Fallimenti
Buonasera a chi accoglierà questo sfogo. Sono una giovane, in preda a continue crisi di pianto, che a volte sono da reprimere necessariamente. Nella mia vita, credo di non avere nulla: né amici, hobby, passioni. L'unica costante è la solitudine. Mi piacerebbe contare su un'indipendenza personale, ma ho sulle spalle la responsabilità di un'attività familiare, grazie alla quale sto vivendo una vera e propria prigionia. Avevo tentato di allontanarmi, ma ho perso opportunità di lavoro e biglietto aereo. Non ho la forza di affrontare la chiusura dei miei, né la possibilità economica e logistica di farmi seguire da uno specialista. Mi scuso tantissimo di aver disturbato, ma l'unico forte desiderio attuale è morire.
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Gentile utente,
non è necessario scusarsi per il disturbo, poichè questo è uno spazio che lei ha deciso di riservarsi, essendone data la possibilità. E' il suo.
Da quanto dura questa situazione?
Come mai contrappone l'indipendenza personale con l'attività lavorativa? Cosa significa per lei indipendenza e cosa fa si che l'attività lavorativa la ostacoli?
Come mai sostiene di non aver la possibilità di farsi seguire da uno specialista?
non è necessario scusarsi per il disturbo, poichè questo è uno spazio che lei ha deciso di riservarsi, essendone data la possibilità. E' il suo.
Da quanto dura questa situazione?
Come mai contrappone l'indipendenza personale con l'attività lavorativa? Cosa significa per lei indipendenza e cosa fa si che l'attività lavorativa la ostacoli?
Come mai sostiene di non aver la possibilità di farsi seguire da uno specialista?
Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it
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Ex utente
Buongiorno Dott. Ziglioli, prima di tutto La ringrazio. Questa situazione sono certa che duri da almeno due anni. Contrappongo l'indipendenza all'attività lavorativa, poichè la gestisco per la famiglia ma gratuitamente e per 10 ore al giorno, quindi gli stimoli sono inesistenti, in quanto anche per il desiderio di un acquisto mi ritrovo a dover chiedere, a differenza di un lavoro dipendente nel quale lo stipendio bene o male è motivatore. Questa responsabilità negli anni mi ha portata ad una chiusura personale e all'assenza totale di rapporti di amicizia, tant'è che non esco mai. Avevo trovato l'occasione di spostarmi proprio a Brescia e lavorare alle dipendenze, ma hanno fatto in modo di distogliermi, infatti ho perso i soldi del biglietto aereo. Come hanno fatto? E' un'attività che desiderano mantenere ma che sono l'unica a saper gestire, quindi mi ritrovo facilmente a sentirmi in colpa anche se soltanto mi dovesse sfiorare il pensiero di prendermi del tempo per me. Sostengo di non aver la possibilità di farmi seguire dal supporto di uno specialista poichè per i miei è inconcepibile che si possa star male interiormente e non ho proprio la forza di affrontare nessun tipo di problema, avrebbero dovuto capire da sè che la ricerca di un occupazione diversa è voglia di evadere. E poi subentra la sfera economica, dato che non ho appunto quel tipo di indipendenza e logisticamente la città si trova a 60 km rispetto a dove risiedo.
[#3]
Come mai svolge gratuitamente un'attività lavorativa che la impegna per 10 ore al giorno e che, tra l'altro, solo lei è in grado di fare? I suoi genitori percepiscono una reitrubzione da questa attività,immagino. Lei ha mai provato ad avanzare richieste in questo senso?
Sicuramente l'aspetto economico è uno degli indici motivazionali sul luogo di lavoro. Anche il clima, che nel suo caso è caratterizzato dalla presenza della sua famiglia che la ostacola nel raggiungimento dei suoi obiettivi di vita, potrebbe influire negativamente su di lei.
Il fatto di sentirsi in colpa qualora si prendesse del tempo libero per sé stessa è un tema abbastanza comune, per quanto riguarda la mia esperienza. Tuttavia, solo un confronto diretto può snocciolare al meglio la questione.
Se per i suoi è inconcepibile il dolore, possiamo farci ben poco. Si domandi come esprime il disagio in famiglia, e soprattutto se lo tiene nascosto, a quale scopo.
Sicuramente l'aspetto economico è uno degli indici motivazionali sul luogo di lavoro. Anche il clima, che nel suo caso è caratterizzato dalla presenza della sua famiglia che la ostacola nel raggiungimento dei suoi obiettivi di vita, potrebbe influire negativamente su di lei.
Il fatto di sentirsi in colpa qualora si prendesse del tempo libero per sé stessa è un tema abbastanza comune, per quanto riguarda la mia esperienza. Tuttavia, solo un confronto diretto può snocciolare al meglio la questione.
Se per i suoi è inconcepibile il dolore, possiamo farci ben poco. Si domandi come esprime il disagio in famiglia, e soprattutto se lo tiene nascosto, a quale scopo.
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Ex utente
Grazie Dottore, rispondo tardi rispetto a Lei perchè alla prima lettura della Sua risposta piango, in seguito elaboro e rispondo. Ovviamente l'attività ha un'entrata, anche se gli affari non siano fiorenti ed ho altri due fratelli da mantenere, perciò tante volte dico di sentirmi il genitore di me stesso, specie alla domenica ad esempio, quando io mi alzo e loro due riposano. Non ho mai avanzato pretese di quel genere, in quanto vivo la situazione e mi rendo conto personalmente che non sia il caso, appunto perchè gli incassi sono limitati. Il mio stato d'animo in casa, volente o nolente esce fuori, a volte salto i pasti e quasi sempre sono chiusa in me e declino ogni proposta. Tante volte cerco di mascherare per non creare nervosismi in casa, ma il mio stato lo conosco soltanto io, perchè appunto per i miei non esisterebbe un confronto ma soltanto uno scontro. Poi il mio corpo parla per me, soffro di psoriasi, per la quale ho avuto diagnosi mediche, ma quando lo specialista mi dice di non prendermela per tutto mi verrebbe da piangere in studio, anche se presenti i miei, non tengono conto di ciò.
[#5]
A parte il disagio che sembra evidente nelle sue parole, mi colpisce che da un certo punto di vista lei abbia delle responsabilità, ma dall'altra parte i suoi genitori siano presenti anche in aspetti della vita privata (come per esempio una visita medica, dentro lo studio dello specialista).
Il fatto di non voler dire di "no" è un'arma a doppio taglio, perché se da un lato lei pensa possa essere utile, dall'altro la fa scivolare verso un circolo interpersonale molto caratteristico di situazioni simili: più lei si fa carico dei problemi senza affermare i suoi diritti e i suoi bisogni, più le persone penseranno che per lei tutto va bene, e continueranno ad accollare mansioni su mansioni. Questo porterà ad un sovraccarico (che probabilmente già c è).
Il fatto di non voler dire di "no" è un'arma a doppio taglio, perché se da un lato lei pensa possa essere utile, dall'altro la fa scivolare verso un circolo interpersonale molto caratteristico di situazioni simili: più lei si fa carico dei problemi senza affermare i suoi diritti e i suoi bisogni, più le persone penseranno che per lei tutto va bene, e continueranno ad accollare mansioni su mansioni. Questo porterà ad un sovraccarico (che probabilmente già c è).
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Ex utente
L'essere costantemente chiusa in me stessa, la patologia favorita dallo stress, mi convincono che possano essere segnali che la mia famiglia possa recepire, invece mi sbaglio. Il fatto di sopportare senza mai ribellarmi porta l'unico beneficio del loro benessere e della loro libertà che vivono contando su di me. Non vedo una via d'uscita allo stato attuale, solo sofferenza perenne. Di certo piangere non mi aiuta, non ho una valvola di sfogo, esclusivamente pensieri malsani, che per me sono l'unico modo di liberarmi e dare davvero il segnale.
[#8]
Ex utente
Dottore Lei è stato gentilissimo ed io La ringrazio con sincerità. Spero di avere modo, che qualcosa possa cambiare. Un giorno vorrei guardare indietro e dirmi di aver superato questa cosa e non dover stare a pagare le conseguenze di questo stato di malessere. Buona giornata e buon lavoro
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 1k visite dal 20/09/2019.
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