Fobia di lasciare il lavoro o qualcosa di simile
Ho 21 anni e ho un problema che sta letteralmente rovinando la mia vita.
Circa un anno fa ho iniziato un lavoro come operaio (ero costretto ad accettare questo lavoro dato che i miei genitori non volevano stessi a casa), dal primo giorno di lavoro feci una promessa a me stesso ovvero che avrei lasciato il lavoro molto presto per fare ciò che veramente mi piaceva.
Per i primi 6 mesi lavorai duramente dal mio pc ogni sera dopo essere tornato dalle mie 8 ore di lavoro manuale, fino a che arrivai ad punto dove il mio lavoro online che tanto mi appassionava e che svolgevo di sera mi permetteva di guadagnare oltre il doppio del mio stipendio da operaio, non c’erano più scusanti economiche, così a Luglio decisi che avrei lasciato il mio lavoro.
Poi però decisi di attendere un giorno, che diventò una settimana e che diventarono mesi.
La realtà è che ho provato di tutto per lasciare questo lavoro che odio e che non mi appartiene ma ogni volta che faccio per dirigermi verso l'ufficio del capo le mie gambe si paralizzano dalla paura e mi fanno tornare indietro.
Per molti sembrerà una cosa da poco, ma non potete capire quanto questo mi ha fatto e mi sta facendo soffrire, mi sento schiavo di un lavoro che non ho nemmeno mai voluto fare, bloccato in una vita che mi vede impegnato dalle sette e mezzo del mattino quando parto fino alle sei mezza di sera quando torno in un lavoro che sento che sta lentamente bruciando la mia vita con i miei desideri e passioni e soprattutto un lavoro che faccio per una sola ed unica ragione, che non so come uscirne.
Sono stati tanti i giorni in cui ci ho provato e che mi sono detto oggi è il giorno, oggi è il giorno, ma questo giorno non so neanche io per quale ragione non è mai arrivato, quello che so è che io ce lo messa tutta.
Di solito sono una persona che parla con tutti senza problemi ma in questo caso il solo pensiero di andare dal mio capo e dirgli che lascio il lavoro mi causa paura e un'infinita procrastinazione che come ho detto mi sta rovinando la vita.
Spero di essere stato chiaro e grazie in anticipo per chi ha speso tempo a provare a capire la mia situazione.
Circa un anno fa ho iniziato un lavoro come operaio (ero costretto ad accettare questo lavoro dato che i miei genitori non volevano stessi a casa), dal primo giorno di lavoro feci una promessa a me stesso ovvero che avrei lasciato il lavoro molto presto per fare ciò che veramente mi piaceva.
Per i primi 6 mesi lavorai duramente dal mio pc ogni sera dopo essere tornato dalle mie 8 ore di lavoro manuale, fino a che arrivai ad punto dove il mio lavoro online che tanto mi appassionava e che svolgevo di sera mi permetteva di guadagnare oltre il doppio del mio stipendio da operaio, non c’erano più scusanti economiche, così a Luglio decisi che avrei lasciato il mio lavoro.
Poi però decisi di attendere un giorno, che diventò una settimana e che diventarono mesi.
La realtà è che ho provato di tutto per lasciare questo lavoro che odio e che non mi appartiene ma ogni volta che faccio per dirigermi verso l'ufficio del capo le mie gambe si paralizzano dalla paura e mi fanno tornare indietro.
Per molti sembrerà una cosa da poco, ma non potete capire quanto questo mi ha fatto e mi sta facendo soffrire, mi sento schiavo di un lavoro che non ho nemmeno mai voluto fare, bloccato in una vita che mi vede impegnato dalle sette e mezzo del mattino quando parto fino alle sei mezza di sera quando torno in un lavoro che sento che sta lentamente bruciando la mia vita con i miei desideri e passioni e soprattutto un lavoro che faccio per una sola ed unica ragione, che non so come uscirne.
Sono stati tanti i giorni in cui ci ho provato e che mi sono detto oggi è il giorno, oggi è il giorno, ma questo giorno non so neanche io per quale ragione non è mai arrivato, quello che so è che io ce lo messa tutta.
Di solito sono una persona che parla con tutti senza problemi ma in questo caso il solo pensiero di andare dal mio capo e dirgli che lascio il lavoro mi causa paura e un'infinita procrastinazione che come ho detto mi sta rovinando la vita.
Spero di essere stato chiaro e grazie in anticipo per chi ha speso tempo a provare a capire la mia situazione.
[#1]
Gentile utente,
valutiamo le sue parole: "il solo pensiero di andare dal mio capo e dirgli che lascio il lavoro mi causa paura e un'infinita procrastinazione che come ho detto mi sta rovinando la vita".
Due condizioni, quelle da lei espresse, che si possono benissimo aggirare: 1) andare personalmente dal suo capo. 2) Dirgli che lascia il lavoro.
Io comincerei a pensare in questi termini: 1) Le dimissioni si possono dare per lettera; 2) se "lasciare il lavoro" le appare drastico, conviene chiedere un'aspettativa di un anno, o alla peggio di sei mesi.
Provi subito, appena legge questa mia, SENZA RIMUGINARCI SOPRA, a scrivere una lettera con riferimenti precisi, così concepita: "Alla ditta, etc., nella persona del sig. etc. Io sottoscritto (nome e cognome), dipendente dalla ditta da Lei diretta a decorrere dal... con il ruolo di..., necessitando di anni 1 di aspettativa per ragioni personali, informo con la presente che dal giorno (data, ad almeno 15 giorni di distanza) non verrò più al lavoro. In caso l'aspettativa da me richiesta non possa essermi concessa, sono disponibile a valutare l'offerta di un'aspettativa più breve, non infeiore a sei mesi. In assenza di accoglimento di queste richieste, desidero che la presente venga considerata una comunicazione di dimissioni volontarie. Grato per una sollecita risposta scritta, avverto che in ogni caso la mia attività presso di voi avrà termine alla data (quella già espressa sopra). Distintamente, data e firma".
Le ripeto: occorre che lei scriva questa lettera SUBITO, poco dopo che avrà letto questa mia risposta.
Mentre la scrive, e subito dopo, le verranno in mente tutti i motivi che creano la sua fobia. Solo a quel punto, con la lettera già scritta (non inviata, attenzione) può scriverci e procedere ai passi ulteriori.
Restiamo in attesa di sue notizie.
Cordialmente.
valutiamo le sue parole: "il solo pensiero di andare dal mio capo e dirgli che lascio il lavoro mi causa paura e un'infinita procrastinazione che come ho detto mi sta rovinando la vita".
Due condizioni, quelle da lei espresse, che si possono benissimo aggirare: 1) andare personalmente dal suo capo. 2) Dirgli che lascia il lavoro.
Io comincerei a pensare in questi termini: 1) Le dimissioni si possono dare per lettera; 2) se "lasciare il lavoro" le appare drastico, conviene chiedere un'aspettativa di un anno, o alla peggio di sei mesi.
Provi subito, appena legge questa mia, SENZA RIMUGINARCI SOPRA, a scrivere una lettera con riferimenti precisi, così concepita: "Alla ditta, etc., nella persona del sig. etc. Io sottoscritto (nome e cognome), dipendente dalla ditta da Lei diretta a decorrere dal... con il ruolo di..., necessitando di anni 1 di aspettativa per ragioni personali, informo con la presente che dal giorno (data, ad almeno 15 giorni di distanza) non verrò più al lavoro. In caso l'aspettativa da me richiesta non possa essermi concessa, sono disponibile a valutare l'offerta di un'aspettativa più breve, non infeiore a sei mesi. In assenza di accoglimento di queste richieste, desidero che la presente venga considerata una comunicazione di dimissioni volontarie. Grato per una sollecita risposta scritta, avverto che in ogni caso la mia attività presso di voi avrà termine alla data (quella già espressa sopra). Distintamente, data e firma".
Le ripeto: occorre che lei scriva questa lettera SUBITO, poco dopo che avrà letto questa mia risposta.
Mentre la scrive, e subito dopo, le verranno in mente tutti i motivi che creano la sua fobia. Solo a quel punto, con la lettera già scritta (non inviata, attenzione) può scriverci e procedere ai passi ulteriori.
Restiamo in attesa di sue notizie.
Cordialmente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Grazie intanto per la risposta Dr.ssa, ho fatto l’esercizio da lei suggerito e credo che la mia fobia sia dovuta principalmente alla paura/disagio della reazione che potrebbero avere il capo e i colleghi sulla mia scelta, sento quasi un senso di colpa come se stessi facendo loro un torto o qualcosa di molto brutto, anche se consciamente sono consapevole non ci sia niente di male, inconsciamente ho un freno che credo sia legato a questo senso di colpa ingiustificato. Inoltre preciso anche che il mio obbiettivo finale è quello di lasciare il lavoro nel modo più veloce possibile, quindi senza l’ipotetica aspettativa, ma direttamente con dimissioni volontarie.
Antonio
Antonio
[#3]
Gentile utente,
ecco qui svelati i motivi del suo disagio: lei teme di manfestare ai suoi colleghi, dimettendosi, poca stima o addirittura disprezzo per il lavoro che avete condiviso.
Su questa sensazione deve dunque lavorare, per superarla.
Essendo molto giovane, lei crede che sia un merito continuare nel lavoro che ha intrapreso e una viltà abbandonarlo, mentre la verità è che non tutti siamo fatti per tutti i lavori, ma questo non rende meno stimabili i lavori che non abbiamo scelto. Lei preferisce il computer agli attrezzi da operaio, il dentista preferisce il trapano, la maestra preferisce gli alunni, l'astronomo preferisce il telescopio, il biologo il microscopio, e così via. Questo non toglie che i suoi colleghi siano brave e stimabili persone, con cui potrà vedersi anche in futuro per una birra tra amici.
A questo punto non resta che convincere sé stesso che non è per una forma di superbia che lei lascia il lavoro.
Può salutare gli amici e anche il capo offrendo da bere a tutti e chiedendo a tutti di augurarle buona fortuna.
Lei sa bene che potrebbe anche semplicemente non presentarsi più e farsi in tal modo licenziare. Dica invece con semplicità che sta tentando un'altra strada a lei più congeniale.
Buona fortuna, e ci tenga al corrente.
ecco qui svelati i motivi del suo disagio: lei teme di manfestare ai suoi colleghi, dimettendosi, poca stima o addirittura disprezzo per il lavoro che avete condiviso.
Su questa sensazione deve dunque lavorare, per superarla.
Essendo molto giovane, lei crede che sia un merito continuare nel lavoro che ha intrapreso e una viltà abbandonarlo, mentre la verità è che non tutti siamo fatti per tutti i lavori, ma questo non rende meno stimabili i lavori che non abbiamo scelto. Lei preferisce il computer agli attrezzi da operaio, il dentista preferisce il trapano, la maestra preferisce gli alunni, l'astronomo preferisce il telescopio, il biologo il microscopio, e così via. Questo non toglie che i suoi colleghi siano brave e stimabili persone, con cui potrà vedersi anche in futuro per una birra tra amici.
A questo punto non resta che convincere sé stesso che non è per una forma di superbia che lei lascia il lavoro.
Può salutare gli amici e anche il capo offrendo da bere a tutti e chiedendo a tutti di augurarle buona fortuna.
Lei sa bene che potrebbe anche semplicemente non presentarsi più e farsi in tal modo licenziare. Dica invece con semplicità che sta tentando un'altra strada a lei più congeniale.
Buona fortuna, e ci tenga al corrente.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 5.4k visite dal 03/02/2020.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.