Amore, relazioni e affettività.
Buonasera,
Vi scrivo in merito al mio malessere che negli ultimi anni mi sta portando via tempo, energia e lucidità.
Sono sempre stato un ragazzo sveglio e simpatico, molto estroverso e ben voluto, sia a scuola che adesso nel lavoro.
Appena nato, mia madre è stata ricoverata per mesi in un ospedale psichiatrico, causa forte crisi post partum. La crisi post partum fu molto pesante. Con mia madre in ospedale, il caregiver fu la nonna. Una volta guarita, mia madre tornò a casa. Mentre io crescevo passai comunque un'infanzia meravigliosa e ricca di stimoli. Un bel periodo. In piena pubertà, i miei genitori divorziarono causa tradimento.
La mia vita relazionale, con l'inizio della mia pubertà, è stata poco gratificante. I primi baci e i primi rapporti sessuali con le ragazze li ho vissuti con estrema perplessità per via del modo in cui sono spesso stato trattato. E questo anche in età più adulta. Non ho mai visto/sentito un chiaro feedback da parte loro nei miei confronti. Per farvi capire, ho sempre avuto l'impressione che stessero con me solo per farmi un piacere, che a loro in realtà non interessassi. Una sorta di contentino, che sfiora il dovere (e non il piacere). Non mi sono mai sentito pienamente accettato dalle mie partners e non credo per motivi estetici in quanto non ho mai avuto un aspetto sgradevole ne un carattere impossibile. Tuttavia ho sempre avvertito un qualcosa nei loro occhi.
Tra una delusione amorosa e l'altra, condita a fette abbondanti di noia, decido di mettermi in "stand by". E senza che me ne accorgessi (solo ora realizzo) passano tantissimi anni, senza nemmeno un bacio.
La verità è che OGGI mi sento incapace di amare da una parte ma bisognoso di affetto dall'altra.
Ho così interrotto la mia "pausa" e ho avuto quattro relazioni di recente, tutte brevi, che pero' non mi hanno aperto come desideravo e quindi ho deciso di interrompere. Ho una frustrazione sessuale ed affettiva molto complessa mi rendo conto.
Ora come ora mi piacerebbe anche avere dei rapporti occasionali, forse per vivere piccoli momenti di intimità in modo più "leggero" e piacevole.. . ma non so bene come approcciarmi con le ragazze quando si cerca solo del sesso. E poi finirei per affezionarmici.
Con tempo mi rendo conto che non sono mai stato bene con tutte le ragazze che ho avuto. C'è sempre stata tensione. Anche all'inizio, quando dovrebbe essere tutto rose e fiori. Forse sono anche io che idealizzo troppo.. .
ma alla fine mi capita spesso di pensare di non esser degno di attenzioni o peggio inetto a riceverne, cosa che mi destabilizza l'umore. Mi sento solo, perché ho anche pochi amici con cui confidarmi.
Non so cosa pensare. Perché faccio fatica ad aprirmi? La mia storia personale quanto pesa sul mio modo di approcciarmi alla sfera relazionale? È possibile che in realtà sia io a "sabotare" le relazioni, da solo? Grazie per la Vostra attenzione.
Vi scrivo in merito al mio malessere che negli ultimi anni mi sta portando via tempo, energia e lucidità.
Sono sempre stato un ragazzo sveglio e simpatico, molto estroverso e ben voluto, sia a scuola che adesso nel lavoro.
Appena nato, mia madre è stata ricoverata per mesi in un ospedale psichiatrico, causa forte crisi post partum. La crisi post partum fu molto pesante. Con mia madre in ospedale, il caregiver fu la nonna. Una volta guarita, mia madre tornò a casa. Mentre io crescevo passai comunque un'infanzia meravigliosa e ricca di stimoli. Un bel periodo. In piena pubertà, i miei genitori divorziarono causa tradimento.
La mia vita relazionale, con l'inizio della mia pubertà, è stata poco gratificante. I primi baci e i primi rapporti sessuali con le ragazze li ho vissuti con estrema perplessità per via del modo in cui sono spesso stato trattato. E questo anche in età più adulta. Non ho mai visto/sentito un chiaro feedback da parte loro nei miei confronti. Per farvi capire, ho sempre avuto l'impressione che stessero con me solo per farmi un piacere, che a loro in realtà non interessassi. Una sorta di contentino, che sfiora il dovere (e non il piacere). Non mi sono mai sentito pienamente accettato dalle mie partners e non credo per motivi estetici in quanto non ho mai avuto un aspetto sgradevole ne un carattere impossibile. Tuttavia ho sempre avvertito un qualcosa nei loro occhi.
Tra una delusione amorosa e l'altra, condita a fette abbondanti di noia, decido di mettermi in "stand by". E senza che me ne accorgessi (solo ora realizzo) passano tantissimi anni, senza nemmeno un bacio.
La verità è che OGGI mi sento incapace di amare da una parte ma bisognoso di affetto dall'altra.
Ho così interrotto la mia "pausa" e ho avuto quattro relazioni di recente, tutte brevi, che pero' non mi hanno aperto come desideravo e quindi ho deciso di interrompere. Ho una frustrazione sessuale ed affettiva molto complessa mi rendo conto.
Ora come ora mi piacerebbe anche avere dei rapporti occasionali, forse per vivere piccoli momenti di intimità in modo più "leggero" e piacevole.. . ma non so bene come approcciarmi con le ragazze quando si cerca solo del sesso. E poi finirei per affezionarmici.
Con tempo mi rendo conto che non sono mai stato bene con tutte le ragazze che ho avuto. C'è sempre stata tensione. Anche all'inizio, quando dovrebbe essere tutto rose e fiori. Forse sono anche io che idealizzo troppo.. .
ma alla fine mi capita spesso di pensare di non esser degno di attenzioni o peggio inetto a riceverne, cosa che mi destabilizza l'umore. Mi sento solo, perché ho anche pochi amici con cui confidarmi.
Non so cosa pensare. Perché faccio fatica ad aprirmi? La mia storia personale quanto pesa sul mio modo di approcciarmi alla sfera relazionale? È possibile che in realtà sia io a "sabotare" le relazioni, da solo? Grazie per la Vostra attenzione.
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gentilissimo lettore,
quando si inizia a tracciare una prima linea circa le proprie esperienze di vita, associandole a valutazione introspettive, è il momento giusto per un confronto con uno specialista psicologo. Una consulenza psicologica con un collega nella sua città l' aiuterebbe a superare una "nebbia" emotiva che potrebbe costituire uno ostacolo a vivere con la giusta "leggerezza" ( non superficialità) non solo le relazioni affettive/sentimentali ma la vita stessa.
Molti saluti e auguri.
dssa Patrizia Pezzella
quando si inizia a tracciare una prima linea circa le proprie esperienze di vita, associandole a valutazione introspettive, è il momento giusto per un confronto con uno specialista psicologo. Una consulenza psicologica con un collega nella sua città l' aiuterebbe a superare una "nebbia" emotiva che potrebbe costituire uno ostacolo a vivere con la giusta "leggerezza" ( non superficialità) non solo le relazioni affettive/sentimentali ma la vita stessa.
Molti saluti e auguri.
dssa Patrizia Pezzella
Dr.ssa Patrizia Pezzella
psicologa, psicoterapeuta
perfezionata in sessuologia clinica
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 728 visite dal 23/10/2019.
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