Sospetta depressione
Buongiorno, vi scrivo per una situazione che mi sta tormentando da un po'. Mi sono laureata da poco in scienze dell'educazione, con un anno di ritardo, perché fino all'ultimo ho tentato di accedere alla magistrale di scienze della formazione primaria ma senza successo. Infatti per tre volte pur passando il test non sono rientrata in graduatoria. Nell'ultimo anno ho finito gli ultimi esami e la tesi lavorando come insegnante ed è stata un'esperienza che mi è piaciuta parecchio anche se purtroppo non ha avuto seguito. Ora mi trovo disoccupata da 4 mesi e non ho scelto gli studi magistrali perché temevo che non portassero di fatto a molto di più e non mi sentivo sicura. Il pensiero diventato ossessivo è quello della tesi, visto che è stato un lavoro che non mi ha soddisfatto pienamente e in cui ho dimenticato seppur inconsapevolmente di inserire due fonti e questo mi crea angoscia. Ho avuto una relatrice quasi del tutto assente e che non mi ha migliorato o modificato nulla del lavoro. Ora continuo a rimurginare a come avrei potuto fare diversamente o meglio e mi incolpo. Inoltre sto iniziando a pentirmi per non aver proseguito gli studi anche se ho preso in considerazione l'idea di un master. Ho paura di buttare via il tempo o in futuro di non essere soddisfatta. Mi sento disorientata e confusa e questo mi fa continuamente mettere in discussione tutto e in particolare continuo a rimurginare sulla tesi. Ogni giorno ho l'umore più basso del solito. Nell'ultimo anno sentivo di poter far tutto e invece ora mi sento senza obbiettivi e ogni pensiero che riguardi studio o lavoro mi dà sensazioni negative. Mi sento demotivata e stanca. Mi è capitato ultimamente di piangere per questa situazione quasi ogni giorno e ogni volta che provo ad essere spensierata o contenta mi sento in colpa. Spero possiate darmi dei consigli. Vi ringrazio
[#1]
Gentile utente,
il quadro che ci presenta sembra avere due elementi molto importanti, che potrebbero essere coinvolti nel mantenimento del suo disagio: la rimuginazione e il tono dell'umore deflesso.
A ciò si aggiungono atteggiamenti e credenze autosvalutanti e autocritiche verso le scelte fatte (quindi con uno sguardo al passato), rispetto a ciò che sta facendo ora (presente) e a ciò che riuscirà o non riuscirà a fare (nel futuro).
E' plausibile che vivere la quotidianità in questo modo, oltre ad essere faticoso da sopportare, può inserirla in un circolo vizioso dal quale sembra diventare sempre più difficile uscire.
"Ora continuo a rimurginare a come avrei potuto fare diversamente o meglio e mi incolpo." Di cosa si incolpa?
"ogni volta che provo ad essere spensierata o contenta mi sento in colpa". E' emblematico il fatto che nonostante lei riconosca la sua sofferenza e il desiderio di porne fine, emozioni positive le creino disagio. In che modo essere felici potrebbe essere qualcosa di dannoso, per lei?
il quadro che ci presenta sembra avere due elementi molto importanti, che potrebbero essere coinvolti nel mantenimento del suo disagio: la rimuginazione e il tono dell'umore deflesso.
A ciò si aggiungono atteggiamenti e credenze autosvalutanti e autocritiche verso le scelte fatte (quindi con uno sguardo al passato), rispetto a ciò che sta facendo ora (presente) e a ciò che riuscirà o non riuscirà a fare (nel futuro).
E' plausibile che vivere la quotidianità in questo modo, oltre ad essere faticoso da sopportare, può inserirla in un circolo vizioso dal quale sembra diventare sempre più difficile uscire.
"Ora continuo a rimurginare a come avrei potuto fare diversamente o meglio e mi incolpo." Di cosa si incolpa?
"ogni volta che provo ad essere spensierata o contenta mi sento in colpa". E' emblematico il fatto che nonostante lei riconosca la sua sofferenza e il desiderio di porne fine, emozioni positive le creino disagio. In che modo essere felici potrebbe essere qualcosa di dannoso, per lei?
Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it
[#2]
Gentile Utente,
Mi corregga se sbaglio, ma mi sembra di aver capito che il pensiero della tesi e dell'omissione delle due fonti (bibliografiche?) sia iniziato solo in corrispondenza alla disoccupazione, periodo che sta spegnendo la soddisfazione che ha provato durante l'anno di insegnamento.
Qual è l'aspetto più spiacevole dell'inoccupazione in questo momento della Sua vita? e che significato ha per Lei l'omissione delle due fonti nella tesi?
Un caro saluto
Mi corregga se sbaglio, ma mi sembra di aver capito che il pensiero della tesi e dell'omissione delle due fonti (bibliografiche?) sia iniziato solo in corrispondenza alla disoccupazione, periodo che sta spegnendo la soddisfazione che ha provato durante l'anno di insegnamento.
Qual è l'aspetto più spiacevole dell'inoccupazione in questo momento della Sua vita? e che significato ha per Lei l'omissione delle due fonti nella tesi?
Un caro saluto
Dr. Alessio Vellucci
www.miodottore.it/alessio-vellucci/psicologo-psicoterapeuta-psicologo-clinico/roma
[#3]
Utente
Gentili dottori, intanto vi ringrazio per le risposte. Esatto, il mantenimento del mio disagio è dato sia da un tono dell'umore basso sia in parte dalla rimurginazione. Effettivamente tendo sempre ad essere molto autocritica seppur io non tenda ad autosvalutarmi. Sicuramente l'aspetto spiacevole dell'inoccupazione è quello di non avere obbiettivi concreti durante tutte le giornate se non la ricerca lavorativa e questo mi crea senso di inadeguatezza e un continuo confronto con gli altri che sono sempre impegnati. Inoltre anche il fatto di non aver scelto l'università, seppur sia stata una scelta ragionata, in parte mi spaventa così come l'idea di inserirmi in un contesto lavorativo diverso rispetto al precedente. Per quanto riguarda il pensiero sulla tesi credo sia accentuato da questa situazione e l'omissione delle fonti mi trasmette solo un senso di incompletezza. So che la serenità non costituisce niente di dannoso ma semplicemente non sento di avere particolari motivi per esserlo completamente. Vi ringrazio
[#4]
Utente
Gentili dottori, a distanza di 5 mesi dalla laurea purtroppo non ho trovato un impiego coerente con i miei studi, nonostante tre colloqui fatti. Ad ora sto accettando un tirocinio di un paio di mesi per una mansione impiegatizia e con possibilità di futuro impiego perché fino ad ora è stata l'unica opportunità che mi è stata offerta. Si tratta di un impegno part time, quindi non demordero' nella continua ricerca lavorativa. A volte mi sento di sbagliare ad intraprendere questa strada ma so per ora di aver fatto il possibile tra autocandidature, ricerche tramite il centro impiego,il comune, l'università, agenzie per il lavoro, alcuni siti. Purtroppo la zona in cui abito non mi da molta scelta. Anche se questa scelta mi fa sentire insicura. Vi ringrazio per l'attenzione
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.5k visite dal 14/10/2019.
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