Il mio fidanzato è in terapia da 8 mesi ma non sta funzionando
Ho conosciuto il mio fidanzato quando aveva appena iniziato un percorso da uno psicoterapeuta.
I suoi problemi sono dovuti alla sua incapacità di gestire l'ansia che lo attanaglia in qualsiasi situazione, personale, lavorativa, familiare (è figlio unico, suo padre è morto 6 anni fa e sua madre 3 anni fa e con lei non ha mai avuto un buon rapporto, tanto che spesso sembra darle la colpa del suo malessere.
Ha solo la nonna molto anziana come parente e vive malissimo il doversi occupare di lei, anche se poco).
Il suo modus operandi era circolare: entusiasmo per una cosa nuova (nuovo lavoro, nuova casa, ecc), difficoltà nel gestirla, perdita progressiva di interesse a riguardo, fino a arrivare a rifiutare o detestare completamente la stessa cosa.
Dopo l'ennesimo cambio di lavoro ha deciso di andare in terapia.
Io l'ho conosciuto a questo punto, 8 mesi fa.
Ha iniziato da 2mesi la pratica della EMDR, su suggerimento del suo terapeuta, ma non noto miglioramenti.
Lui stesso è frustrato e sta iniziando a non fidarsi più di quello che sta facendo.
Lo ha comunicato al terapeuta che è d'accordo sugli scarsi miglioramenti ma lo ha incitato a continuare il percorso iniziato.
La mia domanda è: cosa posso fare per aiutarlo?
Spronarlo, assecondarlo, evitare di esprimere la mia opinione?
Cosa fare quando la terapia sembra che non stia facendo del bene?
Grazie
I suoi problemi sono dovuti alla sua incapacità di gestire l'ansia che lo attanaglia in qualsiasi situazione, personale, lavorativa, familiare (è figlio unico, suo padre è morto 6 anni fa e sua madre 3 anni fa e con lei non ha mai avuto un buon rapporto, tanto che spesso sembra darle la colpa del suo malessere.
Ha solo la nonna molto anziana come parente e vive malissimo il doversi occupare di lei, anche se poco).
Il suo modus operandi era circolare: entusiasmo per una cosa nuova (nuovo lavoro, nuova casa, ecc), difficoltà nel gestirla, perdita progressiva di interesse a riguardo, fino a arrivare a rifiutare o detestare completamente la stessa cosa.
Dopo l'ennesimo cambio di lavoro ha deciso di andare in terapia.
Io l'ho conosciuto a questo punto, 8 mesi fa.
Ha iniziato da 2mesi la pratica della EMDR, su suggerimento del suo terapeuta, ma non noto miglioramenti.
Lui stesso è frustrato e sta iniziando a non fidarsi più di quello che sta facendo.
Lo ha comunicato al terapeuta che è d'accordo sugli scarsi miglioramenti ma lo ha incitato a continuare il percorso iniziato.
La mia domanda è: cosa posso fare per aiutarlo?
Spronarlo, assecondarlo, evitare di esprimere la mia opinione?
Cosa fare quando la terapia sembra che non stia facendo del bene?
Grazie
[#1]
Gentile utente,
capisco le sue preoccupazioni, ma dare giudizi su una terapia è sempre difficile e inopportuno; darla poi sulla terapia di una terza persona, che non è quella che ci consulta direttamente, è impossibile.
Il fatto che non sia il suo ragazzo stesso a scriverci potrebbe indicare che per lui in fondo va bene così, oltre a toglierci importanti strumenti di valutazione, non sulla terapia, quanto sui problemi che lui stesso si riconosce.
E vengo a lei, cara utente, che ci consulta per un uomo che conosce solo da otto mesi e di cui vorrebbe vedere un cambiamento sostanziale ad opera della terapia che sta seguendo... oppure vorrebbe fargli cambiare terapia.
Qualcosa non va.
Il mio maestro, che faceva dell'umorismo un fondamentale strumento terapeutico, le chiederebbe: "Perché invece non provvede lei a cambiare fidanzato?".
Valuti la mia battuta per quello che è: un benevolo invito a riflettere su questa situazione, ancora iniziale e correggibile.
Auguri, e ci faccia sapere.
capisco le sue preoccupazioni, ma dare giudizi su una terapia è sempre difficile e inopportuno; darla poi sulla terapia di una terza persona, che non è quella che ci consulta direttamente, è impossibile.
Il fatto che non sia il suo ragazzo stesso a scriverci potrebbe indicare che per lui in fondo va bene così, oltre a toglierci importanti strumenti di valutazione, non sulla terapia, quanto sui problemi che lui stesso si riconosce.
E vengo a lei, cara utente, che ci consulta per un uomo che conosce solo da otto mesi e di cui vorrebbe vedere un cambiamento sostanziale ad opera della terapia che sta seguendo... oppure vorrebbe fargli cambiare terapia.
Qualcosa non va.
Il mio maestro, che faceva dell'umorismo un fondamentale strumento terapeutico, le chiederebbe: "Perché invece non provvede lei a cambiare fidanzato?".
Valuti la mia battuta per quello che è: un benevolo invito a riflettere su questa situazione, ancora iniziale e correggibile.
Auguri, e ci faccia sapere.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Forse non sono stata chiara o fraintesa nelle mie parole... Non pretendo che la terapia cambi l'uomo che ho conosciuto SOLO 8 mesi fa. Se non mi andasse bene lo avrei lasciato, senza bisogno dell'aiuto del pubblico. Sono qui perché vorrei capire come comportarmi in quanto sua fidanzata PER IL MOMENTO, per essergli di aiuto e non peggiorare la situazione. Cosa deve fare un familiare, un amico, un compagno di una persona che manifesta il desiderio di lasciare la terapia perché gli sembra inutile o addirittura dannosa? Come può stargli accanto senza fare "danni"? Questo chiedo...
Comunque mi permetto di dirle questo: lei mi sta consigliando di mollare una persona prima che sia troppo tardi, solo perché soffre di disturbi di ansia o perché manifesta disagi a livello psicologico? Se si tratta di sarcasmo l'ho trovata - francamente - fuori luogo, mi spiace. Sempre che non fosse addirittura seria...
Comunque mi permetto di dirle questo: lei mi sta consigliando di mollare una persona prima che sia troppo tardi, solo perché soffre di disturbi di ansia o perché manifesta disagi a livello psicologico? Se si tratta di sarcasmo l'ho trovata - francamente - fuori luogo, mi spiace. Sempre che non fosse addirittura seria...
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.1k visite dal 20/02/2020.
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