Terapia familiare tentato suicidio
Ciao, ho 24 anni questo giugno ho avuto un crollo psicologico e ho tentato il suicidio che è fallito (ero sotto l'effetto di uno stupefacente), in natura di ciò adesso sono sottoposta a sedute psichiatriche e mi è stato diagnosticato il disturbo borderline di personalità.
Dopo qualche seduta, lo psichiatra mi ha comunicato che avrebbe sentito i miei genitori e ci avrebbe parlato, io credevo una semplice chiamata, una semplice chiacchierata, invece non è così, loro mi hanno detto che lui li chiama un'ora separati e fa loro delle domande appena dopo il mio consulto (una volta al mese circa).
Siccome ho detto allo psichiatra informazioni personali, le quali mi aveva promesso non avrebbe detto ai miei genitori, lui ha fatto l'opposto e ha fatto capire ai miei genitori diverse cose, inoltre a loro ha detto di non dirmi nulla sulle sedute che avrebbe fatto a loro, sono venuta a sapere tutto e la cosa mi fa sentire profondamente tradita.
Mi ha detto che non avrebbe fatto una terapia familiare, ebbene questa è una terapia familiare?
Non ho voglia che i miei genitori vadano a questi consulti anche perchè li accusa sotto sotto che siano un pò colpevoli di questo mio atto riprovevole che ho fatto, ho avuto problemi con loro durante la mia crescita ma non mi sento di dire che siano colpevoli.
Detto ciò è possibile che i miei si possano rifiutare di fare queste sedute psichiatriche?
Grazie.
Dopo qualche seduta, lo psichiatra mi ha comunicato che avrebbe sentito i miei genitori e ci avrebbe parlato, io credevo una semplice chiamata, una semplice chiacchierata, invece non è così, loro mi hanno detto che lui li chiama un'ora separati e fa loro delle domande appena dopo il mio consulto (una volta al mese circa).
Siccome ho detto allo psichiatra informazioni personali, le quali mi aveva promesso non avrebbe detto ai miei genitori, lui ha fatto l'opposto e ha fatto capire ai miei genitori diverse cose, inoltre a loro ha detto di non dirmi nulla sulle sedute che avrebbe fatto a loro, sono venuta a sapere tutto e la cosa mi fa sentire profondamente tradita.
Mi ha detto che non avrebbe fatto una terapia familiare, ebbene questa è una terapia familiare?
Non ho voglia che i miei genitori vadano a questi consulti anche perchè li accusa sotto sotto che siano un pò colpevoli di questo mio atto riprovevole che ho fatto, ho avuto problemi con loro durante la mia crescita ma non mi sento di dire che siano colpevoli.
Detto ciò è possibile che i miei si possano rifiutare di fare queste sedute psichiatriche?
Grazie.
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Gentile utente, capisco il suo dispiacere nel sentirsi "tradita" dal suo curante, però vorrei invitarla a riflettere su alcune cose.
Primo: non è affatto detto che il curante abbia riportato ai suoi genitori le sue confidenze; forse lei ha quest'impressione per ciò che i suoi genitori le hanno riferito, ma la cosa migliore è parlarne con lo psichiatra stesso. Secondo: lei ha attentato alla sua vita, e questo induce il curante a tutelarla, cercando l'aiuto dei più vicini. Terzo: lei teme che i suoi genitori vengano considerati responsabili, "colpevoli" della sua condotta suicidaria. Questo, se c'è, è il parere dello psichiatra, e lei non può costringerlo ad avere idee diverse da quelle che si è formato. Può e deve, invece, discuterne con lui e riferirgli quello che ha scritto nella lettera che ci ha inviato, ossia che si sente tradita, che non è d'accordo con la sua procedura, eccetera.
Sono certa che il suo curante le spiegherà come stanno le cose e troverete un accordo. Lo scopo del curante è la sua salute, lo ricordi sempre.
Perché ci chiede se i suoi genitori si possano rifiutare di fare queste "sedute psichiatriche"? Lei pensa che siano sedute psichiatriche? Forse sono, invece,un sostegno indiretto fornito a lei, tanto più se vive ancora in casa coi genitori.
Le ripeto, comunque, che è opportuno manifestare le sue perplessità direttamente al suo curante, altrimenti la sua terapia non procederà nella direzione del recupero della salute.
Le faccio tanti auguri e la invito a scriverci ancora.
Primo: non è affatto detto che il curante abbia riportato ai suoi genitori le sue confidenze; forse lei ha quest'impressione per ciò che i suoi genitori le hanno riferito, ma la cosa migliore è parlarne con lo psichiatra stesso. Secondo: lei ha attentato alla sua vita, e questo induce il curante a tutelarla, cercando l'aiuto dei più vicini. Terzo: lei teme che i suoi genitori vengano considerati responsabili, "colpevoli" della sua condotta suicidaria. Questo, se c'è, è il parere dello psichiatra, e lei non può costringerlo ad avere idee diverse da quelle che si è formato. Può e deve, invece, discuterne con lui e riferirgli quello che ha scritto nella lettera che ci ha inviato, ossia che si sente tradita, che non è d'accordo con la sua procedura, eccetera.
Sono certa che il suo curante le spiegherà come stanno le cose e troverete un accordo. Lo scopo del curante è la sua salute, lo ricordi sempre.
Perché ci chiede se i suoi genitori si possano rifiutare di fare queste "sedute psichiatriche"? Lei pensa che siano sedute psichiatriche? Forse sono, invece,un sostegno indiretto fornito a lei, tanto più se vive ancora in casa coi genitori.
Le ripeto, comunque, che è opportuno manifestare le sue perplessità direttamente al suo curante, altrimenti la sua terapia non procederà nella direzione del recupero della salute.
Le faccio tanti auguri e la invito a scriverci ancora.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
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Utente
Convivo con il mio uomo, purtroppo mio padre mi picchiava ma solo quando ero minorenne dopo non mi hai piu' picchiata (era violento ma lo faceva una o 3 volte al mese non sempre spaccava oggetti e picchiava anche mamma) e lo psichiatra ha fatto capire che lo sà e mio padre me lo ha detto.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.8k visite dal 24/08/2019.
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