Una psicoterapia può far soffrire?
Gentili dottori,
vi scrivo in merito alla mia situazione.
Sono ormai 4 mesi che vivo in uno stato di profondo disagio che, alle volte, sfiora la vera e propria disperazione.
Ho cercato di giustificare la cosa attribuendola ai diversi cambiamenti che ho avuto nella mia vita di recente.
Ho perso mio padre poco più di un anno fa, mi sono laureata, ho chiuso una storia di 7 anni con un ragazzo, ho cambiato radicalmente lavoro e situazione in famiglia.
Ho anche iniziato una psicoterapia e, da quando la porto avanti, il mio malessere si è amplificato.
Credo che, in parte, sia normale tale stato ma mi sembra di regredire anziché fare dei passi avanti e che possano migliorarmi.
Durante i colloqui non riesco a parlare tanto e mi chiedevo se, oltre alle resistenze che potrebbero esserci, la figura del mio terapeuta attuale non sia quella idonea a me. Si possono verificare situazioni simili? Uno psicoterapeuta può davvero peggiorare una situazione già precaria? Dovrei scegliere un altro professionista?
Sono molto preoccupata per il mio stato, ormai non riesco a fare più nulla ed è come se mi sentissi bloccata; ho davvero perso ogni tipo di interesse.
L'unica cosa che riesco a fare è piangere e allontanare tutti quelli che pare ci tengano a me.
Mi sembra di peggiorare di giorno in giorno e di non riuscire a fare nulla.
vi scrivo in merito alla mia situazione.
Sono ormai 4 mesi che vivo in uno stato di profondo disagio che, alle volte, sfiora la vera e propria disperazione.
Ho cercato di giustificare la cosa attribuendola ai diversi cambiamenti che ho avuto nella mia vita di recente.
Ho perso mio padre poco più di un anno fa, mi sono laureata, ho chiuso una storia di 7 anni con un ragazzo, ho cambiato radicalmente lavoro e situazione in famiglia.
Ho anche iniziato una psicoterapia e, da quando la porto avanti, il mio malessere si è amplificato.
Credo che, in parte, sia normale tale stato ma mi sembra di regredire anziché fare dei passi avanti e che possano migliorarmi.
Durante i colloqui non riesco a parlare tanto e mi chiedevo se, oltre alle resistenze che potrebbero esserci, la figura del mio terapeuta attuale non sia quella idonea a me. Si possono verificare situazioni simili? Uno psicoterapeuta può davvero peggiorare una situazione già precaria? Dovrei scegliere un altro professionista?
Sono molto preoccupata per il mio stato, ormai non riesco a fare più nulla ed è come se mi sentissi bloccata; ho davvero perso ogni tipo di interesse.
L'unica cosa che riesco a fare è piangere e allontanare tutti quelli che pare ci tengano a me.
Mi sembra di peggiorare di giorno in giorno e di non riuscire a fare nulla.
[#1]
Gentile ragazza,
dispiace il Suo malessere e la sua sofferenza.
Rispetto ai dubbi sulla terapia,
innanzi tutto da quanto la avete iniziata?
Delle Sue difficoltà ne ha parlato apertamente con il Suo/a Psicoterapeuta? Con quale esito?
Se no, come mai preferisce scrivere a noi
anzichè chiedere a lui di persona?
Ha effettuato anche una visita psichiatrica, oltre che il percorso di psicoterapia?
Assume farmaci?
Grazie.
Dott. Brunialti
dispiace il Suo malessere e la sua sofferenza.
Rispetto ai dubbi sulla terapia,
innanzi tutto da quanto la avete iniziata?
Delle Sue difficoltà ne ha parlato apertamente con il Suo/a Psicoterapeuta? Con quale esito?
Se no, come mai preferisce scrivere a noi
anzichè chiedere a lui di persona?
Ha effettuato anche una visita psichiatrica, oltre che il percorso di psicoterapia?
Assume farmaci?
Grazie.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentile dottoressa,
la ringrazio per la celere risposta. Ho iniziato la terapia da circa 4 mesi e il mio malessere pare aumentato proprio da allora; era per questo che ipotizzavo un tipo di terapia non idonea a me. Ho provato a parlarne con il mio terapeuta ma pare eccessivamente rigido e controllato nell'esprimere dei pareri. Le uniche volte che mi ha dato delle possibili spiegazioni riguardo i sintomi che portavo in seduta, li ha attribuiti semplicemente al mio modo di essere, a quanto pare chiuso e restìo nell'aprirmi in terapia. In altre parole non ha messo in discussione la terapia stessa bensì ha attribuito il tutto al mio modo di essere. Ovviamente non nego totalmente di essere una persona molto introversa e reticente a una possibile apertura. Non ho mai preso in considerazione il fatto di chiedere consulto a uno psichiatra e in realtà ho un po' timore a prendere psicofarmaci (non ne ho mai presi). So solo che, al momento, sono molto preoccupata per il mio stato e per i pensieri che ho, cioè mi pare che non ci sia soluzione per me, non ci sia scampo, se non l'annullamento totale di me stessa e il ritiro sociale, lavorativo, affettivo.
la ringrazio per la celere risposta. Ho iniziato la terapia da circa 4 mesi e il mio malessere pare aumentato proprio da allora; era per questo che ipotizzavo un tipo di terapia non idonea a me. Ho provato a parlarne con il mio terapeuta ma pare eccessivamente rigido e controllato nell'esprimere dei pareri. Le uniche volte che mi ha dato delle possibili spiegazioni riguardo i sintomi che portavo in seduta, li ha attribuiti semplicemente al mio modo di essere, a quanto pare chiuso e restìo nell'aprirmi in terapia. In altre parole non ha messo in discussione la terapia stessa bensì ha attribuito il tutto al mio modo di essere. Ovviamente non nego totalmente di essere una persona molto introversa e reticente a una possibile apertura. Non ho mai preso in considerazione il fatto di chiedere consulto a uno psichiatra e in realtà ho un po' timore a prendere psicofarmaci (non ne ho mai presi). So solo che, al momento, sono molto preoccupata per il mio stato e per i pensieri che ho, cioè mi pare che non ci sia soluzione per me, non ci sia scampo, se non l'annullamento totale di me stessa e il ritiro sociale, lavorativo, affettivo.
[#3]
Gentile utente,
è difficile non conoscendoLa capire se il Suo "..modo di essere, a quanto pare chiuso e restìo nell'aprirmi in terapia.",
sia una caratteristica del primo periodo di una Sua esperienza
oppure
sia (sarà) stabile nel tempo.
Il modo di essere di alcune persone,
in particolare la difficoltà nel costruire relazioni di fiducia,
può rendere aleatorio l'esito della psicoterapia.
Sarà questo il Suo caso, quando dice di sè "non nego totalmente di essere una persona molto introversa e reticente a una possibile apertura"?
Tenga conto che se l'obiettivo di una psicoterapia è il cambiamento
lavorare su questi punti già di per sè risulta produttivo.
E dunque prima di pensare al Suo terapeuta
pensi al *proprio* cambiamento, dato che il motivo per cui Vi frequentate è questo: che Lei possa e riesca a cambiare.
Anche se sostituisse il terapeuta
la sua reticenza nell'aprirsi non La porterebbe molto lontano purtroppo.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
è difficile non conoscendoLa capire se il Suo "..modo di essere, a quanto pare chiuso e restìo nell'aprirmi in terapia.",
sia una caratteristica del primo periodo di una Sua esperienza
oppure
sia (sarà) stabile nel tempo.
Il modo di essere di alcune persone,
in particolare la difficoltà nel costruire relazioni di fiducia,
può rendere aleatorio l'esito della psicoterapia.
Sarà questo il Suo caso, quando dice di sè "non nego totalmente di essere una persona molto introversa e reticente a una possibile apertura"?
Tenga conto che se l'obiettivo di una psicoterapia è il cambiamento
lavorare su questi punti già di per sè risulta produttivo.
E dunque prima di pensare al Suo terapeuta
pensi al *proprio* cambiamento, dato che il motivo per cui Vi frequentate è questo: che Lei possa e riesca a cambiare.
Anche se sostituisse il terapeuta
la sua reticenza nell'aprirsi non La porterebbe molto lontano purtroppo.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 18/02/2020.
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