Il mio matrimonio è finito e con esso la mia vita
Salve,
scrivo per avere un confronto, perché davvero, non riesco a trovare pace.
Sposata da 20 anni, 47 anni io e 46 lui, stiamo insieme da 25, abbiamo tre figli tra i 10 e i 16 anni.
Il nostro matrimonio ha ricevuto un grosso scossone dopo la nascita degli ultimi due figli (gemelli), nel senso che non eravamo pronti a passare da 1 a tre, ne economicamente ne dal punto di vista della gestione familiare.
Io mi sono fatta forza e ho pensato "in qualche modo ce la faremo, insieme".
Da qualche anno il nostro rapporto si era un po' spento (non dal punto di vista dell'intimità), ma pensavo si trattasse di una fase "fisiologica" legata al peso della famiglia, alle difficoltà, poco tempo per tutto e ai pochi soldi.
All'inizio di quest'anno, ho notato che mio marito stava cambiando: usciva molto più spesso, si era messo a dieta, era attento all'aspetto fisico; inoltre appariva distante sia con me che con i figli, sempre immerso nel suo cellulare.
Gli ho parlato una, 5, 10 volte chiedendo cosa stesse accadendo, se per caso non stesse avendo una crisi di mezza età, dicendogli che lo sentivo distante e mi sentivo sola, ma lui negava, diceva che ero paranoica.
Per nulla convinta, ho messo alle strette e ha confessato che si vedeva saltuariamente con una ragazza (di 21 anni!) , che non era la sola e che i nostri problemi abbiano a che fare con le donne che ha incontrato.
Dice che si è sentito confuso, che forse ha sbagliato tutto, che non dovevamo avere tutti sti figli, che non mi ama più e forse non mi ha mai amata, ma che questo matrimonio non lo vuole più.
Non mi capacito di come abbia potuto portare avanti la nostra vita per tutti questi anni.
E' passato un mese e mezzo da quando è emerso tutto e, se da una parte piango meno, dall'altra ho l'impressione di non andare da nessuna parte, sono inchiodata sempre lì, nello stesso punto, tra mille domande senza risposta certa, troppi perché a cui lui non vuole o non sa dare risposta.
Ogni giorno vado avanti col pilota automatico, per i miei figli, per i miei genitori, mentre lui esce tutti i venerdì sera, a volte anche il sabato sera.
Mi parla ma il succo è " si smette di amare perché capita, punto.
Prima o poi riuscirai a fartene una ragione":
C'è una parte di me che lo disprezza, vorrebbe disintegrarlo; l'altra si sente morire, vorrebbe aggrapparsi con le unghie e gridare che non può distruggere tutto così, non può distruggermi dopo tutto quello che abbiamo passato insieme.
Io non credo che riuscirò a superare questa cosa: farlo vorrebbe dire dargli ragione, accettare che lui aveva in mano la mia vita è l'ha distrutta senza darmi alcuna possibilità.
Vorrebbe dire accettare di farsi un'altra vita perché qualcun altro ha deciso così.
Vorrebbe dire spazzare via tutti gli anni passati insieme e quello che abbiamo condiviso per dare la possibilità a qualcun altro di entrare nella mia esistenza.
Ma io non voglio niente di tutto questo.
Io rivoglio la mia vita, quella che avevamo giurato di vivere insieme.
Grazie
scrivo per avere un confronto, perché davvero, non riesco a trovare pace.
Sposata da 20 anni, 47 anni io e 46 lui, stiamo insieme da 25, abbiamo tre figli tra i 10 e i 16 anni.
Il nostro matrimonio ha ricevuto un grosso scossone dopo la nascita degli ultimi due figli (gemelli), nel senso che non eravamo pronti a passare da 1 a tre, ne economicamente ne dal punto di vista della gestione familiare.
Io mi sono fatta forza e ho pensato "in qualche modo ce la faremo, insieme".
Da qualche anno il nostro rapporto si era un po' spento (non dal punto di vista dell'intimità), ma pensavo si trattasse di una fase "fisiologica" legata al peso della famiglia, alle difficoltà, poco tempo per tutto e ai pochi soldi.
All'inizio di quest'anno, ho notato che mio marito stava cambiando: usciva molto più spesso, si era messo a dieta, era attento all'aspetto fisico; inoltre appariva distante sia con me che con i figli, sempre immerso nel suo cellulare.
Gli ho parlato una, 5, 10 volte chiedendo cosa stesse accadendo, se per caso non stesse avendo una crisi di mezza età, dicendogli che lo sentivo distante e mi sentivo sola, ma lui negava, diceva che ero paranoica.
Per nulla convinta, ho messo alle strette e ha confessato che si vedeva saltuariamente con una ragazza (di 21 anni!) , che non era la sola e che i nostri problemi abbiano a che fare con le donne che ha incontrato.
Dice che si è sentito confuso, che forse ha sbagliato tutto, che non dovevamo avere tutti sti figli, che non mi ama più e forse non mi ha mai amata, ma che questo matrimonio non lo vuole più.
Non mi capacito di come abbia potuto portare avanti la nostra vita per tutti questi anni.
E' passato un mese e mezzo da quando è emerso tutto e, se da una parte piango meno, dall'altra ho l'impressione di non andare da nessuna parte, sono inchiodata sempre lì, nello stesso punto, tra mille domande senza risposta certa, troppi perché a cui lui non vuole o non sa dare risposta.
Ogni giorno vado avanti col pilota automatico, per i miei figli, per i miei genitori, mentre lui esce tutti i venerdì sera, a volte anche il sabato sera.
Mi parla ma il succo è " si smette di amare perché capita, punto.
Prima o poi riuscirai a fartene una ragione":
C'è una parte di me che lo disprezza, vorrebbe disintegrarlo; l'altra si sente morire, vorrebbe aggrapparsi con le unghie e gridare che non può distruggere tutto così, non può distruggermi dopo tutto quello che abbiamo passato insieme.
Io non credo che riuscirò a superare questa cosa: farlo vorrebbe dire dargli ragione, accettare che lui aveva in mano la mia vita è l'ha distrutta senza darmi alcuna possibilità.
Vorrebbe dire accettare di farsi un'altra vita perché qualcun altro ha deciso così.
Vorrebbe dire spazzare via tutti gli anni passati insieme e quello che abbiamo condiviso per dare la possibilità a qualcun altro di entrare nella mia esistenza.
Ma io non voglio niente di tutto questo.
Io rivoglio la mia vita, quella che avevamo giurato di vivere insieme.
Grazie
[#1]
Gentile utente,
comincio con l'offrirle tutta la mia solidarietà, perché le vicende come la sua, per quanto siano frequenti, trovano sempre impreparato il partner, e hanno su di lui -o lei- l'effetto di un terremoto che sconvolge tutto: la sfera emotiva e quella etica, la visione del passato, la fiducia nella propria capacità di capire il mondo e gli altri e di poter ancora gestire il proprio futuro.
Se il partner in cui credevamo si rivela un'altra persona, così diversa da apparirci una specie di mostro, con quali forze, e soprattutto con quali strumenti di comprensione della realtà potremo andare avanti?
La tempesta viene peggiorata se chi si scopre tradito gestiva con rigidità la vita di coppia, ignorando i segnali di distacco che tuttavia erano presenti.
Spesso -non sempre- è la donna a farsi carico di una gestione familiare che diventa più difficile via via che l'altro si sottrae alla solidarietà e al ruolo adulto e va in cerca di compensi emotivi da adolescente.
La certezza di chi si sforza strenuamente di reggere il timone è che l'altro, pur non manifestando il suo aiuto, in qualche modo ci sia; e quando questa illusione crolla, un baratro si spalanca: dove credevamo ci fosse un appoggio, c'è il vuoto.
A questo punto, il partner transfuga peggiora le cose con le parole che si è sentita dire lei stessa: "non ti amo" o peggio "non ti ho mai amata".
Parole sciocche, oltre che crudeli. Uccidono il passato e tutto quello che si è costruito: perfino i figli. Eppure, perché mai suo marito avrebbe creato una famiglia e progettato un futuro assieme a lei, se queste parole fossero vere? Perché sarebbe rimasto con lei per più di vent'anni?
Per uno psicologo, in un incontro di persona, sarebbe facile spiegarle in che modo queste parole scaturiscono dall'ambivalenza di tutte le relazioni umane, nel momento in cui il versante della comunicazione volge all'ostilità e al distacco. Ma lei sarà disposta a cercare l’aiuto di uno psicologo?
Cara utente, come faccio sempre, prima di rispondere a questo suo ultimo quesito ho letto tutte le email che ci ha mandato, a partire da dieci anni fa. In questo modo riesco ad acquisire un'immagine non troppo superficiale della persona che ci scrive e della vita che ha attraversato.
Nel suo caso ho visto arrivare la situazione che ora si è palesata a partire dalle email in cui parlava di certi suoi stati di stanchezza che si associavano a contratture muscolari.
La mia collega che le ha risposto cinque anni fa aveva già intuito qualcosa dalla reazione di suo figlio, e aveva suggerito una terapia familiare sistemico/relazionale.
Io temo, se ho capito un pochino le sue tendenze, che lei non abbia accettato allora il consiglio e che nemmeno adesso sarà disposta a cercare l’aiuto di uno psicologo, o che lo cercherà solo come improbabile alleato in una specie di battaglia contro suo marito.
Spero di sbagliarmi. È noto che le crisi spalancano oceani di risorse inimmaginate, e un aiuto professionale sarebbe per lei molto positivo.
In ogni caso le offro tutta la mia comprensione e la mia solidarietà.
Auguri, e se sente che le fa bene scriverci, ci tenga al corrente.
comincio con l'offrirle tutta la mia solidarietà, perché le vicende come la sua, per quanto siano frequenti, trovano sempre impreparato il partner, e hanno su di lui -o lei- l'effetto di un terremoto che sconvolge tutto: la sfera emotiva e quella etica, la visione del passato, la fiducia nella propria capacità di capire il mondo e gli altri e di poter ancora gestire il proprio futuro.
Se il partner in cui credevamo si rivela un'altra persona, così diversa da apparirci una specie di mostro, con quali forze, e soprattutto con quali strumenti di comprensione della realtà potremo andare avanti?
La tempesta viene peggiorata se chi si scopre tradito gestiva con rigidità la vita di coppia, ignorando i segnali di distacco che tuttavia erano presenti.
Spesso -non sempre- è la donna a farsi carico di una gestione familiare che diventa più difficile via via che l'altro si sottrae alla solidarietà e al ruolo adulto e va in cerca di compensi emotivi da adolescente.
La certezza di chi si sforza strenuamente di reggere il timone è che l'altro, pur non manifestando il suo aiuto, in qualche modo ci sia; e quando questa illusione crolla, un baratro si spalanca: dove credevamo ci fosse un appoggio, c'è il vuoto.
A questo punto, il partner transfuga peggiora le cose con le parole che si è sentita dire lei stessa: "non ti amo" o peggio "non ti ho mai amata".
Parole sciocche, oltre che crudeli. Uccidono il passato e tutto quello che si è costruito: perfino i figli. Eppure, perché mai suo marito avrebbe creato una famiglia e progettato un futuro assieme a lei, se queste parole fossero vere? Perché sarebbe rimasto con lei per più di vent'anni?
Per uno psicologo, in un incontro di persona, sarebbe facile spiegarle in che modo queste parole scaturiscono dall'ambivalenza di tutte le relazioni umane, nel momento in cui il versante della comunicazione volge all'ostilità e al distacco. Ma lei sarà disposta a cercare l’aiuto di uno psicologo?
Cara utente, come faccio sempre, prima di rispondere a questo suo ultimo quesito ho letto tutte le email che ci ha mandato, a partire da dieci anni fa. In questo modo riesco ad acquisire un'immagine non troppo superficiale della persona che ci scrive e della vita che ha attraversato.
Nel suo caso ho visto arrivare la situazione che ora si è palesata a partire dalle email in cui parlava di certi suoi stati di stanchezza che si associavano a contratture muscolari.
La mia collega che le ha risposto cinque anni fa aveva già intuito qualcosa dalla reazione di suo figlio, e aveva suggerito una terapia familiare sistemico/relazionale.
Io temo, se ho capito un pochino le sue tendenze, che lei non abbia accettato allora il consiglio e che nemmeno adesso sarà disposta a cercare l’aiuto di uno psicologo, o che lo cercherà solo come improbabile alleato in una specie di battaglia contro suo marito.
Spero di sbagliarmi. È noto che le crisi spalancano oceani di risorse inimmaginate, e un aiuto professionale sarebbe per lei molto positivo.
In ogni caso le offro tutta la mia comprensione e la mia solidarietà.
Auguri, e se sente che le fa bene scriverci, ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Salve Dr.ssa Anna,
grazie per la celere risposta.
Confermo, a suo tempo scegliemmo di non andare in terapia come genitori, soprattutto mio marito non volle; io non avrei avuto problemi, ma ormai è andata così.
Sinceramente, se continuerò a non riuscire a sbloccare la situazione, temo che dovrò farmi aiutare da un suo collega: non posso permettere che i miei figli perdano il sostegno della mamma che per loro c'è sempre stata e dovrà esserci sempre. Dico temo, non per mancanza di fiducia nel suo campo professionale, per il quale la nutro, piuttosto verso di me. Già in passato ho dovuto superare una grossissima delusione amorosa che mi ha lasciato una discreta cicatrice e, ciò che mi sta accadendo, la sta riaprendo essendoci in parte un parallelo.
Credo inoltre che a farmi stare così male sia la segretezza in cui versa la situazione: solo mia sorella è al corrente di tutto; gli altri familiari assolutamente no. Ciò mi costringe a fingere che tutto sia normale sia fuori casa che in casa.
Mi sono promessa di attendere il passaggio delle festività e rivalutare la situazione all'inizio del prossimo anno: se starò ancora così, cercherò aiuto.
grazie per la celere risposta.
Confermo, a suo tempo scegliemmo di non andare in terapia come genitori, soprattutto mio marito non volle; io non avrei avuto problemi, ma ormai è andata così.
Sinceramente, se continuerò a non riuscire a sbloccare la situazione, temo che dovrò farmi aiutare da un suo collega: non posso permettere che i miei figli perdano il sostegno della mamma che per loro c'è sempre stata e dovrà esserci sempre. Dico temo, non per mancanza di fiducia nel suo campo professionale, per il quale la nutro, piuttosto verso di me. Già in passato ho dovuto superare una grossissima delusione amorosa che mi ha lasciato una discreta cicatrice e, ciò che mi sta accadendo, la sta riaprendo essendoci in parte un parallelo.
Credo inoltre che a farmi stare così male sia la segretezza in cui versa la situazione: solo mia sorella è al corrente di tutto; gli altri familiari assolutamente no. Ciò mi costringe a fingere che tutto sia normale sia fuori casa che in casa.
Mi sono promessa di attendere il passaggio delle festività e rivalutare la situazione all'inizio del prossimo anno: se starò ancora così, cercherò aiuto.
[#3]
Cara utente,
le ripeto che sono solidale con lei.
Spero che sia stato suo marito a chiederle di non palesare la vostra situazione: sarebbe il segno che non vuole una rottura. Se è stata lei a decidere unilateralmente, si aprono due linee interpretative che non è il caso di esternare online.
Sempre a sua disposizione.
le ripeto che sono solidale con lei.
Spero che sia stato suo marito a chiederle di non palesare la vostra situazione: sarebbe il segno che non vuole una rottura. Se è stata lei a decidere unilateralmente, si aprono due linee interpretative che non è il caso di esternare online.
Sempre a sua disposizione.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 6.7k visite dal 15/12/2019.
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