Solitudine e senso di inadeguatezza
Buongiorno, scrivo in quanto sono in uno stato di malessere e non so come uscire da questa situazione.
Mi sono recentemente trasferita negli Stati Uniti, circa un mese fa.
Non é la prima volta che mi trasferisco ho giá vissuto in una grande cittá europea per 6 anni.
Descrivo brevemente la mia storia per contestualizzare l' attuale situazione.
Sono una ragazza ho 30 anni e faccio la ricercatrice in Biologia.
Ho da poco conseguito il mio dottorato e mi sono trasferita negli USA per cominciare il mio postdoc in una prestigiosa università americana.
Mi sento molto sola sia da un punto di vista sentimentale che di amicizie.
Ho avuto due storie molto importanti durate 6 anni entrambe e una storia di 1 anno che credo sia giunta alla sua fine.
Mi sento incapace di creare legami perché ho l'impressione di rovinare tutto ogni volta.
Mi é stato detto piú volte che mi lamento troppo e risulto insopportabile e sto cercando di lavorare su questo ma non mi sembra di lamentarmi piú di qualsiasi altra persona.
Ogni volta che ho qualcosa che non va e ho bisogno di sfogarmi sembra che non abbia il diritto di sfogarmi e che il mio lamentarmi sia un difetto insormontabile allora che penso di avere delle qualitá, invece i difetti degli altri sembrano sempre marginali e che il mio lamentarmi vada demonizzato.
Quindi mi sento estremamente sola e arrivata ai 30 anni ho paura che non troveró mai una relazione duratura e un uomo che io possa amare con cui costruire una famiglia.
So che molti diranno che a 30 anni sono giovane ma lo sento come un punto di non ritorno e incapace di poter essere felice sotto questo aspetto della mia vita.
Vorrei davvero trovare qualcuno da amare e che mi ami ma sembra che questa persona non esista.
Dal punto di vista amicizie ho una grande amica ma da quanto sono partita dagli USA sembra non interessarsi piú di tanto e che mi abbia sostituito con una ragazza che abita nella stessa cittá.
So che le amicizie non sono uguali e che ognuna ha un proprio grado e natura di esistere ma sembra che la nostra amicizia sia stata retrocessa a livello inferiore.
Non ho niente che vada bene tutti si allontanano da me.
Ho il vuoto attorno a me.
Inoltre nel nuovo lavoro sono disorientata.
Scrivo mail al mio capo che non mi risponde e nessuno nel lab a cui chiedo aiuto mi aiuta veramente.
Passo le giornate a fare nulla e ho paura di venire licenziata.
Mi lasciano davvero tanta libertá e ho l'impressione di non avere le capacita per essere una buona ricercatrice.
Non ho idee, non ho voglia di fare nulla perche non so neanche da che parte iniziare.
Ho parlato con diverse persone che mi hanno detto che presento la tipica sindrome dell'impostore.
Ma non mi sento davvero all'altezza e penso che abbiano fatto un errore di recrutamento.
Mi sento completamente stupida e incapace e ho l'impressione di sprecare le mie giornate.
Vorrei idealmente essere felice in coppia con qualcuno che mi ami ma mi sento rifiutata e sul lavoro mi sento una completa inetta.
Mi sono recentemente trasferita negli Stati Uniti, circa un mese fa.
Non é la prima volta che mi trasferisco ho giá vissuto in una grande cittá europea per 6 anni.
Descrivo brevemente la mia storia per contestualizzare l' attuale situazione.
Sono una ragazza ho 30 anni e faccio la ricercatrice in Biologia.
Ho da poco conseguito il mio dottorato e mi sono trasferita negli USA per cominciare il mio postdoc in una prestigiosa università americana.
Mi sento molto sola sia da un punto di vista sentimentale che di amicizie.
Ho avuto due storie molto importanti durate 6 anni entrambe e una storia di 1 anno che credo sia giunta alla sua fine.
Mi sento incapace di creare legami perché ho l'impressione di rovinare tutto ogni volta.
Mi é stato detto piú volte che mi lamento troppo e risulto insopportabile e sto cercando di lavorare su questo ma non mi sembra di lamentarmi piú di qualsiasi altra persona.
Ogni volta che ho qualcosa che non va e ho bisogno di sfogarmi sembra che non abbia il diritto di sfogarmi e che il mio lamentarmi sia un difetto insormontabile allora che penso di avere delle qualitá, invece i difetti degli altri sembrano sempre marginali e che il mio lamentarmi vada demonizzato.
Quindi mi sento estremamente sola e arrivata ai 30 anni ho paura che non troveró mai una relazione duratura e un uomo che io possa amare con cui costruire una famiglia.
So che molti diranno che a 30 anni sono giovane ma lo sento come un punto di non ritorno e incapace di poter essere felice sotto questo aspetto della mia vita.
Vorrei davvero trovare qualcuno da amare e che mi ami ma sembra che questa persona non esista.
Dal punto di vista amicizie ho una grande amica ma da quanto sono partita dagli USA sembra non interessarsi piú di tanto e che mi abbia sostituito con una ragazza che abita nella stessa cittá.
So che le amicizie non sono uguali e che ognuna ha un proprio grado e natura di esistere ma sembra che la nostra amicizia sia stata retrocessa a livello inferiore.
Non ho niente che vada bene tutti si allontanano da me.
Ho il vuoto attorno a me.
Inoltre nel nuovo lavoro sono disorientata.
Scrivo mail al mio capo che non mi risponde e nessuno nel lab a cui chiedo aiuto mi aiuta veramente.
Passo le giornate a fare nulla e ho paura di venire licenziata.
Mi lasciano davvero tanta libertá e ho l'impressione di non avere le capacita per essere una buona ricercatrice.
Non ho idee, non ho voglia di fare nulla perche non so neanche da che parte iniziare.
Ho parlato con diverse persone che mi hanno detto che presento la tipica sindrome dell'impostore.
Ma non mi sento davvero all'altezza e penso che abbiano fatto un errore di recrutamento.
Mi sento completamente stupida e incapace e ho l'impressione di sprecare le mie giornate.
Vorrei idealmente essere felice in coppia con qualcuno che mi ami ma mi sento rifiutata e sul lavoro mi sento una completa inetta.
[#1]
Gentile utente,
per quanto indubbiamente un trasferimento lontano geograficamente e culturalmente influisca sull'umore e sulla percezione di solitudine (quindi su questo forse deve darsi anche un pochino di tempo, non crede?), le sue parole mettono ai miei occhi in evidenza una costruzione di sè, del mondo e degli altri nella quale il valore di sé derivi perlopiù da una validazione esterna, relegando quindi gli altri nella posizione di giudici o salvatori, dal quale lei quindi "dipende" in ogni caso, sia come giudicata che come salvata (dall'uomo che riuscirà ad amarla e quindi non farla sentire indegna). Il suo scritto, se ci fa caso, parte da un confronto con gli altri (non mi sembra di lamentarmi più degli altri, mi dicono che sono pesante ecc ecc) e arrivano a toccare il cuore della sua sofferenza: "mi sento rifiutata e mi sento (sul lavoro) una completa inetta". Anche i termini da lei scelti per descrivere alcune amicizie, come "essere sostituita" e "retrocedere" mi fanno pensare ad un mondo difficile in cui vivere, in cui si vince o si perde, in cui si deve dimostrare un proprio valore per poter essere amabili...
Probabilmente, inoltre, (posso solo fare delle supposizioni su quello che leggo ovviamente), le difficoltà che in modo naturale scaturiscono da un trasferimento di tale portata hanno amplificato questa visione che ha di sè e degli altri che le arreca sofferenza. In realtà, per quanto doloroso, questo potrebbe essere visto come una fortuna e un'opportunità per farsi carico di sé.
Ha pensato di rivolgersi ad un professionista? Ci saranno sicuramente colleghi psicoterapeuti italiani anche nel suo territorio; in alternativa può considerare dei colloqui via Skype.
Cari saluti,
Caterina Zanusso
per quanto indubbiamente un trasferimento lontano geograficamente e culturalmente influisca sull'umore e sulla percezione di solitudine (quindi su questo forse deve darsi anche un pochino di tempo, non crede?), le sue parole mettono ai miei occhi in evidenza una costruzione di sè, del mondo e degli altri nella quale il valore di sé derivi perlopiù da una validazione esterna, relegando quindi gli altri nella posizione di giudici o salvatori, dal quale lei quindi "dipende" in ogni caso, sia come giudicata che come salvata (dall'uomo che riuscirà ad amarla e quindi non farla sentire indegna). Il suo scritto, se ci fa caso, parte da un confronto con gli altri (non mi sembra di lamentarmi più degli altri, mi dicono che sono pesante ecc ecc) e arrivano a toccare il cuore della sua sofferenza: "mi sento rifiutata e mi sento (sul lavoro) una completa inetta". Anche i termini da lei scelti per descrivere alcune amicizie, come "essere sostituita" e "retrocedere" mi fanno pensare ad un mondo difficile in cui vivere, in cui si vince o si perde, in cui si deve dimostrare un proprio valore per poter essere amabili...
Probabilmente, inoltre, (posso solo fare delle supposizioni su quello che leggo ovviamente), le difficoltà che in modo naturale scaturiscono da un trasferimento di tale portata hanno amplificato questa visione che ha di sè e degli altri che le arreca sofferenza. In realtà, per quanto doloroso, questo potrebbe essere visto come una fortuna e un'opportunità per farsi carico di sé.
Ha pensato di rivolgersi ad un professionista? Ci saranno sicuramente colleghi psicoterapeuti italiani anche nel suo territorio; in alternativa può considerare dei colloqui via Skype.
Cari saluti,
Caterina Zanusso
Dr.ssa Caterina Zanusso - Psicologa Psicoterapeuta Padova e Skype
Cell: 347.1173841 Mail: zanusso.caterina@gmail.com
www.caterinazanusso.com
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa Zanusso,
la ringrazio di aver preso del tempo per rispondere al mio post. Ha completamente ragione. E vero che é un'opportunitá per farmi carico di me stessa, ci sto provando da tempo ma penso di non aver ancora gli strumenti necessari per poterlo fare ed é vero che la visione che ho di me é stata creata spesso per rapporto ad altri e che mi baso sulla valutazione altrui per costruire la percezione che ho di me, ma non so proprio da che parte cominciare per avere una mia propria opinione di me. Per questo motivo sono spessa bloccata sul lavoro e non procedo.
Per il momento andró a consultare il mio medico di base qui negli stati uniti che mi indirizzerà verso un professionista ma penso il colloquio sará tenuto in lingua inglese. Riguardo alla possibilitá di colloqui su Skype, lei sarebbe disponibile o in caso negativo potrebbe consigliarmi qualcuno?
Grazie per avermi dedicato il suo tempo
la ringrazio di aver preso del tempo per rispondere al mio post. Ha completamente ragione. E vero che é un'opportunitá per farmi carico di me stessa, ci sto provando da tempo ma penso di non aver ancora gli strumenti necessari per poterlo fare ed é vero che la visione che ho di me é stata creata spesso per rapporto ad altri e che mi baso sulla valutazione altrui per costruire la percezione che ho di me, ma non so proprio da che parte cominciare per avere una mia propria opinione di me. Per questo motivo sono spessa bloccata sul lavoro e non procedo.
Per il momento andró a consultare il mio medico di base qui negli stati uniti che mi indirizzerà verso un professionista ma penso il colloquio sará tenuto in lingua inglese. Riguardo alla possibilitá di colloqui su Skype, lei sarebbe disponibile o in caso negativo potrebbe consigliarmi qualcuno?
Grazie per avermi dedicato il suo tempo
[#3]
Gentile utente,
farsi carico di sé vuol dire anche riconoscere in alcuni momenti o per alcuni ambiti di non avere gli strumenti per farlo da sola, come lei stessa dice, e sapere rivolgere le proprie energie nella ricerca di tale aiuto, invece di disperderle ostilmente in qualcosa che al momento non le fa percorrere vie alternative (di visione di sé, degli altri, del suo problema ecc ecc). In sostanza, se si farà aiutare potrà meglio direzionare le sue forze ed energie.
Se se la sente di fare un colloquio in inglese sicuramente il suo medico di base potrà indirizzarla; in alternativa, come le dicevo, troverà anche professionisti nella sua lingua madre.
Se lei preferisce sono disponibile via Skype, mi scriva pure una mail a zanusso.caterina@gmail.com
farsi carico di sé vuol dire anche riconoscere in alcuni momenti o per alcuni ambiti di non avere gli strumenti per farlo da sola, come lei stessa dice, e sapere rivolgere le proprie energie nella ricerca di tale aiuto, invece di disperderle ostilmente in qualcosa che al momento non le fa percorrere vie alternative (di visione di sé, degli altri, del suo problema ecc ecc). In sostanza, se si farà aiutare potrà meglio direzionare le sue forze ed energie.
Se se la sente di fare un colloquio in inglese sicuramente il suo medico di base potrà indirizzarla; in alternativa, come le dicevo, troverà anche professionisti nella sua lingua madre.
Se lei preferisce sono disponibile via Skype, mi scriva pure una mail a zanusso.caterina@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.7k visite dal 06/02/2020.
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