Consulto psichiatrico
Mi sento frustrata. Ho sempre vissuto la mia vita per far felici i miei genitori, in particolare mio padre. Non sono stata mai libera di scegliere che voler essere, la mia era già segnata da quando sono nata.. . nella mia famiglia sono tutti grandi professionisti e io non posso essere da meno. Vorrei mollare tutto vorrei fare un lavoro tranquillo e ’normale’’ ma non posso perché per loro devo diventare qualcuno. Io non ce la faccio più vorrei lasciare tutto e cambiare vita, essere libera da questo peso, da tutte queste aspettative nei miei confronti. Dopo tutto ciò che ho fatto per mio padre lui è diventato distante non mi parla quasi più io non capisco il motivo anche se credo sia il mio fallimento. Il fatto che non sia risuscita a superare il test di medicina e che non diventerò mai come lui, o nella mia debolezza nel non riuscire a stare lontana da casa. Vorrei solo vivere la mia vita secondo i miei sogni e non solo per esaudire i loro. Sto male non so più come uscirne
[#1]
"Vorrei solo vivere la mia vita secondo i miei sogni e non solo per esaudire i loro."
Gentile Ragazza,
ha voglia di raccontarci qualcosa di maggiormente dettagliato riguardo al lavoro che sogna per sé, ai progetti che vorrebbe realizzare e alle modalità con cui ritiene ciò si potrebbe fare?
Cosa significa per Lei un lavoro "tranquillo e normale"?
E al di fuori del lavoro, quali sarebbero i suoi propositi, che vita si immagina per sé se si sentisse libera di scegliere?
Quanto, secondo Lei, i suoi genitori sono consapevoli di questa pressione che invece Lei avverte pesantemente?
Con sua madre ha una possibilità di dialogo più ampia che con suo padre? Ha fratelli o sorelle?
Cordialità.
Gentile Ragazza,
ha voglia di raccontarci qualcosa di maggiormente dettagliato riguardo al lavoro che sogna per sé, ai progetti che vorrebbe realizzare e alle modalità con cui ritiene ciò si potrebbe fare?
Cosa significa per Lei un lavoro "tranquillo e normale"?
E al di fuori del lavoro, quali sarebbero i suoi propositi, che vita si immagina per sé se si sentisse libera di scegliere?
Quanto, secondo Lei, i suoi genitori sono consapevoli di questa pressione che invece Lei avverte pesantemente?
Con sua madre ha una possibilità di dialogo più ampia che con suo padre? Ha fratelli o sorelle?
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Ex utente
Salve dottoressa, innanzitutto vorrei ringraziarla per la risposta. Io credo che i miei genitori non si rendano conto della pressione che esercitano su di me, perché loro non mi costringono con la forza, ma forse è il troppo bene che mi portato a ciò, io sono la figlia più piccola e ho passato ogni momento con loro non ho mai detto un no... In particolare vivo questa situazione con mio padre, le sue scelte mi influenzano in tutto addirittura quando andiamo in gelateria scelgo il gelato che sceglie lui. Io sono sempre stata una ragazza solare con tanti amici, nel mio gruppo di amici ero sempre quella che organizzava uscite, insomma sempre pronta a divertirsi. Ma tutto è cambiato quando ho detto di voler studiare medicina( lui è medico) era così fiero di me, non mi ha lasciato un attimo, la sera prima era convinto che io ce l’avrei fatta mi diceva vedrai come sarà bello studiare queste cose e fare il tirocinio, certo mia madre era felicissima, ma non come lui, ma ad ottobre è arrivata la loro prima delusione non ammessa e così per altri quattro anni. Sembreró esagerata ma da quel giorno sono cambiata mi sono chiusa in me stessa solo quest’anno dopo che mio padre mi ha detto di lasciar perdere è come se mi fossi risvegliata sono tornata quella di prima,nel vero senso della parola non ho più studiato per il test ma ovviamente ho fatto il test. Io non so più se volevo fare medicina per lui o per me... cioè non so se la sua influenza mi abbia portato a questo punto, io ho deciso di fare una facoltà affine ma non sono felice vedo i miei amici che ce l’hanno fatta e ci sto malissimo. Sono sempre cresciuta con il mito di mio padre, vivendo in un paesino un medico diventa quasi un’istituzione, tutti a dire la futura dottoressa manca solo lei, e bene sì manco solo io perchè il ho una sorella e due fratelli e sono tutti medici. Io vivo al sud ma i miei genitori mi hanno costretta a studiare al nord, non è un lungo comune ma sa i ragazzi sono razzisti nei miei confronti e io li non ci riesco a stare, quest’anno ho fatto il test nella città vicina al mio paese ed ero così contenta sognavo di trasferirmi lì con i miei amici e studiare finalmente questa facoltà, nonostante i miei fallimenti ci credevo ancora. Invece no dovrò tornare in quella città sola e a studiare una materia che non mi piace. Io lo avevo scritto che sognavo un lavoro tranquillo ma forse ero solo arrabbiata stanca di tutte queste aspettative che hanno su di me, quest’anno mi hanno detto perchè non vado a studiare all’estero se ci tengo così tanto, ma io non ci riuscirei... lei mi ha chiesto cosa mi renderebbe felice nella mia vita cosa sogno, io vorrei essere come un porto sicuro in cui la gente sappia di potersi rifugiare, una persona su cui poter contare sempre, andare in Africa ad aiutare quei poveri bambini. Vorrei fare un lavoro in cui aiutare il prossimo, negli altri settori sono già felice sto insieme ad un ragazzo da 6 anni e ci sto benissimo per cui diciamo che non ho dei propositi ma mi sento già realizzata.
[#3]
Credo che, essendo oramai una giovane donna e non più una ragazzina, potrebbe essere fonte di crescita per Lei riflettere su quale sia stato nel tempo il suo contributo nel far sì che si "costruisse" questo malessere (quali e quanti 'no' avrebbe potuto esprimere?).
Questo non per far emergere sensi di colpa inutili, ma per comprendere dinamiche e schemi di comportamento e relazionali che l'hanno contraddistinta fino a qui e che hanno portato a queste conseguenze.
Non sempre nella vita centriamo i bersagli che crediamo irrinunciabili (la facoltà che desideriamo, il lavoro che ci piacerebbe, l'arrivo di un figlio, la vicinanza di una persona...), ma è fondamentale non bloccarsi e riformulare i nostri piani.
Lei mi pare avere le idee chiare sulle fondamenta su cui poggiare la sua esistenza, ma fino a che si sentirà solo un medico mancato, sarà faticoso e difficile realizzare quei progetti.
Moltissime professioni consentono di essere d'aiuto agli altri, magari in maniera meno visibile o eclatante di come lo può fare un medico (e, dunque, con meno riconoscimento sociale), ma di certo non meno efficace ed importante per le loro vite. Sta a Lei vedere in tali mestieri la medesima dignità e valore della professione medica.
E, soprattutto, sta a Lei riconoscere il valore della sua persona indipendentemente dal lavoro che svolgerà.
Tanti cari auguri.
Questo non per far emergere sensi di colpa inutili, ma per comprendere dinamiche e schemi di comportamento e relazionali che l'hanno contraddistinta fino a qui e che hanno portato a queste conseguenze.
Non sempre nella vita centriamo i bersagli che crediamo irrinunciabili (la facoltà che desideriamo, il lavoro che ci piacerebbe, l'arrivo di un figlio, la vicinanza di una persona...), ma è fondamentale non bloccarsi e riformulare i nostri piani.
Lei mi pare avere le idee chiare sulle fondamenta su cui poggiare la sua esistenza, ma fino a che si sentirà solo un medico mancato, sarà faticoso e difficile realizzare quei progetti.
Moltissime professioni consentono di essere d'aiuto agli altri, magari in maniera meno visibile o eclatante di come lo può fare un medico (e, dunque, con meno riconoscimento sociale), ma di certo non meno efficace ed importante per le loro vite. Sta a Lei vedere in tali mestieri la medesima dignità e valore della professione medica.
E, soprattutto, sta a Lei riconoscere il valore della sua persona indipendentemente dal lavoro che svolgerà.
Tanti cari auguri.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 707 visite dal 09/09/2019.
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