Emetofobia da quando avevo undici anni. vado già dallo psicologo... però...?

Salve.
Sono un ragazzo di 25 anni, e da quando ne ho 11 che ho questa invalidante fobia, quella del vomito.
Con gli anni è andata sempre più a peggiorare: se nei primi tempi, essa si manifestava solo in episodi sporadici (quando avevo mal di stomaco) ora è un'ossessione perenne, che mi ha limitato e mi limita tutt'ora in molte cose della normale vita sociale.
Due anni fa iniziai anche a soffrire di attacchi di panico, e da lì i miei genitori si convinsero della necessità di uno specialista, avendo ignorato il problema per troppo tempo.
In tre anni ho cambiato quattro terapeuti, e quest'ultimo con cui ancora mi vedo (da un anno e mezzo circa) pare essere quello più adatto.
Senza stare a sviscerare tutta la mia storia riguardo a questo problema ed alle sedute che ho intrattenuto fin'ora, mi limiterò col dire che il nocciolo del problema sta nel controllo, e in una mia scarsissima autostima che non mi permette di affrontare le situazioni (detta in parole spicciole).
Ciò che il mio terapeuta dice è quindi che io devo semplicemente "mollare", ovvero lasciar perdere il controllo ed accettare l'imprevedibilità degli eventi, convincendomi del fatto che posso benissimo affrontare qualsiasi situazione, anche quella del vomito stesso.
Tutto molto bello, ma dopo un anno e mezzo di terapia i sintomi mi sono aumentati.
E per sintomi intendo ansia verso qualsiasi pensiero verso il vomito, paura di star male ecc.
E l'ossessione del vomito stesso, dato che io lo vivo come un evento tragico, drammatico, dove tutte le sensazioni fisiche che percepisco mi lacerano, perché per me sono come una vera e propria tortura fisica (soffocamento, muscoli bloccati, giramenti di testa, gambe che tremano, testa che mi "esplode").
Per me vivere un evento simile è terrorizzante ed il mio psicologo dice che devo accettare che è così, capita e non ci si muore.
Se capita sopporto in silenzio e sopravvivo.
Vederla in questo modo mi terrorizza ancor di più e mi fa vedere la terapia come inutile.
Chiedo quindi un parere esterno a chi conosce bene questa patologia, se qualcuno ha avuto modo di affrontarla e se è veramente così, ovvero che l'unica soluzione è accettare passivamente questo orribile evento (che ripeto io vivo come una vera e propria tortura fisica, dato che in quei momenti ho la netta sensazione di stare per morire).
Grazie a tutti!
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Dr.ssa Laura Izzi Psicologo 31 1
Gentile Utente,
spostare l'attenzione da qualcosa su cui non sembra di poter avere potere (scelte di vita) a qualcosa che prende tutta la nostra attenzione (sintomo invalidante) è un modo per la nostra mente di posticipare, di rallentare. Provi a pensare in quest'ottica il suo malessere. I sintomi che ha sono il campanello di allarme di qualcosa di più profondo, magari una sensazione di incapacità e di inadeguatezza. Altro, con questi elementi non posso dirLe, ma il sintomo non va via se ha ancora una funzione di allarme.
Cordiali saluti
D.ssa Laura Izzi

Dr. Laura Izzi www.psicologabenesseretorino.it

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