Non so chi sono
Chi sono?
Voglio sapere perche’ il mio pensare differisce cosi’ tanto dalle altre persone che ho conosciuto durante la mia vita, le amicizie che venivano e se ne andavano velocemente, la mia paura di presentarmi alle ragazze perche’ pensavo sempre di non essere in grado di competere con i miei ex amici che li vedevo tutti meglio di me anche se a mio confronto erano rozzi, ignoranti e semianalfabeti.
Il mio modo di pensare e vedere il mondo cambio’ nel periodo che andava dai 10 ai 11 anni (68/’69) , ovvero sia il passaggio dalle elementari alle medie.
Il mondo che prima lo vedevo tridimensionale ormai e’ da anni che e’ piatto, senza nessun significato e in bianco e nero.
Dalle medie cominciai andare male a scuola, persi tutti gli amici per il mio comportamento che era troppo aggressivo verbalmente, vedevo tutti i miei compagni un gradino piu’ basso di me anche se loro erano promossi con una certa facilita’. Con i professori mi facevo ben volere mostravo interesse per la materia ma poi li mollavo, tanto non capiscono nulla e non li seguivo piu’. Soffrivo molto la mia solitudine, pero’ cambiavo molto spesso gli amici per non ritrovarmi solo, perdevo un amico e subito dopo ne avevo altri che mi lodavano e che mi seguivano, pero’ bastava una parola o una frase per mollarli. Ho perso tutto, quando cominciai a capire che qualcosa non andava e mi rendevo conto che non potevo piu’ tornare indietro cominciai a diventare logorroico, parlavo parlavo, saltavo da un discorso all’altro con storie e pensieri assurdi per cercare di ripare il torto che facevo. A volte capitava che mi contraddivo e passavo da un lato all’altro alla velocita’ della luce.
Al lavoro quando iniziavo a parlare dopo pochi minuti mi trovavo da solo, alla chetichella i miei colleghi sparivano tutti.
Mi sentivo non compreso e abbandonato da tutti, avevo paura di essere lasciato solo, avevo una fobia grandissima della solitudine e che il mondo si fosse dimenticato di me. Un ritardo di 5 mn su un appuntamento con un ragazzo/a per me era un valido motivo per mollare l’amicizia.
Con il mio parlare a tavola quando si cenava con i colleghi riuscivo con i miei discorsi a intrattenere tutti gli amici ma poi il discorso era sempre quello, non ascoltavo le risposte di altri, valeva solo il mio pensiero che era assoluto, tutto il resto non valeva nulla.
Io questo lo sapevo fin dall’inizio che si andava finire cosi e tutte le volte mi promettevo di mollare dopo pochi minuti. Niente da fare macinavo in continuazione e se nel gruppo c’era un collega piu’ debole di me me lo prendevo in giro fino ad arrivare quasi alle mani.
Ero sempre triste, non ero mai allegro, ero sempre preoccupato di qualcosa, non volevo essere fotografato, non volevo, capitoooooooooo!! !
La mia testa era sempre altrove, non capisco ancora oggi il perche’.
Non facevo apposta per fare il furbo, la mia testa era come una pentola a pressione si distraeva per nulla e non ero per nulla attento.
Voglio sapere perche’ il mio pensare differisce cosi’ tanto dalle altre persone che ho conosciuto durante la mia vita, le amicizie che venivano e se ne andavano velocemente, la mia paura di presentarmi alle ragazze perche’ pensavo sempre di non essere in grado di competere con i miei ex amici che li vedevo tutti meglio di me anche se a mio confronto erano rozzi, ignoranti e semianalfabeti.
Il mio modo di pensare e vedere il mondo cambio’ nel periodo che andava dai 10 ai 11 anni (68/’69) , ovvero sia il passaggio dalle elementari alle medie.
Il mondo che prima lo vedevo tridimensionale ormai e’ da anni che e’ piatto, senza nessun significato e in bianco e nero.
Dalle medie cominciai andare male a scuola, persi tutti gli amici per il mio comportamento che era troppo aggressivo verbalmente, vedevo tutti i miei compagni un gradino piu’ basso di me anche se loro erano promossi con una certa facilita’. Con i professori mi facevo ben volere mostravo interesse per la materia ma poi li mollavo, tanto non capiscono nulla e non li seguivo piu’. Soffrivo molto la mia solitudine, pero’ cambiavo molto spesso gli amici per non ritrovarmi solo, perdevo un amico e subito dopo ne avevo altri che mi lodavano e che mi seguivano, pero’ bastava una parola o una frase per mollarli. Ho perso tutto, quando cominciai a capire che qualcosa non andava e mi rendevo conto che non potevo piu’ tornare indietro cominciai a diventare logorroico, parlavo parlavo, saltavo da un discorso all’altro con storie e pensieri assurdi per cercare di ripare il torto che facevo. A volte capitava che mi contraddivo e passavo da un lato all’altro alla velocita’ della luce.
Al lavoro quando iniziavo a parlare dopo pochi minuti mi trovavo da solo, alla chetichella i miei colleghi sparivano tutti.
Mi sentivo non compreso e abbandonato da tutti, avevo paura di essere lasciato solo, avevo una fobia grandissima della solitudine e che il mondo si fosse dimenticato di me. Un ritardo di 5 mn su un appuntamento con un ragazzo/a per me era un valido motivo per mollare l’amicizia.
Con il mio parlare a tavola quando si cenava con i colleghi riuscivo con i miei discorsi a intrattenere tutti gli amici ma poi il discorso era sempre quello, non ascoltavo le risposte di altri, valeva solo il mio pensiero che era assoluto, tutto il resto non valeva nulla.
Io questo lo sapevo fin dall’inizio che si andava finire cosi e tutte le volte mi promettevo di mollare dopo pochi minuti. Niente da fare macinavo in continuazione e se nel gruppo c’era un collega piu’ debole di me me lo prendevo in giro fino ad arrivare quasi alle mani.
Ero sempre triste, non ero mai allegro, ero sempre preoccupato di qualcosa, non volevo essere fotografato, non volevo, capitoooooooooo!! !
La mia testa era sempre altrove, non capisco ancora oggi il perche’.
Non facevo apposta per fare il furbo, la mia testa era come una pentola a pressione si distraeva per nulla e non ero per nulla attento.
[#1]
Non ha mai pensato di fare una psicoterapia? Qui ha descritto abbastanza, perché un esperto si renda conto di quanto disagio viva ed abbia vissuto. Non è neanche importante formulare una diagnosi. Non è importante assumere una posizione medicalista. Ciò che parla è la sua voce sofferente, e non da oggi. Ovvio constatare che l'origine dei problemi viene da lontano, e sarà necessario analizzare anche questo. Ma se non ora quando per una esperienza di psicoanalisi? Io gliela suggerisco.
Dr. DANIELE RONDANINI- Dirig. Psicologo ASL RM 2- Psicoterapeuta - Psicoanalista Junghiano Didatta e Supervisore- Docente - CIPA Roma
3384703937
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.8k visite dal 06/08/2019.
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