Mentire e autosabotarsi

Buon giorno, è difficile per me spiegarmi in pochi caratteri ma cercherò di andare in ordine.
Innanzitutto sono un ragazzo di 23 anni, per certi versi sono sempre stato un po' diverso dagli altri miei coetanei e in generale ho avuto esperienze di vita non classificabili come "normale sviluppo".
Sono un ragazzo timido che ha affrontato la morte del padre a 17 anni.
Credo sia questo il punto di cambiamento della mia vita.
Ho sempre avuto un senso di inadeguatezza nelle relazioni che da qualche anno mi sembrano molto effimere, false e prive di significato.
Ho affrontato un periodo distante da casa per cercare di dare un senso alla mia vita, questo mi ha portato a uno stato confusionale e di stress estremo che mi ha poi portato a un tentativo di suicidio.
Tornato al mio paese ho trovato una certa serenità momentanea per pochi mesi finché non si sono fatte vive tutte le strane cose che girano nella mia testa.
Alle volte mi sento su un altro pianeta, mi sento vuoto dentro.
Ho notato anche un cambiamento nel modo di approcciare gli altri.
Mento di continuo anche quando non ci sarebbe bisogno.
Ho mentito sul mio stato di salute inventando di avere un tumore ai polmoni per potermi fare licenziare dal lavoro.
Ho iniziato a chiudermi in casa per un periodo.
Fumo quotidianamente marijuana da ormai 6 anni.
Vorrei smettere ma non riesco.
Mento continuamente ai miei amici, familiari, gente con cui lavoro.
Complice di tutto ciò sono le mille paranoie, ansie, stress psicologico.
Tutte cose che partono da me.
Fortuna non vivo più quello stato depressivo che ho passato ma comunque sento di essere profondamente diverso, mi sento molte volte come se fossi staccato dal resto del mondo.
Come se fossero rimaste le cicatrici del mio passato, oltre che sulle vene dei polsi anche dentro di me.
Sto provando ad uscirne ma solo con le mie forze penso di riuscirci più ormai.
In famiglia non parlo molto, il rapporto con mia madre è fatto di lunghi silenzi e di io che non riesco nemmeno a tenerla affianco, mi innervosisce qualsiasi cosa faccia quando mi sta di fianco.
Certe volte penso di odiarla tanto sono i sentimenti negativi che mi provoca.
So di non volerle del male ma non riesco a comprendere la sensazione che mi provoca tutto ciò.
Con mio fratello si parla poco anche con lui, di base sono un ragazzo molto silenzioso che si tiene tutto dentro.
Avevo difficoltà anche a piangere al funerale di mio padre.
Ho dovuto trovare la forza per scrivere tutto ciò.
Non ho mai avuto una relazione con una ragazza, né tanto meno rapporti sessuali.
L'unico rapporto avuto è stato con mio cugino maschio coetaneo in fase adolescenziale.
Credo mi abbia in qualche modo lasciato un segno.
Inoltre ho ansie generalizzate e ho sofferto di attacchi di panico.
Il mio rapporto con l'altro sesso è praticamente inesistente, parlo poco, e mi sento sempre in continui giudizio.
Vorrei un parere su questa enorme mole di disagi che affronto, e in che percorso fare.

Grazie per la pazienza e la disponibilità.
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Dr. Vincenzo D'Amore Psicologo, Psicoterapeuta 1
Buongiorno, tutte le sintomatologie che racconta potrebbero avere un unico comune denominatore. Quindi potrebbe scegliere un percorso di psicoterapia che le permetterebbe di comprendere le cause o origini dei suoi disagi. Tuttavia è possibile che conoscere le cause non sia sufficiente ad innescare nuovi comportamenti funzionali.
Per questo potrebbe optare per un approccio terapeutico di tipo breve (strategico - pnlt) che andrebbe in poco tempo a renderla libera di scegliere quello che vuole essere facendo cosi anche scemare indirettamente le varie sintomatologie psicosomatiche.
In bocca lupo

Dr. Vincenzo D'Amore

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