Disagio a chiamare per nome
Salve,
vi scrivo in quanto sono in una situazione che mi provoca disagio e che non riesco a capire come gestire.
Sto da qualche anno col mio ragazzo e non riesco a chiamarlo per nome, nè lui nè i membri della sua famiglia.
Chiamarlo per nome mi provoca imbarazzo, come se la cosa non fosse naturale per me.
Mi è capitato in altre situazioni con altre persone di provare questo disagio, ma essendo stata costretta a chiamarle per nome per attirare la loro attenzione il disagio è diminuito, seppur comunque presente e con questa sensazione che per me è strano chiamarle per nome.
Con lui invece non riesco: se siamo soli sa che mi rivolgo a lui, mentre in compagnia mi trovo sempre costretta a scovare un modo alternativo per chiamarlo e la cosa mi fa stare male perché vorrei non provare questo disagio.
Siamo molto legati, ci teniamo infinitamente l'uno all'altra, ci conosciamo molto bene ormai e c'è anche una grande confidenza su tutti i fronti, ma questa cosa del nome è l'unico neo della nostra relazione.
Lui si è accorto che non lo chiamo mai e a volte la prende a ridere, altre invece mi chiede il perchè e si vede che ci rimane male.
Io ho provato a spiegargli del mio disagio, ho scoperto anche che non sono l'unica ad avere questo problema, ma non riesco proprio a sbloccare questa situazione.
Sono sicura che se riuscissi a chiamarlo, la nostra relazione salirebbe a un livello ancora più alto.
Io sono caratterialmente abbastanza introversa, poco espansiva, lui invece è l'esatto contrario di me e questi suoi lati del carattere mi hanno aiutata molto a smussare certi miei lati.
Mi sono ripromessa che avrei cominciato a combattere questa cosa, ma non so proprio come fare, non ne capisco il motivo e mi deprime molto.
vi scrivo in quanto sono in una situazione che mi provoca disagio e che non riesco a capire come gestire.
Sto da qualche anno col mio ragazzo e non riesco a chiamarlo per nome, nè lui nè i membri della sua famiglia.
Chiamarlo per nome mi provoca imbarazzo, come se la cosa non fosse naturale per me.
Mi è capitato in altre situazioni con altre persone di provare questo disagio, ma essendo stata costretta a chiamarle per nome per attirare la loro attenzione il disagio è diminuito, seppur comunque presente e con questa sensazione che per me è strano chiamarle per nome.
Con lui invece non riesco: se siamo soli sa che mi rivolgo a lui, mentre in compagnia mi trovo sempre costretta a scovare un modo alternativo per chiamarlo e la cosa mi fa stare male perché vorrei non provare questo disagio.
Siamo molto legati, ci teniamo infinitamente l'uno all'altra, ci conosciamo molto bene ormai e c'è anche una grande confidenza su tutti i fronti, ma questa cosa del nome è l'unico neo della nostra relazione.
Lui si è accorto che non lo chiamo mai e a volte la prende a ridere, altre invece mi chiede il perchè e si vede che ci rimane male.
Io ho provato a spiegargli del mio disagio, ho scoperto anche che non sono l'unica ad avere questo problema, ma non riesco proprio a sbloccare questa situazione.
Sono sicura che se riuscissi a chiamarlo, la nostra relazione salirebbe a un livello ancora più alto.
Io sono caratterialmente abbastanza introversa, poco espansiva, lui invece è l'esatto contrario di me e questi suoi lati del carattere mi hanno aiutata molto a smussare certi miei lati.
Mi sono ripromessa che avrei cominciato a combattere questa cosa, ma non so proprio come fare, non ne capisco il motivo e mi deprime molto.
[#1]
Gentile utente,
da quello che leggo capisco che la sua storia è molto importante per lei e che sia davvero importante risolvere questa questione. Sono certa che con l'aiuto di uno psicologo e con un po' di pazienza e impegno tutto sarà possibile.
Credo che la questione meriti un po' più di attenzione, perchè nel suo racconto mancano dei dettagli (es. quando ha iniziato a non chiamare più per nome le persone? Se le chiama per nome cosa prova?). Le faccio una proposta, facciamo insieme una piccola prova e qualora non funzionasse allora si rivolga direttamente ad un collega che con molta più calma e con tempi maggiori saprà aiutarla (le suggerisco un terapeuta comportamentale). Se non ho capito male, quando le è capitato di essere obbligata a chiamarlo per nome "per attirare la loro attenzione il disagio è diminuito, seppur comunque presente e con questa sensazione che per me è strano chiamarle per nome.". Questo funzionamento è tipico, siamo proprio fatti così, cioè, più facciamo le cose meno a disagio siamo! Quindi a piccolissimi passi deve iniziare a ESPORSI: ammettiamo che il suo ragazzo si chiami Alberto, inizi a chiamarlo col suo consenso (e dopo avergli spiegato il motivo) "Al". All'inizio le darà fastidio, come al solito, ma poi il fastidio diminuirà. NON DEVE SMETTERE DI CHIAMARLO COSI' ANCHE SE SENTE FASTIDIO. Quando ha la percezione che non ci sia più fastidio, inizi a chiamarlo "Albe" anche se questo le darà fastidio. NON DEVE SMETTERE DI CHIAMARLO COSI' ANCHE SE SENTE FASTIDIO. Quando ha la percezione che non ci sia più fastidio, inizi a chiamarlo "Alber" anche se questo le darà fastidio. NON DEVE SMETTERE DI CHIAMARLO COSI' ANCHE SE SENTE FASTIDIO. Quando ha la percezione che non ci sia più fastidio, inizi a chiamarlo "Alberto" anche se questo le darà fastidio. Vada avanti a chiamarlo così finchè il fastidio non sarà diminuito.
Questo potrebbe/dovrebbe richiederle settimane, non abbia fretta!!! E soprattutto non si metta a "combattere" contro questo, non farà altro che alimentare disagio.
mi faccia sapere come procede!
buon lavoro
da quello che leggo capisco che la sua storia è molto importante per lei e che sia davvero importante risolvere questa questione. Sono certa che con l'aiuto di uno psicologo e con un po' di pazienza e impegno tutto sarà possibile.
Credo che la questione meriti un po' più di attenzione, perchè nel suo racconto mancano dei dettagli (es. quando ha iniziato a non chiamare più per nome le persone? Se le chiama per nome cosa prova?). Le faccio una proposta, facciamo insieme una piccola prova e qualora non funzionasse allora si rivolga direttamente ad un collega che con molta più calma e con tempi maggiori saprà aiutarla (le suggerisco un terapeuta comportamentale). Se non ho capito male, quando le è capitato di essere obbligata a chiamarlo per nome "per attirare la loro attenzione il disagio è diminuito, seppur comunque presente e con questa sensazione che per me è strano chiamarle per nome.". Questo funzionamento è tipico, siamo proprio fatti così, cioè, più facciamo le cose meno a disagio siamo! Quindi a piccolissimi passi deve iniziare a ESPORSI: ammettiamo che il suo ragazzo si chiami Alberto, inizi a chiamarlo col suo consenso (e dopo avergli spiegato il motivo) "Al". All'inizio le darà fastidio, come al solito, ma poi il fastidio diminuirà. NON DEVE SMETTERE DI CHIAMARLO COSI' ANCHE SE SENTE FASTIDIO. Quando ha la percezione che non ci sia più fastidio, inizi a chiamarlo "Albe" anche se questo le darà fastidio. NON DEVE SMETTERE DI CHIAMARLO COSI' ANCHE SE SENTE FASTIDIO. Quando ha la percezione che non ci sia più fastidio, inizi a chiamarlo "Alber" anche se questo le darà fastidio. NON DEVE SMETTERE DI CHIAMARLO COSI' ANCHE SE SENTE FASTIDIO. Quando ha la percezione che non ci sia più fastidio, inizi a chiamarlo "Alberto" anche se questo le darà fastidio. Vada avanti a chiamarlo così finchè il fastidio non sarà diminuito.
Questo potrebbe/dovrebbe richiederle settimane, non abbia fretta!!! E soprattutto non si metta a "combattere" contro questo, non farà altro che alimentare disagio.
mi faccia sapere come procede!
buon lavoro
Cordialmente,
Dr.ssa Paola Dordoni
[#2]
Utente
Buongiorno dottoressa,
Intanto la ringrazio per la risposta celere e rincuorante che mi ha fatto anche quasi commuovere, sono molto più fiduciosa.
Ad ogni modo, la questione si è mostrata da quando sto con lui poiché prima ho avuto sempre e solo a che fare con persone che conosco da una vita. Capitava ovviamente di conoscere qualcuno di nuovo, ma non ritenendolo di particolare "importanza" pronunciare il nome non mi metteva a disagio. Ho sempre provato a fare un po’ di introspezione nel tempo, quindi da ciò che può capire accetto volentieri una sua opinione, e mi sono ritrovata nella parola utilizzata da lei: ESPORSI. Ho paura di espormi sia in contesti extra relazionali (sono molto auto-critica e abbastanza perfezionista, odio sbagliare e ho molta ansia da prestazione) che relazionali: può riguardare una persona che rispetto/ammiro molto (come, esempio, il mio capo a lavoro) o, quando si parla di sentimenti, come nel caso del mio ragazzo, che è anche il vero motivo per cui voglio combattere questa mia "ansia". Il solo pensare di pronunciare il suo nome (scriverlo è forse meno problematico, ma comunque strano) mi provoca "ansia". Ciò a cui sono giunta è che, essendo introversa, ho paura di essere vulnerabile, di lasciarmi andare, e che di conseguenza questo problema è più significativo con chi ho una relazione molto stretta, come con lui. Abbiamo una relazione a distanza e questo possibilmente contribuisce. Quando devo chiamare per nome queste categorie mi sento proprio a disagio (soprattutto quando assistono altre persone) come se stessi dicendo una cosa innaturale o stupida. Per esempio, chiamare il mio capo a lavoro è una necessità e le prime volte mi sentivo tremendamente a disagio davanti a tutti, ma ero obbligata farlo altrimenti significava non potergli parlare. Col mio ragazzo è diverso, non c'è questo "obbligo" ed è più facile trovare modi alternativi. Me ne vergogno molto, ma questa è la situazione. Sono contenta di avere delle linee guida ora, sicuramente saranno di grande aiuto
Intanto la ringrazio per la risposta celere e rincuorante che mi ha fatto anche quasi commuovere, sono molto più fiduciosa.
Ad ogni modo, la questione si è mostrata da quando sto con lui poiché prima ho avuto sempre e solo a che fare con persone che conosco da una vita. Capitava ovviamente di conoscere qualcuno di nuovo, ma non ritenendolo di particolare "importanza" pronunciare il nome non mi metteva a disagio. Ho sempre provato a fare un po’ di introspezione nel tempo, quindi da ciò che può capire accetto volentieri una sua opinione, e mi sono ritrovata nella parola utilizzata da lei: ESPORSI. Ho paura di espormi sia in contesti extra relazionali (sono molto auto-critica e abbastanza perfezionista, odio sbagliare e ho molta ansia da prestazione) che relazionali: può riguardare una persona che rispetto/ammiro molto (come, esempio, il mio capo a lavoro) o, quando si parla di sentimenti, come nel caso del mio ragazzo, che è anche il vero motivo per cui voglio combattere questa mia "ansia". Il solo pensare di pronunciare il suo nome (scriverlo è forse meno problematico, ma comunque strano) mi provoca "ansia". Ciò a cui sono giunta è che, essendo introversa, ho paura di essere vulnerabile, di lasciarmi andare, e che di conseguenza questo problema è più significativo con chi ho una relazione molto stretta, come con lui. Abbiamo una relazione a distanza e questo possibilmente contribuisce. Quando devo chiamare per nome queste categorie mi sento proprio a disagio (soprattutto quando assistono altre persone) come se stessi dicendo una cosa innaturale o stupida. Per esempio, chiamare il mio capo a lavoro è una necessità e le prime volte mi sentivo tremendamente a disagio davanti a tutti, ma ero obbligata farlo altrimenti significava non potergli parlare. Col mio ragazzo è diverso, non c'è questo "obbligo" ed è più facile trovare modi alternativi. Me ne vergogno molto, ma questa è la situazione. Sono contenta di avere delle linee guida ora, sicuramente saranno di grande aiuto
[#4]
Utente
Buongiorno Dottoressa,
il suo consiglio è stato molto utile. Ho provato a piccoli passi partendo con le prime due lettere del nome (per ora oscillo a seconda del momento tra le 2 e le 5 lettere), cercando di inserirlo più spesso in un discorso/messaggio a volte forzando a volte meno. Non sempre riesce, c'è ancora molto lavoro da fare, c'è ancora quella sensazione di stranezza/disagio, ma questo metodo sta aiutando e sento che è quello giusto.
La ringrazio davvero molto per il suo aiuto
il suo consiglio è stato molto utile. Ho provato a piccoli passi partendo con le prime due lettere del nome (per ora oscillo a seconda del momento tra le 2 e le 5 lettere), cercando di inserirlo più spesso in un discorso/messaggio a volte forzando a volte meno. Non sempre riesce, c'è ancora molto lavoro da fare, c'è ancora quella sensazione di stranezza/disagio, ma questo metodo sta aiutando e sento che è quello giusto.
La ringrazio davvero molto per il suo aiuto
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 21.8k visite dal 01/03/2020.
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