Psicoterapia analitico e disturbi di ansia
Gentili dottori,
Vi scrivo perché ho bisogno di una condivisione, consulto esterno, per quanto sia possibile.. So bene che quello che è accade in terapia é qualcosa di unico e personale.
Seguo una psicoterapia ad indirizzo analitico da circa 1 anno e mezzo per disturbi legati al desiderio sessuale, nella mia stabile e importante relazione. Dove però ho mischiato un po’ di tutto.. lo stress del mio lavoro, dello sforzo per realizzare i desideri per il mio futuro, crisi di identità.
Ho avuto alti e bassi nel seguirla, a volte anche con sforzi importanti nel sopportare questo percorso così particolare, sentendomi spesso schiacciata e abbandonata su quel lettino, a ravanare nei miei ricordi reconditi o a dover ripetere più volte le stesse cose, gli stessi concetti dell’infanzia, senza trovare una via d’uscita nel quotidiano, provando a volte anche rabbia verso la terapista e avversione verso la terapia, dove tutto deve avere un perché profondo e a volte quasi lontano dai miei problemi quotidiani.
Con questo non voglio dire che non stimi il mio terapista, nè che non mi sia stato utile.
Queste vacanze, sono state importantissime per me, per vedere anche i frutti del mio, anzi nostro impegno, anche con un avvicinamento alla sessualità che non immaginavo, libera finalmente da una qualche struttura che ancora non ho capito bene di cosa fosse fatta.
Il rientro da tutto é stato davvero traumatico, la routine, l’ansia di un nuovo anno da affrontare e combattere contro le mie ansie, il mio rimuginare su tutto, la poca autostima che ho di me e dei miei progetti, la precarietà economica, e anche il mio primo giorno di terapia non l’ho vissuto con felicità ma Anche questo, come un altro impegno (morale, tempistico ed economico) da dover risolvere.
Ho quasi paura ad affrontare l’argomento con la mia terapista, per non finire di nuovo nella rete dell’inconscio che oramai mi blocca.. e mi infastidisce.. perché comincio a credere che i miei problemi, TUTTI, siano legati davvero alla mia ansia e al modo di affrontare la vita è le difficoltà che si presentano. Sono una persona che guarda giù, invece che su, e so di dover risolvere questo problema, per poter andare avanti e sbloccarmi anche per il mio futuro. Ho paura che tutto questo cercare libere associazioni e idee, mi ormai male, visto che già penso troppo.. quasi ossessivamente.
Il mio dubbio é se continuare o meno con questa terapia, o cercare altre strade. Più volte ho avuto questo dubbio, ma questa volta mi genera uno stato angoscioso.. pensare di gettare all’aria, o abbandonare un percorso così lungo fatto mi fa avere sensi di colpa verso me stessa, e verso la mia capacità di portare a termine qualcosa e anche di fronteggiare una difficoltà, in questo caso, con la mia terapista. É possibile che una terapia, non faccia più del bene e che si sia esaurita, pur non avendomi aiutato in tutte le mie fragilità che ho portato in analisi? O Sono solo io il problema?
Grazie davvero
Vi scrivo perché ho bisogno di una condivisione, consulto esterno, per quanto sia possibile.. So bene che quello che è accade in terapia é qualcosa di unico e personale.
Seguo una psicoterapia ad indirizzo analitico da circa 1 anno e mezzo per disturbi legati al desiderio sessuale, nella mia stabile e importante relazione. Dove però ho mischiato un po’ di tutto.. lo stress del mio lavoro, dello sforzo per realizzare i desideri per il mio futuro, crisi di identità.
Ho avuto alti e bassi nel seguirla, a volte anche con sforzi importanti nel sopportare questo percorso così particolare, sentendomi spesso schiacciata e abbandonata su quel lettino, a ravanare nei miei ricordi reconditi o a dover ripetere più volte le stesse cose, gli stessi concetti dell’infanzia, senza trovare una via d’uscita nel quotidiano, provando a volte anche rabbia verso la terapista e avversione verso la terapia, dove tutto deve avere un perché profondo e a volte quasi lontano dai miei problemi quotidiani.
Con questo non voglio dire che non stimi il mio terapista, nè che non mi sia stato utile.
Queste vacanze, sono state importantissime per me, per vedere anche i frutti del mio, anzi nostro impegno, anche con un avvicinamento alla sessualità che non immaginavo, libera finalmente da una qualche struttura che ancora non ho capito bene di cosa fosse fatta.
Il rientro da tutto é stato davvero traumatico, la routine, l’ansia di un nuovo anno da affrontare e combattere contro le mie ansie, il mio rimuginare su tutto, la poca autostima che ho di me e dei miei progetti, la precarietà economica, e anche il mio primo giorno di terapia non l’ho vissuto con felicità ma Anche questo, come un altro impegno (morale, tempistico ed economico) da dover risolvere.
Ho quasi paura ad affrontare l’argomento con la mia terapista, per non finire di nuovo nella rete dell’inconscio che oramai mi blocca.. e mi infastidisce.. perché comincio a credere che i miei problemi, TUTTI, siano legati davvero alla mia ansia e al modo di affrontare la vita è le difficoltà che si presentano. Sono una persona che guarda giù, invece che su, e so di dover risolvere questo problema, per poter andare avanti e sbloccarmi anche per il mio futuro. Ho paura che tutto questo cercare libere associazioni e idee, mi ormai male, visto che già penso troppo.. quasi ossessivamente.
Il mio dubbio é se continuare o meno con questa terapia, o cercare altre strade. Più volte ho avuto questo dubbio, ma questa volta mi genera uno stato angoscioso.. pensare di gettare all’aria, o abbandonare un percorso così lungo fatto mi fa avere sensi di colpa verso me stessa, e verso la mia capacità di portare a termine qualcosa e anche di fronteggiare una difficoltà, in questo caso, con la mia terapista. É possibile che una terapia, non faccia più del bene e che si sia esaurita, pur non avendomi aiutato in tutte le mie fragilità che ho portato in analisi? O Sono solo io il problema?
Grazie davvero
[#1]
Gentile signora,
mi ha colpito molto una Sua affermazione, in particolare:
"Seguo una psicoterapia ad indirizzo analitico da circa 1 anno e mezzo per disturbi legati al desiderio sessuale, nella mia stabile e importante relazione. Dove però ho mischiato un po’ di tutto."
Quando si inizia una terapia, il primissimo step è quello di definire la domanda del paziente e capire poi su che cosa lavorare, fissando obiettivi sensati e percorribili.
Ma se una persona fa una psicoterapia e di volta in volta, se non ho capito male, vengono aperti moltissimi temi, la psicoterapia non finirà mai, in quanto è ovvio che ogni persona ha sempre da dire qualcosa su come è andata la settimana, su come va la propria storia d'amore, il lavoro, ecc...
Invece, se Lei ha deciso di andare in terapia perchè Lei (o la coppia) avete problemi nell'ambito sessuale, a causa di uno scarso desiderio sessuale, ad esempio, ciò potrebbe essere legato ad un disturbo depressivo, o ad un disturbo d'ansia, oppure ad una problematica relazionale della coppia, ma bisogna inquadrare subito qual è il problema.
Adesso ,dopo un anno e mezzo di analisi, qual è il problema?
Soprattutto, quali soluzioni?
Più che pensare all'inconscio, ci si focalizza sulle soluzioni, dato un problema.
Di solito, per i problemi sessuali e per i disturbi d'ansia, sono di elezione le psicoterapie prescrittive e focalizzate, come ad esempio la cognitivo-comportamentale.
Non so se suggerirLe di parlarne con il terapeuta, perchè non credo ci siano da fare ipotesi sull'inconscio o su resistenze, dal momento che la psicoterapia è un percorso impegnativo, anche a livello economico e che dopo un anno e mezzo avrebbe già potuto chiudersi.
Cordiali saluti,
mi ha colpito molto una Sua affermazione, in particolare:
"Seguo una psicoterapia ad indirizzo analitico da circa 1 anno e mezzo per disturbi legati al desiderio sessuale, nella mia stabile e importante relazione. Dove però ho mischiato un po’ di tutto."
Quando si inizia una terapia, il primissimo step è quello di definire la domanda del paziente e capire poi su che cosa lavorare, fissando obiettivi sensati e percorribili.
Ma se una persona fa una psicoterapia e di volta in volta, se non ho capito male, vengono aperti moltissimi temi, la psicoterapia non finirà mai, in quanto è ovvio che ogni persona ha sempre da dire qualcosa su come è andata la settimana, su come va la propria storia d'amore, il lavoro, ecc...
Invece, se Lei ha deciso di andare in terapia perchè Lei (o la coppia) avete problemi nell'ambito sessuale, a causa di uno scarso desiderio sessuale, ad esempio, ciò potrebbe essere legato ad un disturbo depressivo, o ad un disturbo d'ansia, oppure ad una problematica relazionale della coppia, ma bisogna inquadrare subito qual è il problema.
Adesso ,dopo un anno e mezzo di analisi, qual è il problema?
Soprattutto, quali soluzioni?
Più che pensare all'inconscio, ci si focalizza sulle soluzioni, dato un problema.
Di solito, per i problemi sessuali e per i disturbi d'ansia, sono di elezione le psicoterapie prescrittive e focalizzate, come ad esempio la cognitivo-comportamentale.
Non so se suggerirLe di parlarne con il terapeuta, perchè non credo ci siano da fare ipotesi sull'inconscio o su resistenze, dal momento che la psicoterapia è un percorso impegnativo, anche a livello economico e che dopo un anno e mezzo avrebbe già potuto chiudersi.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 645 visite dal 05/09/2019.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.