Possibile cambio terapia
Buongiorno, come potrete vedere dall'ora ho passato la notte in bianco. Vorrei avere un parere sulla possibilitá di cambiare tipo di terapia/terapeuta. Da circa 2 anni sono affetto da dismorfofobia peniea, faccio sedute da una sessuologa una volta a settimana, ma il mio problema va sempre più peggiorando, e da un po' di tempo, le sedute sono controproduttive (per farla breve non sto a raccontarvi il perchè). Sono intenzionato a cambiare terapeuta, ma come sopracitato il mio problema mi sta praticamente mangiando l'anima (e mi ha rovinato la vita), non sono in grado di gestirlo e probabilmente non ci riusciró mai, per questo motivo vorrei sapere se in questi casi passare da uno psicologo ad uno psichiatra (quindi con l'aiuto di farmaci) possa essere una giusta scelta; il mio timore é che la psichiatria non sia adatta alla dismorfofobia, ma io non ce la faccio piú, ho veramente bisogno di un aiuto extra psiche, perché sono veramente esaurito
[#1]
Buongiorno,
leggendo questo consulto e i precedenti, comunica l'intensità del suo malessere. Provo a farle una domanda se avesse voglia di rispondere: quali sono state le sue aspettative rispetto all'intervento sessuologico?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
leggendo questo consulto e i precedenti, comunica l'intensità del suo malessere. Provo a farle una domanda se avesse voglia di rispondere: quali sono state le sue aspettative rispetto all'intervento sessuologico?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Utente
Innanzitutto grazie per la risposta.
Nel momento in cui mi fu comunicato, che il mio problema era di natura psicologica, iniziai la terapia con l'intento di avere risposte, e con la convinzione di confrontarmi con una ''prof.del sesso'' in grado di ''quantificarmi''. Poi lentamente capii che il percorso intrapreso era di diversa entità; il mio narcisismo, ha però continuato ad esistere, impedendo l'accettazione della mia mediocrità; la diversità di vedute sessuali (non so se reali, avvolte ho l'impressione che la mia terapeuta dica semplicemente ciò che vorrei sentire) ha causato la mancanza di fiducia nei confronti di quella fetta di sessuologia predicante la non importanza delle dimensioni.
Nel momento in cui mi fu comunicato, che il mio problema era di natura psicologica, iniziai la terapia con l'intento di avere risposte, e con la convinzione di confrontarmi con una ''prof.del sesso'' in grado di ''quantificarmi''. Poi lentamente capii che il percorso intrapreso era di diversa entità; il mio narcisismo, ha però continuato ad esistere, impedendo l'accettazione della mia mediocrità; la diversità di vedute sessuali (non so se reali, avvolte ho l'impressione che la mia terapeuta dica semplicemente ciò che vorrei sentire) ha causato la mancanza di fiducia nei confronti di quella fetta di sessuologia predicante la non importanza delle dimensioni.
[#3]
Provo a chiederle se uno dei nodi della questione sia il fatto di non sentirsi compreso?
Se il problema è psicologico, rimanderebbe alla percezione che lei ha di se stesso. Quindi le sue dimensioni non sarebbero importanti, è invece importante il fatto che lei le quantificherebbe, vittima di una sua vanità, eccessivamente piccole.
E poiché presumo (mi sembra non l'abbia mai scritto se non implicitamente rispetto alla circonferenza, mi corregga se ricordo male), che le sue misure siano almeno nella media, le viene proposta una diagnosi di presunto difetto fisico di cui avrebbe una preoccupazione immotivata.
Eppure, se non sempre ma di frequente, come lei ricorda, si elogiano dimensioni importanti per lunghezza e circonferenza. Quindi immagino lei senta un match tra il punto di vista psicologico e medico (tanto che si chiede da dove siano presi i dati delle misure medie, dubitandone) e il trionfo acclamato delle dimensioni sopra la media.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Se il problema è psicologico, rimanderebbe alla percezione che lei ha di se stesso. Quindi le sue dimensioni non sarebbero importanti, è invece importante il fatto che lei le quantificherebbe, vittima di una sua vanità, eccessivamente piccole.
E poiché presumo (mi sembra non l'abbia mai scritto se non implicitamente rispetto alla circonferenza, mi corregga se ricordo male), che le sue misure siano almeno nella media, le viene proposta una diagnosi di presunto difetto fisico di cui avrebbe una preoccupazione immotivata.
Eppure, se non sempre ma di frequente, come lei ricorda, si elogiano dimensioni importanti per lunghezza e circonferenza. Quindi immagino lei senta un match tra il punto di vista psicologico e medico (tanto che si chiede da dove siano presi i dati delle misure medie, dubitandone) e il trionfo acclamato delle dimensioni sopra la media.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#4]
Utente
Dr. de Santis, penso che abbia centrato il punto. Dubito fortemente che le dimensioni non facciano la differenza (ci sono anche illustri sessuologi che lo pensano). Proprio su questo sito lessi un commento recitante ''il termine piccolo in medicina non è consentito''; percepisco queste parole come un nascondere la realtà, volerla descrivere con parole che velino il malessere del paziente per rendergli il boccone meno amaro. Ad esempio, in medicina un uomo alto 165 cm è considerato normale, termine da non confondere con medio (velare la bassa statura comunicando semplicemente un range di normalita); ma al di fuori di uno studio medico, 165 cm è considerata una statura bassa, penso che questo sia veramente poco opinabile. Le mie dimensioni sono paragonabili ai 165 cm di statura, sono 'normodotato' a livello medico, ma al di fuori di uno studio sono considerato poco dotato, ed anche questo credo che sia poco opinabile; l'andarmi a relazionare con terapeuti, ma anche andrologi ed urologi, che la pensano in maniera diametralmente opposta non mi ha creato particolari benefici ( anche perché non capisco se la pensano veramente così o lo fanno apposta), mi sento come se andassi a fare terapia con un sessuologo che parla solo greco.
Arrivati a questo punto, posso ammettere di non riuscire ad accettare la mia mediocrità, e proprio per questo motivo, mi sono chiesto se l'unica soluzione percorribile (eccetto l'intervento di ingrossamento) non possa essere l'assunzione di farmaci (che onestamente ho sempre odiato); o se invece è consigliabile semplicemente cambiare terapeuta.
Arrivati a questo punto, posso ammettere di non riuscire ad accettare la mia mediocrità, e proprio per questo motivo, mi sono chiesto se l'unica soluzione percorribile (eccetto l'intervento di ingrossamento) non possa essere l'assunzione di farmaci (che onestamente ho sempre odiato); o se invece è consigliabile semplicemente cambiare terapeuta.
[#5]
Buonasera,
il discorso che propone è complesso, si caratterizza da numerosi aspetti che devono essere tenuti in considerazione. Provo a metterne in evidenza tre in questa sede, dal mio punto di vista, tenendo presente che un approfondimento dal vivo consentirebbe un'indispensabile indagine più articolata.
Un primo aspetto riguarda un discorso salute di cui la medicina inevitabilmente si occupa. Come discorso in generale, dobbiamo pertanto tenere in considerazione che è sano un pene di 8 cm in trazione ad esempio.
Un secondo aspetto riguarda l'estetica, che potremmo definire condivisa, ma comunque mai assoluta. In tal senso lei può soffrire per il fatto di non corrispondere a un canone estetico. Questo comporta una frustrazione. Posso comprendere che lei abbia dei dubbi se le viene detto che non c'è nessun problema, se frequentemente sente che le dimensioni contano. Può per questo sentire un senso di ipocrisia.
Tuttavia, quando affermo che i canoni estetici non sono assoluti, intendo ricordarle che non deve dimenticarne la variabilità. In alcune culture ad esempio, dimensioni meno evidenti del pene, più proporzionate, sono sinonimo di armonia e sicurezza. Sapendo di potere ad esempio, l'uomo non ha bisogno di esibire.
Oltretutto, se è vero che c'è chi preferisce dimensioni di un certo tipo, dobbiamo essere onesti nel dire che c'è anche chi non ha una preferenza in proposito. Certo lei afferma con una certa forza di non essere convincibile in merito, eppure forse una parte di lei sente che vuole pacificarsi con un problema che le sta "mangiando l'anima e rovinando la vita", provando eventualmente a vederlo sotto altri punti di vista.
In proposito colgo l'occasione legata a una distinzione che lei stesso propone, una distinzione molto importante. Utilizza due parole differenti, che sono soltanto all'apparenza sinonimi: altezza e statura. Se n'è accorto? La prima implica un giudizio di valore, la seconda no. Forse allora in parte vorrebbe poter concepire una parole come statura anche in merito alle sue dimensioni peniene. Va detto che parlando di statura non è possibile parlare di un termine, si lasci dire terribile, che lei utilizza ovvero "mediocrità". L'etimologia di statura, infatti, non indica l'altezza di una persona, ma il suo stare in piedi, come ci ricorda la sua etimologia (dal latino stare).
Un terzo aspetto riguarda il suo mondo interno. A volte ci focalizziamo sull'estetica come se potesse essere risolutiva di una serie di vissuti personali che magari possiamo faticare a gestire. Un esempio generico e schematico, che le propongo solo per intenderci, potrebbe essere questo: un soggetto con bassa autostima e un senso di autosvalutazione crede che rispondendo a un canone di bellezza condiviso, tra cui le dimensioni del pene di un certo tipo, avrà più successo. L'intervento allora non è sulle dimensioni del pene, ma sull'autostima del soggetto e sulla potenziale interferenza che un senso di autosvalutazione avrebbe nella vita relazionale e affettiva del soggetto. Migliorati questi aspetti, restando nello schematismo del mio discorso, questo comunque non significa che l'aspetto estetico non resti comunque un boccone amaro, un po' frustrante per chi ne è interessato. Occuperà però meno importanza nell'esperienza del soggetto.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
il discorso che propone è complesso, si caratterizza da numerosi aspetti che devono essere tenuti in considerazione. Provo a metterne in evidenza tre in questa sede, dal mio punto di vista, tenendo presente che un approfondimento dal vivo consentirebbe un'indispensabile indagine più articolata.
Un primo aspetto riguarda un discorso salute di cui la medicina inevitabilmente si occupa. Come discorso in generale, dobbiamo pertanto tenere in considerazione che è sano un pene di 8 cm in trazione ad esempio.
Un secondo aspetto riguarda l'estetica, che potremmo definire condivisa, ma comunque mai assoluta. In tal senso lei può soffrire per il fatto di non corrispondere a un canone estetico. Questo comporta una frustrazione. Posso comprendere che lei abbia dei dubbi se le viene detto che non c'è nessun problema, se frequentemente sente che le dimensioni contano. Può per questo sentire un senso di ipocrisia.
Tuttavia, quando affermo che i canoni estetici non sono assoluti, intendo ricordarle che non deve dimenticarne la variabilità. In alcune culture ad esempio, dimensioni meno evidenti del pene, più proporzionate, sono sinonimo di armonia e sicurezza. Sapendo di potere ad esempio, l'uomo non ha bisogno di esibire.
Oltretutto, se è vero che c'è chi preferisce dimensioni di un certo tipo, dobbiamo essere onesti nel dire che c'è anche chi non ha una preferenza in proposito. Certo lei afferma con una certa forza di non essere convincibile in merito, eppure forse una parte di lei sente che vuole pacificarsi con un problema che le sta "mangiando l'anima e rovinando la vita", provando eventualmente a vederlo sotto altri punti di vista.
In proposito colgo l'occasione legata a una distinzione che lei stesso propone, una distinzione molto importante. Utilizza due parole differenti, che sono soltanto all'apparenza sinonimi: altezza e statura. Se n'è accorto? La prima implica un giudizio di valore, la seconda no. Forse allora in parte vorrebbe poter concepire una parole come statura anche in merito alle sue dimensioni peniene. Va detto che parlando di statura non è possibile parlare di un termine, si lasci dire terribile, che lei utilizza ovvero "mediocrità". L'etimologia di statura, infatti, non indica l'altezza di una persona, ma il suo stare in piedi, come ci ricorda la sua etimologia (dal latino stare).
Un terzo aspetto riguarda il suo mondo interno. A volte ci focalizziamo sull'estetica come se potesse essere risolutiva di una serie di vissuti personali che magari possiamo faticare a gestire. Un esempio generico e schematico, che le propongo solo per intenderci, potrebbe essere questo: un soggetto con bassa autostima e un senso di autosvalutazione crede che rispondendo a un canone di bellezza condiviso, tra cui le dimensioni del pene di un certo tipo, avrà più successo. L'intervento allora non è sulle dimensioni del pene, ma sull'autostima del soggetto e sulla potenziale interferenza che un senso di autosvalutazione avrebbe nella vita relazionale e affettiva del soggetto. Migliorati questi aspetti, restando nello schematismo del mio discorso, questo comunque non significa che l'aspetto estetico non resti comunque un boccone amaro, un po' frustrante per chi ne è interessato. Occuperà però meno importanza nell'esperienza del soggetto.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#6]
Utente
Buonasera, scusi per il ritardo e grazie per la sua disponibilità.
Premesso che avevo postato il consulto solo per sapere se l'ausilio di farmaci fosse consigliato, a questo punto posso tranquillamente continuare una conversazione che di sicuro non reca danno (anche perché, complimenti! Lei riesce a capirmi seppur da dietro una tastiera).
Il fulcro della questione come lei stesso ammette è la mia non convincibilitá, ho avvertito senso di ipocrisia anche leggendo la sua ultima risposta (senza offesa), in cui dice cose molto sensate, come l'associazione tra razionalità e pene piccolo presente in alcune culture del passato; ma altre cose che ahimé non condivido, ad esempio, io non lego le dimensioni del pene ad un canone estetico, ma alla sua funzionalità nel provocare piacere, sia alla partner che a me stesso. Non condivido il pensiero ''c'è anche chi non ha una preferenza in proposito '', infatti un recente studio condotto da un' illustre sessuologa italiana, di cui non cito il nome (ma può benissimo immaginare chi sia) recita: Prevalentemente, dopo i quarant'anni ci si rende conto che la sessualità può essere sganciata dall'amore, anzi spesso lo è. Molto frequentemente, dopo una separazione o una delusione affettiva, si cercano storie di sesso e a quel punto si scopre il valore delle misure del pene e del diverso livello di piacere e godimento che possono dare. Oltre al fattore esperienza, con la maturità, questo aspetto fisico maschile acquista importanza anche perché si perdono tanti complessi e tabù e si bada alla ricerca del piacere puro.(ho fatto copia incolla).
Quindi no, a meno che qualcuno non mi chiarisca il perché questo studio, e non solo questo, non possa essere considerato attendibile, io rimarrò inconvincibile. Addirittura parte dei sessuologi ha finalmente accantonato l'ipocrisia dichiarando al mondo che si, le dimensioni contano ''e non poco'', perché più grosso equivale a più pressione sulle pareti vaginali, e più passano gli anni, più io divento sessualmente scarso, quindi non capisco come un appena sufficientemente dotato come me possa far crescere la propria autostima, e non comprendo nemmeno il perché, visto che in generale ho un'ottima considerazione di me stesso; non ho più bisogno di quantificarmi, quello l'ho già fatto, sono sessualmente una mxxxa: ho invece bisogno di far sparire l'angoscia procuratami dalla mia mediocrità sessuale, (bruttissima parola, ma realistica), e dalla frustrazione di non poter essere come gli altri, e non poter fare ciò fanno gli altri, e non poter godere di una cosa bellissima come il sesso.E pensare che io non vorrei essere chissà chi, io vorrei essere normale, talmente normale da risultare anonimo e confondermi tra la folla; oggi giorno si ritocca il seno, le labbra, plastiche facciali, e chi più ne ha più ne metta, ma non il pene, l'unica cosa che può abbattere un uomo.
Quindi, lei che ne pensa dell'utilizzo di farmaci?
Premesso che avevo postato il consulto solo per sapere se l'ausilio di farmaci fosse consigliato, a questo punto posso tranquillamente continuare una conversazione che di sicuro non reca danno (anche perché, complimenti! Lei riesce a capirmi seppur da dietro una tastiera).
Il fulcro della questione come lei stesso ammette è la mia non convincibilitá, ho avvertito senso di ipocrisia anche leggendo la sua ultima risposta (senza offesa), in cui dice cose molto sensate, come l'associazione tra razionalità e pene piccolo presente in alcune culture del passato; ma altre cose che ahimé non condivido, ad esempio, io non lego le dimensioni del pene ad un canone estetico, ma alla sua funzionalità nel provocare piacere, sia alla partner che a me stesso. Non condivido il pensiero ''c'è anche chi non ha una preferenza in proposito '', infatti un recente studio condotto da un' illustre sessuologa italiana, di cui non cito il nome (ma può benissimo immaginare chi sia) recita: Prevalentemente, dopo i quarant'anni ci si rende conto che la sessualità può essere sganciata dall'amore, anzi spesso lo è. Molto frequentemente, dopo una separazione o una delusione affettiva, si cercano storie di sesso e a quel punto si scopre il valore delle misure del pene e del diverso livello di piacere e godimento che possono dare. Oltre al fattore esperienza, con la maturità, questo aspetto fisico maschile acquista importanza anche perché si perdono tanti complessi e tabù e si bada alla ricerca del piacere puro.(ho fatto copia incolla).
Quindi no, a meno che qualcuno non mi chiarisca il perché questo studio, e non solo questo, non possa essere considerato attendibile, io rimarrò inconvincibile. Addirittura parte dei sessuologi ha finalmente accantonato l'ipocrisia dichiarando al mondo che si, le dimensioni contano ''e non poco'', perché più grosso equivale a più pressione sulle pareti vaginali, e più passano gli anni, più io divento sessualmente scarso, quindi non capisco come un appena sufficientemente dotato come me possa far crescere la propria autostima, e non comprendo nemmeno il perché, visto che in generale ho un'ottima considerazione di me stesso; non ho più bisogno di quantificarmi, quello l'ho già fatto, sono sessualmente una mxxxa: ho invece bisogno di far sparire l'angoscia procuratami dalla mia mediocrità sessuale, (bruttissima parola, ma realistica), e dalla frustrazione di non poter essere come gli altri, e non poter fare ciò fanno gli altri, e non poter godere di una cosa bellissima come il sesso.E pensare che io non vorrei essere chissà chi, io vorrei essere normale, talmente normale da risultare anonimo e confondermi tra la folla; oggi giorno si ritocca il seno, le labbra, plastiche facciali, e chi più ne ha più ne metta, ma non il pene, l'unica cosa che può abbattere un uomo.
Quindi, lei che ne pensa dell'utilizzo di farmaci?
[#7]
Buonasera,
il suo discorso è molto complesso, ci sono tanti aspetti importanti che emergono dalle sue parole, bisogna approfondirli in una sede idonea.
In questa sede vorrei soltanto sottolineare una distinzione cruciale: avvertire un senso di ipocrisia nelle mie parole, così come nelle parole di qualsiasi interlocutore, è diverso dal non condividerle.
Detto questo, ho scelto di lasciarle alcune suggestioni e mie riflessioni poiché ho sentito nelle sue parole un senso di malessere, che ho vissuto in modo comunicativo. È vero che ci chiede se cambiare terapia e si interroga sull'assunzione dei farmaci, ma è anche vero che parla della sua sofferenza e oltretutto lo fa scrivendo un consulto in Psicologia.
Ho pensato allora che forse, anche se non è convincibile, una parte di lei vorrebbe ascoltare altri punti di vista, con un senso di apertura vantaggioso. Per questo, le ho proposto il mio, lasciando sullo sfondo la sua richiesta.
A proposito della sua richiesta tuttavia, immagino lei sappia quale sia la strada da intraprendere. Intanto verifichi se la sua sessuologa sia anche psicoterapeuta: non tutti i sessuologi sono psicoterapeuti. Se poi desidera avere chiarezza in merito ai farmaci può intanto parlare con il suo medico di base o consultare uno specialista in Psichiatria. A loro potrà porre le sue domande e i suoi dubbi. L'assunzione di farmaci, infatti, viene valutata a seguito di visite mediche, e una terapia psicofarmacologica nello specifico a seguito di visite psichiatriche.
Da qui non riesco a dirle altro poiché non la conosco personalmente, e qualsiasi terapia si può suggerire solo a seguito di una consultazione clinica.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
il suo discorso è molto complesso, ci sono tanti aspetti importanti che emergono dalle sue parole, bisogna approfondirli in una sede idonea.
In questa sede vorrei soltanto sottolineare una distinzione cruciale: avvertire un senso di ipocrisia nelle mie parole, così come nelle parole di qualsiasi interlocutore, è diverso dal non condividerle.
Detto questo, ho scelto di lasciarle alcune suggestioni e mie riflessioni poiché ho sentito nelle sue parole un senso di malessere, che ho vissuto in modo comunicativo. È vero che ci chiede se cambiare terapia e si interroga sull'assunzione dei farmaci, ma è anche vero che parla della sua sofferenza e oltretutto lo fa scrivendo un consulto in Psicologia.
Ho pensato allora che forse, anche se non è convincibile, una parte di lei vorrebbe ascoltare altri punti di vista, con un senso di apertura vantaggioso. Per questo, le ho proposto il mio, lasciando sullo sfondo la sua richiesta.
A proposito della sua richiesta tuttavia, immagino lei sappia quale sia la strada da intraprendere. Intanto verifichi se la sua sessuologa sia anche psicoterapeuta: non tutti i sessuologi sono psicoterapeuti. Se poi desidera avere chiarezza in merito ai farmaci può intanto parlare con il suo medico di base o consultare uno specialista in Psichiatria. A loro potrà porre le sue domande e i suoi dubbi. L'assunzione di farmaci, infatti, viene valutata a seguito di visite mediche, e una terapia psicofarmacologica nello specifico a seguito di visite psichiatriche.
Da qui non riesco a dirle altro poiché non la conosco personalmente, e qualsiasi terapia si può suggerire solo a seguito di una consultazione clinica.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#8]
Utente
Ipocrita è una parola che spesso può essere recepita come un'offesa, quindi ho pensato male di mascherarla, ma in realtà penso che nelle sue risposte ci sia stata molta ipocrisia, senza offesa (sono consapevole del fatto che lei voglia il bene del paziente, e non il male).
Per prima cosa non ha fornito alcuna argomentazione valida che possa controbattere lo studio da me citato sulle dimensioni, anzi, ha aggirato il discorso sul fattore estetica.
In seconda battuta le riporto le sue parole ' poiché presumo (mi sembra non l'abbia mai scritto se non implicitamente rispetto alla circonferenza, mi corregga se ricordo male), che le sue misure siano almeno nella media, le viene proposta una diagnosi di presunto difetto fisico di cui avrebbe una preoccupazione immotivata'...ma di quali medie parliamo? Quelle dichiarate di 13/14 cm di lunghezza 12 di circonferenza? Non prendiamoci per i fondelli per favore, ho giocato 20 anni a calcio; comunque per la cronaca la mia circonferenza è di 12 cm, ed è piccola, non perché lo pensi io, ma perché alla fine di alcuni rapporti l'ho chiesto, e così mi è stato risposto.
'Un soggetto con bassa autostima e un senso di autosvalutazione crede che rispondendo a un canone di bellezza condiviso, tra cui le dimensioni del pene di un certo tipo, avrà più successo'...non è che crede, ma si dispiace per non avere più successo, Brad Pitt ha più successo rispetto a Maurizio Costanzo, non è che lo credo io, ha proprio più successo. Voglio rimarcare che non avere dimensioni del pene di un certo tipo, non implica problemi per quello che riguarda un canone estetico, ma per un fattore di stimolazione fisica.
Mio consiglio personale: quando parla con chi ha il mio problema, non aggiri i discorsi, non eviti risposte scomode, perché noi lo percepiamo, ed è frustrante, ci sentiamo presi per i fondelli (nonostante la buonafede).
Grazie per la conversazione, e soprattutto per il chiarimento sul percorso da intraprendere, le auguro buon lavoro, e spero che non si sia offeso per alcune mie risposte, so che il suo lavoro non è facile, soprattutto quando si incontrano dei testardi come me.
Per prima cosa non ha fornito alcuna argomentazione valida che possa controbattere lo studio da me citato sulle dimensioni, anzi, ha aggirato il discorso sul fattore estetica.
In seconda battuta le riporto le sue parole ' poiché presumo (mi sembra non l'abbia mai scritto se non implicitamente rispetto alla circonferenza, mi corregga se ricordo male), che le sue misure siano almeno nella media, le viene proposta una diagnosi di presunto difetto fisico di cui avrebbe una preoccupazione immotivata'...ma di quali medie parliamo? Quelle dichiarate di 13/14 cm di lunghezza 12 di circonferenza? Non prendiamoci per i fondelli per favore, ho giocato 20 anni a calcio; comunque per la cronaca la mia circonferenza è di 12 cm, ed è piccola, non perché lo pensi io, ma perché alla fine di alcuni rapporti l'ho chiesto, e così mi è stato risposto.
'Un soggetto con bassa autostima e un senso di autosvalutazione crede che rispondendo a un canone di bellezza condiviso, tra cui le dimensioni del pene di un certo tipo, avrà più successo'...non è che crede, ma si dispiace per non avere più successo, Brad Pitt ha più successo rispetto a Maurizio Costanzo, non è che lo credo io, ha proprio più successo. Voglio rimarcare che non avere dimensioni del pene di un certo tipo, non implica problemi per quello che riguarda un canone estetico, ma per un fattore di stimolazione fisica.
Mio consiglio personale: quando parla con chi ha il mio problema, non aggiri i discorsi, non eviti risposte scomode, perché noi lo percepiamo, ed è frustrante, ci sentiamo presi per i fondelli (nonostante la buonafede).
Grazie per la conversazione, e soprattutto per il chiarimento sul percorso da intraprendere, le auguro buon lavoro, e spero che non si sia offeso per alcune mie risposte, so che il suo lavoro non è facile, soprattutto quando si incontrano dei testardi come me.
[#9]
Buonasera,
ho provato a riflettere leggendo più volte la sua risposta, mi chiedevo come mai le sue ultime parole avessero assunto una tonalità più accesa rispetto a prima. Lei stesso mi sembra ammetterlo, riconoscendo che le sue parole nei miei confronti sono dure, tanto che ci tiene più volte a dirmi che non vuole offendermi, e le credo.
Parla anche di una mia buonafede per gli utenti di Medicitalia nonché per i miei pazienti. Apprezzo le sue parole anche se va detto che la buonafede non ripaga se queste mie buone intenzioni implicano in qualche modo che io depisti la triste verità.
Ho atteso a risponderle, avendone interesse a farlo ma sentendo di avere anche bisogno di tempo. Certo un consulto online comporta un limite irriducibile e non riusciremo ad approfondire il nostro dialogo purtroppo. Allo stesso tempo però uno scambio tra noi c'è stato, e ne ho sentito il valore.
Quindi nei limiti di questo spazio, anche se brevemente, vorrei parlarle ancora. Le chiedo però uno sforzo, se fosse disponibile. Vorrei che non facessimo un braccio di ferro in cui entrambi vogliamo avere ragione, senza capire il punto di vista dell'altro. Online è molto difficile poter dialogare, potersi comprendere. Come lei ricorda, lo è anche dal vivo ("il mio lavoro non è facile"), ma almeno avremmo la possibilità di una consultazione non mediata da uno schermo, con una sua continuità. Ad ogni modo, nonostante lei non sia un mio paziente e non stiamo facendo né una consultazione dal vivo né una terapia, le nostre parole possono sollecitare emozioni anche pregnanti, come credo sia accaduto.
Vengo allora nel merito di alcune argomentazioni di cui dicevo di volerle parlare. Quando afferma che non ho riportato uno studio valido per controbattere quello da lei citato, ha ragione. Questo però non ha a che fare con il fatto che volessi "venderle" una falsa verità, allo scopo di non farla soffrire.
Ci sono invece altri motivi per cui non ho citato nessuno studio, in questa sede potrei evidenziarne sinteticamente almeno quattro: per me la scienza è umile e non si può fondare semplicemente su ricerche statistiche (comprendo che possa dissentire, ma è un mio convincimento); il secondo motivo è che se avessi riportato comunque una ricerca sarebbe stata la sua contro la mia; il terzo motivo è che la sessualità è caratterizzata da una complessità di elementi, di cui a mio avviso è fondamentale tenere conto, non solo delle dimensioni; il quarto motivo riguarda l'importanza dell'area degli affetti oltre quella della sessualità.
Oltre questo discorso legato alle ricerche, un ulteriore aspetto su cui non mi sono soffermato è l’importante distinzione tra estetica e piacere, che lei propone. A mio avviso, nel nostro caso, estetica e piacere possono essere due ambiti vicini. Allora forse, per alcuni versi almeno, la sua opinione e la mia non sono distanti. Ho anche detto, d’altronde, che chi ha dimensioni piccole può vivere un senso di frustrazione comprensibile.
Nella mia ultima risposta non ho affrontato questa distinzione da lei proposta, perché è davvero un ambito enciclopedico. I limiti di essere online pesano, purtroppo è così.
Sempre a proposito di questa distinzione tra estetica e piacere, lei sottolinea anche un elemento del piacere legato alla pressione che un pene più grande genera. Nel proporre questa riflessione sostiene quindi che le dimensioni non hanno a che vedere semplicemente con un piacere estetico o simbolico. Si tratta anche di un piacere organico. Senz'altro questa riflessione sarebbe dirimente rispetto alle dimensioni. Devo dirle che purtroppo, a questo proposito, io però non posso esserle di aiuto. Non le ho detto neanche questo precedentemente, mentre meritava di essere esplicitato. Sicuramente un ginecologo e un andrologo avranno più risposte di me. Per esperienza senz'altro so che ci sono uomini e donne per i quali le dimensioni non sono importanti, e potremmo anche dire che ci sono due piaceri differenti in base alle differenti dimensioni. Ma la mia parola in merito vale quanto la sua. E, comunque, con questo discorso non sto dicendo che non ci siano uomini e donne per i quali le dimensioni non contino.
A causa di questi aspetti di cui le sto parlando ora, posso essere risultato, pur non volendo, un po' sbrigativo nel precedente post, facendo un passo indietro rispetto al nostro dialogo, che avremmo invece potuto ancora proseguire, per quanto brevemente. Da questa postazione è difficile sapere, però posso avere generato un senso di distanza tra noi. Me ne rammarico.
In linea con questo, per esempio, ho concluso rispondendole in modo protocollare, cioè di rivolgersi a uno Psichiatra se desidera una valutazione in ambito psicofarmacologico, senza tenere conto che lei "odia da sempre i farmaci . Allora il punto è forse un altro, e non dobbiamo trascurarlo.
Ci tenevo a condividere queste mie impressioni e riflessioni con lei.
Con sincerità,
Enrico de Sanctis
ho provato a riflettere leggendo più volte la sua risposta, mi chiedevo come mai le sue ultime parole avessero assunto una tonalità più accesa rispetto a prima. Lei stesso mi sembra ammetterlo, riconoscendo che le sue parole nei miei confronti sono dure, tanto che ci tiene più volte a dirmi che non vuole offendermi, e le credo.
Parla anche di una mia buonafede per gli utenti di Medicitalia nonché per i miei pazienti. Apprezzo le sue parole anche se va detto che la buonafede non ripaga se queste mie buone intenzioni implicano in qualche modo che io depisti la triste verità.
Ho atteso a risponderle, avendone interesse a farlo ma sentendo di avere anche bisogno di tempo. Certo un consulto online comporta un limite irriducibile e non riusciremo ad approfondire il nostro dialogo purtroppo. Allo stesso tempo però uno scambio tra noi c'è stato, e ne ho sentito il valore.
Quindi nei limiti di questo spazio, anche se brevemente, vorrei parlarle ancora. Le chiedo però uno sforzo, se fosse disponibile. Vorrei che non facessimo un braccio di ferro in cui entrambi vogliamo avere ragione, senza capire il punto di vista dell'altro. Online è molto difficile poter dialogare, potersi comprendere. Come lei ricorda, lo è anche dal vivo ("il mio lavoro non è facile"), ma almeno avremmo la possibilità di una consultazione non mediata da uno schermo, con una sua continuità. Ad ogni modo, nonostante lei non sia un mio paziente e non stiamo facendo né una consultazione dal vivo né una terapia, le nostre parole possono sollecitare emozioni anche pregnanti, come credo sia accaduto.
Vengo allora nel merito di alcune argomentazioni di cui dicevo di volerle parlare. Quando afferma che non ho riportato uno studio valido per controbattere quello da lei citato, ha ragione. Questo però non ha a che fare con il fatto che volessi "venderle" una falsa verità, allo scopo di non farla soffrire.
Ci sono invece altri motivi per cui non ho citato nessuno studio, in questa sede potrei evidenziarne sinteticamente almeno quattro: per me la scienza è umile e non si può fondare semplicemente su ricerche statistiche (comprendo che possa dissentire, ma è un mio convincimento); il secondo motivo è che se avessi riportato comunque una ricerca sarebbe stata la sua contro la mia; il terzo motivo è che la sessualità è caratterizzata da una complessità di elementi, di cui a mio avviso è fondamentale tenere conto, non solo delle dimensioni; il quarto motivo riguarda l'importanza dell'area degli affetti oltre quella della sessualità.
Oltre questo discorso legato alle ricerche, un ulteriore aspetto su cui non mi sono soffermato è l’importante distinzione tra estetica e piacere, che lei propone. A mio avviso, nel nostro caso, estetica e piacere possono essere due ambiti vicini. Allora forse, per alcuni versi almeno, la sua opinione e la mia non sono distanti. Ho anche detto, d’altronde, che chi ha dimensioni piccole può vivere un senso di frustrazione comprensibile.
Nella mia ultima risposta non ho affrontato questa distinzione da lei proposta, perché è davvero un ambito enciclopedico. I limiti di essere online pesano, purtroppo è così.
Sempre a proposito di questa distinzione tra estetica e piacere, lei sottolinea anche un elemento del piacere legato alla pressione che un pene più grande genera. Nel proporre questa riflessione sostiene quindi che le dimensioni non hanno a che vedere semplicemente con un piacere estetico o simbolico. Si tratta anche di un piacere organico. Senz'altro questa riflessione sarebbe dirimente rispetto alle dimensioni. Devo dirle che purtroppo, a questo proposito, io però non posso esserle di aiuto. Non le ho detto neanche questo precedentemente, mentre meritava di essere esplicitato. Sicuramente un ginecologo e un andrologo avranno più risposte di me. Per esperienza senz'altro so che ci sono uomini e donne per i quali le dimensioni non sono importanti, e potremmo anche dire che ci sono due piaceri differenti in base alle differenti dimensioni. Ma la mia parola in merito vale quanto la sua. E, comunque, con questo discorso non sto dicendo che non ci siano uomini e donne per i quali le dimensioni non contino.
A causa di questi aspetti di cui le sto parlando ora, posso essere risultato, pur non volendo, un po' sbrigativo nel precedente post, facendo un passo indietro rispetto al nostro dialogo, che avremmo invece potuto ancora proseguire, per quanto brevemente. Da questa postazione è difficile sapere, però posso avere generato un senso di distanza tra noi. Me ne rammarico.
In linea con questo, per esempio, ho concluso rispondendole in modo protocollare, cioè di rivolgersi a uno Psichiatra se desidera una valutazione in ambito psicofarmacologico, senza tenere conto che lei "odia da sempre i farmaci . Allora il punto è forse un altro, e non dobbiamo trascurarlo.
Ci tenevo a condividere queste mie impressioni e riflessioni con lei.
Con sincerità,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 2k visite dal 13/08/2019.
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