Disfunzione erettile psicogena. Che fare?

Buonasera gentili dottori
Sono un ragazzo di 29 anni e circa 8 anni fa sono stato operato di corporoplastica per un importante recurvatum ventrale. L'operazione é andata tutto sommato bene, nonostante una parziale curvatura sia rimasta. Ho iniziato ad approcciarmi all'attività sessuale, la prima esperienza con una ragazza fu disastrosa, erezione persa subito durante il rapporto con annesso periodo di forte sconforto emotivo (nonostante l'erezione al mattino e durante l auto erotismo, sia prima che dopo l'intervento, fosse buona). Successivamente conobbi un'altra ragazza, anche in quel caso primi rapporti disastrosi, con pazienza ci lavorammo insieme fino ad avere rapporti assolutamente soddisfacenti per tutta la durata della nostra relazione). Dopo la nostra rottura conobbi un'altra ragazza, anche qui stessa storia: inizio disastroso, poi rapporti molto soddisfacenti nell'arco di tutta la lunga relazione. Circa 6 mesi fa questa relazione é terminata, dopo un po' di tempo ho avuto un incontro occasionale con una nuova ragazza, questa volta rapporto più che soddisfacente fin da subito, nonostante durante lo svolgimento avessi continuamente il terrore di perdere l erezione e sia stato molto difficile raggiungere l'orgasmo alla fine. Il problema sorge con l'ultima ragazza con cui sono stato: primo rapporto (nell'arco della stessa notte) abbastanza difficoltoso con un'erezione mai completa e secondo disastroso con perdita totale dell'erezione, nonostante il mio grande desiderio (si trattava di una ragazza sessualmente molto esperta, a differenza della precedente, ciò penso mi abbia inibito non poco) . I giorni seguenti sono stati per me un disastro emotivo, perdita dell'appetito (!) e depressione. Ora giungo alla mia domanda (e scusate il lungo preambolo, ma penso sia importante per inquadrare il tutto): sono una persona molto ansiosa, soffro molto l'ansia da prestazione e a ogni primo incontro intimo con una donna ho il terrore di non riuscire a farcela. Dal momento che non mi arrendo al fatto di dover rinunciare al sesso occasionale, visto che riesco a vivere bene la mia sessualità solo con ragazze con cui ho una relazione e con le quali non accuso così tanto l'ansia, e considerato il fatto che non ho intenzione al momento di ributtarmi in una nuova relazione seria, cosa posso fare? È palese che il mio problema sia di natura psicogena e non organica, visto che l'erezione é buona sia nell autoerotismo che al mattino, così come praticamente in tutta la mia esperienza sessuale, e il problema si presenta solo ai primi incontri. Non avrei nessun problema ad assumere farmaci, l'idea invece di dover affrontare nuovamente quelle sensazioni di impotenza mi annichilisce completamente. Grazie mille per la vostra cortese attenzione, un saluto riconoscente.
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Dr. Alessio Vellucci Psicologo, Psicoterapeuta 92 5
Gentile Utente,

La difficoltà nel mantenimento dell'erezione è una problematica che interessa una vastissima percentuale della popolazione maschile. per qualcuno è una condizione transitoria e che va incontro a facile risoluzione; per qualcun altro invece, come nel suo caso, tende a protrarsi o ripresentarsi periodicamente, e comporta numerosi strascichi in termini di emotività negativa.
Le sue deduzioni sono in linea teorica corrette, e leggendo ciò che riferisce verrebbe spontaneo parlare di un problema di origine psicologica; tuttavia, in questi casi, è opportuno essere rigorosi.
Tipicamente, è prioritaria una visita urologica/andrologica per escludere qualsiasi causa organica che potrebbe concorrere, anche se in forma minima, alla sua difficoltà. Successivamente, confermato il carattere psicogeno della stessa, sarebbe positivo un percorso psicoterapeutico, nel quale fare luce non soltanto sui motivi che rendono le relazioni stabili per lei meno preferibili, ma anche per guadagnare controllo sugli intensi vissuti di impotenza che, comprensibilmente, sperimenta a fronte di rapporti in cui non sente di vivere serenamente la sessualità.

Un caro saluto

Dr. Alessio Vellucci
www.miodottore.it/alessio-vellucci/psicologo-psicoterapeuta-psicologo-clinico/roma

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

una riflessione "tecnica" sui rapporti occasionali
derivante da qualche... annetto di esperienza clinica in ambito sessuologico.

Lei ci dice che riesce meglio sessualmente nei rapporti lunghi
e poco in quelli occasionali.
I secondi NON sono possibili/adatti per tutti i tipi di persone, ed esempio per quelle che - parlando di sè - Lei descrive così:
"... sono una persona molto ansiosa,
soffro molto l'ansia da prestazione
e a ogni primo incontro intimo con una donna ho il terrore di non riuscire a farcela..".

E' ovvio che nei rapporti occasionali il "primo incontro intimo" è potenzialmente anche l'ultimo
e dunque in esso si gioca il tutto per tutto:
non c'è spazio di recupero del fallimento, se dovesse accadere.
Ciò è micidiale per i "tipi" di persona descritti sopra; e il pene si comporta di conseguenza evitando di mettersi in gioco.
Naturalmente in tutto ciò le caratteristiche eccitatorie e psicologiche dell'altra hanno un peso rilevante, differenziando così una esperienza dall'altra e rendendola unica.

Nelle relazioni più lunghe
via via l'ansia si placa,
esiste un domani nel quale un ipotetico fallimento erettile dell'oggi può essere "riparato",
c'è meno paura del giudizio tranchant on/off,
la valutazione della prestazione sessuale è integrata con tutto il resto della persona.

Le modalità della sessualità non sono sganciate dalle caratteristiche personali...
ma quali esse siano lo si comprende talvolta solo attraverso un percorso psicologico di persona.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#3]
Utente
Utente
Gentili dottori, ringrazio entrambi per le articolate e approfondite risposte.
Al dott. Vellucci: certo, ho fissato un appuntamento con un andrologo per ulteriori approfondimenti clinici. Vorrei però chiederle, nel momento in cui fosse confermata la natura prettamente psicogena della disfunzione e decidessi di intraprendere un percorso di terapia sessuologica, quali sono generalmente i risultati e la durata della terapia nei pazienti che presentano un profilo simile al mio, secondo la sua esperienza?
Alla dottoressa Brunialti: mi trovo perfettamente d'accordo con la sua disamina sui rapporti occasionali e le dinamiche psicologiche che si instaurano nelle persone ansiose e mi ci ritrovo perfettamente. Detto questo, mi corregga se sbaglio, mi sembra di intendere che date queste premesse i rapporti occasionali siano preclusi ai tipi psicologici con le mie caratteristiche, e questa sinceramente é una cosa alla quale non mi arrendo, per questo vorrei chiedere anche a lei: quali sono i risultati e la durata media delle terapie sessuologiche nei pazienti con le mie caratteristiche nella sua esperienza clinica? E se effettivamente la mia ansia fosse un ostacolo troppo grande da superare, non sarebbe lecito un supporto farmacologico per superare l'impasse? Francamente é una cosa per me molto importante. Per usare una metafora, io non amo molto le altezze, ma se per ottenere ciò che voglio dovessi lanciarmi col paracadute da un aereo, non esiterei un secondo. Io penso che anche l'esperienza abbia un ruolo di rilievo, probabilmente i due ultimi incontri occasionali (il primo più che soddisfacente, il secondo comunque portato a termine anche se non al meglio) non sarebbero stati possibili un po' di anni fa. Ringrazio entrambi immensamente per l'attenzione, la disponibilità e il tempo prezioso dedicatomi.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Più che una terapia sessuologica,
andrebbe seguito probabilmente un percorso di trattamento dell'ansia.

Essendo che in alcuni casi essa si stempera con l'esperienza,
può attendere un po' e osservare quanto le esperienze occasionali Le vanno comunicando.

Dott. Brunialti
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Dr. Alessio Vellucci Psicologo, Psicoterapeuta 92 5
Gentile Utente,

Un volta confermata la natura prettamente psicologica della sua difficoltà, la terapia verterebbe con ogni probabilità sulla sfera ansiosa; poi, le modalità con le quali ciò avverrebbe, si differenziano da approccio ad approccio, ma indipendentemente da ciò, i risultati sono sempre molto incoraggianti. Mi permetto di aggiungere che il fatto stesso che lei abbia deciso di riconoscere ed affrontare il problema denota un buon livello di consapevolezza e motivazione al cambiamento, fattori prognosticamente molto favorevoli.

Un caro augurio di buona fortuna
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