Rapporto tra padre e figlio adolescente
Buongiorno,
ho un figlio di 15 anni, io e suo padre siamo separati da quando lui ne aveva 4.
La modalità di affidamento è sempre stata di una settimana da me e una dal papà, fino a settembre dell'anno scorso, quando per diversi motivi mio figlio ha chiesto di potere trascorrere più tempo con me e, a settimane alterne, il fine settimana dal papà.
Il loro rapporto è sempre stato un po' conflittuale. Si è poi verificato un episodio che da una parte ha compromesso ulteriormente la fiducia di mio figlio nei confronti del padre, dall'altra ha portato a galla una problematica che andava affrontata. In seguito ad una lite tra mio figlio, il padre e la sua compagna, mio figlio ha trascorso circa un mese solo con me, senza che il padre si facesse vivo. Durante questo mese, mio figlio mi ha raccontato delle umiliazioni verbali che il padre (sicuramente preso da altre problematiche irrisolte) gli rivolgeva durante la sua permanenza là.
Spesso e volentieri queste umiliazioni verbali seguivano gli umori altalenanti del padre.
Successivamente, abbiamo deciso di intraprendere un percoso di mediazione familiare alla ricerca di nuovi equilibri personali e familiari.
Purtroppo, mio figlio, che malvolentieri continua ad andare dal padre, non ha comunque più fiducia nel fatto di potere costruire un rapporto soddisfacente con suo padre. Non lo cerca, non si rivolge mai a lui in caso di bisogno, a volte il week end insieme trascorre senza che padre e figlio riescano a comunicare veramente. L'atteggiamento di mio figlio è quello di sopportare, attendendo l'arrivo dei 18 ani, che per lui significano la possibilità di poter frequentare suo padre senza obblighi.
Io provo molta tristezza per questa situazione, mi sento impotente. Chiedo spesso a mio figlio come sta, come vive questo rapporto così superficiale; mi risponde che "tanto ormai è così" e che io sono l'unica che ancora crede che le cose possano cambiare.
Io non lo so se ci credo, di sicura ci spero. Per esperienza, so che è difficile tornare ad avere fiducia in chi fa poco o nulla per meritarla.
Non riesco a capire se devo fare qualcosa o se aspettare che sia eventualmente mio figlio a segnalarmi un malessere, che al momento sembra non avere. Ha costruito un buon rapporto con il mio compagno, e ci ha detto che non sempre il padre biologico corrisponde al modello maschile che si sceglie come punto di riferimento.
Grazie.
ho un figlio di 15 anni, io e suo padre siamo separati da quando lui ne aveva 4.
La modalità di affidamento è sempre stata di una settimana da me e una dal papà, fino a settembre dell'anno scorso, quando per diversi motivi mio figlio ha chiesto di potere trascorrere più tempo con me e, a settimane alterne, il fine settimana dal papà.
Il loro rapporto è sempre stato un po' conflittuale. Si è poi verificato un episodio che da una parte ha compromesso ulteriormente la fiducia di mio figlio nei confronti del padre, dall'altra ha portato a galla una problematica che andava affrontata. In seguito ad una lite tra mio figlio, il padre e la sua compagna, mio figlio ha trascorso circa un mese solo con me, senza che il padre si facesse vivo. Durante questo mese, mio figlio mi ha raccontato delle umiliazioni verbali che il padre (sicuramente preso da altre problematiche irrisolte) gli rivolgeva durante la sua permanenza là.
Spesso e volentieri queste umiliazioni verbali seguivano gli umori altalenanti del padre.
Successivamente, abbiamo deciso di intraprendere un percoso di mediazione familiare alla ricerca di nuovi equilibri personali e familiari.
Purtroppo, mio figlio, che malvolentieri continua ad andare dal padre, non ha comunque più fiducia nel fatto di potere costruire un rapporto soddisfacente con suo padre. Non lo cerca, non si rivolge mai a lui in caso di bisogno, a volte il week end insieme trascorre senza che padre e figlio riescano a comunicare veramente. L'atteggiamento di mio figlio è quello di sopportare, attendendo l'arrivo dei 18 ani, che per lui significano la possibilità di poter frequentare suo padre senza obblighi.
Io provo molta tristezza per questa situazione, mi sento impotente. Chiedo spesso a mio figlio come sta, come vive questo rapporto così superficiale; mi risponde che "tanto ormai è così" e che io sono l'unica che ancora crede che le cose possano cambiare.
Io non lo so se ci credo, di sicura ci spero. Per esperienza, so che è difficile tornare ad avere fiducia in chi fa poco o nulla per meritarla.
Non riesco a capire se devo fare qualcosa o se aspettare che sia eventualmente mio figlio a segnalarmi un malessere, che al momento sembra non avere. Ha costruito un buon rapporto con il mio compagno, e ci ha detto che non sempre il padre biologico corrisponde al modello maschile che si sceglie come punto di riferimento.
Grazie.
[#1]
Gentile signora,
quanto suo figlio dichiara corrisponde a verità:
"non sempre il padre biologico corrisponde al modello maschile che si sceglie come punto di riferimento."
Tuttavia nel caso delle separazioni genitoriali intervengono numerose motivazioni,
molte della quali legate alla relazione tra i due ex coniugi;
non è raro che il/la figlio/a "parteggi",
ossia sia "di parte", stringa alleanze "contro".
Se tutto ciò dovesse essere incoraggiato (o appoggiato) dal genitore "buono",
è da sottolinare che non fa il bene del figlio.
Sicuramente padre e madre hanno entrambi i propri difetti,
e "lavorarci psicologicamente" sarebbe importante
soprattutto nell'età adolescenziale dei figli.
Non so se sia ipotizzabile...
Dott. Brunialti
quanto suo figlio dichiara corrisponde a verità:
"non sempre il padre biologico corrisponde al modello maschile che si sceglie come punto di riferimento."
Tuttavia nel caso delle separazioni genitoriali intervengono numerose motivazioni,
molte della quali legate alla relazione tra i due ex coniugi;
non è raro che il/la figlio/a "parteggi",
ossia sia "di parte", stringa alleanze "contro".
Se tutto ciò dovesse essere incoraggiato (o appoggiato) dal genitore "buono",
è da sottolinare che non fa il bene del figlio.
Sicuramente padre e madre hanno entrambi i propri difetti,
e "lavorarci psicologicamente" sarebbe importante
soprattutto nell'età adolescenziale dei figli.
Non so se sia ipotizzabile...
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Buongiorno dottoressa,
grazie per l'aiuto.
Lei scrive : "non è raro che il/la figlio/a "parteggi",
ossia sia "di parte", stringa alleanze "contro".
Ne sono consapevole, succede anche nelle coppie non separate, quindi a maggior ragione in quelle separate...
Durante i mesi di mediazione familiare abbiamo lavorato soprattutto su questo aspetto e sul fatto di fare fronte comune, accordandoci prima tra noi genitori e comunicando poi le decisioni prese a nostro figlio.
Ovviamente ciò presuppone un contatto costante tra genitori, contatto che il mio ex-marito fatica a mantenere con me, dicendolo apertamente anche davanti alla mediatrice: cioè meno mi sente e meglio sta.
Io mi faccio periodicamente aiutare da una psicologa, però agli incontri vado solo io.
Riporto al padre ciò che mi viene suggerito, cerco di coinvolgerlo nelle problematiche quotidiane. Io già fatico, lavorando su me stessa, a rimodulare ogni giorno il mio ruolo di madre di un adolescente. A volte ho paura a forzare la mano con suo padre perchè ho paura dell'ennenismo rifiuto.
grazie per l'aiuto.
Lei scrive : "non è raro che il/la figlio/a "parteggi",
ossia sia "di parte", stringa alleanze "contro".
Ne sono consapevole, succede anche nelle coppie non separate, quindi a maggior ragione in quelle separate...
Durante i mesi di mediazione familiare abbiamo lavorato soprattutto su questo aspetto e sul fatto di fare fronte comune, accordandoci prima tra noi genitori e comunicando poi le decisioni prese a nostro figlio.
Ovviamente ciò presuppone un contatto costante tra genitori, contatto che il mio ex-marito fatica a mantenere con me, dicendolo apertamente anche davanti alla mediatrice: cioè meno mi sente e meglio sta.
Io mi faccio periodicamente aiutare da una psicologa, però agli incontri vado solo io.
Riporto al padre ciò che mi viene suggerito, cerco di coinvolgerlo nelle problematiche quotidiane. Io già fatico, lavorando su me stessa, a rimodulare ogni giorno il mio ruolo di madre di un adolescente. A volte ho paura a forzare la mano con suo padre perchè ho paura dell'ennenismo rifiuto.
[#3]
Gentile mamma,
il "come" avviene una separazione determina come sarà la relazione rispetto ai figli.
Credo di capire che Suo marito non abbia intenzione di interagire con Lei educativamente,
e dunque quanto Lei riporta dalla Psicologa non dà frutti.
Forse sarebbe preferibile dare qualche dritta al figlio
per come relazionarsi meglio col proprio padre:
"un padre è per sempre"
e la relazione talvolta può insperatamente cambiare.
Se avrà la pazienza di leggere tutto questo Consulto
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/670208-io-provo-a-rimettermi-in-piedi-e-il-mio-compagno-sta-sempre-peggio.html
ne avrà la testimonianza.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
il "come" avviene una separazione determina come sarà la relazione rispetto ai figli.
Credo di capire che Suo marito non abbia intenzione di interagire con Lei educativamente,
e dunque quanto Lei riporta dalla Psicologa non dà frutti.
Forse sarebbe preferibile dare qualche dritta al figlio
per come relazionarsi meglio col proprio padre:
"un padre è per sempre"
e la relazione talvolta può insperatamente cambiare.
Se avrà la pazienza di leggere tutto questo Consulto
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/670208-io-provo-a-rimettermi-in-piedi-e-il-mio-compagno-sta-sempre-peggio.html
ne avrà la testimonianza.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
[#4]
Utente
Cara Dottoressa, grazie per il consiglio.
Letto tutto il consulto, con le necessarie pause per
metabolizzare il forte impatto emotivo.
Incredibilmente incoraggiante, direi esattamente quello che mi serviva in questo momento di scoramento e confusione.
La ringrazio di cuore per avere avuto la sensibilità di suggerirmelo.
Credo che me lo rileggerò ogni volta che la fiducia nella possibilità del cambiamento tenderà a vacillare.
Prendo in prestito questa poesia per augurarle una buona serata:
La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
E’ la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.
Letto tutto il consulto, con le necessarie pause per
metabolizzare il forte impatto emotivo.
Incredibilmente incoraggiante, direi esattamente quello che mi serviva in questo momento di scoramento e confusione.
La ringrazio di cuore per avere avuto la sensibilità di suggerirmelo.
Credo che me lo rileggerò ogni volta che la fiducia nella possibilità del cambiamento tenderà a vacillare.
Prendo in prestito questa poesia per augurarle una buona serata:
La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
E’ la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 6k visite dal 01/07/2019.
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