Ossessione ansia pensieri intrusivi attacchi di panico
Buona sera, sono una donna di 32 anni, mamma di un bimbo di due anni e di una bimba purtroppo morta 8 mesi fa, sono sposata con un militare e ciò comporta il fatto di dover vivere lontano 1500 km dai miei cari e sopratutto il dover rimanere molto spesso da sola, perché mio marito è impiegato in qualche attività al di fuori degli orari lavorativi e del posto di lavoro.
Fino ad oggi non ho mai chiesto un consulto, per timore di vedere in faccia il problema con cui convivo da sempre, da 13 anni, in maniera più acuta. Il mio problema sono i pensieri intrusivi e involontari seguite da ossessione per la questione del momento scatenata da un pensiero involontario e seguita da attacchi di panico e ansia generalizzata. Il contenuto dell' ossessione e dei pensieri continui e sempre diversa e cambia ogni tot di tempo, da piccola avevo paura di morire nel sonno, paura che mi portava molto ansia e attacchi di panico, mai detto a nessuno, dopo paura che i miei genitori smarissero mia sorella più piccola. Solo nel 2016 inizio ad avere però un ossessione vera e propria, timore di aver contratto hiv, inizio a fare dei test che sono tutti negativi ma io continuo a pensare che siano sbagliati dopodiché inizio a pedinare l'unica persona con cui ho avuto un solo rapporto, la persona è un amico di vecchia data nonché vicino di casa, ma lo stesso io continuo ad essere convinta che mi abbia trasmesso l'hiv, passano 10 anni affinché mi autoconvinco che non sono malata e rimango incinta del mio primo figlio, iniziano pensieri in cui io potrei fare del male a mio figlio, tento di scacciarli ma senza successo, nasce il bambino e io non posso stare da sola con lui, devo avere sempre qualcuno a fianco, altrimenti vado in attacco di panico, mio marito non mi capisce, si risolve fortunatamente dopo 3 mesi, inizia cosi per caso il pensiero di poter fare del male agli altri e passo mesi ad ossessionarmi con tutta la cronaca nera, l'ansia è terribile gli attacchi di panico ancora di più, temo di finire in carcere e dover lasciare il mio bambino, inizia un periodo terribile, non posso rimanere mai da sola, mi controllo spesso, leggo i quotidiani e Facebook ogni secondo, rivivo tutti i momenti, lo sconforto è totale. Purtroppo la mia secondogenita nasce con un grave malformazione e veniamo ricoverate in ospedale in quei mesi il pensiero è solo lei e nient'altro, purtroppo il giorno dopo delle sue dimissioni la mia bambina muore inaspettatamente nelle mie braccia. Dopo un mese i pensieri sono tornati peggio di prima ora ho paura di tutto, salute mio figlio, incidenti e sopratutto che qualcuno mi entra a casa per uccidermi e rapire mio figlio e siccome dovrò stare sola con mio figlio per una settimana, da ieri sto per morire d'infarto, ieri sera non ho dormito neanche un secondo e stasera sono andata a dormire in albergo per non rimanere a casa, ma anche qui ho paura.
Ho bisogno di capire cosa fare per non stare cosi, ringrazio chi mi di voi dottori vorrà rispondermi. cordiali saluti
Fino ad oggi non ho mai chiesto un consulto, per timore di vedere in faccia il problema con cui convivo da sempre, da 13 anni, in maniera più acuta. Il mio problema sono i pensieri intrusivi e involontari seguite da ossessione per la questione del momento scatenata da un pensiero involontario e seguita da attacchi di panico e ansia generalizzata. Il contenuto dell' ossessione e dei pensieri continui e sempre diversa e cambia ogni tot di tempo, da piccola avevo paura di morire nel sonno, paura che mi portava molto ansia e attacchi di panico, mai detto a nessuno, dopo paura che i miei genitori smarissero mia sorella più piccola. Solo nel 2016 inizio ad avere però un ossessione vera e propria, timore di aver contratto hiv, inizio a fare dei test che sono tutti negativi ma io continuo a pensare che siano sbagliati dopodiché inizio a pedinare l'unica persona con cui ho avuto un solo rapporto, la persona è un amico di vecchia data nonché vicino di casa, ma lo stesso io continuo ad essere convinta che mi abbia trasmesso l'hiv, passano 10 anni affinché mi autoconvinco che non sono malata e rimango incinta del mio primo figlio, iniziano pensieri in cui io potrei fare del male a mio figlio, tento di scacciarli ma senza successo, nasce il bambino e io non posso stare da sola con lui, devo avere sempre qualcuno a fianco, altrimenti vado in attacco di panico, mio marito non mi capisce, si risolve fortunatamente dopo 3 mesi, inizia cosi per caso il pensiero di poter fare del male agli altri e passo mesi ad ossessionarmi con tutta la cronaca nera, l'ansia è terribile gli attacchi di panico ancora di più, temo di finire in carcere e dover lasciare il mio bambino, inizia un periodo terribile, non posso rimanere mai da sola, mi controllo spesso, leggo i quotidiani e Facebook ogni secondo, rivivo tutti i momenti, lo sconforto è totale. Purtroppo la mia secondogenita nasce con un grave malformazione e veniamo ricoverate in ospedale in quei mesi il pensiero è solo lei e nient'altro, purtroppo il giorno dopo delle sue dimissioni la mia bambina muore inaspettatamente nelle mie braccia. Dopo un mese i pensieri sono tornati peggio di prima ora ho paura di tutto, salute mio figlio, incidenti e sopratutto che qualcuno mi entra a casa per uccidermi e rapire mio figlio e siccome dovrò stare sola con mio figlio per una settimana, da ieri sto per morire d'infarto, ieri sera non ho dormito neanche un secondo e stasera sono andata a dormire in albergo per non rimanere a casa, ma anche qui ho paura.
Ho bisogno di capire cosa fare per non stare cosi, ringrazio chi mi di voi dottori vorrà rispondermi. cordiali saluti
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Gentile Signora,
suo marito è al corrente di tutta questa sua sofferenza, o la conosce solo in parte? Cosa ne dice?
In tutti questi anni non ha mai richiesto un aiuto psicologico?
Non le è stato suggerito almeno dopo il grave lutto che vi colpiti?
Da questa postazione non è possibile fare di più che invitarla a rivolgersi al più presto di persona ad un nostro collega nella sua zona, per cominciare a prendersi cura di sé, per il suo benessere e per quello dei suoi famigliari, primo tra tutti il suo bambino.
Cordialità.
suo marito è al corrente di tutta questa sua sofferenza, o la conosce solo in parte? Cosa ne dice?
In tutti questi anni non ha mai richiesto un aiuto psicologico?
Non le è stato suggerito almeno dopo il grave lutto che vi colpiti?
Da questa postazione non è possibile fare di più che invitarla a rivolgersi al più presto di persona ad un nostro collega nella sua zona, per cominciare a prendersi cura di sé, per il suo benessere e per quello dei suoi famigliari, primo tra tutti il suo bambino.
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.9k visite dal 06/09/2019.
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