Una persona positiva, ma come dicevo sono estremamente sensibile

Salve,
sono una ragazza di 23 anni, scrivo per un problema che, a mio parere, è di tipo psicologico, ma vorrei premettere per maggiore completezza che soffro di Sclerosi Multipla da quando avevo 12 anni (in questo momento godo di buona salute, ma ho l'abitudine ormai alle ricadute, più o me gravi, e quindi a diversi soggiorni in ospedale)

Sono una persona molto sensibile, ansiosa, che si preoccupa sempre per tutto e che si porta dietro diversi "traumi" se così vogliamo chiamarli, un'abuso sessuale quando ero bambina, diversi "distacchi", molti traslochi, preoccupazioni di salute nella mia famiglia, oltre alla mia malattia.

Con questo non voglio dire di avercele tutte io, generalmente cerco di essere una persona positiva, ma come dicevo sono estremamente sensibile e qualsiasi cosa può mandarmi in ansia.

Ho iniziato a soffrire di attacchi di panico (così dissero al pronto soccorso) verso i 10 anni e non mi sono mai passati. Adesso quelli "minori" li controllo meglio, cerco di auto-tranquillizzarmi, ma non sempre ci riesco, e anzi nei periodi di maggiore stress gli attacchi sono fortissimi e molto frequenti, tanto da rendermi impossibile andare in giro da sola e quindi influenzare il mio lavoro e la mia indipendenza.
I miei sintomi:

-iperventilazione
-dolore al torace
-bruciore/dolore di stomaco
-difficoltà a digerire
-non riesco a mangiare (ho fame ma lo stomaco non mi da pace e quindi riduco)
-ho difficoltà a digerire
-panico, paura, specialmente di stare peggio e morire
-nei casi peggiori, senso di distacco dalla realtà e paura di impazzire
-senso di malessere generale, a volte nausea
-mi sento stupida e penso che le persone non mi credano
(perchè gli attacchi sono frequenti..è già la mia malattia, essendo così "invisibile" agli altri, mi porta a pensare di non essere creduta e passare per ipocondriaca)
-mi sento di non essere in grado di fare nulla, sebbene io sia in condizioni normali una persona molto attiva e ambiziosa (non è la prima volta che mi assento dal lavoro per motivi di questo tipo)
Un'ulteriore informazione:non mi sono mai piaciuta molto e cerco di dimagrire,sebbene abbia sono un paio di chiletti in più, ma non credo che questa sia una cosa grave..

Spero possiate darmi qualche indicazione, perchè questo problema mi condiziona la vita...
o almeno indicarmi uno specialista in provincia di Varese, o un consultorio...

Grazie mille
[#1]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
Gentile ragazza,
mi ha colpito molto la descrizione minuziosa e dettagliata dei suoi sintomi, ma soprattutto il lungo tempo da cui ne soffre!
Mi stupisce che lei abbia chiesto aiuto solo ora, se è così.
Tutti gli elementi che lei ha descritto e che caratterizzano il suo vissuto, suggeriscono le ragioni che potrebbero determinare il suo stato ansioso.
Tuttavia, solo una consulenza con uno specialista psicoterapeuta potrebbe darle la possibilità di capire come trattare "questo problema che mi condiziona la vita".
Se preferisce, potrebbe recarsi anche da uno psichiatra poichè è anche medico e quindi avrebbe anche la competenza riguardo alla Sclerosi Multipla.

Può trovare lo specialista rivolgendosi alla ASL dove lei risiede,oppure chieda il nome di un professionista privato al suo medico di base.
Altrimenti cerchi qualche nominativo che lavora nella sua zona qui nel sito.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

[#2]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
magari non saranno capitate tutte a Lei, ma non si può dire che megli ultimi anni si sia annoiata, anzi.

Con questo voglio dire che, secondo me, l'ansia nel suo caso è il minimo, dopo tutto ciò che è successo.

Anche secondo me una consulenza psichiatrica, in fase iniziale, sarebbe indicata. A Varese lavora l'équipe della dottoressa Eugenia Trotti, psichiatra e psicoterapeuta cognitiva. Può comunque consultare il sito www.aiamc.it alla voce Soci Ordinari.

Infine mi permetto di segnalarle questo articolo sull'ansia https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
[#3]
Utente
Utente
Vi ringrazio molto per le vostre risposte e indicazioni.
Ci terrei a spiegare perchè non ho mai chiesto aiuto prima, anche se è difficile già anche solo riordinare le idee e spiegarlo a me stessa.

L'abuso che ho subito da piccola (credo che quello sia stata la prima causa della mia ansia, oltre alla mia predisposizione caratteriale) è avvenuto in famiglia, non nel mio nucleo diretto (padre-madre-fratello) ma comunque un parente abbastanza prossimo, del mio stesso sesso, che purtroppo ha un ritardo mentale.
I miei primi ricordi lucidi di questi fatti risalgono ai miei 6 anni (anche se è possibile siano avvenuti anche prima). All'età di 11 anni mi sono trasferita a Varese coi miei genitori, allontanandomi quindi fisicamente da questa persona. Non so perchè (amnesia volontaria ipotizzo) questi ricordi non sono mai riaffiorati prima dei miei 12 anni. A quell'età ho iniziato a ricordare, a piangere molto, ad avere attacchi di panico. Con molta difficoltà ho raccontato tutto ai miei genitori, che mi hanno portato da una psicologa. Questa dottoressa mi ha fatto fare dei disegni...e basta. Non mi ha mai fatto parlare di nulla, e dichiarandomi "guarita" ha interrotto gli incontri. Mi sono sempre chiesta su che basi fosse arrivata a questa conclusione, visto che io mi sentivo come prima.
La cosa peggiore è che...nessuno ne hai mai parlato più...i miei genitori, penso cercando di fare bene, non hanno mai parlato della cosa, sperando che ne dimenticassi forse. La cosa non è mai venuta fuori con quella persona...perchè, mi hanno detto, "non capirebbe", negherebbe tutto e non sarebbe una soluzione. Fatto sta che, pur non vedendola spesso perchè abita a 1200 km di distanza, tutte le volte che torno al mio paese, Natale, l'estate etc... è tutto normale, pranzi di famiglia insieme e tutto.
Questa cosa mi è sempre sembrata un'anomalia. Ma non ho mai avuto il coraggio di fare nulla, per non creare problemi nella mia famiglia e perchè questa persona è appunto ritardata e tutto sommato innocua adesso che io sono grande.
Non sono un medico, ma credo che questo mi abbia segnato a vita.

Sempre a 12 anni ho avuto le prime avvisaglie di Sclerosi Multipla, i primi ricoveri etc...
L'altra anomalia sorge qui: la diagnosi a me è stata fatta subito, i mie genitori lo sapevano, ma non mi hanno mai detto NULLA. Mi dicevano che avevo il sistema immunitario un pò capriccioso ma non era niente di che.
Fatto sta che col tempo le ricadute sono andate peggiorando, fino ad arrivare al ricovero del 2007...quando, semplicemente per puro caso, il medico ha dato la lettera di dimissione a me anzichè ai miei (essendo io maggiorenne ormai all'epoca). Ero da sola, e io ho scoperto finalmente cos'avessi leggendolo stampato nero su bianco su quella lettera: sclerosi multipla.
E' stato uno shock...Perchè nessuno mi aveva mai detto niente? Che senso aveva venire a scoprirlo così?
Ho scoperto tutto della malattia informandomi da sola su internet, anche se io, senza sapere niente, ero una "veterana" visto che avevo fatto 10 anni di malattia senza esserne al corrente.
Anche qui non dissi nulla ai miei per non ferirli, loro comunque hanno sempre fatto tantissimo per me.
Questo argomento tra noi è una specie di tabù, non se ne parla volentieri, viene fuori solo quando sto male e devono ricoverarmi, quando la ricaduta è passata torna nel dimenticatoio.

Queste in sostanza, le cose che mi hanno colpito di più, e che mi hanno sempre bloccato nel chiedere aiuto. Gli attacchi di panico venivano e andavano da soli, senza troppe conseguenze, sono sempre stata una persona forte e ho reagito sempre, nonostante tutto ho studiato, mi sono laureata a settembre, dopo 3 anni a Milano come pendolare (parentesi:Milano mi ha sempre dato tantissima angoscia). Subito dopo mi sono buttata nella ricerca spasmodica del lavoro, ho fatto mille colloqui, tanti corsi...Con lo spettro dei soldi, perchè la situazione economica in casa mia non è delle migliori, e mi sentivo in dovere di lavorare subito per aiutare in casa...
A febbraio ho iniziato un lavoro a Milano dovevo ho subito molte pressioni e maltrattamenti...non l'ideale certo, ma forse a una persona tranqulla non avrebbe fatto nè caldo nè freddo, per me è stato il colpo di grazia:

L'altro ieri un attacco di panico fortissimo a Milano, sono venuti a prendermi per portarmi a casa, il mio medico curante (senza offesa un tipo che non ti visita neanche e che cura solo con l'omeopatia) mi ha detto di prendere del biancospino. Tra l'altro ieri e ieri ne ho prese 6 capsule, nessun risultato. Altri attacchi di panico, più lievi, ripetuti anche 6/7 volte al giorno con i sintomi già descritti. Ieri pomeriggio, sententomi molto stanca, sono andata a dormire, col mio ragazzo accanto, sperando di sentirmi meglio al risveglio...
Al risveglio un altro attacco forte e crisi di pianto, cuore a 130 battiti al minuto...eppure ero in casa mia, un abiente in cui dovrei sentirmi sicura...
Nuovamente pronto soccorso, dove mi hanno fatto del calmante per flebo, prescritto del Lexotan 15 gocce 3 volte al giorno, e consigliato di andare da uno psichiatra.
Ieri sera ero un pò più tranquilla, ho dormito bene...
Ma al risveglio stamattina, stessa storia, angosciata come prima.
Adesso sto prendendo questo Lexotan, ma non sono felice di questa soluzione.
Non mi sento in grado di fare nulla, neanche uscire col mio ragazzo, e faccio tantissima fatica a parlare.
(molto strano: a me piace parlare di solito e mi fa sentire meglio).

Venerdì ho appuntamento con una psicologa che conosciamo, dice che valuterà la situazione, e se è il caso mi passerà ad un collega per una terapia più lunga.
Ma serve davvero?
Non mi sono mai sentita così debole e persa.
Le vostre risposte mi aiutano un pò.

Grazie ancora a tutti
[#4]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Cara ragazza certo che serve davvero, così come le serve confrontarsi con uno specialista. Dalle sue descrizioni minuziose si evince il suo bisogno di una elaborazione del suo vissuto, quindi la strada della psicoterapia è quella più giusta.

cordialmente

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#5]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
Gentile ragazza,
ciò che lei racconta è veramente toccante.

Mi sento di dirle due cose: la prima è che il non detto, il mistero, i segreti in famiglia provocano molta sofferenza e la vera e propria comparsa di sintomi come nel suo caso sono l'ansia e gli attacchi di panico.
Probabilmente i suoi genitori hanno agito a fin di bene non sapendo come comportarsi di fronte a delle questioni così difficili.

La seconda è che l'unico modo per venirne fuori è parlare parlare parlare. Nella sua storia è davvero evidente come il non detto comporti la mancata elaborazione di vissuti importanti. E bisogna parlarne con uno specialista. Vada con fiducia all'appuntamento dalla psicologa. Se non si troverà bene ne cerchi un'altra (o un altro). La terapia farmacologica può essere d'aiuto nel suo caso, ma la psicoterapia è indispensabile.

Un caro saluto,
[#6]
Utente
Utente
Io vi ringrazio ancora tantissimo per la pazienza con cui avete letto tutto e per le vostre risposte,
anche io credo che la psicoterapia sia più indicata,
anche perchè sono un pò diffidente nei confronti dei farmaci,
ho letto anche che possono dare dipendenza etc.
Per adesso prenderò il lexotan perchè mi tranquillizza,
poi vedrò venerdì cosa mi dice la psicologa..
Stavolta dirò chiaramente che preferisco essere seguita con un pò di costanza finchè non mi sentirò meglio,
non voglio tralasciare di nuovo tutto perchè non posso andare avanti così.
Comunque vi farò sapere come si evolve la situazione, mi fa piacere avere il vostro parere.
Grazie ancora,
cari saluti
[#7]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
Se lo desidera ci tenga al corrente della sua situazione, ci fa piacere.
Mi raccomando, per la terapia farmacologica si attenga scrupolosamente alle indicazioni del medico e gli parli senza timore dei dubbi che ha in merito ad essa.

Riguardo alla psicoterapia, se la inizia con molta motivazione e con fiducia, le prospettive di una buona efficacia sono sicuramente più alte.

Cordialmente,
[#8]
Utente
Utente
Gentili medici,
non sono ancora andata dalla psicologa per la prima seduta (venerdì) ma come mi era stato indicato al pronto soccorso, ho preso le gocce di Lexotan.
Ho notato che questo su di me ha un effetto calmante sul momento, ma che di certo non risolve il problema alla radice perchè il mio malessere permane. Anzi ho notato da quando prendo le gocce di sentirmi molto offuscata e in certi momenti come "estranea" alla realtà, faccio fatica a ricordarmi certe cose e perdo il filo del discorso quando parlo.
E' causa del farmaco? Ho preso 15+15 gocce il primo giorno, 10+10 il secondo e oggi solo 5, spaventata da questi effetti. Forse influisce il fatto che fossi molto diffidente nei confronti del farmaco, non so.

Volevo chiedervi inoltre se è normale che questo stato di "depressione", apatia e incapacità di fare nulla stia rimanendo da venerdì mattina, quando ho avuto il primo attacco di panico. Non ho mai avuto un episodio così prolungato e questo mi spaventa.
Senza dubbio dovrò fare una psicoterapia, questo è stato già detto, ma è normale fare così fatica a reagire e riprendermi?

Un'ultima domanda. Una persona con cui parlavo mi ha detto che le persone che subiscono abusi, poi sono portate ad abusare a loro volta perchè scatta un meccanismo strano.. è vero? Io spero che non sia vero, questa cosa incarna infatti una delle mie più grandi paure, e sebbene io non sia capace di fare del male ad una mosca, ho un rapporto molto combattuto e distaccato con i bambini, specialmente con le bambine, perchè mi rivedo in loro e questo mi porta automaticamente ad evitare ogni contatto, anche innocui e normali gesti affettuosi, e sono spesso turbata dalle immagini ricorrenti di quando io stessa ho subito l'abuso da parte di una persona adulta. Questi pensieri mi assillano e mi portano anche dei dubbi su una mia possibile futura maternità. Mi chiedo che razza di madre sarà se sono turbata da questi pensieri? E questa persona che mi ha detto che spesso queste cose si verificano mi ha spaventato moltissimo.

Scusatemi per le ulteriori domande,
spero di non essere giudicata male
Grazie
[#9]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
cara ragazza, le rispondo in merito al suo ultimo quesito che riguarda l'abuso ed il timore di diventare abusante. Ogni caso è diverso e la reazione di un paziente dipende da una serie di fattori che non inducono necessariamente a trasformarsi in carnefice. Inoltre un percorso terapeutico è un ottimo cuscinetto in grado di contenere ripercussioni future. E ricordi che le persone con le quali deve parlare di certi argomenti devono essere degli specialisti psicologi o psicoterapeuti che non le debbano trasmettere inutili paure.

cordialmente
[#10]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
Gentile ragazza,
come le ho già detto, chieda al medico che le ha prescritto la cura farmacologica tutti i dubbi che ha in merito ad essa, noi psicologi non possiamo aiutarla in questo senso perché non ne abbiamo competenza (non siamo medici appunto).

In merito alla sua paura di divenire abusante, le confermo ciò che ha detto il mio collega: non c'è un rapporto di causa effetto tra i fatti subiti e le reazioni ad essi, in ogni caso.

Tuttavia devo invitarla a parlare di tutte queste cose con un terapeuta in carne ed ossa. Immagino la sua ansia fino a venerdì, ma qui non possiamo aiutarla come vorrebbe, sicuramente le diamo conforto, ma è vietato fare terapia on line.

Abbia pazienza e fiducia fino al suo appuntamento e ricordi, se non si trova bene con uno psicologo, senta qualcun'altro (pur senza rimbalzare da uno ad un altro).

Tanti cari auguri,
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