Non riesco a riprendermi dopo una separazione non condivisa.

Sposata da 27 anni, un matrimonio che io lo visto come normale, felice, con alti e bassi. Visto da fuori come perfetto, la copia perfetta, affiatata, innamorata, realizzata. Un figlio grande, laureato. Sacrifici per arrivare dove siamo adesso. Abbiamo costruito tutto insieme, decisioni prese insieme. Una ditta sua, ma costruita insieme.
Sono stata, e sono tuttora una donna molto curata, sportiva, elegante. Non mi sono mai trascurata, anche se c'era poco tempo. Lui lo stesso. La vita sessuale molto attiva, abbiamo provato a mantenere viva la passione in tutti i modi. Nei ultimi mesi un po' meno, c'è stato pure un episodio che mi ha fatto preoccupare: per prima volta non è riuscito ad avere un erezione, adesso capisco.
Sposati da giovani. Io ho 50 anni, lui 48. 2 anni fa, ho deciso di ritornare a studiare, e sono tornata all'università. Via tutto il giorno di casa, sia io che lui, la sera la vedevo come un momento importantissimo da condividere. E cosi è stato. Lui era sempre attento, mio equilibrio, il mio sostegno. Io provavo a non fargli mancare niente cura, attenzioni, amore, tanta fiducia
Mi trovo 6 settimane fa, all'improvviso, in una vita che non è più la mia.
Una sera, mezzanotte, riceve un sms, di una risposta ad una dichiarazione d'amore. Da qui si è scatenato l'inferno. Lui ha riconosciuto che ha una relazione con lei, da 4 mesi, che è innamorato perso.
E quello che mi ha fa più male, e quello che mi dice in seguito: che non mi ama più da tanto tempo.
Inizialmente mi propone di rimanere in casa, ma che ogni uno si deve fare la sua vita, dicendomi che la situazione potrebbe durare 3 mesi come ancora di più o di meno. Non lo sa, però vuole vivere questo innamoramento. Non sono d'accordo, anche se mi sono sentita di accettare, solo per non perderlo, e li chiedo di andarsene.
Perciò decide di andare via di casa, a trasferirsi con lei. Lei, una donna brasiliana, sposata, in corso di separazione, di 40 anni. Lui inizialmente ha rotto i ponti con tutti, suo figlio, sua madre, suoi amici. Tutti. Ulteriormente l'unica cosa che è riuscito a dire a suo figlio è stata che: , , la vita è cosi, che io mi devo fare una ragione, e lui vuole vivere la sua vita con lei. ''
Adesso riesco a vedere, a capire dei segnali che prima magari cecamente non li vedevo. Della sua assenza, ma non fisica. C'era ma non c'era.
Purtroppo io non riesco a non amarlo più, nonostante il male e la sofferenza creata. Non riesco a riprendermi. Non so come comportarmi. Sono dimagrita tantissimo. Ho l'appoggio dei amici, che mi dicono di volermi bene, di ripartire da me stessa, ma. non lo so come fare.
Il mio universo era la famiglia. Dopo che mio figlio si è laureato ed è andato via, tutta la mia attenzione è stata verso mio marito.
Ho il lavoro, l'università. Il cane. Ma manca lui.
Mi sono messa da parte, con dignità, senza litigi. Li ho fatto capire, che per me potrebbe essere tutto perdonabile e risolvibile, se lui ci ripensasse. Ma la risposta è stata: non torno più.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Signora,
sebbene abbia descritto con toni pacati quanto è accaduto, è percepibile distintamente lo choc che ha causato in Lei.
La differenza di tempistiche nell'elaborazione del distacco è inevitabile: per Lei è stata una doccia ghiacciata e subita malvolentieri, mentre suo marito ha avuto il tempo di riflettere ed elaborare l'intreccio di emozioni che hanno accompagnato la sua decisione. Forse anche per questo non mostra tentennamenti ed è plausibile che la sua nuova relazione non sia la causa del disamore nei suoi confronti, ma piuttosto una conseguenza.
In questo momento, oltre a dover assimilare il lutto per la separazione, il suo impegno dovrà essere anche quello di elaborare il lutto per quella parte della sua identità che si è forzosamente e repentinamente sgretolata in seguito ad una decisione altrui (un po' come dopo la morte improvvisa e inattesa del partner).
Se avverte che questo lavoro è difficile e complicato da svolgere da sola, non esiti a richiedere il supporto di un nostro collega della sua zona, facendo tesoro anche dell'aiuto della rete di amici e continuando a portare avanti le attività e i progetti che rappresentano in questo momento la parte solida ed evolutiva della sua persona.

Cordialità.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
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