Ansia e angoscia implacabili
Ho 32 anni. Ho passato l’ultimo anno e mezzo in tensione continua. Mi sono schiantata contro muri enormi. Ho preso delusioni. Ho cambiato obiettivi. Ho accetato che alcune cose non sarebbero state come volevo. Negli ultimi due mesi è peggiorato tutto. Ennesimi dispiaceri. Continuava a non cambiare niente. Ero in un vicolo cieco. Ho deciso allora che volevo essere soggiogata e soccombere senza più reagire a niente. Qualcosa mi si era rotto dentro. La vita peró ha continuato uguale e nel giro di due settimane, quando ormai avevo accettato la mia sorte, si è sbloccato tutto. Quindi, all’improvviso, mi sono ritrovata con una casa da cambiare. Una convivenza da iniziare. Abitudini da modificare. Soldi da spendere. Mi sono sentita persa, ma anche emozionata all’idea di cominciare finalmente. Neanche il tempo di prendere contezza di queste novità che è successo il peggio. Dopo una manovra manuale alla cervicale (una sorta di massaggio muscolare) ho iniziato ad accusare vertigini e nausea. Da subito sono andata nel pallone e mi sono fissata su questa condizione a cui si è accompagnato un malessere così brutto dentro di me da paralizzarmi. Ho pensato di impazzire e mi sono fatta portare al pronto soccorso. Mi hanno visitata 4 dottori, analisi del sangue, tac, otorino e neurologa. Tutti mi hanno detto di stare tranquilla. Sono tornata a casa stremata e dopo qualche giorno di fossilizzazione al pensiero di essere stata rovinata dalle manovre del fisioterapista, di colpo ho spostato la mia fissazione su questa sensazione di ansia e angoscia che provo nel corpo. Ormai sono convinta, dopo aver interpellato anche ortopedici, di non aver subito alcun danno fisico e che le vertigini che ancora avverto, sono aumentate da questa mia alterazione dell’umore. Sento da mattina a sera una sensazione di palpitazione e tremolio nel petto a cui si accompagna la continua impressione di un’angoscia che mi ha rapito la vita, i progetti e i sogni. Tutto ciò non si placa mai, è andato aumentando giorno dopo giorno e anche se esco, scrivo, parlo, lavoro, non mi lascia in pace mia. Nei picchi maggiori di angoscia e oppressione mi sembra di impazzire, di aver perso per sempre la mi vita e che mai nessuno capirà ciò che ho e potrà curarmi. Le sto pensando tutte, agitandomi tantissimo minuto dopo minuto, provando nausea e bisogno di andare in bagno. Ho il terrore di andare a lavoro. La mia vita, che finalmente prendeva la piega giusta, ora sta andando a pezzi. Come è possibile che una persona normale, anche se molto sensibile, sia caduta in uno stato di trance da un giorno all’altro? Non ritrovo la mia sintomatologia in nessuna malattia mentale. Non ho attacchi di panico. Sono razionale nonostante lo stato alterato dell’emozione. Come potrò uscirne mai? Con l’aiuto di chi? Vi prego di darmi qualche parola di conforto in quanto lo sconforto ormai lo sento nelle vene. Ho molti amici. Una famiglia presente. Un ragazzo impagabile. Ma non riescono a farmi uscire da questa situazione. Grazie.
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Il suo racconto trasmette senza dubbio una condizione di grande malessere, che lei cerca di legare insistentemente a stati somatici e che in effetti si deposita sull'uno o l'altro organo o funzione fisiologica. Le indagini cliniche hanno tuttavia escluso danni di quel tipo. Forse c'è bisogno di entrare in contatto di più con la sfera emotiva e affettiva, quindi
con le relazioni, magari primarie, ove probabilmente risiede la fonte del disagio. In tali casi il supporto e la relazione psicoanalitica, con il suo potere di cura, può essere la strada di una propria individuazione.
con le relazioni, magari primarie, ove probabilmente risiede la fonte del disagio. In tali casi il supporto e la relazione psicoanalitica, con il suo potere di cura, può essere la strada di una propria individuazione.
Dr. DANIELE RONDANINI- Dirig. Psicologo ASL RM 2- Psicoterapeuta - Psicoanalista Junghiano Didatta e Supervisore- Docente - CIPA Roma
3384703937
[#2]
Utente
Gentile Dott. Rondanini,
intanto la ringrazio per il tempo che mi ha dedicato.
Sicuramente concordo con il fatto di aver bisogno di un percorso psicologico che mi aiuti a metabolizzare alcune questioni irrisolte e ad accettarne alcune altre che non ho potuto cambiare. Avrei dovuto farlo molti mesi fa, ma ho sempre pensato che ce l'avrei fatta e alla fine invece......
Il mio problema principale però ora è l'orrore che provo in presenza di questa sensazione di angoscia che mi si deposita dentro il corpo e mi blocca. E' come se avessi qualcosa di bagnato che mi congela le viscere e mi incancrenisce le emozioni e i progetti. Ho timore che solo chiacchierandone non riesca ad uscirne fuori. Tutti i miei amici e famigliari mi spronano a non pensarci, a reagire, ad essere forte... ma sono come paralizzata. Penso solo a quello tutto il giorno. Pur sforzandomi di uscire, leggere, lavorare, è diventata una fissazione.
D'altro canto non vorrei neanche lontanamente prendere farmaci. Pensa sia possibile riuscire a tenere a bada questo fiume in piena con qualche calmante o integratore... sempre, ovviamente, chiedendone prescrizione ad un medico competente.
Grazie ancora,
Claudia
intanto la ringrazio per il tempo che mi ha dedicato.
Sicuramente concordo con il fatto di aver bisogno di un percorso psicologico che mi aiuti a metabolizzare alcune questioni irrisolte e ad accettarne alcune altre che non ho potuto cambiare. Avrei dovuto farlo molti mesi fa, ma ho sempre pensato che ce l'avrei fatta e alla fine invece......
Il mio problema principale però ora è l'orrore che provo in presenza di questa sensazione di angoscia che mi si deposita dentro il corpo e mi blocca. E' come se avessi qualcosa di bagnato che mi congela le viscere e mi incancrenisce le emozioni e i progetti. Ho timore che solo chiacchierandone non riesca ad uscirne fuori. Tutti i miei amici e famigliari mi spronano a non pensarci, a reagire, ad essere forte... ma sono come paralizzata. Penso solo a quello tutto il giorno. Pur sforzandomi di uscire, leggere, lavorare, è diventata una fissazione.
D'altro canto non vorrei neanche lontanamente prendere farmaci. Pensa sia possibile riuscire a tenere a bada questo fiume in piena con qualche calmante o integratore... sempre, ovviamente, chiedendone prescrizione ad un medico competente.
Grazie ancora,
Claudia
[#3]
Cara Claudia, chiacchierare in un setting analitico è qualcosa di diverso dal chiacchierare in qualunque altro contesto. Lì vengono sollecitati e si attivano attraverso le parole ma soprattutto grazie a una relazione particolare aree profonde, in specie quei temi e contenuti sensibili e critici, che agiscono sul proprio stato ma al di là della coscienza. Eppure agiscono, segnalano che il problema c'è. Grazie all'ascolto consapevole dell'analista, che è in contatto con il profondo, e alle delucidazioni, si mette in moto un processo elaborativo e trasformativo. Credo che questa terapia naturale sia sufficiente e al tempo stesso di enorme valore. I sintomi che descrive paiono tutti segnali indubbi che si rivolgono alla sua parte intelligente, che è all'altezza di volere il meglio di sé.
[#4]
Utente
Caro Dottore,
la ringrazio per le sue parole che accolgo come un raggio di sole nelle mie giornate annebbiate.
Ieri, in effetti, dopo oltre due settimane, avevo ritrovato un equilibrio tranquillo che per tutto il giorno non mi ha fatto sentire angoscia ed ansia.
Sto valutando di intraprendere un percorso di analisi e mi sto già muovendo alla ricerca di uno specialista.
Oggi purtroppo mi sono invece svegliata con un nuovo senso di ansia che seppure non paragonabile a quella passata, mi sta agitando sempre di più, innescando quel circuito crescente di emotività che nei giorni passati era poi sfociata nella paralizzante angoscia.
Spero di non provarla mai più e che possa trovare la forza di non lasciarmene sopraffare anche se è dura.
Grazie infinitamente per il suo tempo.
Claudia
la ringrazio per le sue parole che accolgo come un raggio di sole nelle mie giornate annebbiate.
Ieri, in effetti, dopo oltre due settimane, avevo ritrovato un equilibrio tranquillo che per tutto il giorno non mi ha fatto sentire angoscia ed ansia.
Sto valutando di intraprendere un percorso di analisi e mi sto già muovendo alla ricerca di uno specialista.
Oggi purtroppo mi sono invece svegliata con un nuovo senso di ansia che seppure non paragonabile a quella passata, mi sta agitando sempre di più, innescando quel circuito crescente di emotività che nei giorni passati era poi sfociata nella paralizzante angoscia.
Spero di non provarla mai più e che possa trovare la forza di non lasciarmene sopraffare anche se è dura.
Grazie infinitamente per il suo tempo.
Claudia
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Utente
Buongiorno, torno a scrivere qui per raccontare che da ieri sono ricaduta in questo malessere paralizzante che si autoalimenta ora dopo ora e non mi fa più vivere. Sinceramente sto perdendo le forze nel cercare di contrastarlo e sono turbata a pensare che domani dovrò affrontarlo stando in ufficio. Io continuo a non riconoscermi in questo stato. Non ho mai sofferto di ansia. Non ho mai avuto niente di neanche lontanamente paragonabile a questo schifo di sensazione. Pur essendo sempre stata emotiva, empatica e sensibile, non sono mai caduta così in basso. Non mi riconosco. Non gli so dare un volto. Come è possibile che un periodo di forte stress e un prossimo cambio casa mi stiano riducendo così? Se fossi nel pieno di me direi che non sono io che sto vivendo tutto questo. Ho sempre sonno. Mi gira la testa. Bocca secca. Palpitazioni. Sconforto totale. Sto perdendo le speranze... voglio tornare a come ero. Ai miei viaggi nel mondo. Ai miei progetti di vita. A guidare. A prendere il treno. A vivere la normalità. Ma sto sempre peggio e anche chi mi circonda inizia a gettare la spugna.... è un incubo che fino a un mese fa non avrei mai pensato neanche potesse esistere. È possibile che se ne vada da solo così come è venuto? Io non riesco neanche più a mangiare ed era il mio piacere più grande.
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La condizione precedente, pressoché ideale, era forse innaturale, se crediamo almeno che possa perdurare all'infinito. Diciamo con un'immagine abusata che "bisogna cadere per risorgere". Bisogna riconoscere la propria vulnerabilità, che è già un passaggio verso una condizione rinnovata, quindi affidarsi a essere aiutati, ciò che è nella natura umana, anche se non l'avremmo immaginato . Non si può ora volere a costo zero. Tale situazione non è priva di significato, è un'apertura, possibile se con una nuova prospettiva e disposizione cogliamo l'opportunità. Il consiglio è sempre lo stesso.
[#7]
Utente
Caro Dottore, torno a ringraziarla per il tempo che continua a dedicarmi. Ho, invero, preso contatti con un professionista che non potrà però ricevermi prima di qualche giorno... nel mentre continuo a crogiolarmi tra momenti di "pausa" da questo malessere dell'anima a momenti di terrore puro. Basta un niente per ricadere nell'ansia... veramente basta accorgermi che per un'ora sono stata quasi bene e inizio a dirmi "oddio e se torna? Non può essere che non torni.." e istantaneamente ristò peggio di prima. Sono molto impaurita da questo mio status ed ho un blocco emozionale che non mi fa riuscire a piangere, nonostante lo vorrei tantissimo.
Sarei falsa a dire che i mesi scorsi sono stati idilliaci, anzi. Stavo malissimo dentro di me, ero arrabbiata per delle cose che non riuscivo a cambiare, ero invidiosa per chi ce la faceva, ero rancorosa per chi aveva contribuito a rendere l'attualità uno schifo ed ero, soprattutto nelle settimane prima del mio blackout emotivo, scoraggiata e mi sono sentita sommergere da tutte le difficoltà. Ma almeno non sentivo questa tensione dentro. Ero, nonostante tutto, combattiva. Facevo tutto. Reagivo ad ogni circostanza. Per me questa condizione è completamente nuova e assorbente. Ho timore per il mio futuro... non so più come potrò stare tra un'ora... non so se sopravviverò alla giornata... non so se ce la potrò fare...
Mi scusi davvero se abuso di questo spazio e del suo tempo, ma sono nel pallone e non so darmi tempo (non l'ho mai saputo fare)... e vorrei che sparisse tutto come è arrivato. Ed ogni giorno che passa e sto sempre uguale mi fa perdere la speranza che non ci saranno più giornate di sole per me....
Sarei falsa a dire che i mesi scorsi sono stati idilliaci, anzi. Stavo malissimo dentro di me, ero arrabbiata per delle cose che non riuscivo a cambiare, ero invidiosa per chi ce la faceva, ero rancorosa per chi aveva contribuito a rendere l'attualità uno schifo ed ero, soprattutto nelle settimane prima del mio blackout emotivo, scoraggiata e mi sono sentita sommergere da tutte le difficoltà. Ma almeno non sentivo questa tensione dentro. Ero, nonostante tutto, combattiva. Facevo tutto. Reagivo ad ogni circostanza. Per me questa condizione è completamente nuova e assorbente. Ho timore per il mio futuro... non so più come potrò stare tra un'ora... non so se sopravviverò alla giornata... non so se ce la potrò fare...
Mi scusi davvero se abuso di questo spazio e del suo tempo, ma sono nel pallone e non so darmi tempo (non l'ho mai saputo fare)... e vorrei che sparisse tutto come è arrivato. Ed ogni giorno che passa e sto sempre uguale mi fa perdere la speranza che non ci saranno più giornate di sole per me....
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Cara Claudia, tutto quanto descrive è un insieme di emozioni - e di significati che attribuisce alle emozioni e alle sensazioni corporee - che costituiscono nel loro complesso l'esperienza vissuta, senza dubbio dolorosa, che può aprire a un cambiamento fondamentale, a un passaggio centrale verso l'età adulta (ricorda i primi versi della Divina Commedia?). Quel che vive non è casuale, né che avvenga in queste forme dure: ciò vuol dire che ha le risorse per sostenerle e soprattutto per venirne fuori. La crisi è una possibilità.
Spero che inizierà un percorso profondo, psicoanalitico: vedrà che a un certo punto benedirà le grandi angosce di oggi, in quanto sentirà, come mai prima, di aver avviato l'autentica realizzazione di se stessa, nei vari piani della vita.
Spero che inizierà un percorso profondo, psicoanalitico: vedrà che a un certo punto benedirà le grandi angosce di oggi, in quanto sentirà, come mai prima, di aver avviato l'autentica realizzazione di se stessa, nei vari piani della vita.
[#9]
Utente
Caro Dottore, trovo sempre estremamente allietanti le sue parole, soprattutto nei momenti di maggiore sconforto. Vorrei chiederle un’ultima cosa... oggi sono stata malissimo con le vertigini e la nausea (motivi che mi portarono al pronto soccorso la prima volta e da cui poi è iniziato tutto). Come ho provato a spiegare nel primo post tutto è iniziato dopo un massaggio cervicale che io ho vissuto male a livello emotivo (non mi fidavo a farmi mettere le mani addosso) e fisico (dopo due giorni le mie vertigini, che già avevo in precedenza, hanno raggiunto il picco massimo ed ho iniziato ad andare fuori di testa). Oggi ripensavo a tutto questo e mi chiedevo se secondo lei, vista la sua esperienza, possa essere io ad aver ingigantito il tutto e a percepire queste vertigini in maniera esasperata. Le vertigini di fatto esistono perché tutti i dottori che mi hanno visitata hanno constatato che io giro un po’ su me stessa, ma mi chiedo se non sia io ad essermi in qualche modo fissata e a non riuscire a pensare ad altro e a sentire che non passerà mai o se fosse possibile che invece tutta questa mia agitazione venga dallesistenza di questi sbandamenti che mi mettono paura e mi angosciano. Grazie :)
[#10]
Non è facile dare, anzi va evitata, qualsiasi interpretazione a distanza, senza avere visione dell'insieme, di ciò che precisamente smuove la sua sensibilità, al punto di farla star male. Chissà se quel non fidarsi, quel fastidio per le mani addosso, quelle vertigini non rimandino a qualche esperienza molto lontana, fissata nell'inconscio. Ma sono ipotesi, da qui azzardate. Del resto quel che cura non è tanto capire il perché e il come ma soprattutto la relazione terapeutica cui affidarsi.
[#11]
Utente
Caro Dott. Rondanini,
torno a scriverle a distanza di qualche settimana perchè nel semplice scambio con lei avevo ricevuto dei feed molto positivi.
Volevo raccontarle come è evoluta la mia situazione sintetizzandola il più possibile. L'angoscia che provavo quando le scrissi divenne così intollerabile da essermi rivolta ad uno psichiatra che mi ha diagnosticato un disturbo d'ansia e prescritto dei farmaci.
Da quel momento l'angoscia è sparita e con essa anche gli sbandamenti e vertigini da cui era scaturito tutto.
Tuttavia ho sempre continuato a sentirmi precaria e non più la Claudia di un tempo... c'era sempre un fastidioso timore che albergava in fondo alla pancia, sulla punta dello stomaco, all'altezza dello sterno che mi impauriva e bloccava.
Dopo alcune settimane migliori, anche se non risolutive del mio malessere, ho purtroppo avuto una ricaduta ancora più forte e violenta della prima.
E' da una settimana che mi sento bloccata in me stessa. Prigioniera di un posto tetro e buio dove provo terrore e paura. Penso che non riuscirò mai più ad uscire da questo posto che mi genera timore e spavento. E' una cosa molto difficile da spiegare... nonostante abbia un vocabolario molto vasto ho difficoltà a rendere l'idea.
Sono bloccata in un limbo... fatico a lavorare, non faccio più progetti, ho continui sensi di colpa per chi mi vuole bene che deve vedermi così e un senso di frustrazione per non riuscire più a vivere la mia vita di 32 enne che aveva solo un mondo di cose da fare nella vita.
Posso avere una sua parola, un suo punto di vista? Mi sento unica al mondo a provare queste violente sensazioni... ho paura... ne uscirò mai per sempre?
A breve inizierò una psicoterapia, da affiancare allo psichiatra... ma ho paura che non serva, che ormai sono compromessa per sempre... che nessuno potrà mai traghettarmi verso la luce.
Grazie davvero dottore.
torno a scriverle a distanza di qualche settimana perchè nel semplice scambio con lei avevo ricevuto dei feed molto positivi.
Volevo raccontarle come è evoluta la mia situazione sintetizzandola il più possibile. L'angoscia che provavo quando le scrissi divenne così intollerabile da essermi rivolta ad uno psichiatra che mi ha diagnosticato un disturbo d'ansia e prescritto dei farmaci.
Da quel momento l'angoscia è sparita e con essa anche gli sbandamenti e vertigini da cui era scaturito tutto.
Tuttavia ho sempre continuato a sentirmi precaria e non più la Claudia di un tempo... c'era sempre un fastidioso timore che albergava in fondo alla pancia, sulla punta dello stomaco, all'altezza dello sterno che mi impauriva e bloccava.
Dopo alcune settimane migliori, anche se non risolutive del mio malessere, ho purtroppo avuto una ricaduta ancora più forte e violenta della prima.
E' da una settimana che mi sento bloccata in me stessa. Prigioniera di un posto tetro e buio dove provo terrore e paura. Penso che non riuscirò mai più ad uscire da questo posto che mi genera timore e spavento. E' una cosa molto difficile da spiegare... nonostante abbia un vocabolario molto vasto ho difficoltà a rendere l'idea.
Sono bloccata in un limbo... fatico a lavorare, non faccio più progetti, ho continui sensi di colpa per chi mi vuole bene che deve vedermi così e un senso di frustrazione per non riuscire più a vivere la mia vita di 32 enne che aveva solo un mondo di cose da fare nella vita.
Posso avere una sua parola, un suo punto di vista? Mi sento unica al mondo a provare queste violente sensazioni... ho paura... ne uscirò mai per sempre?
A breve inizierò una psicoterapia, da affiancare allo psichiatra... ma ho paura che non serva, che ormai sono compromessa per sempre... che nessuno potrà mai traghettarmi verso la luce.
Grazie davvero dottore.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 4k visite dal 10/11/2019.
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Approfondimento su Ansia
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