Università, autismo e solitudine
Salve a tutti,
ho 24 anni e da un anno e mezzo fa, dopo essermi laureato alla triennale, ho avuto come una sorta di "scompenso".
Da quel momento tutto è cambiato.
Sono sempre stato un tipo molto ansioso, con difficoltà nella regolazione delle emozioni e nel capire quelle stesse emozioni o come poterle descrivere a parole.
L'anno scorso sono stato diagnosticato appartenente allo spettro autistico ad alto funzionamento (qualche anno fa mi avrebbero chiamato aspie?) e dall'esterno mi rendo conto che potrei sembrare un normale ragazzo che frequenta l'università, ma in questo momento quello che riesco a vedere è solo un ragazzo estremamente solo.
L'ambiente dove devo vivere ogni giorno è altamente competitivo e sento gli occhi pieni di odio e diffidenza da parte di tutti gli altri ragazzi.
Ho cercato un po' di comprensione dalla famiglia, soprattutto in relazione ai miei forti sbalzi di umore, ma ho solo trovato paura e tanta ignoranza oltre che banalizzare ogni mia difficoltà.
Sto seguendo una psicoterapia presso il centro dove sono stato diagnosticato, e realmente ho fatto un sacco di progressi in ambito sociale da quando ho iniziato ad applicare giorno dopo giorno gli insegnamenti della terapia.
Ma sento che ancora qualcosa non va, non mi basta.
Non mi basta dover vivere con questo peso di sentirmi ed essere diverso.
Se sopprimo il mio modo di essere devo dare fondo ad una quantità di energie immensa, e a lungo andare è logorante e rischio di andare in sovraccarico o burnout emotivo.
Se sono me stesso non va comunque bene perché vedo e sento che gli altri non ragionano come me, con risultato ovviamente l'allontanamento.
Ho perso l'unica ragazza che ho amato per un episodio di euforia dove non sono stato me stesso, e dopo aver spiegato la mia condizione al mio migliore amico ho perso anche lui, sempre per ignoranza e paura.
Non so cosa fare se non seguire la psicoterapia e continuare a resistere, ma mi sto chiedendo quale possa essere l'ambiente più giusto per me.
Mi sembra che questa società non sia pronta ad accettare la neurodiversitá e tutto quello che ne comporta.
A volte penso di essere semplicemente bipolare e che dovrei iniziare una terapia farmacologica, ma sinceramente non voglio accettare che finisca tutto così.
Ricapitolando: pochi amici, dei quali non riesco a fidarmi del tutto.
Una famiglia che non é in grado di affrontare molti problemi.
Un ambiente che mi stressa a dismisura giorno dopo giorno.
Mi rifugio nello sport e nella lettura, quasi in maniera ossessiva con tabelle e calendari molto fitti.
Sono nel posto sbagliato?
Sono semplicemente ancora troppo debole?
Come posso essere me stesso ed essere forte in un ambiente nel quale non funzioni bene e nel quale mi deprimo sempre di più?
Grazie per aver letto le mie parole.
ho 24 anni e da un anno e mezzo fa, dopo essermi laureato alla triennale, ho avuto come una sorta di "scompenso".
Da quel momento tutto è cambiato.
Sono sempre stato un tipo molto ansioso, con difficoltà nella regolazione delle emozioni e nel capire quelle stesse emozioni o come poterle descrivere a parole.
L'anno scorso sono stato diagnosticato appartenente allo spettro autistico ad alto funzionamento (qualche anno fa mi avrebbero chiamato aspie?) e dall'esterno mi rendo conto che potrei sembrare un normale ragazzo che frequenta l'università, ma in questo momento quello che riesco a vedere è solo un ragazzo estremamente solo.
L'ambiente dove devo vivere ogni giorno è altamente competitivo e sento gli occhi pieni di odio e diffidenza da parte di tutti gli altri ragazzi.
Ho cercato un po' di comprensione dalla famiglia, soprattutto in relazione ai miei forti sbalzi di umore, ma ho solo trovato paura e tanta ignoranza oltre che banalizzare ogni mia difficoltà.
Sto seguendo una psicoterapia presso il centro dove sono stato diagnosticato, e realmente ho fatto un sacco di progressi in ambito sociale da quando ho iniziato ad applicare giorno dopo giorno gli insegnamenti della terapia.
Ma sento che ancora qualcosa non va, non mi basta.
Non mi basta dover vivere con questo peso di sentirmi ed essere diverso.
Se sopprimo il mio modo di essere devo dare fondo ad una quantità di energie immensa, e a lungo andare è logorante e rischio di andare in sovraccarico o burnout emotivo.
Se sono me stesso non va comunque bene perché vedo e sento che gli altri non ragionano come me, con risultato ovviamente l'allontanamento.
Ho perso l'unica ragazza che ho amato per un episodio di euforia dove non sono stato me stesso, e dopo aver spiegato la mia condizione al mio migliore amico ho perso anche lui, sempre per ignoranza e paura.
Non so cosa fare se non seguire la psicoterapia e continuare a resistere, ma mi sto chiedendo quale possa essere l'ambiente più giusto per me.
Mi sembra che questa società non sia pronta ad accettare la neurodiversitá e tutto quello che ne comporta.
A volte penso di essere semplicemente bipolare e che dovrei iniziare una terapia farmacologica, ma sinceramente non voglio accettare che finisca tutto così.
Ricapitolando: pochi amici, dei quali non riesco a fidarmi del tutto.
Una famiglia che non é in grado di affrontare molti problemi.
Un ambiente che mi stressa a dismisura giorno dopo giorno.
Mi rifugio nello sport e nella lettura, quasi in maniera ossessiva con tabelle e calendari molto fitti.
Sono nel posto sbagliato?
Sono semplicemente ancora troppo debole?
Come posso essere me stesso ed essere forte in un ambiente nel quale non funzioni bene e nel quale mi deprimo sempre di più?
Grazie per aver letto le mie parole.
[#1]
Gentile utente,
dice che al centro sta seguendo una psicoterapia..si tratta di una psicoterapia individuale? O un percorso di psicoeducazione? Perchè parla di esercizi ed insegnamenti, che fanno parte di protocolli funzionali e utilizzati nell'autismo ma la psicoterapia non insegna, nel termine stretto della parola, nulla; mi chiedo pertanto perchè non ha portato queste domande al suo psicoterapeuta o se stesse facendo un percorso diverso dalla psicoterapia, che è il luogo principe dove portare tali dubbi e vissuti per poterli elaborare attraverso la relazione terapeutica.
dice che al centro sta seguendo una psicoterapia..si tratta di una psicoterapia individuale? O un percorso di psicoeducazione? Perchè parla di esercizi ed insegnamenti, che fanno parte di protocolli funzionali e utilizzati nell'autismo ma la psicoterapia non insegna, nel termine stretto della parola, nulla; mi chiedo pertanto perchè non ha portato queste domande al suo psicoterapeuta o se stesse facendo un percorso diverso dalla psicoterapia, che è il luogo principe dove portare tali dubbi e vissuti per poterli elaborare attraverso la relazione terapeutica.
Dr.ssa Caterina Zanusso - Psicologa Psicoterapeuta Padova e Skype
Cell: 347.1173841 Mail: zanusso.caterina@gmail.com
www.caterinazanusso.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.8k visite dal 25/02/2020.
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