Paura di stare male e rifiuto verso il cibo
Salve, racconto la mia situazione.
Anni fa sono stata con un ragazzo che soffriva di ansia e depressione, l'ho aiutato in tutti i modi fino a quando per il troppo stress e la continua preoccupazione ho iniziato a provare una continua nausea. Da che mi ricordi non abbiamo mai passato in pace una serata, perché continuamente preoccupati. Dopo un anno e mezzo esausta decido di lasciarlo, inizialmente sentivo una sorta di liberazione e stavo benissimo.
Passa un po di tempo e incontro un altro ragazzo, quando tutto sembrava andare per il verso giusto ecco che quella a stare male sono io.
Inizio a provare un avversione e repulsione verso il cibo, solo il pensiero o la visione di esso mi causa nausea, succedendo dalla mattina appena sveglia fino a prima di cena.
Inizio una dieta per ingrassare da un nutrizionista, riesco a metter su qualche kg ma ogni volta che pensavo di stare meglio, avevo un calo.
Specifico che la mia attuale relazione è a distanza quindi questo problema di non provare calma difronte al cibo rende tutto molto più difficile.
Da aggiungere che da qualche settimana si è aggiunta una paura assurda di stare male e attacchi di ansia. So che questa mia preoccupazione è legata strettamente al mio passato e ho paura che il mio attuale ragazzo possa comportarsi come ho fatto io con il mio ex. Ma vorrei qualche consiglio per contrastare questa repulsione, perché io ero una persona che mangiava di gusto e pure tanto con la fortuna di non ingrassare nemmeno.
Grazie a chi risponderà!
Anni fa sono stata con un ragazzo che soffriva di ansia e depressione, l'ho aiutato in tutti i modi fino a quando per il troppo stress e la continua preoccupazione ho iniziato a provare una continua nausea. Da che mi ricordi non abbiamo mai passato in pace una serata, perché continuamente preoccupati. Dopo un anno e mezzo esausta decido di lasciarlo, inizialmente sentivo una sorta di liberazione e stavo benissimo.
Passa un po di tempo e incontro un altro ragazzo, quando tutto sembrava andare per il verso giusto ecco che quella a stare male sono io.
Inizio a provare un avversione e repulsione verso il cibo, solo il pensiero o la visione di esso mi causa nausea, succedendo dalla mattina appena sveglia fino a prima di cena.
Inizio una dieta per ingrassare da un nutrizionista, riesco a metter su qualche kg ma ogni volta che pensavo di stare meglio, avevo un calo.
Specifico che la mia attuale relazione è a distanza quindi questo problema di non provare calma difronte al cibo rende tutto molto più difficile.
Da aggiungere che da qualche settimana si è aggiunta una paura assurda di stare male e attacchi di ansia. So che questa mia preoccupazione è legata strettamente al mio passato e ho paura che il mio attuale ragazzo possa comportarsi come ho fatto io con il mio ex. Ma vorrei qualche consiglio per contrastare questa repulsione, perché io ero una persona che mangiava di gusto e pure tanto con la fortuna di non ingrassare nemmeno.
Grazie a chi risponderà!
[#1]
Gentile utente,
"..consigli per contrastare questa repulsione.." lo Psicologo non ne dà,
forse la dietista.
Però perchè non considerare queste manifestazioni legate al cibo come la spia di qualcosa che non va, oggi? Quali ad es. i problemi di ansia.
Noi possiamo consigliarLa di approfondire la questione,
magari in un "Centro per i Disturbi del Comportamento alimentare",
nei quali una intera equipe coordinata si prende cura del paziente, compreso naturalmente lo Psicologo oltre che il Nutrizionista (solo ticket),
come potrà leggere qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6999-anoressia-bulimia-binge-eating-come-sconfiggere-i-dca.html .
E' una ipotesi che può prendere in considerazione?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
"..consigli per contrastare questa repulsione.." lo Psicologo non ne dà,
forse la dietista.
Però perchè non considerare queste manifestazioni legate al cibo come la spia di qualcosa che non va, oggi? Quali ad es. i problemi di ansia.
Noi possiamo consigliarLa di approfondire la questione,
magari in un "Centro per i Disturbi del Comportamento alimentare",
nei quali una intera equipe coordinata si prende cura del paziente, compreso naturalmente lo Psicologo oltre che il Nutrizionista (solo ticket),
come potrà leggere qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6999-anoressia-bulimia-binge-eating-come-sconfiggere-i-dca.html .
E' una ipotesi che può prendere in considerazione?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Gentile Utente,
come le ha già detto la mia collega qui sopra un consiglio di questo tipo non può essere dato per diversi motivi, ma il più importante a mio parere è che nessuno può darle un consiglio su come si debba sentire.
Un consiglio, eventualmente..anzi, uno spunto di riflessione che mi sento di darle è rispetto quello che l'ha spinta a scrivere qui e quello che cerca di trovare; le emozioni che proviamo non possiamo controllarle (in qualche modo "sbucano" nei sintomi ad esempio) ma possiamo decidere cosa farne...Ha mai pensato di rivolgersi di persona ad uno psicologo psicoterapeuta?
Il cibo, come un po' ha già intuito da sé, è un sintomo. Un sintomo importante che ovviamente va gestito e non va trascurato, ma una consapevolezza più ampia potrebbe aiutarla a trovare quei punti di vista alternativi su di sé, su gli altri e anche sul cibo che la fanno stare tanto male e a comprendere questa repulsione, lavorando sempre in sinergia con un medico della nutrizione.
Sempre come le suggeriva sopra la collega, può rivolgersi a centri integrati presenti sul suo territorio o ad un professionista che comunque lavori in sinergia con queste altre figure, come faccio io sul mio territorio..dipende da cosa cerca, magari parta dal chiedersi proprio questo.
Saluti
Caterina Zanusso
come le ha già detto la mia collega qui sopra un consiglio di questo tipo non può essere dato per diversi motivi, ma il più importante a mio parere è che nessuno può darle un consiglio su come si debba sentire.
Un consiglio, eventualmente..anzi, uno spunto di riflessione che mi sento di darle è rispetto quello che l'ha spinta a scrivere qui e quello che cerca di trovare; le emozioni che proviamo non possiamo controllarle (in qualche modo "sbucano" nei sintomi ad esempio) ma possiamo decidere cosa farne...Ha mai pensato di rivolgersi di persona ad uno psicologo psicoterapeuta?
Il cibo, come un po' ha già intuito da sé, è un sintomo. Un sintomo importante che ovviamente va gestito e non va trascurato, ma una consapevolezza più ampia potrebbe aiutarla a trovare quei punti di vista alternativi su di sé, su gli altri e anche sul cibo che la fanno stare tanto male e a comprendere questa repulsione, lavorando sempre in sinergia con un medico della nutrizione.
Sempre come le suggeriva sopra la collega, può rivolgersi a centri integrati presenti sul suo territorio o ad un professionista che comunque lavori in sinergia con queste altre figure, come faccio io sul mio territorio..dipende da cosa cerca, magari parta dal chiedersi proprio questo.
Saluti
Caterina Zanusso
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 7.7k visite dal 07/08/2019.
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