Bianco o nero
Buonasera a tutti!
Cerco una spiegazione a come la mia mente è riuscita a sconvolgermi la vita.
Contestualizzo: Una relazione di sette anni e mezzo dei quali sei di convivenza all'interno del quale sentivo soddisfatti tutti i bisogni che credevo indispensabili.
Comprensione, amore, protezione, stabilità e progettualità.
La relazione inizia che ho 19 anni, vivevo già da sola, lavoravo e studiavo e non avevo desiderio alcuno di famiglia.
Il tempo passa, maturo ed in me si instaura il desiderio di famiglia, forse quello che non ho mai avuto (una separazione burrascosa dei miei genitori mi ha sempre impedito di trovare in loro dei punti di riferimento).
Io mi laureo con il massimo dei voti, porto a termine un master, vinco un concorso pubblico e guadagno il tanto agognato tempo indeterminato, inizio a lavorare nel reparto che ho sempre sognato e ciò mi riempie di energia vitale.
La famiglia del mio compagno è problematica, con dinamiche psicotico-depressive sia del fratello che della madre, alle quali però ho sempre saputo far fronte in modo ineccepibile.
A dicembre '19 arriva la proposta di matrimonio, io felicissima, iniziamo ad immergerci nei preparativi.
Compro il vestito, prenotiamo la location ed il municipio.
Fine gennaio '20 il fratello compie un gesto dimostrativo autolesionista abbastanza rilevante.
Apparentemente sembro reggere anche questo colpo, sperando che si corra finalmente ai ripari davanti all'evidenza.
Ma tutto viene insabbiato e si ritorna come se non fosse accaduto nulla.
A questo punto inizio a non aver pace.
Inizio a staccarmi dal mio compagno, mi estraneo da tutto inizio ad uscire come non ho mai fatto alla ricerca spasmodica di frivolezza.
Tutto ad un tratto l'unica cosa che desidero è fuggire ed immergermi completamente nel lavoro e nello studio.
Mi faccio ribrezzo per questo comportamento, il mio compagno non merita di pagare per colpa dei suoi genitori.
Iniziano gli attacchi di panico a casa, inizia l'insonnia, l'inappetenza.
Inizio a non riconoscermi più, oppure non mi conoscevo prima.
Non vorrei giungere a conclusioni affrettate ma non riesco a spiegarmi un taglio netto di me stessa verso la progettualità in corso.
E' questione di tempo o è semplicemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso e non mi sono resa conto che stavo arrivando all'esasperazione?
Cerco una spiegazione a come la mia mente è riuscita a sconvolgermi la vita.
Contestualizzo: Una relazione di sette anni e mezzo dei quali sei di convivenza all'interno del quale sentivo soddisfatti tutti i bisogni che credevo indispensabili.
Comprensione, amore, protezione, stabilità e progettualità.
La relazione inizia che ho 19 anni, vivevo già da sola, lavoravo e studiavo e non avevo desiderio alcuno di famiglia.
Il tempo passa, maturo ed in me si instaura il desiderio di famiglia, forse quello che non ho mai avuto (una separazione burrascosa dei miei genitori mi ha sempre impedito di trovare in loro dei punti di riferimento).
Io mi laureo con il massimo dei voti, porto a termine un master, vinco un concorso pubblico e guadagno il tanto agognato tempo indeterminato, inizio a lavorare nel reparto che ho sempre sognato e ciò mi riempie di energia vitale.
La famiglia del mio compagno è problematica, con dinamiche psicotico-depressive sia del fratello che della madre, alle quali però ho sempre saputo far fronte in modo ineccepibile.
A dicembre '19 arriva la proposta di matrimonio, io felicissima, iniziamo ad immergerci nei preparativi.
Compro il vestito, prenotiamo la location ed il municipio.
Fine gennaio '20 il fratello compie un gesto dimostrativo autolesionista abbastanza rilevante.
Apparentemente sembro reggere anche questo colpo, sperando che si corra finalmente ai ripari davanti all'evidenza.
Ma tutto viene insabbiato e si ritorna come se non fosse accaduto nulla.
A questo punto inizio a non aver pace.
Inizio a staccarmi dal mio compagno, mi estraneo da tutto inizio ad uscire come non ho mai fatto alla ricerca spasmodica di frivolezza.
Tutto ad un tratto l'unica cosa che desidero è fuggire ed immergermi completamente nel lavoro e nello studio.
Mi faccio ribrezzo per questo comportamento, il mio compagno non merita di pagare per colpa dei suoi genitori.
Iniziano gli attacchi di panico a casa, inizia l'insonnia, l'inappetenza.
Inizio a non riconoscermi più, oppure non mi conoscevo prima.
Non vorrei giungere a conclusioni affrettate ma non riesco a spiegarmi un taglio netto di me stessa verso la progettualità in corso.
E' questione di tempo o è semplicemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso e non mi sono resa conto che stavo arrivando all'esasperazione?
[#1]
Psicologo
Gentile utente,
Leggendo quanto scritto mi viene da pensare che dal gesto estremo del fratello del suo compagno e al successivo "insabbiamento" da parte della famiglia lei ne sia uscita sconvolta.
Mi pare di capire, ma posso sbagliarmi, che lei non abbia condiviso il modo di fare e avrebbe preferito che tutti se ne prendessero cura in modo maturo e sereno.
D'altronde cosa aspettarsi da una famiglia con le caratteristiche che ha descritto sopra ( psico-depressive).
Nel suo caso credo sia normale che si sia interrotta la progettualità verso tale aspetto della sua vita, tanto che ha deciso di impegnarsi non ciò che più gradisce cioè il lavoro.
Dopotutto, non ha sentito sostegno in un momento così delicato, non ha visto competenze nell'affrontare i problemi pertanto come potrebbero affrontarli semmai accadesse qualcosa al suo compagno o alla famiglia che pensate di creare?
Credo che dietro la sua interruzione ci possano essere stati tali pensieri, ripeto, potrei anche sbagliarmi.
In ogni caso, credo che sia proprio questo il momento su cui riflettere se proseguire o meno nella sua scelta. Lo colga pienamente e valuti quello che è meglio per lei e la sua serenità.
Buona giornata
Leggendo quanto scritto mi viene da pensare che dal gesto estremo del fratello del suo compagno e al successivo "insabbiamento" da parte della famiglia lei ne sia uscita sconvolta.
Mi pare di capire, ma posso sbagliarmi, che lei non abbia condiviso il modo di fare e avrebbe preferito che tutti se ne prendessero cura in modo maturo e sereno.
D'altronde cosa aspettarsi da una famiglia con le caratteristiche che ha descritto sopra ( psico-depressive).
Nel suo caso credo sia normale che si sia interrotta la progettualità verso tale aspetto della sua vita, tanto che ha deciso di impegnarsi non ciò che più gradisce cioè il lavoro.
Dopotutto, non ha sentito sostegno in un momento così delicato, non ha visto competenze nell'affrontare i problemi pertanto come potrebbero affrontarli semmai accadesse qualcosa al suo compagno o alla famiglia che pensate di creare?
Credo che dietro la sua interruzione ci possano essere stati tali pensieri, ripeto, potrei anche sbagliarmi.
In ogni caso, credo che sia proprio questo il momento su cui riflettere se proseguire o meno nella sua scelta. Lo colga pienamente e valuti quello che è meglio per lei e la sua serenità.
Buona giornata
[#2]
Utente
Diciamo che la staticità della situazione e la negazione completa dell’accaduto da parte della famiglia mi hanno spiazzato e risvegliato una miriade di situazioni in cui seppur con difficoltà mi sono rimboccata le maniche per proteggere ciò in cui credo.
Io mio compagno non nega la situazione ma ha le mani legate per questioni lavorativo/familiari.
Quindi non solo la situazione familiare è vacillante ma vi è anche un rapporto lavorativo che ad oggi non è scindibile dalla famiglia.
La scelta è difficile e non riesco ad utilizzare la razionalità restando tra le mura di casa con tutte le nostre cose, è straziante. Mi domando allora, se vedere tutte le nostre cose a casa fa così male, sono davvero satura di questo contesto familiare o posso andare avanti ancora?
Dubbio incolmabile per ora
Io mio compagno non nega la situazione ma ha le mani legate per questioni lavorativo/familiari.
Quindi non solo la situazione familiare è vacillante ma vi è anche un rapporto lavorativo che ad oggi non è scindibile dalla famiglia.
La scelta è difficile e non riesco ad utilizzare la razionalità restando tra le mura di casa con tutte le nostre cose, è straziante. Mi domando allora, se vedere tutte le nostre cose a casa fa così male, sono davvero satura di questo contesto familiare o posso andare avanti ancora?
Dubbio incolmabile per ora
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 636 visite dal 03/03/2020.
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