Terapia individuale o di coppia?
Salve ho 50 anni,
da oltre un anno sono separato da mia moglie.
La separazione è avvenuta dopo un anno dalla nascita di uno splendido bimbo.
In estrema sintesi la separazione è dovuta ha una diversa visione del mondo, di valori, di responsabilità.
Sono stato soprattutto io a volerla quando ho avuto chiaro che il nostro rapporto si reggeva almeno per me unicamente su una grandissima complicità sessuale.
Abbiamo oggi la fortuna di vivere a poca distanza e dopo le turbolenze iniziali i rapporti di collaborazione genitoriale sono ottimi con un equa distribuzione del carico al netto del fatto che il bimbo dorme a casa di lei.
Il dialogo personale è però sostanzialmente interrotto sebbene ci si confermi un reciproco profondo affetto.
Ora a distanza di un anno ne io ne mia moglie abbiamo iniziato alcuna nuova relazione.
Personalmente all'inizio ho pensato di attendere che lei ritrovasse il suo equilibrio prima di iniziare qualsiasi altra storia.
Speravo trovasse un nuovo partner lei prima di me.
Ciò non è avvenuto.
E vedo la mia ex-moglie ancora completamente dedicata al figlio, stanca e molto stressata.
Da quando siamo separati però il mio desiderio sessuale verso di lei non è in alcun modo cessato, potrei anzi dire che si è accresciuto. Penso a lei quotidianamente, riguardo vecchie foto esplicite, mi masturbo.
E non posso fare a meno di manifestarlo, sebbene in parte, anche a lei.
Con il suo consenso c'è qualche palpata.
Qualche volta inoltre negli ultimi tempi per esigenze organizzative ci capita di dormire nello stesso letto insieme col bimbo.
Quando accade la mia eccitazione è esplicita e sebbene la mia ex-moglie rifiuti qualsiasi rapporto sessuale si lascia volentieri accarezzare e abbracciare.
Talvolta è proprio lei ad allungare le mani per accarezzare sebbene fugacemente le mie parti intime - non permettendomi di fare altrettanto - giustificando in qualche modo il suo gesto in termini di confidenza e affetto.
In tutto questo ho il forte dubbio che mia moglie non abbia ancora risolto e accettato la separazione, sebbene sia assolutamente consapevole che per me la cosa è definitiva.
Recentemente ho avuto un paio di rapporti sessuali con un'altra donna ma si sono rivelati per me assai poco soddisfacente perché continuo a pensare alla mia ex-moglie e alla magnifica qualità dei nostri rapporti passati.
Vi chiedo se in questa situazione sia più utile affrontare un percorso terapeutico di coppia a cui mia moglie si è detta genericamente disponibile (non lo abbiamo fatto in fase di separazione) oppure è meglio una terapia individuale.
In entrambi i casi, quale tipo di approccio psicologico ritenete più adeguato per questa situazione?
da oltre un anno sono separato da mia moglie.
La separazione è avvenuta dopo un anno dalla nascita di uno splendido bimbo.
In estrema sintesi la separazione è dovuta ha una diversa visione del mondo, di valori, di responsabilità.
Sono stato soprattutto io a volerla quando ho avuto chiaro che il nostro rapporto si reggeva almeno per me unicamente su una grandissima complicità sessuale.
Abbiamo oggi la fortuna di vivere a poca distanza e dopo le turbolenze iniziali i rapporti di collaborazione genitoriale sono ottimi con un equa distribuzione del carico al netto del fatto che il bimbo dorme a casa di lei.
Il dialogo personale è però sostanzialmente interrotto sebbene ci si confermi un reciproco profondo affetto.
Ora a distanza di un anno ne io ne mia moglie abbiamo iniziato alcuna nuova relazione.
Personalmente all'inizio ho pensato di attendere che lei ritrovasse il suo equilibrio prima di iniziare qualsiasi altra storia.
Speravo trovasse un nuovo partner lei prima di me.
Ciò non è avvenuto.
E vedo la mia ex-moglie ancora completamente dedicata al figlio, stanca e molto stressata.
Da quando siamo separati però il mio desiderio sessuale verso di lei non è in alcun modo cessato, potrei anzi dire che si è accresciuto. Penso a lei quotidianamente, riguardo vecchie foto esplicite, mi masturbo.
E non posso fare a meno di manifestarlo, sebbene in parte, anche a lei.
Con il suo consenso c'è qualche palpata.
Qualche volta inoltre negli ultimi tempi per esigenze organizzative ci capita di dormire nello stesso letto insieme col bimbo.
Quando accade la mia eccitazione è esplicita e sebbene la mia ex-moglie rifiuti qualsiasi rapporto sessuale si lascia volentieri accarezzare e abbracciare.
Talvolta è proprio lei ad allungare le mani per accarezzare sebbene fugacemente le mie parti intime - non permettendomi di fare altrettanto - giustificando in qualche modo il suo gesto in termini di confidenza e affetto.
In tutto questo ho il forte dubbio che mia moglie non abbia ancora risolto e accettato la separazione, sebbene sia assolutamente consapevole che per me la cosa è definitiva.
Recentemente ho avuto un paio di rapporti sessuali con un'altra donna ma si sono rivelati per me assai poco soddisfacente perché continuo a pensare alla mia ex-moglie e alla magnifica qualità dei nostri rapporti passati.
Vi chiedo se in questa situazione sia più utile affrontare un percorso terapeutico di coppia a cui mia moglie si è detta genericamente disponibile (non lo abbiamo fatto in fase di separazione) oppure è meglio una terapia individuale.
In entrambi i casi, quale tipo di approccio psicologico ritenete più adeguato per questa situazione?
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Gentile utente,
la domanda mi pare portarla soprattutto lei, sia qui che come proposta alla moglie. Una terapia di coppia quale scopo avrebbe? Non che non si possa fare, anzi, e non che si non si possano fare entrambe le cose, ma dalle sue parole trasuda un po' di confusione su quello che prova e desidera, le consiglio pertanto innanzitutto di portare tali domande da uno psicoterapeuta in carne ed ossa perchè da qui non è possibile dirle di più. Non c'è un orientamento migliore di un altro, scelga quello che sente più affine, sarà la relazione terapeutica a fare la differenza più dell'orientamento. Ci sono diverse chiavi per aprire una porta.
In bocca al lupo
la domanda mi pare portarla soprattutto lei, sia qui che come proposta alla moglie. Una terapia di coppia quale scopo avrebbe? Non che non si possa fare, anzi, e non che si non si possano fare entrambe le cose, ma dalle sue parole trasuda un po' di confusione su quello che prova e desidera, le consiglio pertanto innanzitutto di portare tali domande da uno psicoterapeuta in carne ed ossa perchè da qui non è possibile dirle di più. Non c'è un orientamento migliore di un altro, scelga quello che sente più affine, sarà la relazione terapeutica a fare la differenza più dell'orientamento. Ci sono diverse chiavi per aprire una porta.
In bocca al lupo
Dr.ssa Caterina Zanusso - Psicologa Psicoterapeuta Padova e Skype
Cell: 347.1173841 Mail: zanusso.caterina@gmail.com
www.caterinazanusso.com
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 651 visite dal 27/02/2020.
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