Malessere dopo il parto, trascinato per mesi
Buonasera, sono una ragazza di 20 anni e ho un bimbo di quasi un anno e mezzo.
Questo figlio che avevo sognato per tanto tempo, nacque in un periodo critico, in quanto un mese prima della sua nascita, a mia nonna riscontrarono due tumori di cui uno già in metastasi e incurabile che aveva colpito il fegato e stava "mangiando" gli organi vicini.
Solo tre giorni prima del parto, la sua situazione era peggiorata tanto che, ormai malata terminale, decisero di mandarla e a casa dal marito e darle solo degli antidolorifici che però anche in dosi massime non servivano molto.
Ricordo quando fino al mese prima diceva ad ogni amico che era felicissima di diventare bisnonna, le avevo dato qualche delusione in passato, non le piaceva l'uomo che mi ero trovata ma se io ero felice a lei stava bene e quel nipote era anche un suo desiderio.
Un giorno mi disse "vedrai che quando nascerà sarà il giorno più bello della tua vita".
Poi quel giorno, ad un mese dal parto mio papà mi comunicò la diagnosi.
Mi crollò il mondo addosso, la mia paura era quella che mia nonna non riuscisse a vedere il mio piccolo miracolo, ogni volta che andavo a trovarla stava peggio.
Quando partorii, pensai a lei, il giorno delle dimissioni però non me la sentii di andare, mi faceva male vederla così e sapevo che in quei quattro giorni di degenza lei nel frattempo era peggiorata ancora, quella sera andai perciò a farmi un giro sperando di non pensare al fatto che se ne stesse andando, il giorno dopo andai alla mattina a fare la spesa, al pomeriggio però volli andare a fare conoscere il piccolo a mia nonna e restai da lei fino a sera tardi, quando lo vide si commosse, lei non sapeva di avere un tumore che la stava uccidendo, però sentiva che non sarebbe rimasta a lungo.
Io in ospedale non dormivo, avevo mille paure.
Una settimana dopo il parto quindi ebbi un crollo fisico probabilmente dovuto all'eccessivo stress, rimasi a letto per due settimane perché non mi reggevo in piedi e i primi giorni avevo avuto la febbre alta.
Al bimbo ci pensò mia mamma, io lo allattavo solo poi quando il papà tornava alla sera gli faceva il bagnetto.
Mi ripresi, ma ero molto delusa da me, non mi sentivo una brava mamma, cominciai a cedere il cambio e il bagnetto agli altri perché io non me la sentivo, altrimenti chiedevo a qualcuno di stare con me finché facevo.
Il 17 ottobre dello scorso anno, mentre stavo facendo il bagnetto al bimbo con il padre lì, dopo esser stata da mia nonna, ricevetti un messaggio da mio papà " è morta " due parole.
Lanciai sul pavimento il body e scoppiai in un pianto disperato, lui vestì il bimbo e lo diede a mia mamma, cercò di calmarmi, ma non era facile.
Sapevo che sarebbe successo ma avevo sempre sperato in un miracolo.
Mio figlio aveva un mese ma niente fu più come prima.
Ancora oggi non ho accettato la sua perdita, a volte chiedo ancora un aiuto per lavare il bimbo, ma lo lavo io e con lui ho uno splendido legame.
Ad oggi però mi chiedo, cosa mi è successo in questo periodo?
Questo figlio che avevo sognato per tanto tempo, nacque in un periodo critico, in quanto un mese prima della sua nascita, a mia nonna riscontrarono due tumori di cui uno già in metastasi e incurabile che aveva colpito il fegato e stava "mangiando" gli organi vicini.
Solo tre giorni prima del parto, la sua situazione era peggiorata tanto che, ormai malata terminale, decisero di mandarla e a casa dal marito e darle solo degli antidolorifici che però anche in dosi massime non servivano molto.
Ricordo quando fino al mese prima diceva ad ogni amico che era felicissima di diventare bisnonna, le avevo dato qualche delusione in passato, non le piaceva l'uomo che mi ero trovata ma se io ero felice a lei stava bene e quel nipote era anche un suo desiderio.
Un giorno mi disse "vedrai che quando nascerà sarà il giorno più bello della tua vita".
Poi quel giorno, ad un mese dal parto mio papà mi comunicò la diagnosi.
Mi crollò il mondo addosso, la mia paura era quella che mia nonna non riuscisse a vedere il mio piccolo miracolo, ogni volta che andavo a trovarla stava peggio.
Quando partorii, pensai a lei, il giorno delle dimissioni però non me la sentii di andare, mi faceva male vederla così e sapevo che in quei quattro giorni di degenza lei nel frattempo era peggiorata ancora, quella sera andai perciò a farmi un giro sperando di non pensare al fatto che se ne stesse andando, il giorno dopo andai alla mattina a fare la spesa, al pomeriggio però volli andare a fare conoscere il piccolo a mia nonna e restai da lei fino a sera tardi, quando lo vide si commosse, lei non sapeva di avere un tumore che la stava uccidendo, però sentiva che non sarebbe rimasta a lungo.
Io in ospedale non dormivo, avevo mille paure.
Una settimana dopo il parto quindi ebbi un crollo fisico probabilmente dovuto all'eccessivo stress, rimasi a letto per due settimane perché non mi reggevo in piedi e i primi giorni avevo avuto la febbre alta.
Al bimbo ci pensò mia mamma, io lo allattavo solo poi quando il papà tornava alla sera gli faceva il bagnetto.
Mi ripresi, ma ero molto delusa da me, non mi sentivo una brava mamma, cominciai a cedere il cambio e il bagnetto agli altri perché io non me la sentivo, altrimenti chiedevo a qualcuno di stare con me finché facevo.
Il 17 ottobre dello scorso anno, mentre stavo facendo il bagnetto al bimbo con il padre lì, dopo esser stata da mia nonna, ricevetti un messaggio da mio papà " è morta " due parole.
Lanciai sul pavimento il body e scoppiai in un pianto disperato, lui vestì il bimbo e lo diede a mia mamma, cercò di calmarmi, ma non era facile.
Sapevo che sarebbe successo ma avevo sempre sperato in un miracolo.
Mio figlio aveva un mese ma niente fu più come prima.
Ancora oggi non ho accettato la sua perdita, a volte chiedo ancora un aiuto per lavare il bimbo, ma lo lavo io e con lui ho uno splendido legame.
Ad oggi però mi chiedo, cosa mi è successo in questo periodo?
[#1]
Gentile Utente,
elaborare una perdita così significativa, come sembra essere per Lei, quella di sua nonna richiede molto tempo.
Elaborare un lutto è un processo che prevede un onere emotivo non trascurabile, è necessario affrontare il distacco confrontandosi con le emozioni che vengono sollecitate dall'assenza di chi abbiamo molto amato.
Per Lei che è una giovane donna e giovane madre non è semplice dare spazio alla sua sofferenza avendo un compito fondamentale che è quello di crescere suo figlio in serenità.
Quante emozioni contrastanti avrà provato nel non poter gioire completamente per la nascita del suo bambino sapendo che sua nonna aveva poco tempo per vivere?
Provi a confortarsi pensando al fatto che sua nonna ha potuto conoscere, anche se per poco, il suo piccolo e ha potuto comunque accoglierlo su questa vita. E che sarà stata felice
di vederla mamma di un bimbo sano.
Se non riesce a fronteggiare questi stati d'animo che descrive si permetta di cercarsi un supporto psicologico che l'aiuti ad affrontare ciò che è accaduto in modo da poter integrare gioia e sofferenza.
Le auguro ogni bene.
Daniela Pellitteri
elaborare una perdita così significativa, come sembra essere per Lei, quella di sua nonna richiede molto tempo.
Elaborare un lutto è un processo che prevede un onere emotivo non trascurabile, è necessario affrontare il distacco confrontandosi con le emozioni che vengono sollecitate dall'assenza di chi abbiamo molto amato.
Per Lei che è una giovane donna e giovane madre non è semplice dare spazio alla sua sofferenza avendo un compito fondamentale che è quello di crescere suo figlio in serenità.
Quante emozioni contrastanti avrà provato nel non poter gioire completamente per la nascita del suo bambino sapendo che sua nonna aveva poco tempo per vivere?
Provi a confortarsi pensando al fatto che sua nonna ha potuto conoscere, anche se per poco, il suo piccolo e ha potuto comunque accoglierlo su questa vita. E che sarà stata felice
di vederla mamma di un bimbo sano.
Se non riesce a fronteggiare questi stati d'animo che descrive si permetta di cercarsi un supporto psicologico che l'aiuti ad affrontare ciò che è accaduto in modo da poter integrare gioia e sofferenza.
Le auguro ogni bene.
Daniela Pellitteri
Dr.ssa Daniela Pellitteri
[#3]
Gentile Utente, ciò che le sta succendo è una normale reazione alla perdita di una persona molto importante per lei che è avvenuta quasi contemporaneamente ad un altro evento di vita significativo come quello della maternità. Lei si è trovata all'interno di un conflitto da un lato il dolore per la diagnosi della malattia terminale della nonna e dall'altra la felicità e la gioia nell'aspettare e poi la nascita di suo figlio a cui si è sommato il fatto che ( è importante ricordarlo) in condizioni "normali" l'arrivo di un bambino comporta un notevole cambiamento di vita sopprattutto per la donna a cui ci deve adattare.
Ha fatto molto bene a chedere aiuto ai famigliari nella gestione del suo bambino, non isolandosi e non volendo fare tutto da sola.
Ciò che le posso consigliare è di richiedere un sostegno psicologico per poter affrontare la perdita della nonna.
Buona serata. Dott.ssa Lara Salvato.
Ha fatto molto bene a chedere aiuto ai famigliari nella gestione del suo bambino, non isolandosi e non volendo fare tutto da sola.
Ciò che le posso consigliare è di richiedere un sostegno psicologico per poter affrontare la perdita della nonna.
Buona serata. Dott.ssa Lara Salvato.
Dr.ssa lara salvato
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 872 visite dal 30/12/2019.
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