Non riesco più a mangiare, ora non ne ho neanche più voglia, lo faccio solo perchè sono costretta.
Salve, scrivo qui perché ho bisogno d'aiuto.
Ho sofferto di allergie alimentari a latte e uova nei primi anni di vita.
Nel corso degli anni non ho provato a reintrodurre questi cibi, quindi sono rimasta convinta della mia allergia, poiché i medici a cui mi sono rivolta non si sono interessati al mio problema, facendomi credere di essere ancora un soggetto allergico senza mai provarlo davvero o facendomi fare una reintroduzione dei cibi.
Così mi sono affidata alle loro parole, anche perché alle volte quando provavo a mangiare questi alimenti avevo subito diarrea, e collegavo questo disturbo alle allergie.
Circa 3 mesi fa senza mangiare questi alimenti ho sofferto per circa 10 giorni di continui rash cutanei orticaria, che si scatenavano senza una connessione fra loro.
Di conseguenza in quei giorni ho sofferto di forte ansia e stress, avevo paura di mangiare qualunque cosa non riuscendo a capire il motivo degli sfoghi cutanei e quando provavo a mangiare avevo sempre paura che si potesse gonfiare la gola, e ho avuto a che fare con i miei primi attacchi di panico.
Così ho prenotato una visita allergologica.
Il giorno della visita ho spiegato la mia storia e i medici sono rimasti abbastanza sorpresi.
Hanno compreso il mio problema, e me ne hanno fatto capire la gravità: io adesso avevo paura del cibo.
Sono riusciti ad accorgersi del fatto che io fossi stata abbandonata da quei medici che mi avevano fatto credere di avere delle allergie alimentari.
Così mi hanno proposto un ricovero ospedalerio per farmi convincere che non avessi nessuna allergia a latte e uova.
Il ricovero è andato bene come pensavano: la mia allergia a questi cibi che non introducevo da 13 anni non c'era più.
Così uscita dall'ospedale ho iniziato a reintrodurli poco per volta.
Il primo impatto è stato duro: era come se avessi ancora paura di mangiarli nonostante non mi facessero nessuna reazione allergica.
Giorno dopo giorno non avevo voglia di mangiare, era come se il cibo non mi piacesse.
Ho provato a mettere da parte il problema, ad oscurarlo, e provavo a convincermi che tutto andasse bene.
Ma quando questo problema sembrava essere scomparso per un paio di giorni, è invece ricomparso in modo differente.
Ora non riesco ad ingoiare, è come se avessi difficoltà nel farlo, come se il cibo mi resti bloccato nella gola, ed ogni volta che mangio mi affogo.
Adesso, in conclusione, tutto sta divenendo un inferno: i continui rash cutanei comparsi nel mese di settembre, mi hanno portata ad avere paura del cibo, e nonostante il ricovero, questa mia paura non è mai andata via, perché si è trasformata e sviluppata in un altro problema, che è questa impossibilità nel mangiare.
Adesso mi capita per paura di ingoiare e che il cibo non possa scendere nello stomaco, di andare in bagno e sputarlo.
Non so se sia qualche problema reale, qualche disturbo nella gola, o se sia solo altro.
Ho solo tanta paura che questa situazione non passi, e che di questo passo possa solo peggiorare giorno dopo giorno.
Ho sofferto di allergie alimentari a latte e uova nei primi anni di vita.
Nel corso degli anni non ho provato a reintrodurre questi cibi, quindi sono rimasta convinta della mia allergia, poiché i medici a cui mi sono rivolta non si sono interessati al mio problema, facendomi credere di essere ancora un soggetto allergico senza mai provarlo davvero o facendomi fare una reintroduzione dei cibi.
Così mi sono affidata alle loro parole, anche perché alle volte quando provavo a mangiare questi alimenti avevo subito diarrea, e collegavo questo disturbo alle allergie.
Circa 3 mesi fa senza mangiare questi alimenti ho sofferto per circa 10 giorni di continui rash cutanei orticaria, che si scatenavano senza una connessione fra loro.
Di conseguenza in quei giorni ho sofferto di forte ansia e stress, avevo paura di mangiare qualunque cosa non riuscendo a capire il motivo degli sfoghi cutanei e quando provavo a mangiare avevo sempre paura che si potesse gonfiare la gola, e ho avuto a che fare con i miei primi attacchi di panico.
Così ho prenotato una visita allergologica.
Il giorno della visita ho spiegato la mia storia e i medici sono rimasti abbastanza sorpresi.
Hanno compreso il mio problema, e me ne hanno fatto capire la gravità: io adesso avevo paura del cibo.
Sono riusciti ad accorgersi del fatto che io fossi stata abbandonata da quei medici che mi avevano fatto credere di avere delle allergie alimentari.
Così mi hanno proposto un ricovero ospedalerio per farmi convincere che non avessi nessuna allergia a latte e uova.
Il ricovero è andato bene come pensavano: la mia allergia a questi cibi che non introducevo da 13 anni non c'era più.
Così uscita dall'ospedale ho iniziato a reintrodurli poco per volta.
Il primo impatto è stato duro: era come se avessi ancora paura di mangiarli nonostante non mi facessero nessuna reazione allergica.
Giorno dopo giorno non avevo voglia di mangiare, era come se il cibo non mi piacesse.
Ho provato a mettere da parte il problema, ad oscurarlo, e provavo a convincermi che tutto andasse bene.
Ma quando questo problema sembrava essere scomparso per un paio di giorni, è invece ricomparso in modo differente.
Ora non riesco ad ingoiare, è come se avessi difficoltà nel farlo, come se il cibo mi resti bloccato nella gola, ed ogni volta che mangio mi affogo.
Adesso, in conclusione, tutto sta divenendo un inferno: i continui rash cutanei comparsi nel mese di settembre, mi hanno portata ad avere paura del cibo, e nonostante il ricovero, questa mia paura non è mai andata via, perché si è trasformata e sviluppata in un altro problema, che è questa impossibilità nel mangiare.
Adesso mi capita per paura di ingoiare e che il cibo non possa scendere nello stomaco, di andare in bagno e sputarlo.
Non so se sia qualche problema reale, qualche disturbo nella gola, o se sia solo altro.
Ho solo tanta paura che questa situazione non passi, e che di questo passo possa solo peggiorare giorno dopo giorno.
[#1]
Cara utente,
dal momento che le sue difficoltà sono abbastanza note agli psicologi, mi chiedo come mai lo psicologo con cui dovrebbe aver parlato durante il suo ricovero in ospedale non gliele abbia prospettate, per aiutarla ad affrontarle e a sconfiggerle.
Se questi colloqui non ci sono stati, torni dai medici che l'hanno incoraggiata a superare la falsa informazione sulle allergie che ha coltivato per tredici anni ed esterni il suo problema come l'ha fatto qui.
Lei ci ha scritto: "Il giorno della visita ho spiegato la mia storia e i medici sono rimasti abbastanza sorpresi.
Hanno compreso il mio problema, e me ne hanno fatto capire la gravità: io adesso avevo paura del cibo.
Sono riusciti ad accorgersi del fatto che io fossi stata abbandonata da quei medici che mi avevano fatto credere di avere delle allergie alimentari".
I medici "rimasti abbastanza sorpresi" hanno pensato forse che fosse sufficiente dirle che poteva mangiare tutto, perché lei potesse davvero farlo? Senza nessun supporto di uno psicologo, dopo tredici anni nei quali lei ha alimentato in sé stessa la paura di quei cibi?
A volte anch'io rimango sorpresa.
Auguri, e ci tenga al corrente.
dal momento che le sue difficoltà sono abbastanza note agli psicologi, mi chiedo come mai lo psicologo con cui dovrebbe aver parlato durante il suo ricovero in ospedale non gliele abbia prospettate, per aiutarla ad affrontarle e a sconfiggerle.
Se questi colloqui non ci sono stati, torni dai medici che l'hanno incoraggiata a superare la falsa informazione sulle allergie che ha coltivato per tredici anni ed esterni il suo problema come l'ha fatto qui.
Lei ci ha scritto: "Il giorno della visita ho spiegato la mia storia e i medici sono rimasti abbastanza sorpresi.
Hanno compreso il mio problema, e me ne hanno fatto capire la gravità: io adesso avevo paura del cibo.
Sono riusciti ad accorgersi del fatto che io fossi stata abbandonata da quei medici che mi avevano fatto credere di avere delle allergie alimentari".
I medici "rimasti abbastanza sorpresi" hanno pensato forse che fosse sufficiente dirle che poteva mangiare tutto, perché lei potesse davvero farlo? Senza nessun supporto di uno psicologo, dopo tredici anni nei quali lei ha alimentato in sé stessa la paura di quei cibi?
A volte anch'io rimango sorpresa.
Auguri, e ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
La ringrazio per la tempestiva risposta.
Durante i giorni del ricovero non ho parlato con nessuno psicologo, poiché nel reparto non erano presenti. Ma il giorno delle dimissioni mi è stato consigliato di fare un colloquio con uno specialista, e loro stessi si erano proposti di prenotarmi una visita, ma i miei genitori hanno pensato che non fosse necessario, quindi non l'ho fatta.
Adesso mi ritrovo qui, e vorrei capire se sia necessario o meno, perché è come se volessi convincermi alle volte che tutto ció che sta accadendo adesso possa passare da sé, con un po' di determinazione.
Durante i giorni del ricovero non ho parlato con nessuno psicologo, poiché nel reparto non erano presenti. Ma il giorno delle dimissioni mi è stato consigliato di fare un colloquio con uno specialista, e loro stessi si erano proposti di prenotarmi una visita, ma i miei genitori hanno pensato che non fosse necessario, quindi non l'ho fatta.
Adesso mi ritrovo qui, e vorrei capire se sia necessario o meno, perché è come se volessi convincermi alle volte che tutto ció che sta accadendo adesso possa passare da sé, con un po' di determinazione.
[#3]
Cara utente,
i disturbi della psiche non passano da soli, "con un po' di determinazione". Sia nel campo medico che in quello psicologico nulla è peggiore dell'auto-prescrizione.
Lei scrive che i medici stessi "si erano proposti di prenotarmi una visita, ma i miei genitori hanno pensato che non fosse necessario, quindi non l'ho fatta".
I suoi genitori sono medici? Non credo, data la scelta che hanno fatto. Speriamo che in futuro non vogliano più sostituirsi agli specialisti, dal momento che lei, a parte le illusioni momentanee, non riesce a mangiare, a trattenere il cibo in bocca e a mandarlo giù, e ha crisi di panico.
Auguri.
i disturbi della psiche non passano da soli, "con un po' di determinazione". Sia nel campo medico che in quello psicologico nulla è peggiore dell'auto-prescrizione.
Lei scrive che i medici stessi "si erano proposti di prenotarmi una visita, ma i miei genitori hanno pensato che non fosse necessario, quindi non l'ho fatta".
I suoi genitori sono medici? Non credo, data la scelta che hanno fatto. Speriamo che in futuro non vogliano più sostituirsi agli specialisti, dal momento che lei, a parte le illusioni momentanee, non riesce a mangiare, a trattenere il cibo in bocca e a mandarlo giù, e ha crisi di panico.
Auguri.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.7k visite dal 23/11/2019.
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