Io e mia madre non abbiamo più dialogo. Litighiamo e basta.

Buonasera,
è la prima volta che trovo la forza/coraggio di scrivere in prima persona. Vengo al dunque. Sono una ragazza di 26 anni, la classica ragazza studiosa che è sempre andata bene a scuola, laureata in tempo, la piccola della casa e l'orgoglio dei genitori. Durante la mia adolescenza non ho vissuto il tipico rapporto conflittuale con i genitori, ma da qualche anno il rapporto con mia madre si è complicato sempre di più. Mi sto per laureare e materia dopo materia ho vissuto un particolare periodo di ansia perché esame dopo esame avevo la paura di arrivare alla laurea e svegliarmi il giorno dopo senza lavoro, perciò reduce delle esperienze lavorative fatte durante gli anni universitari ho deciso di iniziare a fare una serie di colloqui di lavoro, fino a quando adesso non l'ho trovato, nella stessa città universitaria (quindi non ho dovuto fare ulteriori trasferimenti, ma a un'ora di distanza dalla mia famiglia). Felice, trovo il lavoro che cercavo, attinente con i miei studi e coerente con le mie aspirazioni professionali. Mia madre dopo il primo mese di lavoro inizia a farmi problemi, a dirmi su quanto la faccia stare male questa situazione, inizia a mangiare poco, a uscire sempre meno, piange, non ha più continuato a curare le amicizie e noi litighiamo sempre di più (tutti i weekend che trascorro a casa in famiglia discutiamo solo di questo): in sostanza lei mi chiede di lasciare tutto quello per cui ho studiato e faticato per tornare da lei e trovare un lavoro lì, anche accontentandomi di qualcosa meno appagante (per me), pur di stare "vicino alla famiglia". Liti quotidiane, sia con toni alterati che sereni, ho cercato di spiegarle che per me questo lavoro è importante, che sono felice anche del fatto che sono vicino casa e che le aziende che ci sono nel paese in cui vivo non mi permetterebbero di vivere la stessa opportunità e che non sarei felice. Io credo che lei non stai bene a livello psicologico, credo che non sia giusto nei miei confronti avere questo atteggiamento: ormai non parliamo di altro, non abbiamo più dialogo se non per litigare. Abbiamo esigenze opposte e non vedo un punto di incontro. Anche i miei familiari hanno cercato di aiutarmi, sostenendomi ma lei non cambia idea. Mi sento incastrata in una situazione da cui non vedo via di fuga, perché io vorrei solamente godermi questo nuovo lavoro ed essere felice e che anche lei fosse felice per me, invece di pretendere che io molli tutto e che mi accontenti di lavori che non mi piacerebbero quanto questo. So che esternamente può sembrare un problema banale, ma questa storia va avanti da oltre 3 mesi e non so proprio come uscirmene, mi fa stare male vederla sempre a letto, mi fa stare male sentirmi dire certe cose e mi fa stare male non essere libera di fare le mie scelte e vivermi la mia vita. Altre volte mi sento in colpa perché la vedo cosi "per causa mia". Non so come prenderla e non so a chi rivolgermi, dato che le ho suggerito di andare da uno psicologo ma si rifiuta.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

non è affatto un problema banale.

In primavera,
quando osserviamo le rondini fare la "scuola guida" ai loro piccoli, incerti e forse impauriti,
affinchè essi possano trovare il coraggio e la pratica per volare nel vuoto
...
che tenerezza.

Che dire se una rondine trattiene il proprio piccolo nel nido per non sentirsi sola?
Penseremmo forse che non è una ... rondine "normale" ...

La metafora è trasparente
e dunque anche la nostra valutazione di Specialisti rispetto alla problematiche che Lei ci sottopone.

"Anche i miei familiari hanno cercato di aiutarmi, sostenendomi ma lei non cambia idea. Mi sento incastrata in una situazione da cui non vedo via di fuga.."
Non c'è "via di fuga" dato che non occorre fuggire da nulla. Occorre unicamente prendere consapevolezza della strada evolutiva che la vita apre davanti ai figli quando, come frecce, si dipartono dall'arco.
Parlando ai genitori Gibran dice:

"..I vostri figli non sono figli di vostra proprietà...

sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Non pretendete di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti."

Può darsi la Sua mamma abbia bisogno di cure,
ma mediche, però;
non è certo attraverso il Suo sacrificio auto-castrante
che guarirà.
Tutt'altro: potreste essere in due ad ammalarvi.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/