Rapporto di coppia dopo nascita figlio
Salve, scrivo per una situazione che si sta venendo a creare in famiglia che a me non sembra "salutare" per la coppia, vorrei capire da chi è più preparato di me nel campo se sbaglio a vederla così.
Poco più di un anno fa, io e mia moglie abbiamo avuto la nostra prima figlia; da allora non c'è più stata un'occasione per stare insieme da soli.
Qualsiasi cosa si faccia, qualsiasi parte dove si vada, sempre noi 3.
Diverse volte ho cercato di affrontare questo discorso, nel senso di ritagliarci ogni tanto (ma anche una volta al mese male che vada) un minimo di tempo solo per noi, ma al solo iniziare questo discorso lei si infuria, inizia ad alzare la voce, mi accusa di prendere con leggerezza il mio ruolo di padre, e via così su questi toni.
Il punto è che lei non avverte proprio l'esigenza di questo spazio intimo solo per noi 2, perché l'opportunità di lasciare la bambina anche solo per un paio d'ore ce l'avremmo (i suoi genitori, perché i miei purtroppo non ci sono più ci sarebbe anche mia sorella, che per di più in passato ha avuto anche esperienza di baby sitter, ma non sia mai lasciare la bambina a qualcuno di diverso dai suoi genitori, altre litigate clamorose va beh ma questo è un altro discorso).
Loro la tengono quando per lavoro non ci siamo entrambi (non ho orari lavorativi molto regolari, in più entrambi abbiamo lavoro part time che integriamo con altri lavoretti saltuari, per cui capita più o meno spesso che i nonni badino alla bambina).
Però che debbano farlo per motivi diversi da quelli di natura lavorativa è fuori discussione!... A tutto ciò si aggiunga che io altre valvole di sfogo fondamentalmente non ne ho (non esco con gli amici, non pratico sport appunto per questioni di orari lavorativi, non ho vizi particolari, nel corso di un anno sono andato 2 volte al cinema con un amico e a 2 concerti - cose che poi puntualmente mi sono state rinfacciate al primo litigio utile -) , che la vita sessuale è quella che è (cioè quasi inesistente fino a un paio di mesi fa, ora lievemente meglio ma comunque non posso definirla soddisfacente), diciamo che non mi sento molto soddisfatto della mia vita attuale.
Al solo nominare una parola che inizi per "psico" per capire come cambiare qualcosa che forse non va si finisce il mondo, lei "sta bene e non ha bisogno di qualcuno che le dica cosa fare"... mi sento in un vicolo cieco, perché non riesco a capire come possa agire, dato che davanti trovo sempre un muro.
Poco più di un anno fa, io e mia moglie abbiamo avuto la nostra prima figlia; da allora non c'è più stata un'occasione per stare insieme da soli.
Qualsiasi cosa si faccia, qualsiasi parte dove si vada, sempre noi 3.
Diverse volte ho cercato di affrontare questo discorso, nel senso di ritagliarci ogni tanto (ma anche una volta al mese male che vada) un minimo di tempo solo per noi, ma al solo iniziare questo discorso lei si infuria, inizia ad alzare la voce, mi accusa di prendere con leggerezza il mio ruolo di padre, e via così su questi toni.
Il punto è che lei non avverte proprio l'esigenza di questo spazio intimo solo per noi 2, perché l'opportunità di lasciare la bambina anche solo per un paio d'ore ce l'avremmo (i suoi genitori, perché i miei purtroppo non ci sono più ci sarebbe anche mia sorella, che per di più in passato ha avuto anche esperienza di baby sitter, ma non sia mai lasciare la bambina a qualcuno di diverso dai suoi genitori, altre litigate clamorose va beh ma questo è un altro discorso).
Loro la tengono quando per lavoro non ci siamo entrambi (non ho orari lavorativi molto regolari, in più entrambi abbiamo lavoro part time che integriamo con altri lavoretti saltuari, per cui capita più o meno spesso che i nonni badino alla bambina).
Però che debbano farlo per motivi diversi da quelli di natura lavorativa è fuori discussione!... A tutto ciò si aggiunga che io altre valvole di sfogo fondamentalmente non ne ho (non esco con gli amici, non pratico sport appunto per questioni di orari lavorativi, non ho vizi particolari, nel corso di un anno sono andato 2 volte al cinema con un amico e a 2 concerti - cose che poi puntualmente mi sono state rinfacciate al primo litigio utile -) , che la vita sessuale è quella che è (cioè quasi inesistente fino a un paio di mesi fa, ora lievemente meglio ma comunque non posso definirla soddisfacente), diciamo che non mi sento molto soddisfatto della mia vita attuale.
Al solo nominare una parola che inizi per "psico" per capire come cambiare qualcosa che forse non va si finisce il mondo, lei "sta bene e non ha bisogno di qualcuno che le dica cosa fare"... mi sento in un vicolo cieco, perché non riesco a capire come possa agire, dato che davanti trovo sempre un muro.
[#1]
Gentile utente,
mi dispisace per la situazione che si è creata tra Voi dopo la nascita della bimba,
peraltro purtroppo non inconsueta.
Il fatto è che molte donne saturano tutto il proprio spazio affettivo attraverso il figlio,
e dunque non rimane più nulla per il compagno-padre.
Attraverso quali meccanismi ciò possa accadere lo potrà approfondire qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-mamma-amante.html .
Cosa fare?
Ad una compagna che afferma che
"..lei "sta bene e non ha bisogno di qualcuno che le dica cosa fare".."
occorre dire con chiarezza che Lei marito non sta bene, che non è soddisfatto della propria vita,
e che il benessere del figlio, il suo crescere sereno,
passa attraverso il benessere di entrambi i genitori.
D'altra parte nella relazione genitoriale il ruolo paterno è fondamentale innanzi tutto nel dare sostegno alla madre.
"Dà certamente aiuto materiale in quanto le permette di riposare con maggiore regolarità facilitandone il recupero dopo il parto e nella fase dell’allattamento al seno; ma soprattutto la fa sentire appoggiata e - lei stessa - accudita, proprio nel periodo in cui la temuta depressione post partum può fare la sua comparsa;
riduce l'ansia materna che, soprattutto con il primo figlio, può essere elevata;
contribuisce alla ristrutturazione delle dinamiche familiari; la coppia è divenuta ora un triangolo e gli equilibri tra i membri vanno rinegoziati;
fa sì che la madre non venga risucchiata dal figlio: la presenza del proprio compagno le ricorda che lei è donna, è moglie, è compagna oltre che madre, facilitandone il recupero della vita di coppia e della sessualità..".
(il virgolettato è tratto dall'articolo completo https://www.medicitalia.it/news/psicologia/6803-neo-papa-obbligati-a-casa-per-legge.html )
La proposta di una terapia di coppia è sicuramente ottima,
ma se la signora non è disponibile potrebbe iniziare Lei con qualche incontro "apripista", per poi coinvolgere lei (si spera).
Aggiungerei però anche che la Sua area personale sembra sotto-nutrita:
"..non esco con gli amici, non pratico sport, non ho vizi particolari, nel corso di un anno sono andato 2 volte al cinema con un amico e a 2 concerti..".
Il nutrimento personale è quello che permette di equilibrare le inevitabili carenze della vita di coppia, in particolare quelle che emergono quando la coppia diventa "a tre". E ciò non toglie nulla nè al figlio nè alla propria compagna.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
mi dispisace per la situazione che si è creata tra Voi dopo la nascita della bimba,
peraltro purtroppo non inconsueta.
Il fatto è che molte donne saturano tutto il proprio spazio affettivo attraverso il figlio,
e dunque non rimane più nulla per il compagno-padre.
Attraverso quali meccanismi ciò possa accadere lo potrà approfondire qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-mamma-amante.html .
Cosa fare?
Ad una compagna che afferma che
"..lei "sta bene e non ha bisogno di qualcuno che le dica cosa fare".."
occorre dire con chiarezza che Lei marito non sta bene, che non è soddisfatto della propria vita,
e che il benessere del figlio, il suo crescere sereno,
passa attraverso il benessere di entrambi i genitori.
D'altra parte nella relazione genitoriale il ruolo paterno è fondamentale innanzi tutto nel dare sostegno alla madre.
"Dà certamente aiuto materiale in quanto le permette di riposare con maggiore regolarità facilitandone il recupero dopo il parto e nella fase dell’allattamento al seno; ma soprattutto la fa sentire appoggiata e - lei stessa - accudita, proprio nel periodo in cui la temuta depressione post partum può fare la sua comparsa;
riduce l'ansia materna che, soprattutto con il primo figlio, può essere elevata;
contribuisce alla ristrutturazione delle dinamiche familiari; la coppia è divenuta ora un triangolo e gli equilibri tra i membri vanno rinegoziati;
fa sì che la madre non venga risucchiata dal figlio: la presenza del proprio compagno le ricorda che lei è donna, è moglie, è compagna oltre che madre, facilitandone il recupero della vita di coppia e della sessualità..".
(il virgolettato è tratto dall'articolo completo https://www.medicitalia.it/news/psicologia/6803-neo-papa-obbligati-a-casa-per-legge.html )
La proposta di una terapia di coppia è sicuramente ottima,
ma se la signora non è disponibile potrebbe iniziare Lei con qualche incontro "apripista", per poi coinvolgere lei (si spera).
Aggiungerei però anche che la Sua area personale sembra sotto-nutrita:
"..non esco con gli amici, non pratico sport, non ho vizi particolari, nel corso di un anno sono andato 2 volte al cinema con un amico e a 2 concerti..".
Il nutrimento personale è quello che permette di equilibrare le inevitabili carenze della vita di coppia, in particolare quelle che emergono quando la coppia diventa "a tre". E ciò non toglie nulla nè al figlio nè alla propria compagna.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.1k visite dal 02/02/2020.
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