Come si guarisce dall'ipocondria?
Salve,
vi racconto brevemente per spiegarmi meglio, sono stata sempre una ragazza ansiosa, ma mai esageratamente, 3 anni fa il padre del mio ex ragazzo é morto di ictus a 50 anni e da allora è iniziato il mio calvario.
Da piccola ho avuto un problema all'ipofisi, aveva smesso di funzionare e non crescevo più, per fortuna i miei se ne sono accorti e mi hanno portato da uno specialista che mi ha curata, ero costretta a fare iniezioni ogni sera prima di andare a dormire, per fortuna però la situazione si è risolta con gli anni e ora non devo farle più.
Da qui si capisce che ho sempre fatto analisi del sangue 2 volte all anno.
Ora ho 24 anni e vedendo il padre del mio fidanzato morire, ho iniziato a pensare se la mia ipofisi ha smesso di funzionare così dal nulla potrebbe farlo anche qualsiasi altra cosa, potrei avere un infarto, potrei avere un ictus, un tumore.
Di qui inizia il mio calvario di controlli, ecografia al seno, nel quale non risulta nulla, visite cardiologiche che sono a posto.
Unica cosa mi è uscito un po il colesterolo alto, e i medici dicono che è genetico perché anche mio padre ne soffre e mi hanno dato degli integratori per tenerlo sotto controllo.
Ho iniziato ad avere dolore al fianco sinistro il medico mi disse che è dovuto alla mia stitichezza, ma ho iniziato a pensare e se fosse la leucemia come ha colpito mia nonna che è morta?
Non posso più vivere così, sono andata da uno psicologo ma è servito a poco o nulla.
Ovviamente quando mi fisso su una cosa inizio a sentire tutti i sintomi e mi allarmo e mi trovo spesso a piangere nel letto da sola.
Ne parlavo con i miei amici e con la mia famiglia ma mi guardano come se fossi pazza e ho smesso, ho paura di morire e a solo 24 anni non aver realizzato niente
vi racconto brevemente per spiegarmi meglio, sono stata sempre una ragazza ansiosa, ma mai esageratamente, 3 anni fa il padre del mio ex ragazzo é morto di ictus a 50 anni e da allora è iniziato il mio calvario.
Da piccola ho avuto un problema all'ipofisi, aveva smesso di funzionare e non crescevo più, per fortuna i miei se ne sono accorti e mi hanno portato da uno specialista che mi ha curata, ero costretta a fare iniezioni ogni sera prima di andare a dormire, per fortuna però la situazione si è risolta con gli anni e ora non devo farle più.
Da qui si capisce che ho sempre fatto analisi del sangue 2 volte all anno.
Ora ho 24 anni e vedendo il padre del mio fidanzato morire, ho iniziato a pensare se la mia ipofisi ha smesso di funzionare così dal nulla potrebbe farlo anche qualsiasi altra cosa, potrei avere un infarto, potrei avere un ictus, un tumore.
Di qui inizia il mio calvario di controlli, ecografia al seno, nel quale non risulta nulla, visite cardiologiche che sono a posto.
Unica cosa mi è uscito un po il colesterolo alto, e i medici dicono che è genetico perché anche mio padre ne soffre e mi hanno dato degli integratori per tenerlo sotto controllo.
Ho iniziato ad avere dolore al fianco sinistro il medico mi disse che è dovuto alla mia stitichezza, ma ho iniziato a pensare e se fosse la leucemia come ha colpito mia nonna che è morta?
Non posso più vivere così, sono andata da uno psicologo ma è servito a poco o nulla.
Ovviamente quando mi fisso su una cosa inizio a sentire tutti i sintomi e mi allarmo e mi trovo spesso a piangere nel letto da sola.
Ne parlavo con i miei amici e con la mia famiglia ma mi guardano come se fossi pazza e ho smesso, ho paura di morire e a solo 24 anni non aver realizzato niente
[#1]
Gentile ragazza,
Da quello che descrive pare (con i limiti di un consulto online) che l’ansia di base ai suoi timori sull’insorgenza di malattie sia quella di morire. Lei stessa è consapevole, e questo è un bene, di questa paura che tutti nella vita abbiamo avuto e avremo ma che occorre che possa essere gestita dato che, come giustamente lei riconosce, non si può vivere così. Eh già...
tutti moriremo prima o poi. È inevitabile!
Allora occorre riconoscere 3 aspetti:
1) che senso ha vivere costantemente in questa paura quando ciò che si teme prima o poi avverrà sicuramente?
2) quanto tempo sprechiamo ad aver paura di morire e/o soffrire trincerandoci dietro ad esami medici non necessari?
3) se pensiamo costantemente ad un futuro catastrofico, abbiamo grosse difficoltà a goderci il momento presente di salute e nello stesso tempo a tollerare l’incertezza che una malattia può colpire tutti noi indistintamente.
È altresì possibile che il catastrofismo rispetto alla sua salute possa avere delle radici nel problema ipofisario che lei ha avuto.
attenzione: non è il problema fisico ad aver causato l’ansia ma piuttosto il modo con cui questo problema è stato affrontato, e quindi pensato, a suo tempo. In breve: sono le idee rispetto al problema che l’hanno resa probabilmente vulnerabile ai timori di adesso.
Da bambini, quando ci si trova ad affrontare dei problemi fisici importanti, è sempre consigliabile un supporto emotivo specialistico. Questa cosa è mancata ma non è detto che non possiamo rimediare...
Lei parte già da una consapevolezza di stare male emotivamente e dal pensiero che non si può vivere così. Quindi parte già con il passo della consapevolezza che è fondamentale nel processo di cura.
Dice di essere stata da uno psicologo
- per quanto tempo ci è andata?
- su cosa avete lavorato?
- avete prefissato degli obiettivi da raggiungere e delle strategie mediante i quali raggiungerli?
- come mai dice che è servito poco e nulla?
- il collega psicologo era anche psicoterapeuta (come necessario per curare qualcuno?)
Da quello che descrive pare (con i limiti di un consulto online) che l’ansia di base ai suoi timori sull’insorgenza di malattie sia quella di morire. Lei stessa è consapevole, e questo è un bene, di questa paura che tutti nella vita abbiamo avuto e avremo ma che occorre che possa essere gestita dato che, come giustamente lei riconosce, non si può vivere così. Eh già...
tutti moriremo prima o poi. È inevitabile!
Allora occorre riconoscere 3 aspetti:
1) che senso ha vivere costantemente in questa paura quando ciò che si teme prima o poi avverrà sicuramente?
2) quanto tempo sprechiamo ad aver paura di morire e/o soffrire trincerandoci dietro ad esami medici non necessari?
3) se pensiamo costantemente ad un futuro catastrofico, abbiamo grosse difficoltà a goderci il momento presente di salute e nello stesso tempo a tollerare l’incertezza che una malattia può colpire tutti noi indistintamente.
È altresì possibile che il catastrofismo rispetto alla sua salute possa avere delle radici nel problema ipofisario che lei ha avuto.
attenzione: non è il problema fisico ad aver causato l’ansia ma piuttosto il modo con cui questo problema è stato affrontato, e quindi pensato, a suo tempo. In breve: sono le idee rispetto al problema che l’hanno resa probabilmente vulnerabile ai timori di adesso.
Da bambini, quando ci si trova ad affrontare dei problemi fisici importanti, è sempre consigliabile un supporto emotivo specialistico. Questa cosa è mancata ma non è detto che non possiamo rimediare...
Lei parte già da una consapevolezza di stare male emotivamente e dal pensiero che non si può vivere così. Quindi parte già con il passo della consapevolezza che è fondamentale nel processo di cura.
Dice di essere stata da uno psicologo
- per quanto tempo ci è andata?
- su cosa avete lavorato?
- avete prefissato degli obiettivi da raggiungere e delle strategie mediante i quali raggiungerli?
- come mai dice che è servito poco e nulla?
- il collega psicologo era anche psicoterapeuta (come necessario per curare qualcuno?)
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
[#2]
Ex utente
Salve, grazie per la risposta, sono stata seguita dalla psicologa in questione per oltre un anno, lei pensava che le mie fobie fossero tutte riconducibili alla mia insicurezza e scarsa autostima, cercava di farmi lavorare sul migliorare me stessa, sul rapporto con la mia famiglia e le persone che mi circondano, senza davvero affrontare il problema che mi cruccia di più. Nel periodo in cui mi seguiva stavo meglio perché potevo comunque parlare con qualcuno e sfogarmi e lei mi ha aiutato a superare gli attacchi di panico che sono seguiti dall'inizio delle mie fobie. Su quel fronte sono capace di controllarmi, ma il pensiero e la paura tornano lo stesso. Avevo chiesto consiglio su come controllare questi pensieri e lei ha iniziato a dire che sono una maniaca del controllo, che voglio tenere tutto sotto controllo e visto che la morte e le malattie sono qualcosa di inaspettato e quindi su cui non posso farci nulla mi spaventa è scatena i pensieri.
Come ho detto mentre stavo con lei riuscivo a piangere nelle sedute, a sfogare e stare meglio, da quando ho smesso x motivi economici dopo poco le paure sono tornate e io credo non siano mai andate via
Come ho detto mentre stavo con lei riuscivo a piangere nelle sedute, a sfogare e stare meglio, da quando ho smesso x motivi economici dopo poco le paure sono tornate e io credo non siano mai andate via
[#3]
Capisco
Allora: in terapia non si va per sfogarsi. O meglio, non solo per quello!
Se c’è un’ansia che la porta a controllare occorre imparare a gestire il controllo e gli strumenti a disposizione sono tanti.
Ammettiamo che quanto detto dalla collega sia vero: <<< lei ha iniziato a dire che sono una maniaca del controllo, che voglio tenere tutto sotto controllo e visto che la morte e le malattie sono qualcosa di inaspettato e quindi su cui non posso farci nulla mi spaventa è scatena i pensieri>>>
Su questo aspetto si lavora, e il paziente impara a farlo, iniziando ad utilizzare tecniche per tollerare l’incerto e l’imprevedibile.
Come vede non basta sapere come funziono cognitivamente per poter cambiare il mio modo di pensare terrifico ma occorre un lavoro che mi permetta di apprendere come pensare in modo meno terrifico.
Le suggerisco di valutare la possibilità di rivolgersi ad un nuovo terapeuta (anche pubblico se ha difficoltà economiche)
Vedrà che ci saranno le condizioni per poter stare meglio!
Ps:
1) consideri che in tutte le psicoterapie occorre soffrire per poter stare meglio. Si impara a rivedere il proprio modo di pensare alle cose della vita e questo porta a soffrire. Nessuna psicoterapia è una passeggiata e l’accettazione del proprio dolore emotivo è fondamentale in terapia
2) se c’è un controllo ansioso occorre anche capire non tanto la causa ma in che momento della vita si è iniziato a mettere in atto il controllo come strategia per gestire l ansia.
Allora: in terapia non si va per sfogarsi. O meglio, non solo per quello!
Se c’è un’ansia che la porta a controllare occorre imparare a gestire il controllo e gli strumenti a disposizione sono tanti.
Ammettiamo che quanto detto dalla collega sia vero: <<< lei ha iniziato a dire che sono una maniaca del controllo, che voglio tenere tutto sotto controllo e visto che la morte e le malattie sono qualcosa di inaspettato e quindi su cui non posso farci nulla mi spaventa è scatena i pensieri>>>
Su questo aspetto si lavora, e il paziente impara a farlo, iniziando ad utilizzare tecniche per tollerare l’incerto e l’imprevedibile.
Come vede non basta sapere come funziono cognitivamente per poter cambiare il mio modo di pensare terrifico ma occorre un lavoro che mi permetta di apprendere come pensare in modo meno terrifico.
Le suggerisco di valutare la possibilità di rivolgersi ad un nuovo terapeuta (anche pubblico se ha difficoltà economiche)
Vedrà che ci saranno le condizioni per poter stare meglio!
Ps:
1) consideri che in tutte le psicoterapie occorre soffrire per poter stare meglio. Si impara a rivedere il proprio modo di pensare alle cose della vita e questo porta a soffrire. Nessuna psicoterapia è una passeggiata e l’accettazione del proprio dolore emotivo è fondamentale in terapia
2) se c’è un controllo ansioso occorre anche capire non tanto la causa ma in che momento della vita si è iniziato a mettere in atto il controllo come strategia per gestire l ansia.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.8k visite dal 26/11/2019.
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