Come capire se è amore o dipendenza affettiva?
Buongiorno,
vorrei un consulto per cercare di capire per quale ragione non riesco a mettere fine alla mia relazione.
Sono stata 2 anni con un uomo (io 32 lui 41 anni) e il rapporto non è mai decollato per mancanza di totale complicità dal punto di vista sessuale.
Diciamo che di questo uomo amo il fatto che sia molto indipendente, divertente, affettuoso, mi piace la vita che conduco con lui, mi piace perchè nonostante l'età ha conservato la genuità e l'entusiasmo per le cose semplici.
Dall'altra parte però mi rendo con che non riesco a costruirci nulla di solido, perchè da due anni a questa parte il rapporto è rimasto stagnante.
Dice di amarmi, ma che non ha la stessa progettualità che ho io, in alcuni momenti dice che mi darebbe la vita, ma in altri lo sento lontano e lui stesso dice di non sapere che succede ma sente la necessità di 'eclissarsi', non da me, da tutti.
Capitano spesso situazioni in cui ad esempio non ci vediamo per giorni e pur lavorando sotto casa mia non gli viene da dirmi di vederci anche solo 5 minuti.
Oppure ci sono giornate in cui esce la mattina e lo sento solo tardi la sera quando rientra da lavoro pur avendo tante ore di buco.
Dice di amarmi e che la sua modalità di entrare in relazione è questa, che riconosce di avere 'problematiche relazionali', ma che io sbaglio a vivere ogni cosa come una minaccia alla relazione.
Il punto è che io ne soffro profondamente, arrivo a non mangiare a non dormire e a essere perennemente ansiosa e a rimuginare sul perchè di alcune frasi o alcuni comportamenti.
Quindi ovviamente arrivo sempre a lasciarlo per esasperazione, perche non mi sento amata come vorrei.
Ho pensato anche di fare terapia di coppia ma non so quando c'è un problema strutturale quanto possa essere utile, oltre al fatto che non è una cosa che risolverebbe dall' oggi al domani (io sono in terapia per da 4 anni e sono un soggetto ansioso).
Inoltre lui ha perso all'improvviso la madre all'età di 10 anni e non capisco quanto questa cosa possa aver inciso sul fatto che non riesca a creare legami molto profondi con le donne e che mantenga sempre una certa distanza.
Ora ci siamo nuovamente lasciati per la terza volta, ma di nuovo entro nel loop di volerci riprovare e mi chiedo..
Come è possibile che nonostante questa relazione mi porta a stare male io continuo ad amarlo e a rimuginare sulle possibili soluzioni d poter stare insieme?
Riconsoco che al momento non ho voglia di uscire con gli amici, so di delegare all'amore un ruolo troppo fondamentale nella mia vita.. quasi salvifico, forse è incapacita di stare sola?
Esco con altri uomini, ma ad ogni modo il mio pensiero rimane su di lui.
Cosa si fa in queste situazioni di stallo?
Ho paura di tornarci, perche non voglio soffrire nuovamente, ma non voglio nemmeno perderlo per sempre. Non posso pensare che non condivideremo piu nulla, che non lo abbraccerò più e che ognuno avrà una vita sua senza l'altro. . . sono in totale confusione.
Grazie mille
vorrei un consulto per cercare di capire per quale ragione non riesco a mettere fine alla mia relazione.
Sono stata 2 anni con un uomo (io 32 lui 41 anni) e il rapporto non è mai decollato per mancanza di totale complicità dal punto di vista sessuale.
Diciamo che di questo uomo amo il fatto che sia molto indipendente, divertente, affettuoso, mi piace la vita che conduco con lui, mi piace perchè nonostante l'età ha conservato la genuità e l'entusiasmo per le cose semplici.
Dall'altra parte però mi rendo con che non riesco a costruirci nulla di solido, perchè da due anni a questa parte il rapporto è rimasto stagnante.
Dice di amarmi, ma che non ha la stessa progettualità che ho io, in alcuni momenti dice che mi darebbe la vita, ma in altri lo sento lontano e lui stesso dice di non sapere che succede ma sente la necessità di 'eclissarsi', non da me, da tutti.
Capitano spesso situazioni in cui ad esempio non ci vediamo per giorni e pur lavorando sotto casa mia non gli viene da dirmi di vederci anche solo 5 minuti.
Oppure ci sono giornate in cui esce la mattina e lo sento solo tardi la sera quando rientra da lavoro pur avendo tante ore di buco.
Dice di amarmi e che la sua modalità di entrare in relazione è questa, che riconosce di avere 'problematiche relazionali', ma che io sbaglio a vivere ogni cosa come una minaccia alla relazione.
Il punto è che io ne soffro profondamente, arrivo a non mangiare a non dormire e a essere perennemente ansiosa e a rimuginare sul perchè di alcune frasi o alcuni comportamenti.
Quindi ovviamente arrivo sempre a lasciarlo per esasperazione, perche non mi sento amata come vorrei.
Ho pensato anche di fare terapia di coppia ma non so quando c'è un problema strutturale quanto possa essere utile, oltre al fatto che non è una cosa che risolverebbe dall' oggi al domani (io sono in terapia per da 4 anni e sono un soggetto ansioso).
Inoltre lui ha perso all'improvviso la madre all'età di 10 anni e non capisco quanto questa cosa possa aver inciso sul fatto che non riesca a creare legami molto profondi con le donne e che mantenga sempre una certa distanza.
Ora ci siamo nuovamente lasciati per la terza volta, ma di nuovo entro nel loop di volerci riprovare e mi chiedo..
Come è possibile che nonostante questa relazione mi porta a stare male io continuo ad amarlo e a rimuginare sulle possibili soluzioni d poter stare insieme?
Riconsoco che al momento non ho voglia di uscire con gli amici, so di delegare all'amore un ruolo troppo fondamentale nella mia vita.. quasi salvifico, forse è incapacita di stare sola?
Esco con altri uomini, ma ad ogni modo il mio pensiero rimane su di lui.
Cosa si fa in queste situazioni di stallo?
Ho paura di tornarci, perche non voglio soffrire nuovamente, ma non voglio nemmeno perderlo per sempre. Non posso pensare che non condivideremo piu nulla, che non lo abbraccerò più e che ognuno avrà una vita sua senza l'altro. . . sono in totale confusione.
Grazie mille
[#1]
Gentile Utente, è possibile che la vicenda da Lei riportata sia riferibile a un "quadro edipico", a una situazione cioè in cui la scelta di un partner più grande di età in modo abbastanza significativo, possa nascondere il tentativo di "risolvere" o "vivere diversamente" la relazione (nel Suo caso) con il proprio padre attraverso una relazione con un partner che potrebbe evocare elementi specifici di tratti o comportamenti del proprio genitore (o più in generale tratti o comportamento di tipo "genitoriale").
La Sua necessità pronunciata (seppure a ragione) di averlo presente, e la sua difficoltà a separarsi da lui definitivamente, paiono evocare in modo abbastanza chiaro questa possibilità.
In questi casi un lavoro su di sé mirato a risolvere e "sciogliere" il legame conservato con la figura paterna (che appare spesso come idealizzato - o al contrario - conflittuale) può essere utile a liberarsi da questa situazione che Lei vive per poter intraprendere in futuro relazioni più adeguate per Lei sotto il profilo evolutivo.
Cordiali Saluti
La Sua necessità pronunciata (seppure a ragione) di averlo presente, e la sua difficoltà a separarsi da lui definitivamente, paiono evocare in modo abbastanza chiaro questa possibilità.
In questi casi un lavoro su di sé mirato a risolvere e "sciogliere" il legame conservato con la figura paterna (che appare spesso come idealizzato - o al contrario - conflittuale) può essere utile a liberarsi da questa situazione che Lei vive per poter intraprendere in futuro relazioni più adeguate per Lei sotto il profilo evolutivo.
Cordiali Saluti
Dott. Paolo Dell'Omo
Psicologo Clinico e di Comunità
via Carlo Denina 78 - 00179 - Roma
[#2]
Carissima
riprendendo quanto detto dal collega Dell'Omo, aggiungo come lei dichiari che il rapporto non sia mai decollato principalmente per totale assenza di complicità sessuale; poi però non ci esplica questo ambito, buttandosi più sulla dimensione affettivo relazionale. Potrebbe farci comprendere le difficoltà nella sfera intima? potrebbe essere determinante!
Cari Saluti
riprendendo quanto detto dal collega Dell'Omo, aggiungo come lei dichiari che il rapporto non sia mai decollato principalmente per totale assenza di complicità sessuale; poi però non ci esplica questo ambito, buttandosi più sulla dimensione affettivo relazionale. Potrebbe farci comprendere le difficoltà nella sfera intima? potrebbe essere determinante!
Cari Saluti
Dr. Gioacchino La Franca - Psicologo Clinico
[#3]
Utente
Buongiorno,
innanzittutto grazie ad entrambi per la risposta.
Per quanto riguarda l'eventuale possibilità 'di una conflittualità con mio padre non risolta', sto facendo un lavoro su me stessa affiancata da una psicologa per capire meglio questa questione.
Io ciò che posso dire è che negli anni il rapporto con mio padre è cambiato moltissimo. Del periodo dell'infanzia /adolescenza non ricordo un padre affettuoso, ricordo solo un padre molto severo, che mi rimproverava spesso.
Lo percepivo sempre estremamente rigido nei miei confronti e per quanto sapevo che mi voleva bene, l'educazione rigida ha avuto un forte impatto emotivo su di me.
Ricordo quanto mi sentivo mortificata quando mi rimproverava, e quanto provavo a costruirmi una corazza per non rimanerci male, per allontanare il dolore. Ho provato odio in alcuni momenti per come mi faceva sentire. Crescendo poi pero devo dire che ho sempre avuto relazioni sane con gli uomini, che diversamente da quest'ultimo mi hanno sempre amata come desideravo.
Per cui non sono una donna che ha sempre vissuto relazioni difficili, anzi tutt'altro, e proprio per questa ragione non capisco perchè mi accanisco cosi per far funzionare questa storia.
Per quanto riguarda l'aspetto sessuale non è mai decollato perchè inizialmente soffrivo il fatto che questo uomo non riusciva ad avere orgasmi durante il rapporto, lui sosteneva che per lui era normale, perche anche con le altre donne era cosi, ma questa cosa non mi faceva vivere il rapporto serenamente, sia perche sentivo una mancanza all'interno dell'atto, come se non riuscissi mai a vivere un rapporto completo, sia perchè mettevo in discussione me stessa (non ero abbastanza attraente o altro..) .
Dal momento che mi vedeva stare male per questo alla fine lui ha smesso di cercarmi sessualmente, dicendomi che tanto sapeva che alla fine il sesso era una cosa che c allontanava, che lui non si sentiva uomo con me e di conseguenza mi cercava sempre meno. Inoltre da subito ogni volta che avevamo rapporti io avevo cistiti emorragiche (cosa mai successa nelle relazioni passate), quindi siamo entrati in un loop completamente negativo.
Io provai a proporre un eventuale terapia di coppia ma lui diceva di no perche aveva paura che cosi avremmo ingigantito di piu il problema e avrebbe avuto ancora piu ansia.
Io l'ho sempre cercato sessualmente, mentre lui era entrato nella modalità 'a noi il sesso ci allontana'.
Avevo comunque anche sentori strani, cioe il fatto che lui mi diceva che non aveva tutta questa voglia a prescindere da me, che era sempre stanco..
Quest'anno abbiamo scoperto in seguito alla scoperta di un seminoma (con conseguente asportazione), che i livelli di testosterone erano davvero bassi, quindi mi sono anche chiesta quanto questo fatto avesse potuto incidere sul mancato desiderio.
innanzittutto grazie ad entrambi per la risposta.
Per quanto riguarda l'eventuale possibilità 'di una conflittualità con mio padre non risolta', sto facendo un lavoro su me stessa affiancata da una psicologa per capire meglio questa questione.
Io ciò che posso dire è che negli anni il rapporto con mio padre è cambiato moltissimo. Del periodo dell'infanzia /adolescenza non ricordo un padre affettuoso, ricordo solo un padre molto severo, che mi rimproverava spesso.
Lo percepivo sempre estremamente rigido nei miei confronti e per quanto sapevo che mi voleva bene, l'educazione rigida ha avuto un forte impatto emotivo su di me.
Ricordo quanto mi sentivo mortificata quando mi rimproverava, e quanto provavo a costruirmi una corazza per non rimanerci male, per allontanare il dolore. Ho provato odio in alcuni momenti per come mi faceva sentire. Crescendo poi pero devo dire che ho sempre avuto relazioni sane con gli uomini, che diversamente da quest'ultimo mi hanno sempre amata come desideravo.
Per cui non sono una donna che ha sempre vissuto relazioni difficili, anzi tutt'altro, e proprio per questa ragione non capisco perchè mi accanisco cosi per far funzionare questa storia.
Per quanto riguarda l'aspetto sessuale non è mai decollato perchè inizialmente soffrivo il fatto che questo uomo non riusciva ad avere orgasmi durante il rapporto, lui sosteneva che per lui era normale, perche anche con le altre donne era cosi, ma questa cosa non mi faceva vivere il rapporto serenamente, sia perche sentivo una mancanza all'interno dell'atto, come se non riuscissi mai a vivere un rapporto completo, sia perchè mettevo in discussione me stessa (non ero abbastanza attraente o altro..) .
Dal momento che mi vedeva stare male per questo alla fine lui ha smesso di cercarmi sessualmente, dicendomi che tanto sapeva che alla fine il sesso era una cosa che c allontanava, che lui non si sentiva uomo con me e di conseguenza mi cercava sempre meno. Inoltre da subito ogni volta che avevamo rapporti io avevo cistiti emorragiche (cosa mai successa nelle relazioni passate), quindi siamo entrati in un loop completamente negativo.
Io provai a proporre un eventuale terapia di coppia ma lui diceva di no perche aveva paura che cosi avremmo ingigantito di piu il problema e avrebbe avuto ancora piu ansia.
Io l'ho sempre cercato sessualmente, mentre lui era entrato nella modalità 'a noi il sesso ci allontana'.
Avevo comunque anche sentori strani, cioe il fatto che lui mi diceva che non aveva tutta questa voglia a prescindere da me, che era sempre stanco..
Quest'anno abbiamo scoperto in seguito alla scoperta di un seminoma (con conseguente asportazione), che i livelli di testosterone erano davvero bassi, quindi mi sono anche chiesta quanto questo fatto avesse potuto incidere sul mancato desiderio.
[#4]
L'emergere di un fattore eziologico biologico alle difficoltà del suo partner già può allontanare il focus da cause prettamente psicologiche (stando attenti appunto a non ingigantirlo e crearle dal nulla).. In tali casi una rinunciare a priori ad uno scambio fisico, non per forza di natura prettamente sessuale, anche una coccola, un segno d'affetto, produrrebbe solo ulteriore distanza. Se il suo partner è disposto a parlarne, potrebbe essere utile per lei approfondire la sua storia personale e sessuale prima del vostro incontro, sì da farsi un'idea delle sue difficoltà "storiche" individuali e maturare una comprensione a tutto tondo. La sessualità è un fattore molto importante nella coppia, e davvero in alcuni periodi può divenirne l'unico collante funzionale e funzionante!
[#5]
Utente
Ogni volta che ho provato a fargli delle domande sul suo passato lui rispondeva dicendo che non si ricorda ne come ne quando, ma ad un certo punto ha iniziato a non avere piu orgasmi durante i rapporti sessuali, e sostiene che per lui non sia un problema, e anzi che tutte le altre donne erano contente di ciò, e io sembro essere l 'unica a sollevare questo problema! Dal punta di vista affettivo è molto affettuoso, ma sinceramente a me questo non basta.
E' sempre stato molto evitante quando ho cercato di parlarne.
Inoltre volevo chiederle un altra cosa.. Lui, come altri uomini, mi hanno sollevato la questione di 'essere strana' perchè in passato hanno avuto a che fare sempre con donne multiorgasmiche (a loro dire queste donne raggungevano 2,3 orgasmi in ogni rapporto), mentre con me che sinceramente dopo 1 mi cala proprio la libido loro rimangono un po sorpresi. Io mi confronto con le altre donne e sinceramente mi rendo conto di una diversità di pensiero . Cioè so di non poter generalizzare, ma credo che raggiungere il piacere in questo modo, sia sinonimo di una forte intesa e complicità.. e sia una cosa non cosi frequente.
Il mio ex vedo che vive il sesso in modo molto prestazionale, con la convizione che la donna debba godere chissà quante volte. A me sinceramente questa modalità di rapportarsi al sesso mi ha sempre fatto riflettere e non so quanto sia frutto di un eccessivo uso della pornografia, o di esperienze reali.
Mi chiedo se questa idea di avere rapporti molto lunghi, l 'idea che la donna debba ragiungere il piacere chissa quante volte e questa modalità molto prestazionale non sia il segno di una insicurezza piu che di un reale piacere di farlo in quel modo.
E' sempre stato molto evitante quando ho cercato di parlarne.
Inoltre volevo chiederle un altra cosa.. Lui, come altri uomini, mi hanno sollevato la questione di 'essere strana' perchè in passato hanno avuto a che fare sempre con donne multiorgasmiche (a loro dire queste donne raggungevano 2,3 orgasmi in ogni rapporto), mentre con me che sinceramente dopo 1 mi cala proprio la libido loro rimangono un po sorpresi. Io mi confronto con le altre donne e sinceramente mi rendo conto di una diversità di pensiero . Cioè so di non poter generalizzare, ma credo che raggiungere il piacere in questo modo, sia sinonimo di una forte intesa e complicità.. e sia una cosa non cosi frequente.
Il mio ex vedo che vive il sesso in modo molto prestazionale, con la convizione che la donna debba godere chissà quante volte. A me sinceramente questa modalità di rapportarsi al sesso mi ha sempre fatto riflettere e non so quanto sia frutto di un eccessivo uso della pornografia, o di esperienze reali.
Mi chiedo se questa idea di avere rapporti molto lunghi, l 'idea che la donna debba ragiungere il piacere chissa quante volte e questa modalità molto prestazionale non sia il segno di una insicurezza piu che di un reale piacere di farlo in quel modo.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.3k visite dal 16/09/2019.
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