Una domanda che mi fa impazzire

Buonasera vorrei esporvi una domanda che mi sta facendo impazzire letteralmente, premesso che sono in piena crisi esistenziale e sono seguito già da uno psicoterapeuta, non colgo mai l’occasione di porle questa domanda che sembra me la stia facendo solo io al mondo.
Ma è vero che la dialettica o comunque l’espressione della personalità è cruciale per tutti dal punto di vista sociale?
O me ne sono andato fuori di testa io per sta cosa?
Mi spiego meglio, per espressione della personalità intendo l’ostentare la propria personalità attraverso modi di fare e di dire considerati fighi degni di nota, spesso a discapito di ciò che realmente si pensa e si vuole dire, tutte le persone in un gruppo sociale, ma anche con se stesse, vogliono prevalere l’uno sull’altro e dato che non viviamo più nella preistoria un modo per prevalere è proprio questo! Io personalmente l’ho interpretata così e dopo un anno passato a perfezionarmi da quel punto di vista sono entrato in crisi, non sapevo più cosa fosse reale e cosa no da questo punto di vista.
Ora so che è reale, la gente lo fa, per salire di status, ma è stato cruciale solo dal mio punto di vista o lo è per tutti?
Grazie mille per la risposta
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
le parole "sono seguito già da uno psicoterapeuta, non colgo mai l’occasione di porle questa domanda che sembra me la stia facendo solo io al mondo" bastano, per gli specialisti, a delineare i contorni del problema.
La invito caldamente a portare con sé questo suo scritto in occasione della prossima seduta e a darlo al suo terapeuta per discuterne insieme.
Impiegare tempo e denaro per la psicoterapia, sprecando l'uno e l'altro col nascondere i propri pensieri allo psicologo, è il modo meno idoneo per recuperare il benessere.
Sia dunque più sollecito della sua salute.
Per parte mia le faccio tanti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
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La ringrazio innanzitutto per la risposta, seguirò il suo consiglio malgrado mi aspettassi una risposta alla mia fatidica domanda
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Dr.ssa Eleonora Arduino Psicoterapeuta, Psicologo 62
Buongiorno, credo che la "fatidica domanda" sarebbe da farsi da parte di tutti. E' il tema dell'essere e dell'apparire, quest'ultimo condizionato dalla cultura in cui ciascuno è immerso. Se fa una piccola ricerca sui comportamenti di etnie e civiltà molto diverse dalla nostra, si accorgerà come lo sforzo di apparire adeguati e apprezzabili sia diffuso ovunque e prenda le forme della cultura dominante. Forme che a un'altra cultura possono apparire addirittura incredibili o ridicole, ma il principio è sempre lo stesso: da giovanissimi, soprattutto adolescenti, cerchiamo di capire quali sono i comportamenti più apprezzati dalla nostra cultura e del nostro gruppo di riferimento, e li imitiamo. Se non ci facciamo domande in merito, lo sforzo si approfondisce sempre più, fino ad acquisire comportamenti automatici che paiono sontati, e possono anche funzionare finché non accade qualcosa che ci fa porre alcune domande e magari ci mette in crisi. Cos'è reale? Quello che tutti sembrano fare o quello che corrisponde alla nostra natura e verità? Consideriamo che il 90% dei disagi psicologici deriva proprio da questo sforzo stereotipato di essere adeguati e considerati di successo... magari a scapito delle proprie caratteristiche e inclinazioni.
Le racconto un aneddoto di un mio giovane paziente, di tanti anni fa. Era un ragazzo di 16 anni, chiuso, introverso, pieno di disagio e di "fallimenti" scolastici. Era caduto in profonda depressione e nessuno riusciva a capire perchè, visto che "aveva tutto quello che si può desiderare" (così dicevano i genitori). Lavorando insieme, con molta fatica e andando a tentoni per diversi mesi, è poi emerso che aveva una grandissima passione inconfessata, che non poteva perseguire perché sarebbe stata giudicata "folle" dai genitori e da tutto il suo ricco entourage: voleva fare il boscaiolo. Insieme siamo arrivati a mettere in pratica il suo sogno con una mediazione che lo rendesse più vicino, cioè andare a passare qualche mese in montagna a lavorare presso una fattoria. Per i genitori passò come una necessità temporanea di "cura" per la depressione, per lui fu una prova per capire se il suo sogno avesse qualche fondamento o fosse solo fantasia di fuga. Non so come sia andata a finire perchè il nostro lavoro fu interrotto, ma almeno arrivò a toccare con mano qualcosa che sentiva autentico e suo, seppure contrario alla sua "cultura dominante".
Oggi molti giovani fanno scelte radicali e "controcorrente" , ma non sempre se ne ha notizia perchè questi fatti vengono raccontati in circuiti non così pubblici e diffusi, ma esistono. C'è di che riflettere... Non smetta di farsi domande, insieme al suo terapeuta. Cari saluti

Dr.ssa Eleonora Arduino
psicologa-psicoterapeuta

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Utente
Utente
Non avrei potuto leggere risposta migliore.. grazie mille! spero di chiarire i miei dubbi esistenziali perché davvero mi fanno dubitare su un sacco di cose, è lecito farsi queste domande ed è anche istruttivo, anche se per quanto mi riguarda questo tipo di dubbi mi lacera l’esistenza.
Grazie ancora e buona serata!
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Dr.ssa Eleonora Arduino Psicoterapeuta, Psicologo 62
Le aggiungo solo questa osservazione: chi ha l'esistenza lacerata da questi dubbi spesso è una persona molto creativa ma anche molto "compressa", alienata dal suo vero essere. Ci rifletta perchè un tempo per queste cose si poteva anche impazzire: si riveda il classico film "storia di una capinera", o il più conosciuto episodio della monaca di Monza nei promessi sposi del Manzoni. Sono storie ispirate a fatti realmente accaduti, soprattutto per le donne, ma non solo. Anche ai nostri giorni, per quanto poco si sappia, abbiamo esempi illustri, come il tragico suicidio del figlio di Agnelli,
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Utente
Utente
Beh sinceramente penso di essere già abbastanza impazzito, 5 mesi fa mi si è slatentizzato un nucleo psicotico, ora sto cercando di riprendermi senza farmaci, tra attacchi di psicosi e pensieri di questo calibro è già tanto che sono ancora qui a scrivere vivo e vegeto, comunque capisco cosa intende quando parla di essere compresso, l’idealizzazione di uno standard sociale da seguire per me ha avuto quella funzione opprimente, credo, tra molte domande esistenziali una è proprio quella, chi sono io o meglio cosa sono? Non credo esista una risposta giusta a questo ci sono troppe interpretazioni, non mi resta che dare ascolto al bambino interiore, libero da tutti i condizionamenti (nei limiti ovviamente)! Grazie mille ancora, anche per i consigli