Mancanza totale di voglia di fare e di lavorare, unica ambizione: ozio e divano

Buonasera gentili terapeuti.
Ho 30 anni e sono stato varie volte in psicoterapia, ottenendo in parte dei risultati ma senza mai arrivare al punto di stare veramente bene.
il punto è che in psicoterapia non ho mai portato il vero problema, che cerco da una vita di scansare, e cioè la mancanza totale di voglia di fare e di lavorare.
Quando ho da fare qualcosa io mi sento letteralmente MORIRE, seriamente, se devo studiare un capitolo di qualcosa ripenso a quando ero piccolo e la vita era più facile, ripenso alle maestre di asilo, ai bei tempi in cui non avevo obblighi e potevo pensare solo a divertirmi, e quindi penso che vorrei morire, che la mia vita mi sembra finita, e tutto perché devo stare mezz'ora a leggere un capitolo di qualcosa.
Le poche volte che ho lavorato ho sempre fatto lavori brevi, dopo poche settimane, massimo 2 mesi, mi sono fermato perché erano lavori saltuari e stagionali...però ciò che sentivo erano sempre le stesse sensazioni...la mattina piuttosto che andare al lavoro mi sarei ucciso.


Mi sembra di avere un deficit genetico in termini di "benzina" per affrontare la vita e le sue sfide, mi sembra di essere nato con meno sprint degli altri.
Io è da una vita intera che non faccio niente, eppure per quel pochissimo che faccio mi sento come infilzato da mille lame.
farei qualsiasi cosa pur di poter stare intere giornate sul divano.
Gli altri hanno delle ambizioni, a qualcuno piacerebbe fare questo, ad altri quest'altro, io invece vorrei poter stare una vita intera a non fare niente, E' il mio unico sogno, svegliarmi ed avere tutto il giorno privo di impegni.


Sono laureato è vero...però non ho mai studiato, per laurearmi nono sono mai andato sopra le 2 ore di studio al giorno, e questo solo negli ultimi giorni prima dell'esame...gli altri studiavo massimo un'ora e già così mi sembrava di morire.
In famiglia ho avuto da parte dei nonni casi di depressione e in casa mia sono tutte persone svolgiate, che hanno voglia di fare poco o niente e a cui ogni piccolo ostacolo o impegno (come ad esempio dover leggere un capitolo) sembra una cosa troppo grande.


Non sarà forse che io avrei bisogno di una cura farmacologica?
per darmi più sprint, per darmi quella forza di alzarmi dal divano e non passare tutto il giorno nell'ozio.
Ho provato spesso con psicoterapie a stare meglio...però poi puntualmente quando finiva il tempo di sviscerare e capire e si trattava di agire e di mettere in pratica dei cambiamenti io mollavo, per me erano ostacoli insormontabili...vincere la voglia di stare nell'ozio per me è sempre stata una sfida troppo grande.
Se devo scrivere la tesi per laurearmi ed ho tutto il giorno libero riesco a scrivere al massimo 2 ore...in tutto il giorno, e per quelle due misere ore mi sembra di aver dato via un rene...tanto mi costano in termini di sacrificio.


Ho sempre avuto terapeuti bravi...però quando poi c'era da darsi una mossa ed agire, io non ero in grado, non avevo le forze.


Forse la mia unica chance sono i farmaci?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
non ci dice di quale orientamento fossero i suoi terapeuti ma non esito a concordare con lei sul fatto che il difetto, se così si può chiamare, non era in loro.
Per risponderle, però, sarebbe necessario conoscere altri aspetti di lei, prima di tutto le condizioni fisiche. E se fosse anemico, o carente di qualche alimento, o senza muscoli? Se dormisse male per difetti respiratori?
Appurato questo, preso eventualmente un integratore per darle sprint, e dopo aver rinunciato al fumo, le suggerirei intanto di iniziare un'attività fisica costante (nuoto, corsa, ma anche solo un'ora al giorno di camminata a passo sostenuto).
Questo come base.
Da qui passerei a valutare il suo stato d'animo e le sue idee. La preoccupa la sua abitudine all'inerzia, oppure no? Vive di rendita? Anche i divertimenti le pesano, anche le relazioni, d'amore come di amicizia? Oppure solo ciò che sente come un obbligo le crea disagio?
Più volte ha nominato capitoli da leggere. Come mai, se è già laureato? In cosa? E a proposito, si è fatto controllare la vista? Altre letture (poesie, romanzi, saggi) la disturbano quanto i testi che è obbligato a leggere?
Ha ripetuto anche frasi come "mi sento morire" e "mi vorrei uccidere" di fronte alla necessità di lavorare. Esagera, o è sincero?
Infine, consideri le sue parole: "il punto è che in psicoterapia non ho mai portato il vero problema, che cerco da una vita di scansare, e cioè la mancanza totale di voglia di fare e di lavorare".
E dunque, cosa portava in terapia?
Come vede l'ho riempita di prescrizioni e anche di domande. Se si sente di cominciare a fare e a dire, forse potremo aiutarla meglio.
Saluti.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Attivo dal 2020 al 2020
Ex utente
Gentile Dott.ssa Potenza.
Fisicamente sto bene, ho 30 anni e anche se non faccio attività fisica sono in forma(nel mio rofilo di medicitalia ho inserito dati non precisi sul peso, in realtà non sono grasso, nè troppo magro) ed ho una buona muscolatura. Non so se mi mancano degli elementi ed avrei bisogno di integratori, questo non l'ho mai valutato.
La mia abitudine all'inerzia mi preoccupa eccome, questo perché io non mi sono mai dato da fare nella vita, e più che gli anni passano e più che quel poco che faccio non è sufficiente, più gli anni passano e più le sfide della vita rendono difficile la strada del fannullone ozioso. Vivo di rendita, campato dai genitori.

I divertimenti non mi pesano, anzi sono letteralmente un lucignolo, ovvero l'abitante modello del paese dei balocchi, con i divertimenti, come le uscite con gli amici, l'alcol e l'hashish non direi mai di no. Sono anche un musicista, suono la chitarra e questo mi da dei momenti molto belli.Il mio problema è con tutto ciò che percepisco come "dovere"

Sono laureato in filosofia, adesso sto prendendo la magistrale e sono a scrivere la tesi. Mi piace filosofia? beh anche si, mi sono anche laureato con 110 e lode..il punto però è che l'unico motivo per cui scelsi l'università era che non volevo lavorare..così scelsi di andare a bighellonare all'università non seguendo mai le lezioni e studiando solo quell'oretta al giorno..e il mio dovere era fatto. Ora però ho 30 anni..nella vita non ho concluso niente, sono un fallito e nonostante questo passo tutto il giorno a dividermi fra una canna di fumo e il mio divano..che è quello che ho sempre fatto.

Ho fatto attività fisica in passato...dopo un po' pero ho sempre mollato...il richiamo dell'ozio vinceva.

Comunque sui divertimenti me la cavo bene. Musica, film, serie, serate fuori..però ogni volta che devo tirare fuori un po' di spirito di sacrificio e di voglia di fare mi sembra di dover fare una cosa impossibile.

Non prendo mai veramente in considerazione di suicidarmi! però a volte, di fronte al lavoro, penso che se la vita è veramente fatta di impegni..di lavoro sodo..di sacrificio..di "dal niente non nasce niente" , di "non si devono cercare scorciatoie"..allora è un bello schifo..e sarebbe stato bello rimanere ragazzino in eterno..quando potevo pensare solo ad uscire con il motorino a fare tardi ogni sera(cosa che faccio anche ora...solo che ora sono l'unico dei miei coetanei..tutti gli altri hanno un lavoro e degli impegni).

Ho seguito vari tipi di terapia..strategica breve, sistemica relazionale , tcc(che tuttora sto seguendo e sono legatissimo alla mia terapeuta) però in terapia parlavo di altri problemi...come l'ansia e un fenomeno di attacco di panico durante un esame..a cui non sono seguiti più attacchi di panico ma è rimasta la paura che potessero tornare..e questa paura mi fa visita una volta al giorno, alla sera, per circa dagli 1 ai 5 minuti..poco tempo che però mi fa molta paura (che sia chiaro, non sono minuti d panico, il panico non l'ho più riavuto dopo l'esame, sono però di minuti in cui ho una brutta e sinistra sensazione che qualcosa di orribile potrebbe succedere , senza sapere minimamente cosa sia).

Il punto è che l'ansia e il panico sono arrivati man mano che la vita andava avanti..l'attacco di panico è arrivato quando ero già sulla via dei 30..ed era chiaro che non potevo più continuare a stare tutto il giorno sul divano..però io non mi sentivo e non mi sento in grado di fare niente nella vita..non mi sento in grado di sopportare niente nella vita, niente che sia applicazione ed impegno. Quando riesco a lavorare e riesco a scrivere qualche pagina di tesi mi sento benissimo, sono felice e libero...poi però per rimettermi a scrivere mi viene da piangere.

Ecco, ogni volta che devo lavorare o essere produttivo non è che realmente mi ucciderei...però mi metterei veramente a piangere come un bambino, tanto che a volte lo faccio.

Grazie.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
lei dichiara di essere legatissimo alla sua terapeuta cognitivo-comportamentale, ma forse sta prendendo in giro sia lei che sé stesso, come ha fatto con noi, comunicandoci dati falsi su peso e altezza. Intanto le chiedo: scrive di stare bene, ma non dice nulla dei suoi esami del sangue. Mangia abbastanza proteine?
Ma veniamo al sodo. L'abitudine sistematica a eludere la verità, così come l'inerzia, e soprattutto il panico serale, scaturiscono da "l'alcol e l'hashish non direi mai di no".
Le sarà stato spiegato -ma temo che anche sugli abusi di sostanze stia mentendo ai terapeuti e a sé stesso- che queste finiscono molto presto per inibire la produzione delle corrispettive sostanze naturali, proprio con gli effetti da lei descritti: inerzia e panico.
Non ho capito se lei conta di ereditare abbastanza da poter vivere per sempre senza lavorare. Non ha nemmeno chiarito se ha degli interessi sentimentali e/o sessuali, vere amicizie, relazioni d'affetto. In genere l'abuso di sostanze annulla anche questo.
Mi sembra strano che stia riuscendo ad affrontare una facoltà come Filosofia, ad altissima complessità concettuale, studiando solo un'ora al giorno, e mi stupisce anche il fatto che non ne abbia tratto una visione più matura della vita. Cartesio può essere considerato un pigro; aveva tali difficoltà ad alzarsi presto al mattino che nel severissimo collegio La Flèche concessero a lui solo di presentarsi a lezione oltre le 10. Tuttavia, sappiamo bene che produsse moltissimo sul piano intellettuale. Io credo che leggere la sua Morale Provvisoria le sarebbe utile.
Ma ecco le sue idee sul lavoro: "se la vita è veramente fatta di impegni..di lavoro sodo..di sacrificio..di "dal niente non nasce niente" , di "non si devono cercare scorciatoie"..allora è un bello schifo..e sarebbe stato bello rimanere ragazzino in eterno..."
Sono d'accordo con lei. Ho conosciuto una sola persona che sia riuscita a combinare qualcosa pur avendo questa visione punitiva, da aguzzina di sé stessa... e mi chiedo se fosse interamente sincera riferendo questi "mantra" automutilanti.
Lei avrà certo esposto queste idee castranti in terapia, mi auguro, e le avrà confutate assieme alla terapeuta. Come mai continua a ripeterle?
Infine: pochi considerano che la forza più grande che abbiamo non è la forza di volontà, bensì l'abitudine.
Sui due piani, comportamentale (uso di sostanze, orari e forse alimentazione sbagliati) e cognitivo (idee castranti sulla natura degli impegni) lei può scegliere di lavorare seriamente in terapia, o di veder accentuare, passando gli anni, il suo disagio, la paura del futuro e il bilancio negativo sulla sua vita.
Ha la grande fortuna di avere salute, cervello e denaro per poter scegliere.
Auguri.