Consigli su disturbo d'ansia
Gentili dottori, mi chiamo Luca, vi scrivo per un problema che mi attanaglia da molto tempo.
Sono un ragazzo di 28 anni, laureatomi da poco in ingegneria.
Premetto che il percorso universitario è stato un calvario durato ben nove anni (ho conseguito solo la laurea triennale).
Sette anni fa, mentre ero al cinema con la mia ragazza e i miei amici, ebbi una forte crisi d'ansia accompagnata da una sensazione di nausea e di insofferenza.
Non se ne accorse nessuno, ma mi lasciò il segno, infatti da lì in poi iniziai a percepire le stesse sensazioni anche all'università (seguire le lezioni diventò una sofferenza incredibile) e nelle situazioni sociali.
L'insofferenza che provavo era cosi forte che mi sfogavo tirandomi la pelle dal ginocchio.
Iniziai ad attribuire la responsabilità di questi episodi all'università e al fatto che volessi intraprendere una facoltà diversa (psicologia), ma dato che avevo sostenuto gran parte degli esami decisi di continuare ingegneria, anche per i maggiori sbocchi lavorativi.
Dopo alcuni mesi decisi di rivolgermi al mio medico di famiglia (neurologo), che mi prescrisse il Frontal 0.25 al bisogno, oltre a consigliarmi una psicoterapia.
Ho quindi seguito una terapia cognitivo-comportamentale per circa tre mesi, al termine dei quali sono stato decisamente meglio.
Sono stato abbastanza bene per circa un anno e mezzo, quando ebbi una nuova crisi durante una lezione universitaria e quindi si ripresentarono gli stessi problemi.
Dopo qualche mese tornai perciò nuovamente in terapia, senza però tornare a stare bene come la prima volta.
Secondo il mio terapeuta, ho una personalità con tratti ossessivi.
Nel frattempo, anche se a fatica, portavo avanti l'università.
L'anno scorso decisi di rivolgermi ad uno psicanalista, senza tuttavia ottenere risultati positivi (anzi, dopo le sedute mi sentivo peggio!).
In estate sono finalmente riuscito a laurearmi e da qualche mese ho trovato lavoro.
Mi sento però insoddisfatto e in molti momenti provo repulsione per quello che sto facendo, in me sento ancora quel macigno derivante dal non aver scelto psicologia.
Ringraziandovi per l'attenzione, vi chiedo consigli su come risolvere questa situazione.
Sono un ragazzo di 28 anni, laureatomi da poco in ingegneria.
Premetto che il percorso universitario è stato un calvario durato ben nove anni (ho conseguito solo la laurea triennale).
Sette anni fa, mentre ero al cinema con la mia ragazza e i miei amici, ebbi una forte crisi d'ansia accompagnata da una sensazione di nausea e di insofferenza.
Non se ne accorse nessuno, ma mi lasciò il segno, infatti da lì in poi iniziai a percepire le stesse sensazioni anche all'università (seguire le lezioni diventò una sofferenza incredibile) e nelle situazioni sociali.
L'insofferenza che provavo era cosi forte che mi sfogavo tirandomi la pelle dal ginocchio.
Iniziai ad attribuire la responsabilità di questi episodi all'università e al fatto che volessi intraprendere una facoltà diversa (psicologia), ma dato che avevo sostenuto gran parte degli esami decisi di continuare ingegneria, anche per i maggiori sbocchi lavorativi.
Dopo alcuni mesi decisi di rivolgermi al mio medico di famiglia (neurologo), che mi prescrisse il Frontal 0.25 al bisogno, oltre a consigliarmi una psicoterapia.
Ho quindi seguito una terapia cognitivo-comportamentale per circa tre mesi, al termine dei quali sono stato decisamente meglio.
Sono stato abbastanza bene per circa un anno e mezzo, quando ebbi una nuova crisi durante una lezione universitaria e quindi si ripresentarono gli stessi problemi.
Dopo qualche mese tornai perciò nuovamente in terapia, senza però tornare a stare bene come la prima volta.
Secondo il mio terapeuta, ho una personalità con tratti ossessivi.
Nel frattempo, anche se a fatica, portavo avanti l'università.
L'anno scorso decisi di rivolgermi ad uno psicanalista, senza tuttavia ottenere risultati positivi (anzi, dopo le sedute mi sentivo peggio!).
In estate sono finalmente riuscito a laurearmi e da qualche mese ho trovato lavoro.
Mi sento però insoddisfatto e in molti momenti provo repulsione per quello che sto facendo, in me sento ancora quel macigno derivante dal non aver scelto psicologia.
Ringraziandovi per l'attenzione, vi chiedo consigli su come risolvere questa situazione.
[#1]
Salve Luca, comprendo quanto racconta e ritengo potrebbe esserle utile riprendere a seguire un percorso terapeutico, magari ad indirizzo cognitivo-comportamentale visti anche i risultati positivi raggiunti in passato. Sarà quello il contesto appropriato nel quale poter considerare le questioni nella loro specificità.
Saluti
Saluti
Dott. Domenico Navarra
Psicologo, Psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale
[#2]
Utente
Salve Dott. Navarra, la ringrazio per la risposta. In realtà nella mia richiesta non ho specificato che ho seguito due cicli di terapia cognitivo comportamentale(oltre ad un percorso di psicanalisi), della durata complessiva di circa un anno. Il problema è che il giovamento l'ho riscontrato durante e poco dopo la terapia, poi le varie problematiche si son ripresentate,motivo per cui sono scettico nel voler ricominciare un percorso di questo tipo(anche per i costi, che come sa non sono indifferenti).
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 878 visite dal 08/01/2020.
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