essere aggiustate, ecc... Lui sembra dormiente, spesso sembra addormentato.
Ho scoperto che anche al lavoro gli dicono le stesse cose, ma è un uomo talmente buono, intelligente e sveglio che questo suo difetto passa in secondo piano.

Lui sa benissimo quello che penso, ne abbiamo parlato e discusso un sacco di volte, infatti, come dicevo prima, dopo queste discussioni la situazione migliora ma poi dopo uno-due mesi circa torna tutto come prima.
Lui sostiene che quando cambierà lavoro la situazione andrà meglio, e che si impegnerà ancora di più per migliorare (è consapevole di questo suo difetto).
Sta aspettando di ricevere una risposta da un'altra ditta, i cui orari sono decisamente migliori di quelli attuali.
Mi ha chiesto di aspettare e di non parlarne più per un po' di tempo: vuole seriamente dimostrarmi che cambiando lavoro la situazione migliorerà.

Ecco io vi ho scritto perché ho paura che sia la classica scusa da manuale, ho bisogno di ascoltare un parere esterno alla nostra coppia.
Sono io che esagero?

Io e lui ci amiamo profondamente, anche se ammetto che nei periodi critici (anche io, come tutti, ho periodi stressanti al lavoro) ho pensato di lasciarlo perché mi sono sentita sola.
Tuttavia la voglia di risolvere è sempre più forte.
Vi ringrazio in anticipo.
[#1]
Dr. Alessandro Stirpe Psicologo 42 1
Buongiorno,
certo deve essere complesso fare tutto. Soprattutto in una relazione che sembra essere buona da più punti di vista.
Mi chiedo però come mai Lei si sottoponga a tutto questo. Cosa ha da dimostrare al suo compagno? Non si sente all’altezza forse?!
Mi sembra, ma leggendo potrei sbagliarmi, che Lei si ponga più come madre che come compagna . Perché deve essere sempre Lei a decidere cosa fare e cosa far fare al suo compagno?
Immagino la sua risposta: perché altrimenti lui non lo fa .
Credo che un uomo possa stare davvero bene in una relazione dove è appagato e dove trova anche una compagna che si occupa di tutto. Ma proprio di tutto. Forse è arrivato il momento di far prendere delle decisioni al suo compagno e non dargli dei compiti ma di portarlo su un piano di co-responsabilità.
Anche nell’intimità. Perché immagino che anche in quell’ambito Lei prenda spesso l’iniziativa...
in bocca al lupo,

dott. Alessandro Stirpe
www.psicologoromatermini.it/alessandrostirpe
+39.347.62.36.485

[#2]
Utente
Utente
Grazie infinite per la risposta. Ha detto bene: se le cose non le dico, lui semplicemente non le fa. E quindi si rischia che la spazzatura venga lasciata là, che una lampadina rimanga rotta per mesi... "Devi imparare ad arrangiarti": così sono stata cresciuta, quindi io me la cavo pressoché in tutto. Ho un padre meraviglioso che all'opposto sa fare TUTTO e che mi ha cresciuto in questi termini (ovviamente prestanza fisica permettendo).
Le discussioni, i litigi (raramente alzando la voce perché siamo persone tranquille) sono stati innumerevoli. Non so più come farglielo capire che mi sento tremendamente sola in questo contesto. La scorsa estate sono arrivata al punto di dirgli: o le cose cambiano o la nostra storia finisce... Come raccontavo nel post precedente, per qualche mese le cose vanno molto meglio ma poi si ricomincia.
Continuo a credere nella nostra relazione perché, per il resto, è tutto magnifico!! Lui mi rassicura, è onesto al 100% (non mi ha mai mentito), si interessa a tutti gli ambiti del mio lavoro, mi racconta sempre quello che succede nel suo lavoro, mi adora da tutti i punti di vista ... Infatti, nella sfera intima, l'iniziativa è spessissimo sua, da sempre è così. Anzi, se in molte altre coppie il desiderio con il passare del tempo si "tranquillizza" per noi è come se fosse sempre il primo anno di innamoramento.
Dunque... Non lo sto affatto difendendo, questo aspetto è di fondamentale importanza. Gliel'ho detto in modo esplicito: finché continua così, figli non ne possiamo fare.
Portarlo su un piano di co-responsabilità... Significa di nuovo metterlo alla prova? Non dirgli più niente? Grazie infinite
[#3]
Dr. Alessandro Stirpe Psicologo 42 1
Intanto mi viene spontaneo chiederLe se ha mai pensato alla differenza fra suo padre e il suo compagno. E sua madre?! Come mai si è scelta un uomo così diverso da suo padre?
La responsabilità condivisa non è una prova ma una pianificazione delle attività e degli obiettivi della coppia.
In questo momento storico capisco sia complicato ma un percorso psicologico, torno a suggerirle, forse di coppia o forse solo per Lei, potrebbe essere molto utile.
Dovrebbe capire bene cosa è successo negli anni, forse lei si è riconosciuta in suo marito, si comporta come suo padre fece con Lei. Per questo diventa complicato lasciarlo.
Allo stesso tempo state rinunciando a dei figli, ad un progetto di coppia profondo per che cosa?!
Vale di più la costruzione di una famiglia o la spazzatura che rimane lì se non la butta Lei?!
[#4]
Utente
Utente
Un attimo, probabilmente il mio messaggio precedente è risultato troppo superficiale perché non mi è molto d'aiuto quest'ultima risposta.
Al momento l'ultima cosa che vorrei sono dei figli, non sento minimamente la vena materna (non l'ho mai sentita) quindi attualmente non sto rinunciando a nessun piano importante per il nostro futuro. Dopo le scuole superiori e i cinque anni di università per la laurea magistrale, ho cominciato subito a lavorare (anche prima della laurea), e mi sto godendo questo periodo fatto di tempo per il lavoro e tempo dedicato alla coppia/tempo libero.
Sono felice, non mi manca nulla: stiamo bene economicamente, io e il mio fidanzato ci amiamo moltissimo, CoronaVirus permettendo siamo in buona salute, ho un papà e una mamma che mi vogliono un bene dell'anima... Sono quindi consapevole che questo è un piccolo problema in confronto alle infinità di situazioni complicate e sfortunate della vita. Le dirò di più: da due anni circa ho intrapreso un percorso con me stessa di crescita personale, interessandomi a libri e argomenti sul tema. Sento di avere una vita piena, felice e con il mondo in mano. Questa premessa mi porta a dire che per ora non è mia intenzione spendere soldi per un percorso psicologico, poiché negli anni sono talmente cambiata e migliorata grazie alla mia determinazione e curiosità da stupirmene da sola. Per questo ho chiesto aiuto qui.

Per quanto riguarda il rapporto con i miei genitori... Allora, io caratterialmente sono molto simile a mio padre, cosa molto comune nelle figlie femmine uniche, abbiamo oggigiorno un bellissimo rapporto che mi rende molto felice.
Con mia madre, invece, il rapporto è diverso. Fino agli 11-12 anni la adoravo in tutto e per tutto, la rispettavo (e un po' la temevo) perché mi inondava d'amore ma al tempo stesso era severissima. Poi io sono cresciuta, e mi sono resa conto che questa severità era derivata dal fatto che è una persona tremendamente insicura, molto isterica e catastrofista. Perciò, nel periodo dell'adolescenza, mi sono presa, purtroppo, molto gioco di lei: sapevo di poterla "fregare" nei suoi punti deboli. Nei periodi in cui non ero in preda alla ribellione, discorsi molto profondi non ne potevo fare, perché, fondamentalmente, ancora oggi non è in grado di supportarmi nei miei momenti di difficoltà personale (NON di salute, lì invece diventa una crocerossina perché in quell'ambito si sente competente). In tali anni da adolescente, mio padre non era presente: dei miei problemi non ne voleva sapere e anche tra di loro il rapporto è andato parecchio in crisi.
Cercando di farla breve, il tempo ha sistemato le cose e io mi sono calmata, completando da sola la mia maturazione personale all'università. Al contempo, anche loro hanno "superato" la crisi profonda, anche se le loro differenze caratteriali sono abissali...
Tornando al presente, posso dire che sono una donna che può far riferimento su sua mamma solo nei discorsi superficiali, mentre sul papà può affidarsi in tutto. Quindi certo che faccio delle comparazioni tra il mio fidanzato e lui, la mia idea di "uomo di famiglia" è stata plasmata appunto da un padre che sa fare qualsiasi lavoro manuale, ma ha il diploma di ragioniere e lavora in banca da una vita, ha la passione per i viaggi e sarebbe tranquillamente in grado di fare il tour-operator... in pratica facciamo prima a dire cosa NON sa fare.

In conclusione... dopo questo brevissimo riassunto della mia vita, devo ricercare la soluzione al problema nel rapporto che ho con i miei genitori?

Grazie davvero per la pazienza.
[#5]
Utente
Utente
Se le può essere ancora d'aiuto...
Dai 17 anni ai 21 ho avuto la prima storia importante con un ragazzo di un anno più grande di me. Quattro anni in cui sono cresciuta moltissimo, da bambina sono diventata una ragazza sicura di me. Proprio nei primi due anni della storia ci sono state le grandi ribellioni contro mia madre. Questo ragazzo fondamentalmente mi trattava da schifo ma io avevo i "prosciutti sugli occhi": in poche parole era l'esatto contrario del fidanzato che ho oggi. Sapeva fare di tutto ma era veramente un fuori di testa, con grossi problemi personali e, non da ultimo, mi tradiva.
A 20 anni finalmente mi sono svegliata fuori e, dopo un anno in cui i ruoli si erano invertiti, l'ho lasciato. Per un anno mi sono divertita, ho avuto storie meno importanti e poi è arrivato Lui.

La seconda cosa che può esserle d'aiuto è che praticamente non ho amiche, a parte una che ho conosciuto grazie al mio fidanzato (fidanzata di un amico suo). Ne ho avute tantissime, ho avuti i più disparati gruppi di amici... ma non sopporto i discorsi superficiali delle donne! Non sopporto i loro sbalzi d'umore, non sopporto i discorsi sui vestiti, ecc... Non che io mi vesta da maschio o cose simili, anzi. Mi prendo cura di me stessa, faccio sport e mi piace fare shopping, ma finisce lì, sono consapevole della superficialità di queste cose.
Se fosse per me starei solo con maschi a bere una birra e sparare quattro cavolate giocando a carte... In passato ho anche provato a comportarmi così. Purtroppo non mi prendono sul serio e ci provano tutti. Mi scuso per la schiettezza ma è la verità.
[#6]
Dr. Alessandro Stirpe Psicologo 42 1
Buonasera,
appena riesco leggerò il suo lungo messaggio!
Sarebbe importante però raccontarlo a voce ad uno psicologo.
L’emozione è importante.
[#7]
Utente
Utente
Grazie, lei è molto paziente e gentile.
Va bene, ci penserò seriamente.
Sperando che lei possa rispondermi, la ringrazio di nuovo.
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