Sono solo stato sfortunato o per me le terapie non funzionano?
Salve, pochi giorni fa avevo fatto un lungo aggiornamento alla mia storia che avevo scritto nell'unico mio precedente consulto, ma mi è stato consigliato di scriverne uno nuovo per avere maggiore visibilità.
Il testo era molto più lungo di questo, ma ora mi è consentito scrivere al max 3000 caratteri, per cui vi incollo solamente la parte finale del mio testo.
Spero che chi sia interessato a rispondermi possa prima leggere il mio precedente consulto.
"[...] Io vorrei poter avere l'occasione di lavorare seriamente su me stesso, di mettermi in discussione, di crescere, ma finora i miei rapporti terapeutici sono stati totalmente insignificanti.
Quest'ultima dottoressa la stimo come persona e come medico, mi è anche simpatica e se non fosse la mia terapeuta potrebbe essere potenzialmente una mia amica, ma, appunto, non capisco cosa abbia di diverso parlare con lei rispetto a parlare con una amica con cui ho confidenza.
Per me non cambia assolutamente nulla! L'unica differenza è che dopo un'ora che parliamo le devo dei soldi.
L'ultima volta che ci sono stato le parlavo della mia depressione e lei mi ha fermato dicendo che la mia non può definirsi depressione ma che è più un disturbo di personalità (non ben definito...).
Eppure mi somministra un antidepressivo e lei stessa più volte ha pronunciato la parola depressione riferendosi a me.
A me sinceramente non importa molto sapere se il mio disturbo si chiami depressione o disturbo di personalità.
Per me si può chiamare pure Luigi.
Ma non capisco per quale motivo nessuno dei cinque terapeuti con i quali ho intrapreso un percorso terapeutico mi abbia mai fatto una diagnosi chiara.
Sempre molto vaghi.
Che ci crediate o no, io mi sono sempre molto impegnato, ma davvero credo che non mi siano serviti a nulla.
E sono sempre stato estremamente sincero con i terapeuti.
Dov'è che sbaglio?
Possibile che sia solo colpa mia?
Possibile che sia sempre stato sfortunato a non trovare il terapeuta giusto per me?
Sarò probabilmente presuntuoso, ma credo di conoscermi molto bene e di conoscere bene anche le cause del mio malessere e so riconoscere in che modo mi castro da solo.
Ma non so uscire da questo trip.
Ogni volta dopo mesi di terapia, gli psicologi pensano di avermi fatto conoscere delle parti di me nuove, ma sono sempre cose che io già conoscevo da ben prima di fare terapia.
Io in terapia non ho mai scoperto nulla che non sapessi già di me.
Ho sempre l'impressione che alla fine è lo psicoterapeuta ad essere soddisfatto del percorso, mentre io rimango del tutto indifferente e, quindi, profondamente deluso.
Come detto, io non capisco quale sia la peculiarità di un rapporto terapeutico in quanto al terapeuta parlo delle stesse cose e nelle stesse modalità con cui parlo a un'amica con cui ho confidenza.
Esisterà mai una soluzione a tutto ciò?
I farmaci mi aiutano nei sintomi ma assolutamente non risolvono alcun problema.
Certo, meglio di niente.
Ma sinceramente penso di meritare di più.
Scusate lo sfogo.
"
Il testo era molto più lungo di questo, ma ora mi è consentito scrivere al max 3000 caratteri, per cui vi incollo solamente la parte finale del mio testo.
Spero che chi sia interessato a rispondermi possa prima leggere il mio precedente consulto.
"[...] Io vorrei poter avere l'occasione di lavorare seriamente su me stesso, di mettermi in discussione, di crescere, ma finora i miei rapporti terapeutici sono stati totalmente insignificanti.
Quest'ultima dottoressa la stimo come persona e come medico, mi è anche simpatica e se non fosse la mia terapeuta potrebbe essere potenzialmente una mia amica, ma, appunto, non capisco cosa abbia di diverso parlare con lei rispetto a parlare con una amica con cui ho confidenza.
Per me non cambia assolutamente nulla! L'unica differenza è che dopo un'ora che parliamo le devo dei soldi.
L'ultima volta che ci sono stato le parlavo della mia depressione e lei mi ha fermato dicendo che la mia non può definirsi depressione ma che è più un disturbo di personalità (non ben definito...).
Eppure mi somministra un antidepressivo e lei stessa più volte ha pronunciato la parola depressione riferendosi a me.
A me sinceramente non importa molto sapere se il mio disturbo si chiami depressione o disturbo di personalità.
Per me si può chiamare pure Luigi.
Ma non capisco per quale motivo nessuno dei cinque terapeuti con i quali ho intrapreso un percorso terapeutico mi abbia mai fatto una diagnosi chiara.
Sempre molto vaghi.
Che ci crediate o no, io mi sono sempre molto impegnato, ma davvero credo che non mi siano serviti a nulla.
E sono sempre stato estremamente sincero con i terapeuti.
Dov'è che sbaglio?
Possibile che sia solo colpa mia?
Possibile che sia sempre stato sfortunato a non trovare il terapeuta giusto per me?
Sarò probabilmente presuntuoso, ma credo di conoscermi molto bene e di conoscere bene anche le cause del mio malessere e so riconoscere in che modo mi castro da solo.
Ma non so uscire da questo trip.
Ogni volta dopo mesi di terapia, gli psicologi pensano di avermi fatto conoscere delle parti di me nuove, ma sono sempre cose che io già conoscevo da ben prima di fare terapia.
Io in terapia non ho mai scoperto nulla che non sapessi già di me.
Ho sempre l'impressione che alla fine è lo psicoterapeuta ad essere soddisfatto del percorso, mentre io rimango del tutto indifferente e, quindi, profondamente deluso.
Come detto, io non capisco quale sia la peculiarità di un rapporto terapeutico in quanto al terapeuta parlo delle stesse cose e nelle stesse modalità con cui parlo a un'amica con cui ho confidenza.
Esisterà mai una soluzione a tutto ciò?
I farmaci mi aiutano nei sintomi ma assolutamente non risolvono alcun problema.
Certo, meglio di niente.
Ma sinceramente penso di meritare di più.
Scusate lo sfogo.
"
[#1]
Gentile utente,
Le chiedo:
quanto si è impegnato Lei a CAMBIARE attraverso la psicoterapia?
Psicoterapia non è solo "conoscere parti di sè", ma modificarsi per vivere meglio. Quello che si svolge nella "stanza di terapia" è una parte, il resto deve accadere tra una seduta e l'altra.
Nel caso si tratti di disturbo di personalità,
il percorso è lungo e il pz si deve impegnare molto,
come del resto il terapeuta.
Riguardo alla Sua domanda su come funzioni una psicoterapia
La invito a leggere con profondità
questo articolo, ben più esaustivo di quanto possa essere una risposta:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html .
Dopo averlo fatto,
se Le va si faccia risentire.
Dott. Brunialti
Le chiedo:
quanto si è impegnato Lei a CAMBIARE attraverso la psicoterapia?
Psicoterapia non è solo "conoscere parti di sè", ma modificarsi per vivere meglio. Quello che si svolge nella "stanza di terapia" è una parte, il resto deve accadere tra una seduta e l'altra.
Nel caso si tratti di disturbo di personalità,
il percorso è lungo e il pz si deve impegnare molto,
come del resto il terapeuta.
Riguardo alla Sua domanda su come funzioni una psicoterapia
La invito a leggere con profondità
questo articolo, ben più esaustivo di quanto possa essere una risposta:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html .
Dopo averlo fatto,
se Le va si faccia risentire.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Grazie dottoressa Brunialti per la sua risposta.
Che ci creda o no, io credo di essermi impegnato moltissimo in questi anni e in questi percorsi, ma sostanzialmente non ottenendo nessun risultato. Io non riesco a modificare me stesso e non riesco neanche a capire in che modo potrei farlo. Vorrei, ma non so come e non credo mi sia mai stato uno strumento per farlo. Tra una seduta e l'altra a me non succede niente, perché non saprei cosa fare, non mi vengono assegnati compiti. Io se ci vado o no dalla terapeuta, sono sempre uguale.
Poi, come dicevo, non ho mai capito perché nessuno mi abbia mai fatto una vera diagnosi. Più o meno tutti hanno parlato di depressione, ma poi se tiro io fuori questa parola mi si dice che non è una vera e propria depressione ma forse più un disturbo di personalità. Però mi si somministra un antidepressivo... Bo!
Riguardo l'articolo, cerco di rispondere a ogni punto del "buon psicoterapeuta":
- sa come instaurare e costruire una relazione con il suo paziente;
-- Sì, c'è una relazione tra noi due, ma che a me pare più come un'amicizia che come un rapporto paziente/terapeuta
- concorda all'inizio con il paziente l'obiettivo terapeutico da raggiungere;
-- Non si è parlato di obiettivi concreti
- è pronto a dare suggerimenti quando gli vengono richiesti;
non usa gergo tecnico;
-- Non usa un gergo tecnico
- si lascia coinvolgere dal problema del paziente, ma riesce a rimanere allo stesso tempo obiettivo;
-- Credo di sì
- non sostiene che la terapia debba necessariamente essere "dolorosa";
-- non saprei
- non indugia nel passato senza necessità;
-- ci siamo
- dà appoggio quando emergono sensazioni dolorose, ma non incoraggia la persona a manifestare emozioni oltre la normale necessità di lasciar uscire le sensazioni represse;
-- sono abbastanza libero di esprimermi come voglio
- è in grado di aiutare a sviluppare le abilità sociali necessarie in campo affettivo, di amicizia, intimità, piacere e di relazione con la comunità;
-- non credo che abbia ricevuto aiuti in questo senso
- aiuta a sfruttare e a sviluppare le risorse che la persona già possiede - e che possono rivelarsi più ampie di quanto sembri a prima vista;
-- non mi pare
- tiene conto degli effetti che la terapia può avere sulla vita del paziente e sulle persone a lui vicine;
-- secondo me non hanno alcun effetto
- è in grado d'insegnare a rilassarsi profondamente;
-- no
- è in grado di aiutare a pensare alle difficoltà e ai problemi in modo nuovo ed edificante;
-- non ho cambiato minimamente il mio modo di pensare
- è in grado di utilizzare una vasta gamma di tecniche, secondo le necessità;
-- non credo e non capisco neanche quale possa essere la tecnica (a me sembra una normalissima conversazione)
- può assegnare dei compiti da mettere in atto fra le varie sedute;
-- mai avuto compiti da fare, neanche dai precedenti terapeuti
- fa fare il minimo numero di sedute necessario;
-- non lo posso sapere
- incoraggia la fiducia in se stessi, l'autonomia e l'indipendenza e fa sì che ci si senta meglio dopo ogni seduta.
-- un po' tutte le persone a me vicine cercano di incoraggiare la fiducia in me stesso, ma senza risultati. No, MAI stato meglio dopo una seduta. Non mi cambia niente. In passato invece ci sono stati terapeuti da cui andavo che stavo molto peggio quando uscivo dalla seduta
Che ci creda o no, io credo di essermi impegnato moltissimo in questi anni e in questi percorsi, ma sostanzialmente non ottenendo nessun risultato. Io non riesco a modificare me stesso e non riesco neanche a capire in che modo potrei farlo. Vorrei, ma non so come e non credo mi sia mai stato uno strumento per farlo. Tra una seduta e l'altra a me non succede niente, perché non saprei cosa fare, non mi vengono assegnati compiti. Io se ci vado o no dalla terapeuta, sono sempre uguale.
Poi, come dicevo, non ho mai capito perché nessuno mi abbia mai fatto una vera diagnosi. Più o meno tutti hanno parlato di depressione, ma poi se tiro io fuori questa parola mi si dice che non è una vera e propria depressione ma forse più un disturbo di personalità. Però mi si somministra un antidepressivo... Bo!
Riguardo l'articolo, cerco di rispondere a ogni punto del "buon psicoterapeuta":
- sa come instaurare e costruire una relazione con il suo paziente;
-- Sì, c'è una relazione tra noi due, ma che a me pare più come un'amicizia che come un rapporto paziente/terapeuta
- concorda all'inizio con il paziente l'obiettivo terapeutico da raggiungere;
-- Non si è parlato di obiettivi concreti
- è pronto a dare suggerimenti quando gli vengono richiesti;
non usa gergo tecnico;
-- Non usa un gergo tecnico
- si lascia coinvolgere dal problema del paziente, ma riesce a rimanere allo stesso tempo obiettivo;
-- Credo di sì
- non sostiene che la terapia debba necessariamente essere "dolorosa";
-- non saprei
- non indugia nel passato senza necessità;
-- ci siamo
- dà appoggio quando emergono sensazioni dolorose, ma non incoraggia la persona a manifestare emozioni oltre la normale necessità di lasciar uscire le sensazioni represse;
-- sono abbastanza libero di esprimermi come voglio
- è in grado di aiutare a sviluppare le abilità sociali necessarie in campo affettivo, di amicizia, intimità, piacere e di relazione con la comunità;
-- non credo che abbia ricevuto aiuti in questo senso
- aiuta a sfruttare e a sviluppare le risorse che la persona già possiede - e che possono rivelarsi più ampie di quanto sembri a prima vista;
-- non mi pare
- tiene conto degli effetti che la terapia può avere sulla vita del paziente e sulle persone a lui vicine;
-- secondo me non hanno alcun effetto
- è in grado d'insegnare a rilassarsi profondamente;
-- no
- è in grado di aiutare a pensare alle difficoltà e ai problemi in modo nuovo ed edificante;
-- non ho cambiato minimamente il mio modo di pensare
- è in grado di utilizzare una vasta gamma di tecniche, secondo le necessità;
-- non credo e non capisco neanche quale possa essere la tecnica (a me sembra una normalissima conversazione)
- può assegnare dei compiti da mettere in atto fra le varie sedute;
-- mai avuto compiti da fare, neanche dai precedenti terapeuti
- fa fare il minimo numero di sedute necessario;
-- non lo posso sapere
- incoraggia la fiducia in se stessi, l'autonomia e l'indipendenza e fa sì che ci si senta meglio dopo ogni seduta.
-- un po' tutte le persone a me vicine cercano di incoraggiare la fiducia in me stesso, ma senza risultati. No, MAI stato meglio dopo una seduta. Non mi cambia niente. In passato invece ci sono stati terapeuti da cui andavo che stavo molto peggio quando uscivo dalla seduta
[#3]
Gentile utente,
sulla base dei punti da Lei indentificati come carenti
parli con la Sua Psicoterapeuta
anche facendoLe leggere lo scambio qui, online.
Quando il Terapeuta comprende che il pz chiede di più
ed è contemporaneamente disposto a impegnarsi di più,
è ben felice di alzare l'asticella.
Dott. Brunialti
sulla base dei punti da Lei indentificati come carenti
parli con la Sua Psicoterapeuta
anche facendoLe leggere lo scambio qui, online.
Quando il Terapeuta comprende che il pz chiede di più
ed è contemporaneamente disposto a impegnarsi di più,
è ben felice di alzare l'asticella.
Dott. Brunialti
[#6]
Utente
Salve,
pochi giorni fa sono tornato dalla mia terapeuta e le ho fatto leggere questo consulto e il precedente. Mi ha detto che in realtà la diagnosi per lei è chiara: disturbo di personalità narcisistica che ha come conseguenza la depressione. Quindi la depressione sarebbe solo una conseguenza.
Secondo lei potrebbe servirmi una terapia di gruppo, che però lei non svolge. Mi ha detto quindi di informarmi da me nel cercare chi fa questo tipo di terapia in città e di capire quale potrebbe fare al caso mio.
In realtà, da sempre, la terapia di gruppo è l'ultima cosa che vorrei fare, ma secondo lei invece potrebbe essere proprio questa un mezzo per mettermi sul serio in discussione.
Vedrò cosa fare.
Sto dando un'occhiata su internet, ma poche proposte mi danno fiducia
pochi giorni fa sono tornato dalla mia terapeuta e le ho fatto leggere questo consulto e il precedente. Mi ha detto che in realtà la diagnosi per lei è chiara: disturbo di personalità narcisistica che ha come conseguenza la depressione. Quindi la depressione sarebbe solo una conseguenza.
Secondo lei potrebbe servirmi una terapia di gruppo, che però lei non svolge. Mi ha detto quindi di informarmi da me nel cercare chi fa questo tipo di terapia in città e di capire quale potrebbe fare al caso mio.
In realtà, da sempre, la terapia di gruppo è l'ultima cosa che vorrei fare, ma secondo lei invece potrebbe essere proprio questa un mezzo per mettermi sul serio in discussione.
Vedrò cosa fare.
Sto dando un'occhiata su internet, ma poche proposte mi danno fiducia
[#7]
Gentile utente,
mi sembra che per lo meno ha avuto un'indicazione chiara dalla sua psichiatra su quale tipo di terapia intraprendere, anche se non la entusiasma!
Non sempre la psicoterapia riesce a risolvere i problemi, soprattutto quando questi implicano il trattamento di altre persone significative della cerchia del paziente o quando non riesce a favorire o ad indurre il paziente a fare scelte esistenziali coraggiose e impegnative.
Lei mi sembra si lamenti che la psicoterapia attuale non assegni compiti, ma quando anni fa le fu proposta una terapia che invece li assegna quasi sistematicamente come la Terapia Strategica Breve, non ha voluto prenderla in considerazione!
Le scelte comportano sempre una responsabilità personale.
mi sembra che per lo meno ha avuto un'indicazione chiara dalla sua psichiatra su quale tipo di terapia intraprendere, anche se non la entusiasma!
Non sempre la psicoterapia riesce a risolvere i problemi, soprattutto quando questi implicano il trattamento di altre persone significative della cerchia del paziente o quando non riesce a favorire o ad indurre il paziente a fare scelte esistenziali coraggiose e impegnative.
Lei mi sembra si lamenti che la psicoterapia attuale non assegni compiti, ma quando anni fa le fu proposta una terapia che invece li assegna quasi sistematicamente come la Terapia Strategica Breve, non ha voluto prenderla in considerazione!
Le scelte comportano sempre una responsabilità personale.
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#8]
Gentile utente,
come d'accordo Lei si è fatto risentire con noi,
dopo la ripresa con la Sua Terapeuta.
Grazie del ragguaglio.
Le consiglio di raccogliere l'indicazione della Sua curante,
che La conosce da tempo:
"Terapia di gruppo".
Se la correlo con la diagnosi da Lei ricevuta, comprendo benissimo che essa sia "...l'ultima cosa che vorrei fare", ma
- poste queste premesse -
mi troverei d'accordo con la Terapeuta che "potrebbe essere proprio questa un mezzo per mettermi sul serio in discussione".
E' tanto tempo che Lei sperimenta la Psicoterapia individuale senza forse farsene scalfire,
perchè non sperimentare del nuovo?
Quali le Sue resistenze più profonde?
Saluti cari.
Dott. Brunialti
come d'accordo Lei si è fatto risentire con noi,
dopo la ripresa con la Sua Terapeuta.
Grazie del ragguaglio.
Le consiglio di raccogliere l'indicazione della Sua curante,
che La conosce da tempo:
"Terapia di gruppo".
Se la correlo con la diagnosi da Lei ricevuta, comprendo benissimo che essa sia "...l'ultima cosa che vorrei fare", ma
- poste queste premesse -
mi troverei d'accordo con la Terapeuta che "potrebbe essere proprio questa un mezzo per mettermi sul serio in discussione".
E' tanto tempo che Lei sperimenta la Psicoterapia individuale senza forse farsene scalfire,
perchè non sperimentare del nuovo?
Quali le Sue resistenze più profonde?
Saluti cari.
Dott. Brunialti
[#9]
Utente
Grazie dottoresse per le vostre risposte.
Dr.ssa Sciubba, non ho capito questa sua frase:
"Non sempre la psicoterapia riesce a risolvere i problemi, soprattutto quando questi implicano il trattamento di altre persone significative della cerchia del paziente"
Per quanto riguarda la Terapia Strategica Breve in effetti non la presi in considerazione perché già non avevo fiducia nella terapia in generale, figuriamoci in una di cui ero molto scettico.
Dr.ssa Brunialti, forse proverò questa terapia di gruppo, ma penso almeno tra un mese. Nel frattempo provo a cercare una proposta che mi dia un po' di fiducia.
Le mie resistenze più profonde sono dovute al fatto che io in generale non amo raccontarmi, figuriamoci avere un confronto con un nuovo terapeuta e soprattutto con persone che non conosco!
Capisco però che forse è proprio questa cosa che potrebbe essere interessante...
Dr.ssa Sciubba, non ho capito questa sua frase:
"Non sempre la psicoterapia riesce a risolvere i problemi, soprattutto quando questi implicano il trattamento di altre persone significative della cerchia del paziente"
Per quanto riguarda la Terapia Strategica Breve in effetti non la presi in considerazione perché già non avevo fiducia nella terapia in generale, figuriamoci in una di cui ero molto scettico.
Dr.ssa Brunialti, forse proverò questa terapia di gruppo, ma penso almeno tra un mese. Nel frattempo provo a cercare una proposta che mi dia un po' di fiducia.
Le mie resistenze più profonde sono dovute al fatto che io in generale non amo raccontarmi, figuriamoci avere un confronto con un nuovo terapeuta e soprattutto con persone che non conosco!
Capisco però che forse è proprio questa cosa che potrebbe essere interessante...
[#10]
"provo a cercare una proposta che mi dia un po' di fiducia."
Può darsi che sia proprio un aspetto del Suo problema *l'avere fiducia*, l'affidarsi. Forse le resistenze segnalano proprio questo.
Tenga conto che talvolta è più facile raccontarsi a persone che non si conoscono e che dopo l'esperienza non si incontreranno più.
Dott. Brunialti
Può darsi che sia proprio un aspetto del Suo problema *l'avere fiducia*, l'affidarsi. Forse le resistenze segnalano proprio questo.
Tenga conto che talvolta è più facile raccontarsi a persone che non si conoscono e che dopo l'esperienza non si incontreranno più.
Dott. Brunialti
[#11]
Buongiorno,
non so perchè lei sia stato molto scettico sulla Terapia Breve Strategica. Come le ripeto è una terapia che oltre al colloquio utilizza moltissimo dei piccoli compiti a casa, in genere molto semplici, che fanno parte integrante della terapia e le conferiscono l'efficacia e la velocità che la caratterizzano.
La Terapia Breve Integrata a mio avviso è ancora migliorativa perchè include un maggiore interesse verso l'inconscio.
Le faccio un esempio in cui la psicoterapia è impotente:
un paziente con uno stato depressivo nel quale c'è una problematica la cui soluzione è fondamentale per la risoluzione della patologia, che richiede azioni concrete le quali a loro volta dipendono anche da un familiare. Se il familiare non viene in terapia e non collabora con azioni concrete, quasi sicuramente si otterranno risultati parziali o non si otterranno affatto.
non so perchè lei sia stato molto scettico sulla Terapia Breve Strategica. Come le ripeto è una terapia che oltre al colloquio utilizza moltissimo dei piccoli compiti a casa, in genere molto semplici, che fanno parte integrante della terapia e le conferiscono l'efficacia e la velocità che la caratterizzano.
La Terapia Breve Integrata a mio avviso è ancora migliorativa perchè include un maggiore interesse verso l'inconscio.
Le faccio un esempio in cui la psicoterapia è impotente:
un paziente con uno stato depressivo nel quale c'è una problematica la cui soluzione è fondamentale per la risoluzione della patologia, che richiede azioni concrete le quali a loro volta dipendono anche da un familiare. Se il familiare non viene in terapia e non collabora con azioni concrete, quasi sicuramente si otterranno risultati parziali o non si otterranno affatto.
[#12]
Utente
Dr.ssa Brunialti certo, io non ho fiducia in me stesso, figuriamoci se ce l'ho negli altri! :)
Comunque io mi sono sempre affidato totalmente ai vari terapeuti, anche contro tutte le mie resistenze.
Dr.ssa Sciubba il mio scetticismo è nato dal fatto che credo che problemi che si sono generati e consolidati in decenni dubito che possano essere scardinati in breve tempo. Ma, certo, questo è solo il mio sentire, il mio istinto, non giudico la validità di una terapia. Però, a sensazione, non mi dà fiducia questo approccio... Poi, chissà, forse è il migliore che potrei provare.
Comunque nessun mio famigliare sarebbe disposto a collaborare con un terapeuta. Nella mia famiglia è un tabù... Sono anni che frequento terapeuti e nessuno lo sa. Diciamo che non hanno gli strumenti culturali per poter accettare l'idea di farsi aiutare da uno psicologo e vivrebbero ciò in modo estremamente negativo. Solo la mia primissima volta dallo psicanalista (avevo 20 anni) era una scelta condivisa con mia madre (che mi pagava la terapia), ma fu un inferno per me, perché viveva questa cosa malissimo, come un suo fallimento e me la faceva pagare con ricatti psicologici.
Comunque io mi sono sempre affidato totalmente ai vari terapeuti, anche contro tutte le mie resistenze.
Dr.ssa Sciubba il mio scetticismo è nato dal fatto che credo che problemi che si sono generati e consolidati in decenni dubito che possano essere scardinati in breve tempo. Ma, certo, questo è solo il mio sentire, il mio istinto, non giudico la validità di una terapia. Però, a sensazione, non mi dà fiducia questo approccio... Poi, chissà, forse è il migliore che potrei provare.
Comunque nessun mio famigliare sarebbe disposto a collaborare con un terapeuta. Nella mia famiglia è un tabù... Sono anni che frequento terapeuti e nessuno lo sa. Diciamo che non hanno gli strumenti culturali per poter accettare l'idea di farsi aiutare da uno psicologo e vivrebbero ciò in modo estremamente negativo. Solo la mia primissima volta dallo psicanalista (avevo 20 anni) era una scelta condivisa con mia madre (che mi pagava la terapia), ma fu un inferno per me, perché viveva questa cosa malissimo, come un suo fallimento e me la faceva pagare con ricatti psicologici.
[#15]
Le ho fatto un esempio in cui la terapia individuale non funziona, ma in base alla mia esperienza è più l'eccezione che la regola. Tenga infatti presente che le relazioni, anche molto negative e problematiche, possono in genere essere cambiate in positivo cambiando il modo di comunicare con "l'altro". In tal modo si ottengono risultati anche con una terapia individuale, facilitando il cambiamento del modo di comunicare di chi viene in terapia.
Questo consulto ha ricevuto 15 risposte e 2.1k visite dal 13/02/2020.
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