Patofobia : strategia per superarla e vivere sereni
Salve sono un ragazzo di 22 anni studente di medicina da 4 anni che soffre di disturbo d'ansia forte da più o meno 7 mesi.
Sono un ragazzo abbastanza ansioso ma che è sempre stato in grado di vivere lo stesso serenamente.
4 anni fa sono entrato a medicina e non ho avuto nessun problema d'ansia fino a più o meno 7 mesi fa in corrispondenza delle lezioni di semeiotica/metodologia clinica precisamente la parte riguardante le aritmie cardiache.
Non ho mai avuto paura in generale delle malattie e inoltre amo vedere le operazioni chirurgiche, ma ho sempre avuto un po di ansia per tutto ciò che riguarda il cuore essendo un organo di vitale importanza e fuori dal nostro controllo diretto.
In corrispondenza di queste lezioni ho scoperto che alcuni miei amici coetanei sani soffrivano da poco tempo di attacchi di tachicardia parossistica sopraventricolare diagnosticata e parlando con loro me lhanno descritta come degli episodi totalmente inaspettati molto fastidiosi in cui è difficile rimanere calmi e che ti condizionano.
L 'ansia è scattata qui, non so come sia possibile ma prima di questo momento la possibilità di ammalarmi non esisteva nella mia mente, ero certo che mangiando sano e facendo attività atletica affiancata a visita medica non avrei mai sviluppato nulla e invece mi sono reso conto che in rari casi non è cosi e mi sono sentito estremamente vulnerabile.
Da studente di medicina ho sempre ragionato in modo troppo poco flessibile associando sempre una causa alla malattia e quindi una prevenzione ma ciò purtroppo è in conflitto con la realtà perchè non tutto è prevenibile.
Ho sviluppato quindi una patofobia, incentrata sulle aritmie in particolare, ho paura che quello che è successo ai miei amici possa capitare anche a me e l'idea che sia raro non mi fa lo stesso star bene.
Non mi sento ipocondriaco bensi piu patofobico non mi controllo il polso e ho la totale certezza di stare bene ma invece ciò che mi spaventa è il futuro, la possibilità di malattia cardiologica.
Ci sono tante malattie imprevedibili non cardiologiche esistenti ma queste sembrano influenzarmi meno poichè non hanno il carico emotivo che hanno quelle cardiologiche per me.
Adesso mentre faccio qualsivoglia attività non mi sento tranquillo, l 'idea dell'aritmia imminente è come un tarlo, mi rende poco lucido, poco attento al presente, limita le emozioni e mi contrae la pancia.
Ho assolutamente intenzione di andare a farmi vedere da uno psicologo ma ho scritto qui perchè vorrei capire che strategie si possano utilizzare per far fronte a questa problematica, come imparare ad accettare che certe cose potrebbero capitare nella vita e a non vederle come una minaccia imminente se la malattia appunto non c'è.
L'unica cosa che per ora mi è venuta in mente è provare a desensibilizzarmi, ho provato a simulare con la mente una forte aritmia e ad affrontarla, ciò mi ha aiutato molto a ridurre la paura imminente ma mi rimane uno stato pauroso inconscio.
Grazie mille a chi risponderà.
Sono un ragazzo abbastanza ansioso ma che è sempre stato in grado di vivere lo stesso serenamente.
4 anni fa sono entrato a medicina e non ho avuto nessun problema d'ansia fino a più o meno 7 mesi fa in corrispondenza delle lezioni di semeiotica/metodologia clinica precisamente la parte riguardante le aritmie cardiache.
Non ho mai avuto paura in generale delle malattie e inoltre amo vedere le operazioni chirurgiche, ma ho sempre avuto un po di ansia per tutto ciò che riguarda il cuore essendo un organo di vitale importanza e fuori dal nostro controllo diretto.
In corrispondenza di queste lezioni ho scoperto che alcuni miei amici coetanei sani soffrivano da poco tempo di attacchi di tachicardia parossistica sopraventricolare diagnosticata e parlando con loro me lhanno descritta come degli episodi totalmente inaspettati molto fastidiosi in cui è difficile rimanere calmi e che ti condizionano.
L 'ansia è scattata qui, non so come sia possibile ma prima di questo momento la possibilità di ammalarmi non esisteva nella mia mente, ero certo che mangiando sano e facendo attività atletica affiancata a visita medica non avrei mai sviluppato nulla e invece mi sono reso conto che in rari casi non è cosi e mi sono sentito estremamente vulnerabile.
Da studente di medicina ho sempre ragionato in modo troppo poco flessibile associando sempre una causa alla malattia e quindi una prevenzione ma ciò purtroppo è in conflitto con la realtà perchè non tutto è prevenibile.
Ho sviluppato quindi una patofobia, incentrata sulle aritmie in particolare, ho paura che quello che è successo ai miei amici possa capitare anche a me e l'idea che sia raro non mi fa lo stesso star bene.
Non mi sento ipocondriaco bensi piu patofobico non mi controllo il polso e ho la totale certezza di stare bene ma invece ciò che mi spaventa è il futuro, la possibilità di malattia cardiologica.
Ci sono tante malattie imprevedibili non cardiologiche esistenti ma queste sembrano influenzarmi meno poichè non hanno il carico emotivo che hanno quelle cardiologiche per me.
Adesso mentre faccio qualsivoglia attività non mi sento tranquillo, l 'idea dell'aritmia imminente è come un tarlo, mi rende poco lucido, poco attento al presente, limita le emozioni e mi contrae la pancia.
Ho assolutamente intenzione di andare a farmi vedere da uno psicologo ma ho scritto qui perchè vorrei capire che strategie si possano utilizzare per far fronte a questa problematica, come imparare ad accettare che certe cose potrebbero capitare nella vita e a non vederle come una minaccia imminente se la malattia appunto non c'è.
L'unica cosa che per ora mi è venuta in mente è provare a desensibilizzarmi, ho provato a simulare con la mente una forte aritmia e ad affrontarla, ciò mi ha aiutato molto a ridurre la paura imminente ma mi rimane uno stato pauroso inconscio.
Grazie mille a chi risponderà.
[#1]
Gentile utente,
perchè non rivolgersi *di persona* allo Sportello Psicologico del Suo Ateneo?
E' gratuito,
i disturbi che Lei manifesta sono attinenti al Suo percorso universitario,
e dunque.. perchè aspettare?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
perchè non rivolgersi *di persona* allo Sportello Psicologico del Suo Ateneo?
E' gratuito,
i disturbi che Lei manifesta sono attinenti al Suo percorso universitario,
e dunque.. perchè aspettare?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.5k visite dal 30/11/2019.
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