Problemi relazionali con le ragazze
Buongiorno Gentili Psicologi,
sono un praticante dottore Commercialista di 25 anni e ho constatato di avere delle problematiche per quanto concerne il relazionarsi con le donne.
In particolare, segnalo che non ho mai avuto delle storie d'amore, e che le poche esperienze avute sono sempre finite male.
Nonostante questo mi sono impegnato con tutte le mie forze, da solo, per conoscere nuove ragazze per strada, al bar, nei locali, ma puntalmente vengo rifiutato; mi viene da chiedermi cosa sbaglio.
In passato feci psicoterapia ad indirizzo sistemico-relazionale e cognitivo-comportamentale ed esposi questa problematica al terapeuta - il quale mi disse - di continuare come stavo facendo, e che prima o poi la ragazza sarebbe arrivata. Ebbene non è così.
Segnalo altresì la presenza di disturbi psichiatrici di tipo ossessivo, curati con farmacoterapia seguita da uno Psichiatra.
Segnalo altresì che non ho i mezzi necessari per potermi permettermi una psicoterapia, e pertanto chiedo se per questa problematica rientra il supporto offerto dall'SSN e dai consultori familiari.
Segnalo altresì che questa problematica, benché non sia grave, mi provoca molta sofferenza.
Grazie anticipatamente
Cordiali Saluti.
sono un praticante dottore Commercialista di 25 anni e ho constatato di avere delle problematiche per quanto concerne il relazionarsi con le donne.
In particolare, segnalo che non ho mai avuto delle storie d'amore, e che le poche esperienze avute sono sempre finite male.
Nonostante questo mi sono impegnato con tutte le mie forze, da solo, per conoscere nuove ragazze per strada, al bar, nei locali, ma puntalmente vengo rifiutato; mi viene da chiedermi cosa sbaglio.
In passato feci psicoterapia ad indirizzo sistemico-relazionale e cognitivo-comportamentale ed esposi questa problematica al terapeuta - il quale mi disse - di continuare come stavo facendo, e che prima o poi la ragazza sarebbe arrivata. Ebbene non è così.
Segnalo altresì la presenza di disturbi psichiatrici di tipo ossessivo, curati con farmacoterapia seguita da uno Psichiatra.
Segnalo altresì che non ho i mezzi necessari per potermi permettermi una psicoterapia, e pertanto chiedo se per questa problematica rientra il supporto offerto dall'SSN e dai consultori familiari.
Segnalo altresì che questa problematica, benché non sia grave, mi provoca molta sofferenza.
Grazie anticipatamente
Cordiali Saluti.
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Gentile utente,
il forte desiderio di completare il proprio benessere personale attraverso la soddisfazione di naturali bisogni a finalità realizzative della propria persona, porta naturalmente una certa dose d'impegno e orientamento delle proprie energie allo scopo stesso. Se però alcuni bisogni ammettono un impegno attivo e pianificato, quali ad esempio la ricerca di un lavoro, l'affermazione sociale o l'autonomia decisionale, in campo relazionale ed affettivo occorre osservare maggior cautela.
Ciò che rende l'ambito relazionale ed affettivo così complesso, è principalmente il fatto che esso coinvolge ed intreccia due individui, e dunque due sé, due personalità, due distinti universi psichici che possono eventualmente trovare completezza l'un l'altro.
Nella nostra società pare ancora molto diffusa la credenza, errata che il bisogno relazionale possa essere soddisfatto in modo quasi del tutto sordo alle aspettative dell'altro; ciò, ed in particolare per l'uomo è provato dal fatto che la ricerca del partner spesso venga interpretato e tramandato come una fenomenologia di "caccia"; espressioni come "conquista", "seduzione", "rimorchiare" sono intorno a noi ogni giorno e non fanno che ridondare questa visione, unita all'ancestrale visione folkloristica del primitivo che sceglie e fa sua la partner tramortendola con la clava.
In realtà, da un punto di vista psicologico, il fenomeno dell'innamoramento e della nascita di una coppia è un qualcosa di assolutamente condiviso e spontaneo, semmai sarebbe opportuno non solo subire le emozioni forti che ne scaturiscono, ma comprenderle ed orientarle al perseguimento del desiderio di approfondire conoscenza e legame con l'altro.
Ecco che, dunque, alcuni bisogni non dipendono soltanto dalla nostra pianificazione, ma hanno bisogno di quella dualità e quel pizzico di casualità insita proprio nella bellezza della scoperta.
Impegnarsi nella ricerca "mirata" potrebbe portare a un progressivo svilimento della spontaneità della conoscenza, oltre che rendersi un possibile "scopo ossessivo" rendendola chiuso in un circolo fallimentare che aumenta insuccesso e conseguente frustrazione.
Una via alternativa potrebbe essere quella di prendere consapevolezza che, al netto di ogni insoddisfazione e priorità temporale, l'incontro giusto può capitare, ma non è assicurato, men che meno è detto che ci trovi "pronti" in uno scenario già minuziosamente pianificato. Resta comunque importante il concetto di condivisione, di relazionalità col mondo (che sia attraverso il lavoro o lo svago), segnale di una vita relazionale e sociale in buona salute, requisito imprescindibile per far si che possa venire a crearsi ,presto o tardi, la spontanea e giusta alchimia con qualcuno in particolare ed, eventualmente in un secondo tempo, anche l'amore.
Cari saluti
il forte desiderio di completare il proprio benessere personale attraverso la soddisfazione di naturali bisogni a finalità realizzative della propria persona, porta naturalmente una certa dose d'impegno e orientamento delle proprie energie allo scopo stesso. Se però alcuni bisogni ammettono un impegno attivo e pianificato, quali ad esempio la ricerca di un lavoro, l'affermazione sociale o l'autonomia decisionale, in campo relazionale ed affettivo occorre osservare maggior cautela.
Ciò che rende l'ambito relazionale ed affettivo così complesso, è principalmente il fatto che esso coinvolge ed intreccia due individui, e dunque due sé, due personalità, due distinti universi psichici che possono eventualmente trovare completezza l'un l'altro.
Nella nostra società pare ancora molto diffusa la credenza, errata che il bisogno relazionale possa essere soddisfatto in modo quasi del tutto sordo alle aspettative dell'altro; ciò, ed in particolare per l'uomo è provato dal fatto che la ricerca del partner spesso venga interpretato e tramandato come una fenomenologia di "caccia"; espressioni come "conquista", "seduzione", "rimorchiare" sono intorno a noi ogni giorno e non fanno che ridondare questa visione, unita all'ancestrale visione folkloristica del primitivo che sceglie e fa sua la partner tramortendola con la clava.
In realtà, da un punto di vista psicologico, il fenomeno dell'innamoramento e della nascita di una coppia è un qualcosa di assolutamente condiviso e spontaneo, semmai sarebbe opportuno non solo subire le emozioni forti che ne scaturiscono, ma comprenderle ed orientarle al perseguimento del desiderio di approfondire conoscenza e legame con l'altro.
Ecco che, dunque, alcuni bisogni non dipendono soltanto dalla nostra pianificazione, ma hanno bisogno di quella dualità e quel pizzico di casualità insita proprio nella bellezza della scoperta.
Impegnarsi nella ricerca "mirata" potrebbe portare a un progressivo svilimento della spontaneità della conoscenza, oltre che rendersi un possibile "scopo ossessivo" rendendola chiuso in un circolo fallimentare che aumenta insuccesso e conseguente frustrazione.
Una via alternativa potrebbe essere quella di prendere consapevolezza che, al netto di ogni insoddisfazione e priorità temporale, l'incontro giusto può capitare, ma non è assicurato, men che meno è detto che ci trovi "pronti" in uno scenario già minuziosamente pianificato. Resta comunque importante il concetto di condivisione, di relazionalità col mondo (che sia attraverso il lavoro o lo svago), segnale di una vita relazionale e sociale in buona salute, requisito imprescindibile per far si che possa venire a crearsi ,presto o tardi, la spontanea e giusta alchimia con qualcuno in particolare ed, eventualmente in un secondo tempo, anche l'amore.
Cari saluti
Dr. Gioacchino La Franca - Psicologo Clinico
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.2k visite dal 02/10/2019.
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