Ulteriore difficoltà di mia figlia col cibo
Buonasera gentili dottori,
vorrei aggiornarvi sulla situazione di mia figlia chiedendovi inoltre consiglio per una particolare questione che non so come gestire.
Innanzitutto ho parlato con mia figlia riguardo la sua volontà o meno di affrontare la problematica, purtroppo la risposta é stata negativa.
Ci sono rimasta male ma non ho insistito ovviamente.
Mi ha detto che, in questo momento della sua vita, non se la sente.
Al momento però mi si presenta un problema "pratico" che non so proprio come gestire.
Mia mamma (per cui avevo richiesto già un consulto a voi dottori) vive con noi da settembre.
Ad oggi é stata consigliata visita neurologica per disturbo paranoide e allucinazioni audiovisive infatti vede insetti e crede che tutti le parlino malevolmente alle spalle
Ora tornando a mia figlia il problema è questo: tornando da scuola si trova a mangiare quasi sempre con mio marito e sua nonna.
Mentre la ragazza mangiava, già con sue difficoltà, la nonna continuava a farle osservazioni sulle quantità, tipologia etc.
Ovviamente per prima cosa abbiamo spiegato a chiare lettere a mia madre che la ragazza aveva già un rapporto difficile col cibo e le sue esternazioni non facevano altro che aggravare la situazione.
Inoltre, in altre circostanze, si è sempre vantata della sua capacità di controllarsi nell' alimentazione e del fatto di essere stata sempre magra.
Per motivi pratici non riusciamo a farla pranzare prima dell'arrivo di mia figlia.
Primo risultato la ragazza ha cominciato a mangiare in camera sua.
Il secondo, più disastroso, la ragazza salta proprio il pasto appena torna da scuola e la trova a tavola.
Anche se mia mamma avesse finito il suo pasto rimarrebbe comunque a guardare i suoi programmi televisivi preferiti (abbiamo un solo apparecchio) e mia figlia si sentirebbe comunque osservata e probabilmente giudicata.
Tra le lacrime mi ha detto che questa donna (che tra l'altro mai si è compartata da madre e tanto meno da nonna) le sta rovinando la vita.
Addirittura è arrivata ad accusarla, non di fronte a lei, dell'epatite che ha sviluppato la nostra amata gatta e che purtroppo la sta portando alla morte.
Secondo lei la gatta è caduta in depressione perché sono stati invasi gli spazi a cui era abituata da 13 anni e si é dunque svegliata la malattia che sarebbe potuta rimanere latente per altri anni.
A volte mi sembra parli di sé stessa.
Io mi trovo in difficoltà.
L'unica cosa che ci é venuta in mente a me e mio marito e quella di chiedere a mia mamma di mattersi in un'altra stanza per il tempo necessario alla ragazza di consumare il pasto.
Ma non vorremmo che si sentisse "cacciata via"; noi teniamo molto alla salute psicologica di nostra figlia ma allo tempo ci rendiamo conto della fragilità psicologica di una persona anziana.
Non potendo permetterci aiuti da terze persone chiediamo a voi, gentili dottori, suggerimenti su come affrontare questa
delicata situazione.
Grazie ancora.
Cordiali saluti
vorrei aggiornarvi sulla situazione di mia figlia chiedendovi inoltre consiglio per una particolare questione che non so come gestire.
Innanzitutto ho parlato con mia figlia riguardo la sua volontà o meno di affrontare la problematica, purtroppo la risposta é stata negativa.
Ci sono rimasta male ma non ho insistito ovviamente.
Mi ha detto che, in questo momento della sua vita, non se la sente.
Al momento però mi si presenta un problema "pratico" che non so proprio come gestire.
Mia mamma (per cui avevo richiesto già un consulto a voi dottori) vive con noi da settembre.
Ad oggi é stata consigliata visita neurologica per disturbo paranoide e allucinazioni audiovisive infatti vede insetti e crede che tutti le parlino malevolmente alle spalle
Ora tornando a mia figlia il problema è questo: tornando da scuola si trova a mangiare quasi sempre con mio marito e sua nonna.
Mentre la ragazza mangiava, già con sue difficoltà, la nonna continuava a farle osservazioni sulle quantità, tipologia etc.
Ovviamente per prima cosa abbiamo spiegato a chiare lettere a mia madre che la ragazza aveva già un rapporto difficile col cibo e le sue esternazioni non facevano altro che aggravare la situazione.
Inoltre, in altre circostanze, si è sempre vantata della sua capacità di controllarsi nell' alimentazione e del fatto di essere stata sempre magra.
Per motivi pratici non riusciamo a farla pranzare prima dell'arrivo di mia figlia.
Primo risultato la ragazza ha cominciato a mangiare in camera sua.
Il secondo, più disastroso, la ragazza salta proprio il pasto appena torna da scuola e la trova a tavola.
Anche se mia mamma avesse finito il suo pasto rimarrebbe comunque a guardare i suoi programmi televisivi preferiti (abbiamo un solo apparecchio) e mia figlia si sentirebbe comunque osservata e probabilmente giudicata.
Tra le lacrime mi ha detto che questa donna (che tra l'altro mai si è compartata da madre e tanto meno da nonna) le sta rovinando la vita.
Addirittura è arrivata ad accusarla, non di fronte a lei, dell'epatite che ha sviluppato la nostra amata gatta e che purtroppo la sta portando alla morte.
Secondo lei la gatta è caduta in depressione perché sono stati invasi gli spazi a cui era abituata da 13 anni e si é dunque svegliata la malattia che sarebbe potuta rimanere latente per altri anni.
A volte mi sembra parli di sé stessa.
Io mi trovo in difficoltà.
L'unica cosa che ci é venuta in mente a me e mio marito e quella di chiedere a mia mamma di mattersi in un'altra stanza per il tempo necessario alla ragazza di consumare il pasto.
Ma non vorremmo che si sentisse "cacciata via"; noi teniamo molto alla salute psicologica di nostra figlia ma allo tempo ci rendiamo conto della fragilità psicologica di una persona anziana.
Non potendo permetterci aiuti da terze persone chiediamo a voi, gentili dottori, suggerimenti su come affrontare questa
delicata situazione.
Grazie ancora.
Cordiali saluti
[#1]
Gentile utente,
come esprime lei, una situazione delicata non può trovare risposta in qualche riga, pertanto l'unico consiglio sensato che mi viene da darle è di rivolgersi ad uno/a psicoterapeuta della sua città; potrebbe essere utile una terapia familiare ad orientamento sistemico.
Saluti
come esprime lei, una situazione delicata non può trovare risposta in qualche riga, pertanto l'unico consiglio sensato che mi viene da darle è di rivolgersi ad uno/a psicoterapeuta della sua città; potrebbe essere utile una terapia familiare ad orientamento sistemico.
Saluti
Dr.ssa Caterina Zanusso - Psicologa Psicoterapeuta Padova e Skype
Cell: 347.1173841 Mail: zanusso.caterina@gmail.com
www.caterinazanusso.com
[#2]
Utente
Buongiorno, innanzitutto la ringrazio per avermi risposto. Comprendo che non sia possibile risolvere il problema in quattro righe ma sinceramente (spero non me ne abbia ) il suo consiglio mi è sembrato sbrigativo. Ho scritto che mia figlia non vuole per adesso affrontare nessun percorso terapeutico e che non ci possiamo permettere aiuti da terze persone e ciò comprende anche una psicoterapia. Le ASL ,almeno qua a milano , hanno lunghe liste di attesa (mi ero già informata per me ) e giustamente prendono innanzitutto in considerazione famiglie con gravi disagi. Noi sicuramente come famiglia stiamo.vivendo due situazioni complicate : avere una persona anziana con seri disturbi e una ragazza, maggiorenne, che non vuole occuparsi del suo disagio. Ma come molte famiglie non particolarmente abbienti non possiamo permetterci né badanti né soluzioni nel privato. Per la ragazza avevo chiamato l'ospedale Niguarda ma mi hanno chiaramente detto che loro trattano solo casi "conclamati " di anoressia bulimia e obesità. Dunque ,nonostante i campanelli d'allarme , non c'è una istituzione pubblica che prenda in considerazione il problema prima che sia troppo tardi. Mi perdoni, ma sono molto amareggiata. Ormai la salute "psicologica " è solo roba da ricchi. Sennò bisogna aspettare di essere "gravi ".
Cordiali saluti
Cordiali saluti
[#3]
Gentile utente,
capisco la difficoltà in cui si sta trovando, cercando di risolvere e gestire il tutto, purtroppo non ci sono ricette magiche e senza un colloquio approfondito di persona non mi sembra professionale dare indicazioni di alcun tipo, per questo la riconducevo ai servizi; laddove anche ci fosse una lunga lista meglio mettersi subito in lista, perlomeno lei se al momento la figlia non vuole, e suo marito, che non capisco se ci sia nè che ruolo abbia, se la supporti in questo o meno, perchè attraverso queste righe la sensazione è che si sia presa il carico della responsabilità di tutti. I discorsi che sua figlia fa rispetto la gatta è facile siano un modo per parlare indirettamente di un suo vissuto. Il consiglio che mi sento di darle è innanzitutto di non essere spaventata, ma di tentare di aprire un dialogo di comprensione rispetto ai vissuti di sua figlia, che non è più una bambina ma un'adolescente, fase delicata di misura e messa in discussione di sè e degli adulti..è un sottile equilibrio di apertura onesta senza perdere però di vista la funzione genitoriale di contenimento. Quindi si alla comprensione sincera, no alla manipolazione..se si fa spaventare è come se si facesse manipolare. Preoccuparsi è lecito, ma prima di spaventarsi provi altre vie di comunicazione, coinvolgendo la figura paterna. Anche perchè questo tema del corpo e del peso è nato prima dell'arrivo della nonna, che ha peggiorato la situazione forse ben al di là di quello che dice la nonna ma di quello che per sua figlia rappresenta..un'invasione rispetto a cosa? cosa teme? in cosa si sente offesa? Forse provare a porle domande di questo tipo piuttosto che fornire risposte, in questa fase potrebbe risultare più utile a creare un clima comunicativo diverso, di autentico interesse, se se la sentisse. Anche perchè forse è proprio quello che sua figlia le sta chiedendo attraverso il cibo. Lasci fuori il giudizio, suo e verso sua figlia, per quanto possa essere difficile..giudicarsi e giudicare non aiuta a trovare soluzioni ma a difendersi o ad accusarsi.
Potrebbe inoltre fare una lista di tutti i servizi del territorio come consultori, CSM, servizi di psicologia clinica ecc, e faccia richiesta almeno per lei per il momento. Altro non mi spingo a dirle, non conoscendo lei, sua figlia, sua madre, l'inserimento, i tentativi fatti, quelli falliti, i vostri vissuti ecc...che sono tutte questioni non affrontabili in un mezzo come questo. Spero di esserle stata utile.
Saluti
capisco la difficoltà in cui si sta trovando, cercando di risolvere e gestire il tutto, purtroppo non ci sono ricette magiche e senza un colloquio approfondito di persona non mi sembra professionale dare indicazioni di alcun tipo, per questo la riconducevo ai servizi; laddove anche ci fosse una lunga lista meglio mettersi subito in lista, perlomeno lei se al momento la figlia non vuole, e suo marito, che non capisco se ci sia nè che ruolo abbia, se la supporti in questo o meno, perchè attraverso queste righe la sensazione è che si sia presa il carico della responsabilità di tutti. I discorsi che sua figlia fa rispetto la gatta è facile siano un modo per parlare indirettamente di un suo vissuto. Il consiglio che mi sento di darle è innanzitutto di non essere spaventata, ma di tentare di aprire un dialogo di comprensione rispetto ai vissuti di sua figlia, che non è più una bambina ma un'adolescente, fase delicata di misura e messa in discussione di sè e degli adulti..è un sottile equilibrio di apertura onesta senza perdere però di vista la funzione genitoriale di contenimento. Quindi si alla comprensione sincera, no alla manipolazione..se si fa spaventare è come se si facesse manipolare. Preoccuparsi è lecito, ma prima di spaventarsi provi altre vie di comunicazione, coinvolgendo la figura paterna. Anche perchè questo tema del corpo e del peso è nato prima dell'arrivo della nonna, che ha peggiorato la situazione forse ben al di là di quello che dice la nonna ma di quello che per sua figlia rappresenta..un'invasione rispetto a cosa? cosa teme? in cosa si sente offesa? Forse provare a porle domande di questo tipo piuttosto che fornire risposte, in questa fase potrebbe risultare più utile a creare un clima comunicativo diverso, di autentico interesse, se se la sentisse. Anche perchè forse è proprio quello che sua figlia le sta chiedendo attraverso il cibo. Lasci fuori il giudizio, suo e verso sua figlia, per quanto possa essere difficile..giudicarsi e giudicare non aiuta a trovare soluzioni ma a difendersi o ad accusarsi.
Potrebbe inoltre fare una lista di tutti i servizi del territorio come consultori, CSM, servizi di psicologia clinica ecc, e faccia richiesta almeno per lei per il momento. Altro non mi spingo a dirle, non conoscendo lei, sua figlia, sua madre, l'inserimento, i tentativi fatti, quelli falliti, i vostri vissuti ecc...che sono tutte questioni non affrontabili in un mezzo come questo. Spero di esserle stata utile.
Saluti
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.1k visite dal 18/02/2020.
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