Come uscire da uno stato di ansia generale con somatizzazioni?
Gentili dottori, da ormai 3 anni mi trovo a combattere con uno stato di ansia generale che mi ha cambiato profondamente e ha cancellato tutto quello che ero prima.
A seguito di una malattia, curata ormai e passata, e dopo la fine di una storia sentimentale importante ho iniziato a soffrire di fortissima ansia e attacchi di panico con perdita di sonno.
Sono stato in grado tre anni fa di non chiudere occhio oer ben 10 giorni e questo mi ha portato a rivolgermi ad uno psichiatra.
La diagnosi poi confermata anche da altri specialisti è stata di disturbo d'ansia generalizzato, doc e ipocondria.
Ho iniziato un percorso di psicoterapia con uno specialista che è durato quasi due anni e attraverso il quale ho tolto gradualmente tutti i farmaci che mi erano stati prescritti.
Ora conservo solo la quetiapina che mi aiuta a dormire.
Nonostante la psicoterapia il doc, l'ansia e l'ipocondria sono rimasti e anche abbastanza forti.
Da due anni soffro di tutta una serie di disturbi gastrici per i quali ho fatto e sto facendo tutta una serie di controlli, da cui però ahimè ad oggi non è ancora saltato nulla e lil gastroenterologo sostiene si possa trattare di intestino irritabile aumentato da stress e ansia.
A seguito della malattia e della fine della storia mi sono chiuso letteralmente in me, non voglio conoscere gente perché neanche mi interessa l'idea di provare a rifidarmi di qualcuno visto che considero tutti come nemici potenziali, vivo con molta ansia ogni sospetto sintomo o fastidio dato dal mio corpo, un corpo che ho anche smesso di allenare in palestra, a causa di fibromialgia (provo dolori ai tendini, allo stomaco, al collo e a seguito della scoperta di alcune protrusioni il consiglio medico è stato di sospendere la palestra), provo pena per quello che sono diventato e rabbia per tutto ciò che mi ha fatto cambiare negli ultimi anni.
Faccio una vita molto stressante, sia per il lavoro da precario, sia perché abito con la famiglia distante... E da due mesi non vedendo risultati, e ansi peggiorando dal punto di vista gastrico, ho interrottole sedute di psicoterapia e provo a combattere tutto da solo.
Cosa posso fare oer uscire da questo tunnel che in alcuni momenti mi soffoca a tal punto da desiderare veramente il peggio per me?
Vi ringrazio.
A seguito di una malattia, curata ormai e passata, e dopo la fine di una storia sentimentale importante ho iniziato a soffrire di fortissima ansia e attacchi di panico con perdita di sonno.
Sono stato in grado tre anni fa di non chiudere occhio oer ben 10 giorni e questo mi ha portato a rivolgermi ad uno psichiatra.
La diagnosi poi confermata anche da altri specialisti è stata di disturbo d'ansia generalizzato, doc e ipocondria.
Ho iniziato un percorso di psicoterapia con uno specialista che è durato quasi due anni e attraverso il quale ho tolto gradualmente tutti i farmaci che mi erano stati prescritti.
Ora conservo solo la quetiapina che mi aiuta a dormire.
Nonostante la psicoterapia il doc, l'ansia e l'ipocondria sono rimasti e anche abbastanza forti.
Da due anni soffro di tutta una serie di disturbi gastrici per i quali ho fatto e sto facendo tutta una serie di controlli, da cui però ahimè ad oggi non è ancora saltato nulla e lil gastroenterologo sostiene si possa trattare di intestino irritabile aumentato da stress e ansia.
A seguito della malattia e della fine della storia mi sono chiuso letteralmente in me, non voglio conoscere gente perché neanche mi interessa l'idea di provare a rifidarmi di qualcuno visto che considero tutti come nemici potenziali, vivo con molta ansia ogni sospetto sintomo o fastidio dato dal mio corpo, un corpo che ho anche smesso di allenare in palestra, a causa di fibromialgia (provo dolori ai tendini, allo stomaco, al collo e a seguito della scoperta di alcune protrusioni il consiglio medico è stato di sospendere la palestra), provo pena per quello che sono diventato e rabbia per tutto ciò che mi ha fatto cambiare negli ultimi anni.
Faccio una vita molto stressante, sia per il lavoro da precario, sia perché abito con la famiglia distante... E da due mesi non vedendo risultati, e ansi peggiorando dal punto di vista gastrico, ho interrottole sedute di psicoterapia e provo a combattere tutto da solo.
Cosa posso fare oer uscire da questo tunnel che in alcuni momenti mi soffoca a tal punto da desiderare veramente il peggio per me?
Vi ringrazio.
[#1]
Gentile
Non va bene stare così male e così a lungo. Urge trovare una soluzione immediata. Dice che ha sospeso la palestra per le protrusioni ma ci sono molte altre attività F isiche che può fare come camminate, Nordic Walking, nuoto. Potrebbe poi affiancare a tutto questo un corso di meditazione per liberare la mente. Fare esercizi di rilassamento. Può essere che con la o lo psicoterapeuta che l’ha seguita abbia raggiunto dei risultati che necessitano poi di essere portati avanti con un’altro collega.
Ciò he deve fare é arrendersi alla vita e non alla malattia. Adesso é scoraggiato, triste, arrabbiato ma tutto questo può trasformarsi in gioia di vivere e in nuovi amori. La primavera sta arrivando, provi a sorridergli e a imboccare le strade che possano farla stare meglio. Non domani. Oggi, subito.
Non va bene stare così male e così a lungo. Urge trovare una soluzione immediata. Dice che ha sospeso la palestra per le protrusioni ma ci sono molte altre attività F isiche che può fare come camminate, Nordic Walking, nuoto. Potrebbe poi affiancare a tutto questo un corso di meditazione per liberare la mente. Fare esercizi di rilassamento. Può essere che con la o lo psicoterapeuta che l’ha seguita abbia raggiunto dei risultati che necessitano poi di essere portati avanti con un’altro collega.
Ciò he deve fare é arrendersi alla vita e non alla malattia. Adesso é scoraggiato, triste, arrabbiato ma tutto questo può trasformarsi in gioia di vivere e in nuovi amori. La primavera sta arrivando, provi a sorridergli e a imboccare le strade che possano farla stare meglio. Non domani. Oggi, subito.
Paola Dei: Psicologo Psicoterapeuta
Didatta Associato FISIG Perfezionata in criminologia
Docente in Psicologia dell’Arte (IGKGH-DGKGTH-CH)
[#2]
Utente
Buongiorno dottoressa e grazie per la risposta. Per un certo periodo ho fatto dello yoga e del pilates ma sono attività che con il mio lavoro non riesco più ad inserire nella mia giornata... Vorrei continuare la psicoterapia ma non vedendo risultati soddisfacenti e soffrendo per questo lho momentaneamente interrotta... Ho preso in considerazione anche l'idea di cambiare psicoterapeuta ma sarrbbe un riniziare da capo a raccontare di me quindi non credo sia una buona cosa perdere cosi il tempo nella mia situazione e tra l'altro avrei bisogno di qualcuno valido che sia nella mia zona, perché abitando a roma non posso permettermi di percorrere lunghe distanze... La voglia di sorridere e di affrontare positivamente la primavera ce l'ho, ma spesso in compagnia delle somatizzazioni che ho vedo tutto nero....
[#3]
Buongiorno
Capisco perfettamente quello che intende dire, ma é già tanto il fatto che lei scriva che la voglia di sorridere ce l’ha ma che le viene portata via da sintomi molto fastidiosi. Deve fare il possibile per intravedere questa parte desiderosa di sorridere e stare bene e seguirla. Questa é il suo punto di forza,
A volte si può avere la sensazione che il nostro psicologo non ci dia l’attenzione dovuta o che non sia in grado di comprendere realmente il nostro malessere o che addirittura ci faccia perdere del tempo, senza attivare le nostre risorse. Questo non certo per incapacità dell’uno o per sintomi inguaribili dell’altro.
Importante é non vivere tutto questo come una sconfitta ma, al contrario, come un momento importante, delicato e fondamentale. In base a come lo affronterà infatti, potrà avere ricadute sul corso della sua vita futura che potranno incidere sul suo modo di essere e di pensare.Se si scoraggia, proseguirà nel vivere uno scoramento continuo e non cercare soluzioni. Ne parli con lo/la psicoterapeuta se ancora ha rapporti e incontri. Gli o le esprima tutti i suoi dubbi e decida insieme a lui/lei quale strada seguire. Poi, in base a quanto stabilirete insieme, se deciderete di terminare la psicoterapia, può fare vari colloqui da più colleghi che le sono comodi da un punto di vista logistico. Ma il o la sua psicoterapeuta avrà indicazioni utilissime per aiutarla. Anche questo é terapeutico. Non esiti a fare qualcosa per se stesso subito. Dare del tempo a se stessi non é mai una perdita di tempo.
Capisco perfettamente quello che intende dire, ma é già tanto il fatto che lei scriva che la voglia di sorridere ce l’ha ma che le viene portata via da sintomi molto fastidiosi. Deve fare il possibile per intravedere questa parte desiderosa di sorridere e stare bene e seguirla. Questa é il suo punto di forza,
A volte si può avere la sensazione che il nostro psicologo non ci dia l’attenzione dovuta o che non sia in grado di comprendere realmente il nostro malessere o che addirittura ci faccia perdere del tempo, senza attivare le nostre risorse. Questo non certo per incapacità dell’uno o per sintomi inguaribili dell’altro.
Importante é non vivere tutto questo come una sconfitta ma, al contrario, come un momento importante, delicato e fondamentale. In base a come lo affronterà infatti, potrà avere ricadute sul corso della sua vita futura che potranno incidere sul suo modo di essere e di pensare.Se si scoraggia, proseguirà nel vivere uno scoramento continuo e non cercare soluzioni. Ne parli con lo/la psicoterapeuta se ancora ha rapporti e incontri. Gli o le esprima tutti i suoi dubbi e decida insieme a lui/lei quale strada seguire. Poi, in base a quanto stabilirete insieme, se deciderete di terminare la psicoterapia, può fare vari colloqui da più colleghi che le sono comodi da un punto di vista logistico. Ma il o la sua psicoterapeuta avrà indicazioni utilissime per aiutarla. Anche questo é terapeutico. Non esiti a fare qualcosa per se stesso subito. Dare del tempo a se stessi non é mai una perdita di tempo.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.5k visite dal 29/01/2020.
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