Non riesco a fare scelte importanti nella mia vita
Buongiorno e Buon Natale
vi scrivo in questa giornata di festa, perché non posso fare a meno che pensare anche oggi ai grandi interrogativi della mia vita.
Nonostante l'età più che adulta non riesco a fare le scelte importanti della vita.
Sento il forte bisogno di andare via dall'appartamento di famiglia, ma non riesco proprio a scegliere in che modo: mutuo, affitto.
Lo stesso vale per un'altra scelta, ossia quella di comprare un automobile.
Sono bloccato, oserei dire quasi paralizzato.
E nel frattempo gli anni passano e io, alla soglia dei 40, rimango immobile.
Mi spiego meglio.
Obiettivamente la situazione oggettiva di partenza non è di grosso agio, anzi.
Non c'è nessun aiuto (economico, morale, supportivo od informativo) da parte della famiglia, anzi quest'ultima è assente.
Inoltre nella vita io sono da solo.
Ho uno stipendio medio da impiegato.
Il mio posto di lavoro non mi piace e non mi ci vedo a lungo.
Ne consegue che mi sento come se avessi i piedi ancorati nel cemento, e come se ogni mossa che facessi comportasse sforzi, rischi e conseguenze enormi, insopportabili per me.
Le condizioni oggettive, di solitudine, limitate risorse, ignoranza rispetto a tutto ciò che è il "mondo casa", ovviamente esacerbano questo senso di precarietà e di pericolo.
Sento che mi sto piano a piano ammalando di depressione.
Vorrei avere un indirizzo dalla vostra prospettiva di psicologi, e capire se il mio problema è di natura psicologica e quindi risolvibile in questa maniera.
Devo precisare che ho fatto tre anni di terapia CC, ma non ho risolto nulla.
Infatti, dopo mesi di stagnazione, ho lasciato.
Considerate anche che è quasi un anno che consulto i motori di ricerca per le case e talvolta le vado anche a visitare, anche spronato dall'ex terapeuta. Ma niente, nessuna casa mi convince. Inoltre la mente mi si appanna, non arrivo a maturare nessuna convinzione. A stento ho fissato un budget, perché le cose a cui pensare sono così tante ed incontrollabili, che alla fine mi tiro indietro. Ho una paura folle di sbagliare, di fregarmi con le mie stesse mani. Sono davvero disperato. Non so come uscirne.
Ringrazio in anticipo e rinnovo gli auguri.
vi scrivo in questa giornata di festa, perché non posso fare a meno che pensare anche oggi ai grandi interrogativi della mia vita.
Nonostante l'età più che adulta non riesco a fare le scelte importanti della vita.
Sento il forte bisogno di andare via dall'appartamento di famiglia, ma non riesco proprio a scegliere in che modo: mutuo, affitto.
Lo stesso vale per un'altra scelta, ossia quella di comprare un automobile.
Sono bloccato, oserei dire quasi paralizzato.
E nel frattempo gli anni passano e io, alla soglia dei 40, rimango immobile.
Mi spiego meglio.
Obiettivamente la situazione oggettiva di partenza non è di grosso agio, anzi.
Non c'è nessun aiuto (economico, morale, supportivo od informativo) da parte della famiglia, anzi quest'ultima è assente.
Inoltre nella vita io sono da solo.
Ho uno stipendio medio da impiegato.
Il mio posto di lavoro non mi piace e non mi ci vedo a lungo.
Ne consegue che mi sento come se avessi i piedi ancorati nel cemento, e come se ogni mossa che facessi comportasse sforzi, rischi e conseguenze enormi, insopportabili per me.
Le condizioni oggettive, di solitudine, limitate risorse, ignoranza rispetto a tutto ciò che è il "mondo casa", ovviamente esacerbano questo senso di precarietà e di pericolo.
Sento che mi sto piano a piano ammalando di depressione.
Vorrei avere un indirizzo dalla vostra prospettiva di psicologi, e capire se il mio problema è di natura psicologica e quindi risolvibile in questa maniera.
Devo precisare che ho fatto tre anni di terapia CC, ma non ho risolto nulla.
Infatti, dopo mesi di stagnazione, ho lasciato.
Considerate anche che è quasi un anno che consulto i motori di ricerca per le case e talvolta le vado anche a visitare, anche spronato dall'ex terapeuta. Ma niente, nessuna casa mi convince. Inoltre la mente mi si appanna, non arrivo a maturare nessuna convinzione. A stento ho fissato un budget, perché le cose a cui pensare sono così tante ed incontrollabili, che alla fine mi tiro indietro. Ho una paura folle di sbagliare, di fregarmi con le mie stesse mani. Sono davvero disperato. Non so come uscirne.
Ringrazio in anticipo e rinnovo gli auguri.
[#1]
Buongiorno,
Grazie per aver scritto!!!
Mi spiace che in un giorno di festa, come il natale, Lei abbia sentito l'esigenza di scrivere: se lei si sente poco supportato dalla sua famiglia é perfettamente normale che in giorni come questo la solitudine e le preoccupazioni si facciano sentire.
Le difficoltà di cui Lei parla sono probabilmente indice di uno stato ansioso depressivo, che sicuramente va affrontato con un percorso di psicoterapia. Mi spiace che col precedente collega le cose non siano migliorate, ha provato a esporre questi dubbi al suo precedente terapeuta? Chiarire eventuali aspetti sul funzionamento della terapia potrebbe aiutarvi riprendere il percorso con basi differenti.
Qualora invece lei abbia già concluso il percorso e voglia eventualmente avvalersi di un altro consulto, può provare con un terapeuta che utilizzi un approccio metodologico differente, ad esempio con un terapeuta famigliare, dato il mancato appoggio della sua famiglia.
Se avesse bisogno, può trovare maggiori informazioni sul mio sito www.milanopsicologa.it
Cordiali saluti
Dott.ssa Chiara Facchetti
Grazie per aver scritto!!!
Mi spiace che in un giorno di festa, come il natale, Lei abbia sentito l'esigenza di scrivere: se lei si sente poco supportato dalla sua famiglia é perfettamente normale che in giorni come questo la solitudine e le preoccupazioni si facciano sentire.
Le difficoltà di cui Lei parla sono probabilmente indice di uno stato ansioso depressivo, che sicuramente va affrontato con un percorso di psicoterapia. Mi spiace che col precedente collega le cose non siano migliorate, ha provato a esporre questi dubbi al suo precedente terapeuta? Chiarire eventuali aspetti sul funzionamento della terapia potrebbe aiutarvi riprendere il percorso con basi differenti.
Qualora invece lei abbia già concluso il percorso e voglia eventualmente avvalersi di un altro consulto, può provare con un terapeuta che utilizzi un approccio metodologico differente, ad esempio con un terapeuta famigliare, dato il mancato appoggio della sua famiglia.
Se avesse bisogno, può trovare maggiori informazioni sul mio sito www.milanopsicologa.it
Cordiali saluti
Dott.ssa Chiara Facchetti
Dr.ssa Chiara Facchetti
Ordine degli Psicologi della Lombardia (n. iscriz. 03/12625)
www.milanopsicologa.it
[#2]
Ex utente
Buongiorno Dott.ssa Chiara Facchetti,
La ringrazio per la cortese risposta.
Il precedente terapeuta, su mia richiesta di chiarimenti, aveva escluso la depressione.
La diagnosi era "ansia", non meglio specificata.
Immagino che la Sua indicazione di stato ansioso depressivo sia un'impressione. Posso chiederle cosa la fa indurre che possa forse essere depresso?
Con il terapeuta ho rotto ogni rapporti, perché la terapia si era ancorata. I miei problemi erano gli stessi, ed il terapeuta continuava a ripetersi, e non prescriveva nulla di nuovo, ne di pro-attivo.
Inoltre, posso chiedere in cosa consiste la psicoterapia famigliare da lei suggerita e in che modo può aiutare il mio caso specifico. Consideri che soffro del menefreghismo della mia famiglia, ma contemporaneamente non mi interessa coinvolgerli. Constatavo come la loro assenza mi renda le cose difficili, ma non sono interessato a coinvolgerli.
Purtroppo circa l'intraprendere un nuovo percorso terapeutico, sono molto sfiduciato dato l'insuccesso del vecchio percorso, durato ben tre anni. Quindi valuterò ben bene se contattare un nuovo terapeuta, anche perché da una parte questo allontana l'obiettivo dell'andare a vivere da solo, da momento che uno psicologo costa da un terzo fino a metà rata di affitto/mutuo.
Grazie in anticipo.
La ringrazio per la cortese risposta.
Il precedente terapeuta, su mia richiesta di chiarimenti, aveva escluso la depressione.
La diagnosi era "ansia", non meglio specificata.
Immagino che la Sua indicazione di stato ansioso depressivo sia un'impressione. Posso chiederle cosa la fa indurre che possa forse essere depresso?
Con il terapeuta ho rotto ogni rapporti, perché la terapia si era ancorata. I miei problemi erano gli stessi, ed il terapeuta continuava a ripetersi, e non prescriveva nulla di nuovo, ne di pro-attivo.
Inoltre, posso chiedere in cosa consiste la psicoterapia famigliare da lei suggerita e in che modo può aiutare il mio caso specifico. Consideri che soffro del menefreghismo della mia famiglia, ma contemporaneamente non mi interessa coinvolgerli. Constatavo come la loro assenza mi renda le cose difficili, ma non sono interessato a coinvolgerli.
Purtroppo circa l'intraprendere un nuovo percorso terapeutico, sono molto sfiduciato dato l'insuccesso del vecchio percorso, durato ben tre anni. Quindi valuterò ben bene se contattare un nuovo terapeuta, anche perché da una parte questo allontana l'obiettivo dell'andare a vivere da solo, da momento che uno psicologo costa da un terzo fino a metà rata di affitto/mutuo.
Grazie in anticipo.
[#3]
Buongiorno
Ovviamente le mie sono puramente ipotesi, in base ai dati che Lei riporta. Parlavo di depressione perché a volte si associa all'ansia, creando nella persona sfiducia rispetto alla possibilità che si possa migliorare significativamente la propria qualità di vita.
In merito alla terapia famigliare, e in generale a tutte le terapie, non è necessario coinvolgere i suoi genitori o la sua famiglia. Lei è una persona adulta e può assolutamente decidere in merito, nessun approccio prescrive il coinvolgimento dei famigliari. La terapia famigliare, come molti altri indirizzi, prendono in considerazione l'influenza della famiglia (e in questo caso, del mancato supporto nella situazione che sta vivendo) nel mantenimento del sintomo. A volte "guardando il problema da un punto di vista diverso" e integrando quanto da Lei approfondito nella precedente terapia con altri punti di vista può essere utile.
Ovviamente sono solo spunti, nella speranza che Le possano essere utili
Cordiali saluti
Dott.ssa Chiara Facchetti
Ovviamente le mie sono puramente ipotesi, in base ai dati che Lei riporta. Parlavo di depressione perché a volte si associa all'ansia, creando nella persona sfiducia rispetto alla possibilità che si possa migliorare significativamente la propria qualità di vita.
In merito alla terapia famigliare, e in generale a tutte le terapie, non è necessario coinvolgere i suoi genitori o la sua famiglia. Lei è una persona adulta e può assolutamente decidere in merito, nessun approccio prescrive il coinvolgimento dei famigliari. La terapia famigliare, come molti altri indirizzi, prendono in considerazione l'influenza della famiglia (e in questo caso, del mancato supporto nella situazione che sta vivendo) nel mantenimento del sintomo. A volte "guardando il problema da un punto di vista diverso" e integrando quanto da Lei approfondito nella precedente terapia con altri punti di vista può essere utile.
Ovviamente sono solo spunti, nella speranza che Le possano essere utili
Cordiali saluti
Dott.ssa Chiara Facchetti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 25/12/2019.
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