Fidanzato confuso
Buongiorno dottori,
scrivo questo post perché ho bisogno di un parere professionale circa la mia situazione.
Sono una ragazza di quasi 23 anni, studentessa fuori sede al secondo anno.
Nel mio passato ho avuto problemi di violenze... fisica e psicologica, ad appena 16 anni.
È stato un periodo orribile per me perché ho perso un anno di scuola e l'unica cosa che ho fatto per 1 anno intero è stata dormire e piangere dentro il letto.
Grazie ai miei genitori, ho ritrovato la forza di ricominciare ma questo ha influito molto sulla mia vita.
Non ho più la capacità di stringere relazioni e di rapportarmi con la gente.
Dal punto di vista lavorativo/accademico sono ritornata a dare il massimo dopo alcune scelte sbagliate ma per quanto riguarda I rapporti interpersonali zero.
Dopo qualche mese le mie relazioni, che siano amore o amicizia, crollano, finiscono.
Così fino a qualche mese fa, quando ho incontrato il mio "ragazzo".
Questa persona mi ha sconvolto la vita in positivo... con lui sono riuscita ad aprirmi, ad essere me stessa e mi sono legata a lui in modo particolare.
Lui ha 29 anni, è un militare.
Originario di Napoli ma in servizio in Puglia (di dove sono originaria).
All'inizio della relazione abbiamo avuto un "incidente di percorso", abbiamo rischiato una gravidanza... è stato un periodo di tensione ma lui non mi ha mai abbandonata e non mi ha mai detto di abortire... anche se la situazione non era delle migliori vista la distanza, il mio percorso di studi e il poco tempo di nostra conoscenza.
Ci siamo allontanati un po' perché la tensione era alta e io non volevo che si legasse a me solo per il potenziale bambino... ma dopo qualche settimana di silenzi lui è venuto da me in università e mi ha detto cose importanti del tipo "non mi interessa se saremo due o tre, io voglio stare con te".
E da lì abbiamo ripreso la nostra relazione.
Ed è sempre stata un crescendo.
Perché vi scrivo?
Perché ad oggi, a distanza di 3 mesi lui è "confuso".
Ha paura di ciò che possa accadere nel futuro, conscio del fatto che per il suo lavoro deve stare fuori Italia per qualche mese all'anno.
Lui sostiene che non vuole lasciarmi sola, che non può essere un "porto sicuro" per me.
Quando ho delle "debolezze", sono un po' stressata, lui sparisce nel nulla.
Nel momento in cui come soluzione propongo di chiudere la storia lui mi dice di no... perché comunque a me ci tiene.
In sostanza, è combattuto tra il lasciarmi e il non farlo.
Dopo quella storia del mio passato, le mie relazioni sono durate tutte poco tempo.
Frequentazioni, amicizie.
Allora inizio a pensare che il problema sia io... faccio terra bruciata per ogni relazione e non capisco il perché.
Do sempre il massimo, mi lego tanto e poi dopo mesi, puff, finisce tutto.
La differenza è che stavolta io non voglio farla finire.
Ci tengo tanto, troppo a lui e so che tra noi c'è qualcosa di forte.
È tutto ciò che voglio.
Al momento ci parliamo poco.
Come posso rimediare alla mia vita e alla mia storia?
scrivo questo post perché ho bisogno di un parere professionale circa la mia situazione.
Sono una ragazza di quasi 23 anni, studentessa fuori sede al secondo anno.
Nel mio passato ho avuto problemi di violenze... fisica e psicologica, ad appena 16 anni.
È stato un periodo orribile per me perché ho perso un anno di scuola e l'unica cosa che ho fatto per 1 anno intero è stata dormire e piangere dentro il letto.
Grazie ai miei genitori, ho ritrovato la forza di ricominciare ma questo ha influito molto sulla mia vita.
Non ho più la capacità di stringere relazioni e di rapportarmi con la gente.
Dal punto di vista lavorativo/accademico sono ritornata a dare il massimo dopo alcune scelte sbagliate ma per quanto riguarda I rapporti interpersonali zero.
Dopo qualche mese le mie relazioni, che siano amore o amicizia, crollano, finiscono.
Così fino a qualche mese fa, quando ho incontrato il mio "ragazzo".
Questa persona mi ha sconvolto la vita in positivo... con lui sono riuscita ad aprirmi, ad essere me stessa e mi sono legata a lui in modo particolare.
Lui ha 29 anni, è un militare.
Originario di Napoli ma in servizio in Puglia (di dove sono originaria).
All'inizio della relazione abbiamo avuto un "incidente di percorso", abbiamo rischiato una gravidanza... è stato un periodo di tensione ma lui non mi ha mai abbandonata e non mi ha mai detto di abortire... anche se la situazione non era delle migliori vista la distanza, il mio percorso di studi e il poco tempo di nostra conoscenza.
Ci siamo allontanati un po' perché la tensione era alta e io non volevo che si legasse a me solo per il potenziale bambino... ma dopo qualche settimana di silenzi lui è venuto da me in università e mi ha detto cose importanti del tipo "non mi interessa se saremo due o tre, io voglio stare con te".
E da lì abbiamo ripreso la nostra relazione.
Ed è sempre stata un crescendo.
Perché vi scrivo?
Perché ad oggi, a distanza di 3 mesi lui è "confuso".
Ha paura di ciò che possa accadere nel futuro, conscio del fatto che per il suo lavoro deve stare fuori Italia per qualche mese all'anno.
Lui sostiene che non vuole lasciarmi sola, che non può essere un "porto sicuro" per me.
Quando ho delle "debolezze", sono un po' stressata, lui sparisce nel nulla.
Nel momento in cui come soluzione propongo di chiudere la storia lui mi dice di no... perché comunque a me ci tiene.
In sostanza, è combattuto tra il lasciarmi e il non farlo.
Dopo quella storia del mio passato, le mie relazioni sono durate tutte poco tempo.
Frequentazioni, amicizie.
Allora inizio a pensare che il problema sia io... faccio terra bruciata per ogni relazione e non capisco il perché.
Do sempre il massimo, mi lego tanto e poi dopo mesi, puff, finisce tutto.
La differenza è che stavolta io non voglio farla finire.
Ci tengo tanto, troppo a lui e so che tra noi c'è qualcosa di forte.
È tutto ciò che voglio.
Al momento ci parliamo poco.
Come posso rimediare alla mia vita e alla mia storia?
[#1]
Gentile utente,
come faccio sempre, ho letto tutte le sue email prima di risponderle.
Dati gli studi che sta seguendo e la consapevolezza che dimostra, la domanda "Come posso rimediare alla mia vita e alla mia storia?" sembra un modo per sfuggire all'ovvia considerazione che una situazione come la sua va gestita da un/una psicologo/a che la prenda in carico di persona.
Lei sa bene che non si possono risolvere online problemi come quelli che lei ci ha esposto, e peggio ancora distorcendo il proprio rapporto sentimentale col fare assumere ad un partner il ruolo che spetta al curante.
Non ci scrive se a suo tempo -a sedici anni- è stata seguita da uno specialista; adesso le sue ripetute difficoltà relazionali e di umore suggeriscono di farlo.
Quanto al partner, uno dei punti che andrebbero chiariti è quello che lei chiama "un incidente di percorso". Per una relazione di coppia fa differenza se si è trattato del semplice timore di essere incinta o invece di un aborto, specie se deciso unilateralmente.
Io le consiglio di rivolgersi agli psicologi che sono quasi sempre presenti nei centri universitari e negli ospedali, oppure al Consultorio Giovani o alle ASL Continuare a sfuggire a questa necessità non aiuta.
Ci tenga al corrente. Auguri
come faccio sempre, ho letto tutte le sue email prima di risponderle.
Dati gli studi che sta seguendo e la consapevolezza che dimostra, la domanda "Come posso rimediare alla mia vita e alla mia storia?" sembra un modo per sfuggire all'ovvia considerazione che una situazione come la sua va gestita da un/una psicologo/a che la prenda in carico di persona.
Lei sa bene che non si possono risolvere online problemi come quelli che lei ci ha esposto, e peggio ancora distorcendo il proprio rapporto sentimentale col fare assumere ad un partner il ruolo che spetta al curante.
Non ci scrive se a suo tempo -a sedici anni- è stata seguita da uno specialista; adesso le sue ripetute difficoltà relazionali e di umore suggeriscono di farlo.
Quanto al partner, uno dei punti che andrebbero chiariti è quello che lei chiama "un incidente di percorso". Per una relazione di coppia fa differenza se si è trattato del semplice timore di essere incinta o invece di un aborto, specie se deciso unilateralmente.
Io le consiglio di rivolgersi agli psicologi che sono quasi sempre presenti nei centri universitari e negli ospedali, oppure al Consultorio Giovani o alle ASL Continuare a sfuggire a questa necessità non aiuta.
Ci tenga al corrente. Auguri
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.1k visite dal 15/12/2019.
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