Senso di costrizione nello studio

Buonasera, gentili medici.

Sono un ragazzo di 21 anni, vi racconto del mio problema.

Finite le scuole medie, da amante delle materie scientifiche volevo iscrivermi al liceo scientifico, ma i miei hanno optato per il classico.
Non amando quelle materie, ho trascurato lo studio.
Intanto, in famiglia, mio padre ha sviluppato una certa avversione nei confronti del mio carattere dicendomi di essere "strano", "senza regole", "come acqua che scivola verso dove gli viene più comodo", "uomo che vale due lire, non hai capito nulla della vita" continuando così per tutta la mia adolescenza ed ancora oggi.
Queste critiche non le ho mai capite e mi sono sempre sembrate anche troppo aggressive, soprattutto per un ragazzo di quella età.
Peraltro sono sempre stato un ragazzo molto tranquillo.
Non bevo, non fumo, non ho nemmeno avuto mai una ragazza.
Il mio vivere è sempre stato tutto fuorché smodato o sregolato.
Quello di mio padre sembra più che altro un accanirsi fine a sè stesso contro il mio temperamento originale e creativo.
In questa tempesta scriteriata di critiche e nell'insoddisfazione scolastica, il mio rifugio è stata la mia dimensione introversa, dove essere me stesso indisturbatamente, in cui un ruolo molto importante lo aveva il vagare col pensiero in certi problemi di matematica o fisica, osservandoli dal mio punto di vista, sicuramente povero di teoria e conoscenze e inesperto, ma almeno libero.
Se non fosse stato per questo mio "rifugio" non avrei potuto coltivare una passione, talento o personalità.
Finita la scuola ho scelto Fisica.
Qui mio padre non si è opposto dichiaratamente, ma ha provato sottilmente a sviarmi da quella scelta, proponendo alternative del tutto diverse, senza però riuscirci.
Ricordo con nostalgia che allora ero motivato ed entusiasta, ma a questo mio padre ha reagito costruendo, seppur in maniera velata, una situazione peggiore di quella scolastica, in cui io, piuttosto che avere il ruolo di chi studia per proprio interesse con originalità, sono stato subito confinato nel ruolo del figlio che siccome studia con i soldi di papà deve essere ligio al dovere e studiare solo in funzione del resoconto finale delle materie date a fine semestre.
Mi ha persino definito "suo operaio".
Questo mi ha profondamente demotivato, il solo aprire il libro mi crea un forte rifiuto, a volte persino mal di testa.
Questa pressione e già la sola presenza della figura opprimente di mio padre hanno reso quello che prima era il mio rifugio, la mia trappola.
Questa materia non è più a contatto con le mie emozioni, con la mia volontà e soprattutto con la mia creatività.
Ho provato a parlargliene, ma svia il discorso, fermo sulle sue posizioni o mi urla addosso.
Generalmente mi ha sempre voluto bene, ed anche io da figlio, ma perdonarlo mi è sempre più difficile... che sia tutto un modo inconscio per sfogare su di me suoi rimpianti o frustrazioni?

Non ho più un sogno, la mia voglia di studiare e di vivere è ormai in frantumi, vi prego di aiutarmi.
[#1]
Dr.ssa Anna Maccari Psicologo 10
Ciao caro,
Innanzitutto grazie per il resoconto così dettagliato della sofferenza che da anni ti affligge e complimenti per i tuoi interessi e il tuo piccolo mondo "creativo". Purtroppo non è raro che un genitore proietti sul proprio figlio sogni e ambizioni e forse sarebbe bene parlare con papà dei "tuoi" sogni davanti ad una figura che possa mediare. Ma per quanto concerne te...recupera ciò che ti piace, sogni, passioni e amplia il tuo piccolo mondo...ricerca anche negli altri quell'approvazione che ti manca. E se da sola ti risulta complesso, ti suggerisco di rivolgerti ad un professionista che possa aiutarti a far chiarezza. In bocca al lupo

Dr.ssa Anna Maccari

[#2]
Attivo dal 2019 al 2020
Ex utente
Grazie Dottoressa,
per la risposta. Effettivamente è vero che fa bene sentirmi approvato da altre figure nella vita.
Fa piacere, ma brucia anche un po' sentire dire ad un professore universitario che la fisica va fatta sì con impegno, ma come un gioco, perchè mi da consapevolezza sia delle mie ragioni ma anche dei torti che subisco e del tempo che sto perdendo.
Sto combattendo la battaglia per la mia felicità e spero di farcela senza sprecare la mia vita.
Anche la sua risposta, in una certa misura, mi da positività. Grazie del suo in bocca al lupo.